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E venne il male
Erano quasi due anni e mezzo che Monica e Luca non riuscivano ad avere figli.
Lui era un geometra, lavorava nove/dieci ore al giorno per poi dover tornare a casa e sentire i deliri di lei, casalinga, ormai logorata dalla depressione e l'esaurimento nervoso.
Abitavano in un piccolo paese di tremila abitanti a venti minuti da Roma.
Lo studio dove lavorava Luca si trovava a Roma, di dove lui era originario.
Lei era invece originaria della provincia di Frosinone e i genitori avevano sempre espresso il loro disappunto, sia per lui ( non gli era mai andato a genio quel ragazzo) sia per il fatto che si era trasferita con il marito a Roma.
Luca era invece un buon marito, aveva un buon lavoro ed era un'ottima persona, e sarebbe stato sicuramente un ottimo padre se non avessero diagnosticato, nei primi di novembre, un cancro all'utero di Monica.
Il cancro venne preso in tempo, ma l'utero devastato della povera donna era sterile.
Dopo qualche mese venne colta da un terribile esaurimento nervoso, che nel giro di un mese la trasformò, dalla bellissima ragazza che era ( tutta curve e tette e un sorriso smagliante )a un guscio vuoto, uno scheletro con occhi grossi come biglie, occhi deliranti e blasfemi oltre ogni dire.
Faceva venire la pelle d'oca solo a guardarla.
Il pover uomo, tornava a casa dal lavoro la sera, verso le 18. 00, e vedeva questa ragazza distrutta, la sentiva imprecare, piangere, accusarlo, maledirlo, maledire tutto e tutti.
Erano due bravi ragazzi, buoni d'animo, come ce ne sono pochi al giorno d'oggi.
Ed è per questo che le condizioni ideali,(chiamatelo dio, chiamatelo karma, chiamatelo universo o rapporto causa effetto, chiamatelo come vi pare) non si presentarono per far nascere quell'anima, che aspettava il parto di Monica, per attecchire, come un virus.
Quell'altra dimensione, quella presenza, quell'anima, era nei muri, negli oggetti, tra le persone, e per natura era l'opposto del bene, era ciò che fluttua nell'aria quando vengono uccisi con sadismo bambini, o animali innocenti, o uomini buoni, e si rimane li a guardarli negli occhi mentre le loro anime sfociano nel tutto. Era una presenza, un vento, presente nelle situazioni brutte, nei cancri, nelle malattie, nelle crudeltà del mondo. Non sceglieva lei chi colpire ma attecchiva, esattamente come un virus, qualora ci fossero le condizioni adatte per prosperare. Era una cosa invisibile, una cosa che puoi sentire istintivamente come gli animali ma non puoi decifrarla ne classificarla, una cosa dalla quale ci si salva se si è protetti dall'universo e le sue condizioni adatte. Insomma, ti ci salvi per volontà di Dio. Nel caso dei due sposini, le condizioni giuste per attecchire furono il cancro e la depressione di lei. Ma qualcosa, definibile come il contrario della realtà cattiva, aveva posato la sua mano benevola su di loro.
Monica, una notte di aprile, sognò la sua cara e amata nonna Aprilia, defunta cinque anni prima, che le sorrideva e le porgeva tanti fiori e le mostrava il mare, poi le montagne, poi dei cuccioli di varie specie di animali. Il giorno dopo era guarita.
Non andò cosi bene, purtroppo, alla piccola Elisa,(chiamata Elly da tutti) di soli 12 anni, residente nello stesso paese di Luca e Monica. Il bidello Roberto, cinquantenne senza ne moglie ne figli, era considerato da tutti un uomo buono, gentile, solare, nonostante il suo brutto aspetto e la sua solitudine aveva sempre quell'aria bonaria sul volto. Lavorava nella scuola elementare frequentata da Elly.
Roberto, non era esattamente un uomo cosi buono. Faceva sempre tante fantasie sulle ragazzine della scuola, anni e anni di patetiche, squallide masturbazioni nel suo appartamento, foto rubate, occhiate piene di perverso, rancoroso desiderio. Ma sarebbe probabilmente durata cosi tutta la vita, fino alla sua pensione e alla sua morte, non avrebbe mai toccato nessuno, tanto meno una ragazzina. Era troppo fifone, lui fantasticava e basta, su quelle giovani e spesso precoci ( dal punto di vista dello sviluppo fisico tipico delle ragazzine a quell'età ) ragazze delle medie e elementari.
Mentre passava lo straccio alzò la testa e vide una giovane donna, non più di trent'anni. Era nuda e il suo ventre sodo era violaceo e tumefatto, aveva un tatuaggio sull'inguine : m&l, scritto in caratteri gotici. La ragazza vomitò davanti a lui e poi, con voce rauca e sibilante gli sussurrò:<< vuoi scoparci Roberto? vuoi scoparci tutte vero? vuoi farcelo dilatare bene bene, vuoi lavarci la bocca bene bene vero?>>
L'anima cattiva era già attecchita in Roberto, gli appariva di notte, sotto forma di una donna tumefatta, marcia e zozza di vomito. Era già una settimana che la vedeva. Aveva trovato in lui l'incubatrice perfetta, e l'immagine che mostrava era quella della malattia di Monica, che però non era riuscita a prendere.
Il lunedì mattina, in un cantiere, venne trovato il cadavere straziato della piccola Elisa, scomparsa di casa da due giorni, e intanto, Alessio Reali, un quarantenne disoccupato, alcolizzato, violento e abusatore delle figlie, cambiava aspetto. La sua faccia marciva, si riempiva di pustole e malattia e putrescenza, come era successo al bidello Roberto, e ai signori Elviti, due pensionati.
Ci furono altri brutali delitti e morti inspiegabili, venne incaricata di far luce sulla questione l'ispettore di Polizia Francesca Nelli, sorella di Monica Nelli e anch'essa, come Monica, protetta dalla volontà di qualcosa di buono, qualcosa di impercettibile quasi quanto il suo malvagio antagonista, ma quel qualcosa c'era, e c'era in Francesca. Fu dato a lei il compito di affrontare il male...
continua...
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