Negli anni '70 andava di moda il criceto, un topolino bianco dai denti aguzzi che mangiava i semi di girasole. La sua attività principale era quella di correre a perdifiato in una ruota fissata alla piccola gabbia che gli permetteva corse lunghissime pur rimanendo confinato nella piccola gabbietta.
Il criceto applicava, senza saperlo l'intuizione di Einstein sulla forma dell'universo.
Per capire, consideriamo il seguente problema: se camminiamo sulla Terra sempre nella stessa direzione, dove arriviamo? Incontriamo il bordo della Terra? No. Arriviamo in paesi sempre nuovi all'infinito? Neppure.
Come ben sappiamo, dopo avere fatto il giro della Terra, torniamo al punto di partenza. Un'idea difficile da digerire per gli antichi, e che fa ancora ridere i bambini alle elementari, ma alla quale abbiamo finito per abituarci, e trovare ragionevole e applicabile all'universo considerando una quarta dimensione.
Ora si scopre che anche nella divina commedia Dante aveva anticipato di qualche secolo l'idea.
Nel paradiso Dante guarda e ha la visione di un punto di luce circondato da nove immense sfere di angeli. Dove stanno questo punto di luce e le sfere angeliche, che sono fuori dall'Universo? Dante lo descrive così: "questa altra parte dell'Universo d'un cerchio "lui comprende, sì come questo li altri". E nel canto successivo: "parendo inchiuso da quel ch'elli 'nchiude".
Il punto di luce e le sfere di angeli circondano l'Universo e insieme sono circondati dall'Universo. Che significa?
La fantasia poetica ha forse anticipato di sei secoli una geniale intuizione di Einstein sulla forma che il nostro universo potrebbe avere.
Certo che anche la fantascienza ne ha, nel tempo, tenuto conto. Ricordate " Il pianeta delle scimmie"? Oppure "Spazio 1999", dove, dopo il vagare nell'universo si torna, nel telefilm, in orbita terrestre, e nel film sulla terra addirittura?
Tutto però comincia da Dante, Einstein e... il criceto!