Mi son sempre piaciute le storie dove si raccontava di un prescelto, non importava fosse donna o uomo, che avrebbe dovuto salvare il pianeta. Invidiavo i prescelti con tutto me stesso, e da ragazzino mi auguravo che scoppiasse una fabbrica di sostanze chimiche mentre vi passeggiavo vicino, e immaginavo che le esalazioni mi trasformassero in un essere dai poteri eccezionali, da prescelto appunto.
Non m'intimoriva neppure la consapevolezza che i super poteri fossero accompagnati da una super responsabilità. Mi pareva anche logico che un eroe dovesse, di tanto in tanto, salvare una damigella, anzi, era proprio da quella responsabilità che un mondo d'avventura avrebbe spalancato le sue porte al mio volare altero sopra un mondo da proteggere.
Non essendo state soddisfatte le mie aspettative, nonostante io sia vissuto nelle vicinanze di fabbriche tossiche che esalavano veleni, nell'evidente tentativo di trasformarmi in una potenza della natura, ho affidato la mia trasformazione alle droghe, ottenendo alcuni risultati, anche se laterali a quelli sperati: volavo da bestia, avevo una vista non precisamente a raggi X, ma colorata di brutto, non disponevo del super soffio, ma avevo un alito da fegato in trance che teneva lontani gli insetti, anche se i pidocchi pareva ne fossero immuni.
La mia vita ormai aveva tutta l'aria di essersi piazzata onorevolmente in uno degli ultimi posti della gerarchia umana, la stessa che avevo tanto detestato perché esprimeva giudizi taglienti sugli eroi mancati, quand'ecco che, senza che lo avessi chiesto e neppure desiderato... track!
La fregatura mi piombò addosso senza nessun preavviso: io ero davvero un prescelto.
Di certo non del tipo che mena botte a tutti e cuoce le uova con la super vista, ma di un altro genere che ancora non mi era facile mettere a fuoco. Io vedevo cose che altri nemmeno potevano immaginare possibili. Niente a che vedere con le pur cospicue realtà di diverso ordine, alle quali ero avvezzo nei miei frequenti trip con LSD. Potevo osservare la realtà attraverso la consapevolezza dei suoi princìpi. Questo mi consentiva di accostare tra loro elementi impalpabili, che non sono osservabili nella coscienza ordinaria, per comporre un quadro d'insieme che rivelava una Verità usualmente celata.
La cosa che mi sconcertò fu il dover rinunciare alle opinioni, alle mie convinzioni e al mio sapere.
Questo è stato il primo prezzo da pagare per conoscere la verità.
Il secondo fu il dover scegliere tra l'essere la persona che sono sempre stata o un nuovo individuo.
Il terzo implicava il non poter comunicare le verità alla portata della mia diversa consapevolezza. perché non sarei stato capito.
Il quarto era il dover accettare ogni accadimento come fosse il risultato di cause che avevano ragioni d'essere, anche quando quelle ragioni non potevo ancora conoscerle.
Il quinto, e mi fermerò qui per non suscitare troppa ilare pietà, fu il dovermi vedere e poi considerare per quelle che erano le mie reali intenzioni, conoscermi quindi, e di seguito riparare a tutte le mie manchevolezze.
Tutto questo senza poter spiccare un volo che superasse i due metri per il lungo e altri due per il largo...