È normale che nei siti di scrittura le persone, confrontandosi tra loro sui diversi piani in cui si incrociano pensieri e giudizi, trovino ragioni per polemizzare. Normale e anche auspicabile, perché ognuno procede, nel proprio cammino, aggiustando l'equilibrio che l'aver mosso un passo ha messo a rischio, con un altro passo che ne innescherà un altro ancora, in una catena interrotta, saltuariamente, dal fermarsi a gustare il diverso panorama che si vanta davanti agli occhi di chi lo ammira. Scrivendo, le intelligenze espongono le loro interiorità ed esteriorità togliendosi vestiti, o indossandone di nuovi sopra a quelli vecchi, e si misurano vicendevolmente, a volte amandosi e altre detestandosi, ognuna coi propri difetti e pregi, e con la voglia di far capire che spesso oscura quella di voler comprendere. In effetti il comunicare per aiutare la comprensione altrui è estremamente più semplice del cercare di capire il senso espresso da altri, perché ognuno si fida, giustamente, più della propria esperienza che di quella altrui, ma l'intelligenza non acuisce se stessa soltanto attraverso il proprio aver gioito o sofferto, essa affina le proprie capacità di indagine grazie alla qualità delle intenzioni nutrite da chi la usa, e alla disponibilità che ha il carattere della persona di scansarsi di lato, invece che buttarsi a petto in fuori nella mischia generata dal confronto di opinioni, uno scansarsi dell'io per riflettere su un senso che pare essere oscuro, esposto da altri, chiedendo a questi delle precisazioni riguardo a ciò che non ci si riesce a spiegare attraverso la logica, così da avere maggiori elementi di confronto che consentano di giudicare senza il sussurro malefico di un ego, che fa della cecità interiore una bandiera da alzare in battaglia. Vero è che tutti hanno qualcosa da imparare da tutti, ma alcuni imparano cosa l'intelligenza può essere, e altri cosa la stupidità sia.