Anna aveva accettato quel lavoro quando ormai non era più tanto giovane.
In casa sopravviveva con un amore ormai finito e l'idea di affrancarsi economicamente dal marito la inorgogliva.
Era solo un part-time ma la remunerazione le bastava per se stessa e pure per aiutare il menage familiare.
Fino ad allora aveva pensato solo a godersi la crescita di sua figlia e a tutto il resto non aveva dato mai la dovuta importanza ma ora voleva affacciarsi su altro panorama.
Cominciò così a fare la segretaria in uno studio medico di base, lavoro soprattutto d'infinita pazienza.
Aveva lavorato sempre con onestà, secondo le capacità che le venivano richieste, mai approfittando di niente e nessuno, facendo ferie quando il "grande capo" glielo permetteva; a proposito di quest'ultimo, forse per aver rifiutate le sue avances, aveva dovuto sempre subire il suo carattere egoista, prepotente e fumantino.
Non gliene ha lasciata passare una, ma in compenso ha sentito tangibile l'affetto e il rispetto di tutti i pazienti con i quali non c'è stato nessun alterco, in tanto tempo, mediando e minimizzando le sfuriate del Dottore.
Sono passati diciotto anni, tre dei quali in nero e c'è stato un trasferimento che ha sconvolto il lavoro di Anna.
Si è ritrovata in un poliambulatorio a lavorare letteralmente dietro la porta principale che quasi le sbatte contro, ad invadere il suo metro quadrato a disposizione.
Gli utenti-pazienti sono triplicati, pochissimi entrano e leggono i vari avvisi, tutti gli altri reputano di far prima ad informarsi presso Anna con fare maleducato e protervo, Anna che non è un usciere, che sta lì con altre mansioni e che viene interrotta continuamente mentre esegue il proprio lavoro.
Da qualche tempo si sono susseguiti episodi davvero incresciosi, con maltrattamenti ed offese senza sua colpa alcuna se non quella di essere la prima persona che s'incontra in quel luogo, con il "grande capo" che mai si è degnato di uscire dal suo antro incantato per tutelare in qualche modo la sua dipendente.
All'ennesimo imbarazzante episodio Anna ha scritto la sua lettera di dimissioni.
Si dirà... con questa crisi, di questi tempi, è folle?! No, Anna vuole vivere anche se deve rinunciare ai soldi.
Verissimo è affermare che somatizziamo i malesseri dell'anima e per Anna non poteva che essere il suo fegato a risentire di tanta insofferenza ed allora ecco la scelta: continuare ad avere coliche epatiche in una situazione senza possibilità di cambiamento
o far finta di nulla e mandare giù veleno per i soldi? Lavorare in quella situazione altri cinque anni per poter avere una pensione di nemmeno duecento euro? Quanto tempo le rimane da vivere in pace, senza dover prendere tranquillanti per affrontare quelle ore lavorative? I soldi non possono davvero essere tutto e nemmeno stare prima della propria salute.
Anna deve farcela, sta rinascendo in serenità.