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Dormo. Sono sveglia
Guardando fuori dalla finestra nulla è cambiato. Il vento soffia sulle strade, il freddo fa stringere nei cappotti e nelle sciarpe i passanti, che ignari si incamminano di fronte ai vetri chiusi del mio binocolo sul mondo. Le tende sono tirate, come un sipario su uno scenario imperdibile, e in effetti lo è. Improvvisamente è come se mi annullassi, diventassi invisibile e potessi fiancheggiare in una passeggiata leggera chiunque mi passi a pochi metri sotto al balcone; come se potessi far parte delle loro vite, giusto per quell'attimo. In quell'attimo dimenticherei tutte le preoccupazioni, che mi affliggono, perchè in quel momento io non sono più io. Io sono aria, accanto a loro, che sorride e vola leggera.
Nulla è apparentemente cambiato. Ma tu sei lontano, perciò tutto è diverso. Ricordo quando sei partito. Ricordo che non pensavo mi saresti mancato così tanto e ricordo anche che la tua espressione era di amarezza celata, forse mal celata. "Ci si vede" dicesti, pur consapevole che quelle parole erano una bugia, anzi tante piccole bugie, che si tenevano salde l'una all'altra per non crollare come un castello di sabbia, smosso da scossoni improvvisi e fugaci : i miei occhi.
Tornare a dormire mi sembra la scelta migliore, visto il tempo nuvoloso e piovoso di fuori e la mia voglia inesistente di vedere o sentire qualcuno, chiunque. Forse avrei la forza di sentire te, ma molto probabilmente saresti tu a non voler sentire me; avrai persone più importanti da contattare e con cui tenere una conversazione, che sia di qualsiasi tipo, piuttosto che ascoltare le sciocchezze di un'amica pazza e un po' nostalgica. Perchè è questo che sono per te, un'amica. Sì, decisamente il letto è una buona soluzione per non pensare.
Cuscino. Rumori in strada. Frescura. Tutto appannato. Buio. Dormo. In fondo, è stato facile.
"Ehi..." una voce che mi giunge da un luogo lontano, quasi una sfumatura azzurrognola in un mare grigio. Non voglio svegliarmi, e poi chi mi dice che non faccia parte del sogno? Ma io sto sognando?...
"Ehi..." sempre più lontana, sempre più sfumata, più nulla.
Dormo.
Il sole mi colpisce gli occhi di sguincio. Le tende sono sempre tirate e adesso fuori i raggi danzano nella frescura di febbraio, divertendosi a lacerare il mio sonno soporifero di pensieri. Ora il bianco della stanza è ancora più bianco di prima e la piccola cucina subito adiacente è più linda e fastidiosamente statica. L'aria è tersa e io devo aprire gli occhi, è il momento, il mondo me lo sta gridando "svegliati!". Ma prima degli occhi, è il mio olfatto che si ridesta dal letargo : odore di caffè. Com'è possibile? ... I miei desideri hanno preso forma e i miei sensi mi stanno ingannando. Non c'è altra spiegazione.
"Lo so che sei sveglia, non mi inganni. Ho preparato il caffè."
Stavolta non era una sfumatura, stavolta la voce era chiara, nitida e veniva dalle mie spalle, solo che non poteva essere. Dovevo stare impazzendo. Quella voce doveva trovarsi a miglia e miglia di distanza dal mio appartamento. Spalancai gli occhi e mi voltai di scatto. La perfezione dell'immagine mi colpì come un pugno allo stomaco : i nuovi raggi del sole che lo colpivano sui capelli di un biondo scuro e semplice, formando un'aureola dorata su ogni centimetro del suo viso e gli occhi di ghiaccio innevato, tuttavia caldi e calmi fissi nei miei. Aveva una tazzina in mano e l'aroma era inconfondibilmente caffè. Una camicia bianca e Jeans scoloriti, strappati, che gli cingevano le gambe accavallate su una sedia, l'unica. sembrava l'avessero dipinto così.
"cin - cin. Il tuo è sul comodino." Era sereno, e anche un po' divertito. In quel momento realizzai che non avevo ancora aperto bocca e invece di mettermi a sedere e spiccicare un suono, afferrai il pacchetto di sigarette accanto al letto e ne accesi una. La nicotina mi avrebbe calmato e aiutato a ragionare. DOVEVA ESSERE UN SOGNO.
"Che... si, insomma, che ci fai qui? Come hai fatto a entrare? Tu... sei partito. Sì, ecco, tu non sei veramente qui. Oddio, sto impazzendo? E..."
"Wo wo frena, frena. Bevi il caffè, svegliati e prometto che risponderò a tutte le tue domande."
Era troppo convincente per permettermi di disubbidire e il sorriso era indubbiamente il suo. E poi, avrebbe risposto a tutte le domande...
Bevvi il caffè. Ero ancora intontita, ma sapevo che non stavo sognando, il caffè era bollente e mi bruciò il labbro, con la sua immediata risata per reazione a quella scena. Sorrisi anch'io, mi sentivo a casa e non perchè mi trovassi nel mio appartamento.
"meglio?" Un sopracciglio alzato, la fronte aggrottata, le labbra leggermente piegate in quel sorriso sghembo che mi faceva impazzire. IN quel momento, gli sarei saltata in braccio. In quel momento e solo in quel momento mi ero davvero resa conto che lui era accanto a me, in carne ed ossa e che mi aveva svegliato dolcemente con il caffè. Avrei voluto urlare dalla felicità, invece mi limitai a un cenno del capo, son il mio sorriso migliore. Il suo sorriso era sicuramente migliore del mio e adesso si stava allargando.
"Bene. Posso sedermi sul letto acanto a te, mentre gusti il caffè?"
"Si, certo."
"Grazie."
Imbarazzo.
"Allora... sono tornato prima e volevo vederti, perciò sono venuto qui e il portiere mi ha fatto salire. Mi sono ricordato che tieni sempre una chiave di scorta sotto lo zerbino e sono entrato; anzi scusa l'intrusione, ma volevo farti una sorpresa e non pensavo dormissi già alle 19. 00 di sera, ma ho aspettato stamattina, nel frattempo ti ho fatto la spesa e preparato il caffè, spero non ti dispiaccia."
"Ma da quale pianeta vieni?..."
"dallo stesso dal qual provieni tu e, tra l'altro non sono del tutto sicuro sia la Terra, sai?" altro sorriso. Cercai di ricambiare, ero allibita.
"E sì, forse sei un po' pazza, ma io lo sono di più, perciò tranquilla."
"Ah su questo non ci piove! Mi hai fatto la spesa! Cioè... credo sia il mio modo strano per dirti grazie e che non dovevi disturbarti."
"Lo so. Nessun disturbo."
"Sai tante cose."
"Vero, ma non so come mandare avanti questa conversazione."
Imbarazzo.
"Hai aspettato fino a stamattina hai detto? qui?"
"Beh, mi sono fatto un giro e sono tornato stamattina."
Ora ci stavamo fissando negli occhi, i miei erano leggermente colmi di emozioni contrastanti, che tentavo tuttavia di nascondere. Finchè non mi uscì
"Perchè?"
"Perchè no?"
"Scemo."
"Anche. Ma volevo vederti. Non pensavo mi saresti mancata così tanto, una volta partito." Aveva distolto lo sguardo e io non resistetti più.
"Ho pensato lo stesso."
quell'attimo lo ricorderò finchè campo. frammenti di tempo infinito che scorrono velocissimi e tuttavia lentissimi, in un mare di lacrime di gioia. Calore. Tanto calore. E due labbra, le mie, le sue, non so. Labbra. Infinito. Amore.
Sono sveglia. E sono felice.
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- Un breve racconto a lieto fine non guasta in questa ormai silenziosa notte d'estate. L'ho apprezzato, complimenti e saluti.
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