Serpeggiavano per le strade, anime putrefatte avvolte in corpi sontuosi. Sul loro volto c'erano proiezioni di luci fredde che filtravano attraverso portali tecnologici, occhi rapiti da schermi, cervelli risucchiati da macchine infernali, piazze invisibili predisposte all'ostentazione dell'IO. Corpi addestrati ad automatismi, dita rapide come scintille battevano contro superfici luminose. E mentre l'umanità veniva imprigionata dall'etere, e spedita negli inferi, Tartaro si accingeva ad una danza celebrativa in attesa delle anime morte.