Non sapeva perché lo stesse facendo. Razionalmente sapeva che quell'incontro le avrebbe fatto male, le avrebbe riaperto ulteriormente una ferita che ancora non si era rimarginata. Però non poteva farne a meno. Non era in grado di andare avanti senza vederlo, anche solo quelle due ore. Due ore di pausa dal mondo, insieme,
Due ore in cui amarsi, in cui scappare da tutti i grandi interrogativi e da tutte le richieste di questo mondo sempre impegnato a chiederci cose e non disposto a dare nulla in cambio, nemmeno un po' di pace.
Si amavano, questo lo sapevano entrambi e si desideravano. Si guardavano come se non si fossero mai visti prima e allo stesso tempo come se si conoscessero da sempre. Era come se i loro occhi si parlassero e le parole non potessero stare dietro a quello che quegli sguardi si dicevano in silenzio. Ogni volta era come se non si fossero mai lasciati, come se nessuno si fosse messo tra loro, come se non fossero passati mesi di sofferenza, odio e pianto da quando stavano insieme.
Si chiedevano vicendevolmente come stavano e la risposta evasiva era sempre "bene". Troppo orgogliosi per dirsi le cose come stavano, troppo stupidi per ammettere che la vita senza l'altro era uno schifo, troppo impauriti per trovare il coraggio di ricominciare.
Lei in realtà faceva più fatica di lui. Subiva una scelta non sua, una richiesta di indipendenza che non capiva e che non voleva accettare. Stavano male entrambi, ma Lei non riusciva a trovare delle motivazioni valide a tutto quel dolore che si provocavano stando lontani. Quelle due ore erano le uniche ore vere, in cui si sentiva viva e se stessa. Peccato che dopo ne pagasse le conseguenze per il resto del tempo. Più stava con lui e più si rendeva conto che con nessun altro sarebbe stata la stessa cosa, che nessuno sarebbe mai stato capace di toccarla e abbracciarla come sapeva fare lui. Forse perché lei non lo permetteva a nessuno. Si rendeva inavvicinabile e intoccabile. Provava odio e una strana forma di repulsione per chi provava ad avvicinarsi troppo, per chi dichiarava il suo amore per lei. Il suo cuore non era libero e ormai si era abituata a credere che non lo sarebbe stato mai. Ogni volta che lo vedeva le si fermava il cuore, non riusciva a parlare e le spuntava un sorriso idiota sul viso. Ogni volta che vedeva qualcun altro invece provava al massimo una simpatia, ma mentre con lui tutto sembrava in armonia, spontaneo e naturale, con gli altri c'era sempre qualcosa che non funzionava; una piccola rotella del meccanismo non girava alla giusta velocità, o si inceppava.
Si nascondeva dicendo che si innamoravano di lei solo persone sbagliate, ma in realtà il problema non erano gli altri, ma Lei. La soluzione? Non poteva essere altro se non ancora Lei, anche se purtroppo era convinta che l'unica soluzione fosse il ritorno di Lui.
Ma non era nemmeno questo. Lei razionalmente sapeva che se non ci fosse stato un cambiamento, una maturazione in entrambi, si sarebbero fatti del male a vicenda; Era già successo in passato e ancora ne pagavano le conseguenze. Sapeva che Lui non era così perfetto per lei, che non era affatto il principe azzurro che lei sognava. Sapeva che l'aveva fatta soffrire con la sua ingenuità, immaturità e indecisione. Forse si amava così poco da non volere il meglio per se stessa, o da non riuscire a pensare che qualcun altro avrebbe potuto amarla in maniera più costante e matura rispetto a Lui. D'altronde non aveva avuto nessun altro se non lui e gli si era aggrappata come ad un'ancora di salvezza. Si amava così poco da continuare a scegliere una persona che aveva scelto di vivere la sua vita senza di lei, dimostrando di non amarla abbastanza, piuttosto che uno dei tanti pretendenti che avevano dimostrato in vari modi, anche stravaganti, di tenere a lei. Sceglieva ogni volta di vedere lui e amare lui quelle due ore, piuttosto che avere un appuntamento con un altro; sceglieva il passato, continuando a chiudere le porte in faccia al futuro.