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Un banco di nebbia in una notte senza luna
La porta della cella si aprì facendo entrare un secondino, non uno di quelli soliti però, ma una faccia mai vista(smunta e dall'aria vagamente ottusa)proveniente probabilmente da un altro braccio del penitenziario. Accanto alla guardia, pochi passi più indietro, entrò un uomo dall'aspetto e dal portamento affatto diversi da qualsiasi altro presente in quel carcere: giacca e cravatta, scarpe di vernice nera, capelli e barba tagliati di fresco, una borsa di cuoio scuro nella mano destra e lo sguardo acuto e penetrante di chi sembra in grado di poterti leggere l'anima da parte a parte e dal quale non ti sembra di poter avere scampo, se per disgrazia tenti di sostenerlo, l'unica tua speranza è fuggirlo continuamente.
Marco del resto lo sapeva molto bene, aveva già incontrato quell'uomo una volta, parlando con lui a lungo in quell'occasione;fu allora che gli venne commissionato il suo "lavoro", quello per cui era finito in galera. Avrebbe dovuto trascorrervi ancora parecchi anni a rigor di logica, ma sapeva bene che nulla era mai troppo sicuro e definitivo: si poteva entrare ed uscire per molte vie da una situazione come la sua e lui non aveva mai perso la speranza che si ricordassero ancora di lui, visto il lavoro che gli aveva sbrogliato. L'apparizione quel giorno dell'uomo con la valigetta sembrava confermare i suoi presagi, tuttavia egli non si sentiva affatto incoraggiato dalla visita inattesa, ma anzi sentì d'improvviso una grande inquietudine impossessarsi delle sue viscere, come il materializzarsi di un incubo recondito. Capiva fin troppo bene che quella non era certamente una forma di cortesia, ma celava senza dubbio nuove insidie e minacce.
L'uomo in giacca e cravatta andò a sedersi proprio di fronte a Marco, gettando la borsa sul piccolo tavolo con cui la cella era arredata, dopodichè licenziò con un cenno della mano la guardia ed esordì rassicurandolo circa il fatto che avrebbe potuto parlare liberamente, senza timore che nessuno li spiasse. Non c'era ragione di dubitare di quello che diceva, non era certo uno che parlava per caso il suo visitatore.
-"Io non mi sento tranquillo per un bel niente!"- cominciò Marco sfogandosi -"Mi avete dato delle garanzie o sbaglio? Ho fatto tutto quello che mi avete detto di fare, ed ora ecco come mi ritrovo!"-
-"Dovresti capire bene che ci vuole un po' di pazienza, credi che sia così semplice organizzare certe cose per il meglio? sai bene che la colpa è da imputare a te stesso, dal momento che sei stato visto da testimoni, che cosa potevamo fare noi di più in una circostanza del genere, se non lasciare che le acque si calmino un pò, ti rendi conto di che cosa c'è in ballo, giusto?"-
In ballo c'era l'omicidio, commissionato a Marco da quell'uomo in persona, di un militante politico ostile al governo. Non era l'omicio di una persona importante, non avevano neppure specificato "chi" dovesse essere la vittima, la cosa essenziale era che ci fosse e che avvenisse proprio in quel preciso momento, in cui le forze di opposizione sembravano essere avanzate troppo in fretta e con troppe rivendicazioni.
Tempo addietro era scoppiata una bomba in una stazione ferroviaria, ci furono diverse vittime, e le opposizioni protestarono da subito affermando che era per colpire loro, per creare paura, sconcerto, che scoppiò quell'ordigno. Qualunque che fosse il disegno a Marco venne assegnato il compito di commettere quell'omicidio; era importante poi che dovesse sembrare un'incidente, una rapina finita a male(Marco del resto era rapinatore di professione) piuttosto che un'azione diretta e premeditata.
-"C'è poi un altra questione"- riprese Marco -"Che cos'è questa storia della testimonianza? Perchè volete farmi diventare un'accusatore? Volete farmi passare per infame?"-
-"Vedo che continui a freintendere-" disse l'uomo con aria tranquilla -"Non stai ad ascoltare le mie parole con esattezza, che cosa ti promisi quando ti proposi il lavoro?"-
-"Mi avete promesso soldi, e che l'avrei fatta franca"-
-"I soldi ci sono, e questo lo sai, depositati in una cassetta di sicurezza, per quanto riguarda il resto io non ti ho mai detto che l'avresti fatta franca-"
-"Farabutto!"-
-"Io non ti ho mai detto che l'avresti fatta franca"- riprese -"cerca di sforzarti, quali furono le mie parole esatte?-"
-"Come diavolo faccio a ricordarmi le tue parole esatte!"-
-"Ti aiuto io, io ti promisi la salvezza, le mie parole furono più o meno che ti avrei salvato"-
-"Allora che aspettate? Io il lavoro sporco l'ho fatto, ed ora me ne sto qui a marcire in questo buco che vedi!"-
-"Come ti ho già detto sono cose delicate, e non tutti i musicisti suonano la nostra musica, al meno per ora. Dunque, ti dicevo che ti avrei salvato, e non è forse questo che sto facendo?"- disse sogghignando in maniera oblicua -"Si può forse raggiungere la salvezza senza espiare i propri peccati? Naturalmente non voglio che tu debba scontare la tua pena per intero, anzi, la mia presenza qui dovrebbe rassicurarti sul fatto che i tuoi giorni da recluso stanno per finire, ma d'altronde capisci che un minimo di calvario è necessario, se si vuole mantenere una certa parvenza di legalità, tu non credi? Tu la devi vivere come una punizione necessaria, un processo di espiazione, e poi noi ti faremo uscire, completamente ripulito da ogni colpa... anche la tua testimonianza a ben pensarci fa parte di questo tuo percorso: tu hai indicato un colpevole alla giustzia, hai aiutato la giustizia capisci, quale modo migliore per redimenrti? E non devi neppure farti troppi scrupoli per quella persona che ti abbiamo detto di accusare, lui è davvero colpevole, è stato davvero lui a mettere quella bomba alla stazione, ma nessuno potrà più arrestarlo, poichè l'abbiamo già fatto fuggire all'estero in tempo, in un paese dove non può più essere raggiunto. Noi abbiamo aiutato entrambi capisci, sia le vittime che il carnefice, le une dando un nome al loro aguzzino, e l'altro facendolo fuggire!"-
-"Tutto questo comincia davvero a darmi li voldastomaco! tutto quello che desidero è uscire di qui e non essere mai più coinvolto nelle vostre schifezze!"-
-"Quelle che tu chiami schifezze sono il nutrimento per la nostra esistenza, ci servono, ce ne alimentiamo! Oh certo, verrà un giorno in cui non saranno più necessarie, perchè non avremo più alcun nemico, alcun ostacolo, alcin impedimento. Il giorno in cui ogni nostra richiesta o necessità potrà divenire realtà senza più sforzo alcuno, quello sarà il giorno in cui cesseranno le nostre schifezze, e invero credo non sia più molto lontano, orami. Ma tu lo capisci che tutto questo non lo si potrà raggiungere così facilmente se non stiamo attenti, ci sono dei rischi cui si va incontro. Tutto ciò, anche la parte che hai preso tu, noi lo facciamo per sconfiggere i nostri avversari, per ricacciarli indietro e, soprattutto, per evitare che possano tornare un girono a farsi avanti. Per questo ora sei qui, per questo è stato necessario farti chiudere in questo buco per un po' di tempo, se non fosse accaduto si sarebbe rischiato di alimentare un'energia troppo pericolosa nei nostri nemici, cioè l'odio. Se nessuno pagasse mai, se tutto cadesse ogni volta nell'oblio loro vedrebbero tutto in piena luce, capirebbero chi siamo, ci vedrebbero con la nostra vera faccia, senza maschera, e ci odierebbero. Forse avrebbero paura di noi, ma la paura non cancella l'odio, ed il giorno che questa paura venisse meno, perchè loro nel frattempo sono divenuti più forti, o noi più deboli, il loro odio li porterebbe ad abbatterci. Invece così è diverso, le nostre nefandezze abbiamo imparato a coprirle, tutto aviene in maniera confusa, e qualche d'uno ogni tanto viene accusato, condannato, imprigionato. Non i veri responsabili, sia chiaro, quelli non devono pagare mai, ed è proprio questo modo d'agire che li rende incolpevoli: i nostri avversari(ma anche le persone comuni) immaginano, ma non hanno le prove, subodorano le nostre responsabilità, ma non capiscono le vere ragioni, teorizzano complotti senza poter uscire dal regno delle ipotesi e delle fantasie. Tutto questo mentre qualcuno come te viene preso e finisce dentro per un pò, qualcun altro si salva ma dopo un lungo processo, qualcuno viene raggiunto da un mandato di cattura ma non si può arrestare perchè è fuggito. Tutto ciò crea nelle persone la sensazione che la mancata giustizia sia opera di circostanze particolari(un giudice ottuso, una prova inquinata...)e non gi di un disegno prestabilito, creando rabbia e sgomento che non sanno verso chi rivolgere, e così i più preferiscono col tempo dimenticarsi di tutto, una volta capito che non potranno sperare nel risarcimento della giustizia. Ci sono poi quelli che proseguono sulla loro strada, pretendendo piena luce sui troppi fatti che vedeno capitare; ma anche quelli non possono che raccogliere i vari brandelli di verità che gettiamo qua e là, senza però poterci poi fare nulla, e spesso senza distinguere questi da quelli falsi che allo stesso modo seminiamo ad arte. Se invece tacessimo del tutto, caro amico, non sarebbe per noi altrettanto facile mantenere il controllo;il silenzio totale sarebbe l'equivalente di un assenso, suonerebbe niente meno che come la nostra ammissione di colpevolezza, sarebbe la più inoppugnabile delle prove da agitare contro di noi, e ci farebbe odiare. Viceversa noi ci curiamo di disinnescare questo potenziale, tutta la torbida coltre che circonda le nostre azioni non ci fa odiare, ma piuttosto schifare, biasimare, detestare. Le persone ci vedono come corrotti e ignavi, miserabili parassiti che vivono sulle loro spalle, ma non afferrano il vero senso del nostro agire, non immaginano o non capiscono che siamo assai peggio di come loro ci raffigurano; sono sempre pronti ad additarci come colpevoli per qualsiasi cosa non funzioni nel nostro paese, ci hanno eletto a capro espiatorio di tutto, ma semplicemente perchè ci vedono inetti, ma poi, di fronte ai nostri veri crimini, è come se non riuscissero a credere che siamo stati davvero noi a fare tutto questo!"- disse con tono quasi euforico, come a voler autocelebrare la propria diabolica genialità -"Se poi qualche volta abbiamo bisogno di quell'odio, perchè serve ai nostri fini, allora facciamo in modo di buttare in pasto all'opinione delle persone un colpevole creato ad arte, scelto apposta, con cura, che possa tirarsi addosso tutto lo sdegno e la rabbia possibile. Così facendo la gente, il popolo tutto, autorizza, ed anzi si auspica, il nostro intervento. Interneto che non è mai per loro, per la loro protezione, ma risponde sempre e solamente ai nostri scopi ed interessi, ma loro questo non lo sanno, ed anzi in quei momenti credono il contrario. Naturalmente non abbiamo la pretesa che quest'inganno duri in eterno, non ne abbiamo bisogno, non ci serve; ci basta che le persone ci credano per quel tanto che basta per poter agire, se poi le nostre bugie verranno smascherate non importa, sarà in ogni caso troppo tardi, perchè avranno già sortito il loro effetto, e noi potremmo sempre dire che ci dispiace, che c'eravamo sbagliati, nessuno verrà più a chiederci conto di niente, una volta che i giochi sono fatti!"-
Marco sedeva attonito, continuava ad osservare il ghigno malefico del suo interlocutore, di fronte a lui si sentiva come nudo, nudo perchè non aveva difese, capiva bene di essere oramai completamente nelle sue mani. Se anche lo avessero liberato e fatto fuggire, se anche non gli avessero chiesto più alcun servigio e non si fossero fatti più vedere per motivo alcuno, sarebbe stato sempre e comunque per una loro decisione, per loro volontà. Doveva rinunciare per sempre alla possibilità di agire assecondando la sua libertà, non esisteva più, l'aveva perduta per sempre, dal primo momento in cui aveva deciso di accettare quel "lavoro". Ma si sentiva nudo in special modo perchè quell'uomo aveva ragione su ogni punto, la sua logica era inattaccabile, si era prestato a divenire la rotellina di un congegno perfetto cui non avrebbe mai avuto nè la capacità nè la forza di sottrarsi. Era una macchina che lo sovrastava e lo circondava allo stesso tempo, capace di prevenire in anticipo ogni sua mossa, per il semplice fatto che era ovunque in torno a lui. Certo gli avversari, i nemici di cui quell'uomo parleva, loro avrebbero potuto usufruire delle informazioni di cui Marco era a conoscenza, forse avrebbero persino potuto trasformarle in un vantaggio anche decisivo, ma a quale prezzo? A quali rischi serebbe dovuto andare incontro? Capiva bene che non lo avrebbe mai fatto, era una cosa che andava al di là delle sue possibilità.
restò in silenzio sino a quando il suo visitatore non si alzò per andarsene, non si dissero più nulla, anche perchè sarebbe stato del tutto superfluo, solo quando fu sulla soglia l'uomo misteriso si voltò e con la sua consueta maniera, elegante e velenosa allo stesso modo, disse soltanto -"Bene, allora addio..."-
-"Addio"- rispose Marco con tono secco, qualunque cosa sarebbe successa, sapeva senz'ombra di dubbio che non si sarebbero rivisti mai più, ed era senz'altro meglio così.
Tornò a sdraiarsi sul suo giaciglio non'appena fu richiusa la porta, chissà perchè gli venne istintivo di voltarsi con la faccia contro la parete, dando le spalle all'ingresso, come a voler scacciare via tutto quel mondo oscuro ed ostile che tanto bene conosceva, poichè anche lui ne faceva parte.
stette in quella posizione per ore, addormentandosi a tratti per poi svegliarsi di soprassalto; doveva già essere notte fonda quando una strana luce colpì il suo volto, proprio all'altezza degli occhi, appesantit e scavati da una notte di incubi. Ridestandosi un attimo dal suo torpore si accorse che la porta della sua cella era stata aperta, pochi centimetri appena, tanto da poter far trapelare un po' della luce fioca e biancastra del corridoio. Sebbene non capiva esattamente che cosa stesse capitando Marco sapeva perfettamente quel che doveva fare: raccolti alla meglio i suoi vestiti ed infilate le scarpe in un attimo era già dalla porta, la spalancò e vide che il corridoio era completamente deserto ed avvolto nel silenzio più assoluto. si guardò ancora una volta intorno e poi si incamminò verso la strada che conduceva al cortile, sapeva già che tutte le evasioni avvenivano da lì, e non aveva motivo di dubitare che quella volta sarebbe stato diverso. fu così che il giorno dopo si apprese, dai giornali e dai notiziari, che era inspiegabilmente sparito un detenuto, condannato per omicidio e successivamente divenuto collaboratore di giustizia, dissolto nel nulla, come inghiottito da un banco di nebbia in una notte senza luna...
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