racconti » Racconti fantastici » Non si recide un fiore
Non si recide un fiore
È diventato impossibile vivere sul nostro pianeta nel 2251: da tempo le industrie male utilizzate hanno creato solo inquinamento, mezzi super veloci consentono spostamenti in tempi brevissimi ma ognuno raziona l'ossigeno da un dispositivo presente nel taschino della camicia, non ci sono carburanti naturali, il benzoepirene lo producono solo le tre sorelle arabe degli Emirati, dei sauditi e di un piccolo centro che domina il mondo. Un tempo si chiamva sultanato dei Brunei oggi Fahadtown, re Abdelfahad ha preso tutto per sé e distribuisce cibo, materie prime, mezzi di locomozione e interviene nella formazione delle famiglie di tutto il mondo. Una lotta di razze dilania il mondo: tutti vogliono prevalere, non sono riusciti a creare una forza lavoro indipendente e sono ormai esauriti fiumi e frutti della terra, l'agricoltura è un ricordo lontano del passato. Si uccide senza frontiere, si sentono tutti diversi e superiori, tutti piccoli Fahad sanguinari e vendicativi, non resta che fuggire, i mezzi ci sono ma bisogna trovare nuovi spazi vivibili nell'universo. Due scienziati italiani Roberto e Tiziana trapiantati in America compiono il tentativo estremo: si costruiscono da soli una navetta e provano a cambiare la loro vita cercando nello spazio un nuovo posto per rinascere, i soldi sono razionati da Fahad ma si ruba, esistono ancora quelli che fanno prestiti in piccoli empori ovviamente clandestini che stampano titoli di credito in proprio. Le banche ci sono ma sono tutte in Asia con soli quattro proprietari che si spartiscono le proprietà di un pianeta intero: vengono tutti dalla famiglia di Fahad: sono i suoi figli prediletti, quanti ne ha? Nemmeno lui lo ha mai saputo, forma lui le famiglie con governatori fedeli e meccanici ma per lui questa regola non serve, lui può e sceglie chiunque e tutte si sentono privilegiate ad essere scelte anche se sono picchiate e abbandonate. Il lavoro di costruzione della navetta che salva la vita o ne può creare una diversa dura sei anni, di clandestinità, paure e patimenti (hanno sofferto la fame) ma il 29 Abhishek (figlia di Fahad, corrispondente all'arcaico aprile) Roberto e Tiziana partono quando infuria la guerra e il mondo sta finendo in una carneficina senza speranza. I due ragazzi non hanno ancora trent'anni ma hanno perso tutti i loro cari in questo conflitto: Tiziana è sola aveva solo i genitori e sono morti per errore in un attentato di uomini della loro identica razza (la furia cieca rende questi errori orribilmente frequenti), Roberto avrebbe voluto fuggire non con la collega Tiziana ma con la sua donna Simona ma gli muore uccisa da una misteriosa epidemia di emofilite, un'infezione del sangue che prolifera in un ambiente ricco di radiazioni.
Il loro viaggio può durare per riserve alimentari e carburanti solo tre anni, spesso è inutile ed infruttuoso, le speranze talvolta lasciano il posto allo scoramento ed entrambi svariate volte si salvano la vita. Finché la Terra aspettata, desiderata, ambita si materializza come il miraggio delle oasi degli antichi deserti africani. Appare un pianeta, lo chiamano Shelton, i sensori segnalano favorevoli condizioni vegetative e l'ossigeno è compatibile con quello del pianeta Terra ormai solo triste ricordo. Scendono in una valle piena di alberi da frutto, due corsi d'acqua e un prato fiorito, Tiziana coglie un fiore e porta alla bocca un frutto dal colore sgargiante mai visto ma commestibile. Una voce meccanica la rimprovera aspramente e lancia anatemi, parla un linguaggio comprensibile, non è persona ma un computer chiamato Sigthor che governa quel mondo, non si capisce da dove viene ma sta dappertutto e regola la vita di quel pianeta che vuole perfetto ed intatto, Tiziana e Roberto hanno mangiato i frutti e colto i fiori di quel posto alterando gli equilibri di quel sistema e saranno puniti, dovranno battersi secondo le leggi stabilite con questa entità con altri trasgressori che attendono analogo giudizio. Solo chi sopravvive avrà salva la vita. Gli avversari sono tre, non adoperano parole per comunicare ma hanno facoltà importanti e punti deboli da scoprire: uno ha forza incredibile e solleva ogni peso senza fatica, uno si sposta con velocità impressionante e il terzo si smaterializza e appare a suo piacimento. Roberto e Tiziana sono uomini indifesi non sanno uccidere ma devono difendersi per non morire. Roberto tenta di comunicare al computer le sue pacifiche intenzioni: nulla, deve battersi, prova un dialogo con i tre avversari ma non può esistere anche perché sono determinati nel volerli eliminare, il computer ha reso impossibile il ritorno sulla navetta ridotta in un attimo a inservibile rottame. Il primo istinto di sopravvivenza lo spinge a mettere Tiziana al riparo in una caverna e a tentare di battersi da solo ma uno dei tre sradica un tronco d'albero e lo ferisce gravemente ad una gamba, Roberto a costo di immane fatica semina gli avversari e trova riparo aiutato da Tiziana che gli aveva disobbedito uscendo anche lei allo scoperto e provvidenzialmente lo aveva aiutato e soccorso in maniera rudimentale con bende di fortuna.
La forza non si può usare, Roberto lo sa, sono più grossi, più forti ed hanno facoltà che lui non possiede, poi sta anche Tiziana, deve proteggerla, sono fuggiti dal pianeta ormai inospitale e ora sono lì, a salvare la pelle, la gamba fa male, rintanati nella caverna ma li troveranno mica possono stare lì, hanno fatto a tempo a portare provviste dalla navetta ma non possono toccare nulla del mondo di Shelton, l'equilibrio ne sarebbe sconvolto.
Pensare, escogitare un sistema. Intanto il pensiero va a Simona che non c'è più, sconfitta da una malattia assurda, sorta per causa di una guerra ancora più assurda, Tiziana anima sensibile, donna, per questo arriva prima, percepisce, sente, vuole proteggerlo. Si chiede se è innamorata, sì, forse no, certo non ha i genitori, suo padre uno scienziato che voleva salvare la Terra e farla rinascere, eliminando conflitti e differenze, senza odio, lavorando insieme, un mondo ideale nel quale era stata cresciuta ma ci voleva credere fermamente, per questo aveva solo studiato trascurando altro. Ora c'era solo Roberto, lo amava? Sì, nel senso che amarlo, significava salvare anche la sua vita.
Come previsto gli avversari li scovano ma aggirano i ruscelli: strano allora odiano l'acqua, come sconfiggere chi appare dal nulla? (uno) chi si sposta veloce (due) e chi ha forza tale da sollevare qualsiasi cosa? (tre). Trattare è stato inutile, Sigthor il computer che governa quel luogo li ha lasciati a combattere, da spettatore disinteressato e freddo come solo il computer sa essere. Un sistema da trovare, ma quale? Si torna all'inizio dei tempi e si fabbricano armi con pietre rotonde, altre più appuntite. È Tiziana a disseminarle sul terreno scosceso da unire con nastri di engsteno lega metallica resistentissima che non si può allentare e poi l'acqua da prendere e far cadere gli antagonisti. Scendono a valle, non hanno alternative e nonostante il dolore Roberto li affronta, determinato a salvarsi quando salvezza non c'è, uno dei tre, il più veloce, si avventa, Roberto non lo può superare, sa che sarà raggiunto in un attimo e può solo scansarsi, è la mossa giusta, tanta fortuna, il primo essere cade nel ruscello, non sa galleggiare, affonda. Ne restano due. Uno sparisce e riappare dove vuole, l'altro è fortissimo ma lento, pensare? No, fuggire e trovare un'altra caverna disseminando ostacoli e preparando munizioni con le pietre rotonde. Mangiare? Ce n'è ancora ma per quanto? Tiziana lo assiste e tampona le ferite. Ma non passa, fa male, male ancora. Riescono a farla franca ancora ma per poco. Le bende insanguinate sono sparse e gli esseri le trovano e quello che sparisce riappare proprio davanti a Tiziana spaventatissima, urla, non può farcela ma aveva avuto l'accortezza di rendere il sentiero accanto alla rudimentale abitazione particolarmente scivoloso, l'avversario, in precario equilibrio, va giù e si perde in fondo alla scarpata. Roberto la abbraccia forte, non è vero che solo l'uomo difende, accade anche il contrario. Non avrebbe potuto far niente, Tiziana era stata ingegnosa. Ne mancava uno solo: aveva tronchi d'albero, massi ed armi rozze ma efficaci, trasportava tutto non si sa come, forte da non credere. Li aveva visti sopra la scarpata e, sia pure lentamente, li avrebbe raggiunti. Aveva già iniziato. E loro, i ragazzi? Il tempo passava, il cibo finiva e la navetta non si poteva usare, un relitto, con Sigthor che non comunicava, erano trasgressori alla sua legge, dovevano solo prevalere in una lotta impari che non avevano voluto. Roberto poteva solo escogitare una trappola a tempo: utilizzare i sassi rotondi e unirli fra loro in una specie di lazo che si annodasse stretto ma aveva solo un tentativo a disposizione, uno solo, aveva tempo di provare ma non poteva sbagliare, assolutamente. Lo scontro arriva, lento, implacabile, l'avversario scavalca la collina e li raggiunge, lento, ma va sempre avanti, Tiziana tira qualche pietra, solletico ma serve a distrarlo e guadagnare minuti preziosi, Roberto ha preparato quattro trappole, come un lazo da lanciare, ciascuno con tre pietre, quattro volte, sbagliare, significa non avere salvezza, due tentativi feriscono l'avversario che avanza minaccioso, il terzo e il quarto lo colpisce e lo immobilizza, l'engsteno ha fatto il suo dovere: l'ingegno ha sconfitto la forza. Ora deve aver salva la vita: il computer Sigthor torna a farsi sentire e proclama la vittoria ma deve uccidere. Roberto non può, ha tutto per farlo ma non può. Non è capace e rifiuta. A questo punto per la legge di Shelton potrebbe solo morire con la sua compagna ma è Sigthor a decidere: la navetta è perfettamente funzionante, devono fuggire per trovare un altro mondo più ospitale, Tiziana vorrebbe portare con sé un ricordo di Shelton, un fiore sconosciuto e bellissimo, può farlo, stanno andando via. Poi si ritrae, lascia tutto com'è e scappa via con Roberto, ormai inseparabile compagno di viaggio e di destino.
Il fiore resta lì, non si recide un fiore.
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0