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Love on Facebook (seconda parte)
Lei è sposata da tre anni e da qualche mese ha anche un amante, a cui tiene moltissimo. Ve l'ho detto, è molto disinibita la ragazza. Vuole bene al marito, ma quando incontra un uomo che le piace non resiste e si lascia andare...
Io sono single invece, divorziato da dieci anni, e abito da solo in un appartamento piccolo ma accogliente in zona Porta Romana.
Quindi Valeria viene a casa mia, tre giorni dopo, e la cosa succede: lei gode, "viene" con scioltezza ed è soddisfatta.
Ma subito dopo è imbarazzatissima. Come me d'altra parte. Aver fatto una cosa del genere da semisconosciuti è "pesante", e dopo averla fatta non sappiamo bene come comportarci. Per cui ci salutiamo con delle frasi gentili e formali e lei se ne va quasi di corsa.
Ci troviamo in chat solo tre giorni dopo, perché nei giorni immediatamente successivi non ce la siamo proprio sentita... Risentirsi dopo una cosa del genere è complicato e poi non sappiamo bene come andare oltre ora: rifarlo subito?... rifarlo tra un po'?... non rifarlo più?... Lei è sposata, io ho ventidue anni più di lei, e infognarsi in una relazione così strana comporta qualche rischio, per tutti e due.
Così ci ritroviamo in chat solo quattro giorni dopo, appunto, ed entrambi, ovviamente, facciamo finta di niente. Parliamo d'altro per mezzora, finché, all'improvviso, lei tronca il discorso e scrive:
"Senti, quand'è che posso tornare da te?"
" Oddio... che libidine! - penso - Le è proprio piaciuto allora, di brutto! "
E spinto da questo pensiero entusiasta, scrivo:
"Eh... quando vuoi, dai..".
"Domani sono in zona tua, nel tardo pomeriggio... Sei a casa?"
"Si, si dovrei senz'altro esserci..."
"Ok, allora passo, se c'è qualche problema, mandami un messaggio... Un abbraccio, ora devo proprio andare..."
Tronca di colpo la chat e mi lascia lì, un po' teso ed emozionato, in attesa della "prossima volta". Questa "prossima volta" ovviamente sarà molto più interessante della prima.
E questo pomeriggio l'aspetto dunque, sta tornando... Vuole che la faccia ancora godere...
Io lo so, le è proprio piaciuto: questo "venire" asettico, senza che lei abbia fatto niente su di me; il puro godere; con un quasi sconosciuto, che ancora non l'ha mai neanche abbracciata per un saluto affettuoso da amico...
E arriva...
È "tirata", è carinissima... Ha una camicia lucida grigio-chiara aderente e con i primi tre bottoni slacciati. Ha una gonna marrone chiaro appena sopra il ginocchio e ha delle scarpe marroni con tacco medio, su cui cammina con disinvoltura. Sopra a tutto, uno spolverino anch'esso sul marrone, lungo appena sotto il ginocchio... Ha un trucco leggero e i capelli appena lavati e pettinati in modo semplice e sbarazzino... Vederla così, in tiro, mi fa eccitare tantissimo, e lei, sono sicuro, si è tirata così proprio perché io "la lavori" meglio, dopo essermi eccitato guardandola...
" Ciao, come stai? "
Siamo tutti e due un po' imbranati sulla porta di casa. Ci scambiamo il bacino di saluto in modo soffuso, sfiorandoci appena le guance, e subito dopo la faccio accomodare in soggiorno. Lei è ancora abbastanza imbarazzata, tanto che si siede in poltrona senza neanche togliersi lo spolverino.
" Bevi qualcosa? "
Cominciamo a conversare e io faccio finta di niente. Non so cosa potrei dirle d'altra parte, mica posso dire: "Allora, lo rifacciamo?" No, dai, sarebbe troppo indelicato. E poi io sono il "vecchio", non posso mica rischiare il patetico. Per cui continuo a chiacchierare, facendo finta di niente... Finché lei tronca ancora all'improvviso il discorso, guarda l'orologio e con fare leggermente lascivo mormora:
" Sono le 18, tra tre quarti d'ora devo andare... "
E questo, chiaramente, è un incitamento.
" Vuoi che andiamo di là? " mormoro io, un po' incerto...
" Eh, direi... " dice lei con un fare quasi seccato. (come dire: "che cazzo credi che sono venuta a fare?")
Io mi eccito ancora di più allora, ma mi trattengo, e con fare apparentemente indifferente, dico: " Ok, dai, allora andiamo... " Lei si alza, come con impazienza, e mi precede verso la camera.
Cammina con passo leggermente ondeggiante e mi mostra, ostentandolo un po', il suo culetto che si intravede formoso sotto lo spolverino... Mmmhhh!
Entriamo in camera ed io abbasso le tapparelle. Lascio solo un minimo di penombra, per guardare il suo corpo mentre lo tocco e per muovere bene le mie mani. Lei resta ferma in piedi, tra la porta e il grande letto matrimoniale che sta in mezzo alla stanza. Si ferma lì e aspetta in silenzio, lievemente imbarazzata. Con la penombra si rilassa e comincia a distendersi, chiude gli occhi e fa capire che è "in attesa".
Mi metto davanti a lei, ad una minima distanza, senza neanche sfiorare il suo corpo con il mio. Le sfioro piano solo i capelli, con entrambe le mani, e poi dico sottovoce: " Ma come sei carina oggi!... Che fighetta! " Lei fa un piccolo gesto di assenso col capo e si scioglie definitivamente...
Le sfilo con calma lo spolverino e lo appoggio sul bordo del letto. Torno davanti a lei, la guardo ancora un attimo e la vedo con gli occhi sempre chiusi e ormai in attesa spasmodica...
Comincio a slacciarle la camicetta, e mentre lo faccio mormoro: " Ma che carina questa camicia, ti sta benissimo, lo sai... "
Lei fa un altro cenno di assenso e sospira...
Quando ho finito di slacciarla, le appoggio con dolcezza le mani sui fianchi nudi, all'interno della camicia aperta, e lei ha un lieve sussulto. Sento la sua pelle d'oca che mi invita a continuare. Ma io mi fermo. Tolgo subito le mani dai suoi fianchi e le sfilo la camicetta con movimenti lenti e delicati. Poi l'appoggio sul bordo del letto, sopra allo spolverino, e lei resta così seminuda, solo col reggiseno e la gonna.
Vado dietro di lei ora e le passo una mano sulla spalla destra: dal collo arrivo fino alla spallina del reggiseno. Valeria ha un altro brivido e comincia a sospirare d'impazienza... Allora le slaccio e le tolgo il reggiseno, lo appoggio sul letto e, sempre da dietro, torno a passarle le mani sui fianchi, salendo lentamente fino a sfiorare l'esterno dei seni.
Lei è già eccitatissima e mormora un lievissimo " Si... "
Mi sposto davanti e le passo le due mani sul viso senza sfiorarle nemmeno il busto nudo. Vedo i suoi capezzoli rittissimi e sento che mormora: " Ohhh..." Allora mi abbasso e le sfilo con calma prima la gonna e poi le mutandine.
Lei, docile, alza un piede dopo l'altro per assecondare i miei movimenti. E quando mi alzo, sono ancora lì, in piedi davanti a lei completamente nuda. Ha solo ai piedi le sue scarpe coi tacchi e sul collo una collanina d'argento...
Sto fermo un altro attimo a guardarla, poi, restando sempre ad una certa distanza, le accarezzo la parte bassa dei fianchi e scendo lentamente fino ai glutei. Le faccio allargare un po' le gambe e passo appena la mia mano destra all'interno delle cosce. Sento la sua figa bagnatissima e lei che dice: " O si... dai! "
Subito dopo la faccio sedere sul letto, metto dei cuscini che tengano leggermente sollevato il busto e la testa e poi le faccio stendere il busto sul letto e sopra i cuscini.
Lei sta comodissima: ha il bacino appoggiato sul bordo del letto, il busto disteso e appena sollevato dai cuscini, i piedi appoggiati sul pavimento e le ginocchia piegate con le cosce semiaperte. È in una posizione anatomicamente perfetta e può concentrarsi solo sul piacere.
Mi siedo per terra davanti a lei ed ho la faccia all'altezza delle sue cosce. Gliele apro del tutto fino a farle spalancare, e poi, con il pollice e l'indice delle due mani, apro e tendo le sue grandi labbra.
La sua figa è completamente aperta ora e il suo clitoride è esposto all'aria e teso verso l'esterno...
Sto fermo così per qualche secondo e lei mugola forte, come per chiedermi di continuare, di andare avanti...
A questo punto inizio a darle dei piccoli bacini all'interno delle grandi labbra, sui bordi, sfiorando appena il suo clitoride, che ormai è teso e turgido e reclama quasi la mia lingua che lo lecchi.
Ma io aspetto. Mi allontano con la bocca e la tengo ancora lì, con le grandi labbra tirate e il clitoride esposto all'esterno... Lei è impaziente; scuote la testa di qua e di là sul cuscino come per protestare, per spingermi a muovermi, a toccarla più forte...
Allora incollo le mie labbra spalancate sulle sue grandi labbra fino farle coincidere, ma tengo ancora indietro la lingua, compio solo un lieve tiraggio con il fiato e lascio che il mio respiro stuzzichi appena il suo clitoride... Poi, continuando quella lieve pressione con le labbra, con le due mani comincio ad accarezzarle i fianchi, la pancia e piano piano salgo verso i seni.
Accarezzo la parte esterna e giro con le carezze intorno ai capezzoli, ancora senza sfiorarli. Lei sospira, mugola forte e infoltisce di brutto i suoi "si...". Non regge più ed io finalmente comincio a sfiorarle i capezzoli, che sono rittissimi, turgidi, quasi gonfi... E quando li sfioro, si gonfiano ancora di più, mentre lei comincia a gridarli, i suoi "sì"...
Dopo un po' che lei grida, io, continuando a sfiorarle piano i capezzoli, inizio a leccarle il clitoride, e dopo due-tre minuti la sento venire a strascico; la sento sussultare, ansimare, miagolare; finché, compiendo gli ultimi spasimi, stringe le cosce e mi spinge ad allontanare la bocca.
La vedo stendersi tutta sul letto allora, girarsi su un fianco e sospirare soddisfatta. La guardo mentre si stira come una gatta e subito dopo esco.
Dopo cinque minuti la vedo arrivare in soggiorno: vestita, con la faccia rilassatissima, ma ritornata pienamente in sé. " Oddio - dice - è tardissimo! C'è mio marito che mi aspetta in corso Lodi... "
" Allora ci sentiamo eh, a presto... " e mi dà un lieve bacino sulla guancia.
È il suo ringraziamento. Minimale, distante, asettico... come la sua venuta.
continua...
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