La notte stava calando sulla piccola cittadina di Prescott. Eric camminava con passo svelto sulla stradina che lo avrebbe portato a casa; era molto tardi. Sapeva che si sarebbe preso una bella strigliata una volta arrivato. La madre gli aveva detto di tornare presto quella sera, quando c'era ancora luce; temeva l'uomo senza volto, e anche Eric era terrorizzato da lui, tutti in città ne avevano paura. Da quando erano cominciate le sparizioni di bambini, a Prescott si vociferava di un serial killer, di un pedofilo, di un mostro; all'inizio si era sospettato di un uomo del luogo, conosciuto e indesiderato da tutti per le sue azioni sgradevoli soprattutto all'indirizzo dei bambini che periodicamente si ritrovavano a giocare sotto casa sua. Le accuse però furono ritirate presto, in quanto mentre l'uomo si trovava in prigione le sparizioni non cessarono, anzi, si moltiplicarono. Fondamentale per il suo rilascio fu la testimonianza di una bambina di nome Abigail; la piccola, tornata a casa terrorizzata, raccontò di essere stata inseguita da una persona nel parco. Dall'identikit che la polizia trasse dalla sua spiegazione, l'inseguitore risultò essere un uomo alto e pallido, con indosso una giacca nera ed una cravatta, completamente privo di tratti somatici nel volto. Da quel momento, in città era iniziata la leggenda dell'uomo senza volto.
La notte era arrivata. Il piccolo Eric continuava a percorrere lo stretto sentiero acciottolato; era arrivato alla grande quercia che segnava la metà del percorso, casa era vicina. Il bambino osservò per un momento il grande albero che tante volte si era fermato ad ammirare. Questa volta però c'era qualcosa di diverso. In piedi sotto i lunghi rami c'era un uomo; alto, con una giacca nera. Eric fu attraversato da un inarrestabile brivido di paura nel vedere che il cereo volto che emergeva dall'oscurità era totalmente privo di espressione, non aveva nessun segno di riconoscimento; era lui.
Il piccolo allora cominciò a correre senza mai voltarsi. Cadde varie volte, ma ogni volta che si rialzava tentava di andare sempre più velocemente. Girò l'angolo sicuro di averlo seminato, ma lui era lì. Eric non riusciva a capire, era stato molto rapido, come aveva fatto ad arrivare là prima di lui. Non c'era tempo per pensare, abbandonò la strada ormai sbarrata dall'essere e si inoltrò nel fitto bosco adiacente; ne era sempre stato spaventato, ma in quel momento era l'unica via di fuga. Il piccolo corse a testa bassa tra i rami che lo colpivano in viso e le piante che gli ferivano le gambe. L'entità però si avvicinava; Eric lo sentiva, lo vedeva. Ogni volta che si guardava indietro egli era sempre più vicino. Nel buio che lo circondava, poteva distiguere l'inquietante figura dell'uomo senza volto tra i cupi alberi della boscaglia.
Ad un certo punto arrivò nel luogo di cui aveva tanto sentito parlare nei racconti della nonna, nelle storie che i bambini si raccontavano per farsi paura. Era una piccola piana in mezzo al bosco, dove si trovavano tre grandi monoliti di pietra scura, che quasi brillavano alla luce della luna. Le storie su questo posto riguardavano streghe, adoratori del diavolo e uomini malvagi che si riunivano lì per evocare terrificanti creature demoniache. Eric si nascose dietro ad uno di quegli enormi massi, sperando di non essere visto. Era terrorizzato. Guardò oltre la roccia; lui non c'era, forse questa volta lo aveva lasciato indietro.
Sentì un sibilo dietro di lui. L'essere lo aveva raggiunto; dalle sue spalle fuoriuscirono dei lunghi tentacoli che afferrarono il bambino, sul suo viso iniziò a formarsi una piccola fessura che si espanse sempre di più fino a mostrare lunghi denti acuminati. Un urlo risuonò nel bosco. Il giorno dopo non c'era traccia di Eric, era sparito nel nulla; era stato preso dall'uomo senza volto.