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Uomo con cane
C'era un uomo, non sembrava troppo simpatico ma quando un uomo c'è non ci si può far molto. Sicuro, sarebbe possibile ucciderlo ma non penso di avere intenzione di ucciderlo, ma non saprei affermarlo con sicurezza.
L'uomo, pur non sembrando un tipo simpatico era sicuramente molto elegante, a modo suo: Indossava dei pantaloni beige un po' femminili e una polo che mi piacque molto, anche se non ne ricordo il colore. Camminava rapidamente trascinando dietro di se un piccolo cane, pigro e viziato. Quel cane mi ricordò una di quelle donne che si truccano dalla mattina alla sera nella speranza di sembrare più belle ma che in realtà assumono l'aspetto di un clown al termine di una serata al Cirque du Soleil. Detesto i clown, mi mettono i brividi.
Il cane, trainato dall'uomo non troppo simpatico aveva comodamente deciso di cessare qualsiasi movimento. Puntava le zampette per terra e scuoteva la testa a destra e a sinistra come se volesse dire: "Io, in quella direzione non ci vado". L'uomo, tuttavia, ignorava il comportamento di quel piccolo esserino e continuava a trascinarlo.
"Avrà avuto fretta." Direte voi. Bene, è giusto mettere in chiaro una cosa, quando un uomo cammina per la strada è possibile capire se va di fretta e francamente quell'uomo si muoveva con una tranquillità quasi rivoltante. Poggiava a terra il piede sinistro e sollevava quello destro spingendo la punta verso il terreno per poi risollevarla delicatamente qualche secondo prima di far arrivare a terra il piede. Questa non è fretta, somiglia molto più ad una calma quasi superba. Egli non sopportava che il piccolo cane potesse avere un'andatura diversa dalla sua, quindi, ignorandolo il più possibile, continuava a muoversi trascinandolo dietro di se.
Potrei continuare per moltissimo tempo e potrei narrarvi ancora moltissime cose su l'uomo e il piccolo cane ma non lo farò! Ciò che voglio raccontarvi, in verità, è la più grande bugia mai creata. Dovete comprendere che la verità, la mia verità, è solo una bugia.
Avevo appena finito di sistemare camera mia, non la pulivo da anni e ora mi ritrovavo circondato da sacchi della spazzatura azzurri colmi di robaccia inutile. Il mio bel quaderno rosso mi fissava con insistenza e io sapevo perché: Da settimane avevo iniziato a scrivere un racconto, uno schifoso racconto che narrava la storia di una giovane lituana, nel medioevo, rapita da cavalieri cristiani. Uno schifo, penso di aver scritto solamente due pagine in tre settimane e mi accorsi, purtroppo, di non avere più quella scintilla che mi svegliava la notte dicendomi: "Scrivi, brutto sfigato, scrivi. Non ti dico di farlo perché hai del talento, ti dico di farlo perché se non prendi in mano quella penna finirai per morire." Quella voce era sparita, stavo forse per morire?
La paura, nel raggiungere questa conclusione si trasformò in rabbia: afferrai il quaderno e lo scagliai contro il muro. Avevo bisogno di una storia, una storia reale, di quelle che puoi trovare quando resti fuori casa per tutta la notte con gli amici.
Di amici non ne avevo più nemmeno uno, anzi, uno soltanto, la mia ragazza. Vi dirò, ero felicissimo così.
Decisi, quindi, di cercare una storia guardando fuori, la spalancai e osserva.
Miei cari, conoscete le persone, forse, meglio di me e spero che prima o poi, qualcuno di voi sarà in grado di spiegarmi per quale motivo, il cinque giugno, alle quattro del pomeriggio, la strada fosse completamente deserta.
Mi infuriai nel chiudere la finestra e il mio dito indice (della mano destra, nel caso in cui vi interessasse) fu schiacciato dall'anta. Urlai, non per il dolore ma per la rabbia e cominciai a colpire con violenza la finestra. Ogni volta che la colpivo emetteva uno strano suono che mi piacque tanto.
Continuai a colpirla una volta, due, venti.. Il vetro s'incrinò e la mano con cui avevo colpito la finestra era rossa e dolorante.
Mi accovacciai in sul pavimento stringendo la mia testa tra le mani, avrei voluto disintegrarla, bruciarla, mangiarla o gettarla lontano da me. Quando mi sollevai, dopo parecchi minuti, lanciai uno sguardo disgustato fuori dalla finestra e lo vidi, l'uomo con il cane. Afferrai immediatamente la penna e cominciai a scrivere su di lui.
Ditemi, ora che conoscete i fatti, non ne avete paura? No? Allora smettete di leggere, non me, non i piccoli opuscoli che qualche associazione porterà a casa vostra, ma la vita. Se non riuscite a capire e se non riuscite a provare questa folle paura rabbiosa vi consiglio vivamente di vivere la vita e di non capire mai nulla.
Spiegatemi, vi prego, come può vivere un uomo che ha bisogno di stringere una penna in mano per andare avanti e che riesce a vedere solo uno stupido uomo con uno stupido cane!? È come mentire, oscenamente, una gravissima mancanza di rispetto nei confronti di chi la vita la vive.
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