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I bambini e la morte

Considero i bambini miracoli, ognuno un miracolo. Sono tenerissimi, qualche volta crudeli, sempre ricchi di formidabile fantasia e curiosità che sono i primi passi verso la conoscenza. Se l'ambiente dove vivono non li ha guastati sono straordinariamente spontanei e la spontaneità è il primo passo verso il faticoso cammino della libertà. Mi interessa osservarli anche nel loro impatto con le realtà forti della vita, quando questo è inevitabile.



Questa che racconto è una storia privata e vera. Quando morì mia madre i miei due figli che erano molto affezionati alla nonna partirono subito dalle rispettive città dove risiedono, entrambe lontane da quella dove abito io. Uno dei miei figli, sposato, venne con la moglie e i bambini, uno di quattro e l'altro di nove anni.
Mi si creò subito un problema. Mia madre era nella bara scoperta che avevamo sistemato in sala. Intorno alla bara, le candele. La mamma aveva il viso come glielo aveva lasciato una morte serena e senza sofferenza. Era molto anziana e si era spenta a poco a poco, dolcemente. Il mio problema era come affrontare l'impatto dei bambini con la morte. Dovevo chiudere la porta della stanza con la bara? Ma che cosa avrebbe immaginato la fantasia dei bambini dietro quella porta vietata, come a nascondere terribili visioni? Mio figlio con la moglie e i bambini arrivarono di pomeriggio. Li aspettai davanti all'ascensore e, mentre guardavo i genitori per cercare il loro consenso o meno, dissi ai bambini: "Sapete che la vostra bisnonna è morta. Ora l'abbiamo messa in una specie di letto di legno. Ma lì c'è il suo corpo, lo spirito è in cielo e lei continua ad amarci. Volete vederla?".
I genitori accennarono un "Va bene" con la testa. I bambini dissero che si, volevano vederla. Entrammo nella stanza. I bambini si misero uno a destra e l'altro a sinistra della bara, proprio dalla parte della testa della nonna. Qualche istante di silenzio. Poi chiesi ai bambini: "Vi fa impressione?" Il più grande disse, deciso, "No", ma il piccolino a voce bassa disse: "Si". "Allora - dissi io - andiamo a giocare". Andammo nella loro stanza e cominciammo a giocare. Notai che il piccolino ogni tanto si assentava. Allora, alla prima uscita, lo seguii lentamente.
Lo trovai davanti alla bara, dalla parte del viso della nonna. Fischiava e fischiava, forte. Io sapevo che si era molto impegnato per imparare a fischiare come il fratello maggiore. Dissi: "Oh, Alex, come sei diventato bravo a fischiare. Chissà come sarà contenta la nonna a sentirti fischiare così bene!". Alex sorrise contento.
Tornammo a giocare. Ma ogni tanto Alex ripartiva, andava dalla nonna e faceva una fischiatina. Per salutarla? Per rallegrarla? Per cercare di svegliarla? Per esorcizzare il fantasma della morte? Qualche volta è proprio difficile sapere cosa c'è nella testa dei bambini.

 

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3 commenti:

  • Franca Maria Bagnoli il 31/03/2007 06:08
    Grazi, Gigi, per la tua attenzione.
    Ciao. Franca.
  • luigi deluca il 17/02/2007 07:46
    Una situazione molto simile, l'ho vissuta io a 6 anni con mio padre che non potè "svegliersi" nonostante i miei tentativi e le urla impazzite di mia madre!
    Ti scrivo e piango, ma ti ringrazio per questo ricordo.
    gigi

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