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La fine dell'umanità
Nell'anno 3048 la Terra era diventata un pianeta ostile a qualunque forma di vita. Ogni risorsa naturale era stata esaurita: la foreste erano solo un lontano ricordo, le acque di fiumi, laghi e mari erano avvelenate, il cielo era perennemente oscurato da nere nubi generate dall'inquinamento dell'uomo; i giacimenti petroliferi erano prosciugati e ogni altra fonte di energia scomparsa. In breve tempo le piante iniziarono a morire; poi queste furono seguite dagli animali, e poi dagli uomini stessi. La fame e la mancanza di igiene fecero presto germinare malattie che si rivelarono mortali a causa della carenza di medicine. L'umanità era sull'orlo dell'estinzione. In poco più di un anno l'intera popolazione mondiale fu drasticamente ridotta; da più di 7 miliardi si passò a meno di un miliardo di individui.
Sin dai primi anni in cui le risorse terrestri erano cominciate a scarseggiare, i grandi governi del pianeta avevano messo a disposizione le proprie ricchezze per la costruzione di un'enorme astronave; questa avrebbe portato i pochi superstiti di questo immane cataclisma in giro per l'universo, alla ricerca di un nuovo mondo da colonizzare. L'immensa nave spaziale venne chiamata Nova Gaia e partì dalla Terra con a bordo ciò che restava del genere umano. La stessa umanità che era stata la causa della fine del proprio mondo adesso era costretta ad abbandonarlo. La colossale astronave vagò nello spazio per anni. Essa, nel suo lungo cammino, incontò pianeti in grado di fornire cibo e acqua ai suoi abitanti; ma nemmeno uno di questi corpi celesti si rivelò adatto a sostenere la ricostruzione del genere umano. Nova Gaia divenne quindi la nuova casa dell'uomo.
Anno 3074. L'astronave Nova Gaia che aveva salvato il genere umano dall'estinzione transitava nei pressi di un pianeta denominato Xenon 6. Dalla nave partì un convoglio di esploratori per esaminare questo piccolo mondo intorno al quale orbitava un unico satellite naturale. Esso era una immensa landa desolata; non c'erano tracce di forme di vita nè animale nè vegetale e l'aria era irrespirabile per l'uomo. Era come molti altri pianeti che Nova Gaia aveva incontrato tante altre volte sulla sua strada: completamente avverso alla vita. I ricognitori tornarono a bordo a mani vuote. Almeno apparentemente. Essi avevano infatti portato con loro una terribile calamità.
Xenon 6 non era un pianeta completamente disabitato; su di esso proliferava infatti una terribile specie di virus, e gli esploratori erano stati contaminati da esso. Dopo soli due giorni dal contatto con l'atmosfera dello sconosciuto corpo celeste essi mostrarono i primi sintomi dell'infezione che si palesarono come una sorta di grave squilibrio mentale. In principio si pensò ad una forma di schizofrenia, ma poi gli infetti iniziarono ad attaccare e a mordere chiunque tentasse di avvicinarsi a loro. Sembrava non fossero più neanche umani. In poco tempo scomparì in loro ogni traccia di coscienza e di moralità; divennero bestie dedite solo alla predazione ed al contagio di altri esseri viventi, il cui unico scopo era quello di nutrirsi e di diffondere il proprio veleno. Nell'ultima fase del morbo avvenivano anche mutazioni fisiche nell'ospite: esso sviluppava dei lunghi artigli con cui era in grado di lacerare le carni delle vittime, i denti crebbero a dismisura e gli occhi diventarono cupe sfere prive di iride, spente, senz'anima. Inoltre i contagiati divenivano capaci di movimenti inumani; erano addirittura in grado di camminare a quattro zampe sulle pareti. La quarantena non bastò ad evitare la pandemia. In un luogo del genere il batterio potè diffondersi velocemente; in breve tempo i contaminati invasero tutta la nave. Sembrava che Dio volesse punire l'uomo per aver ucciso la propria madre, la Terra, ed il suo tremendo castigo aveva preso la forma di un veleno che trasformava le persone in bestie bramose di carne umana. Samael, il "veleno di Dio", fu il nome dato al virus alieno che avrebbe portato la razza umana alla definitiva estinzione.
A dieci giorni dall'incontro con Xenon 6, quasi tutti gli abitanti dell'immenso veicolo spaziale erano stati infettati dal morbo; l'epidemia si era sparsa in ogni livello dell'astronave e ormai i sopravvissuti erano costretti a vivere barricati nei propri appartamenti. In poco tempo Samael aveva invaso l'astronave. Nova Gaia era diventata una nave fantasma che vagava alla deriva nello spazio profondo; essa era popolata solo da voraci predatori di uomini che davano la caccia alle ultime persone rimaste.
Dopo poco più di due settimane dal primo contagio, sulla nave vi era un solo essere umano non infetto; l'ultimo uomo rimasto. Tutti gli altri erano stati spinti dalla fame ad abbandonare il proprio rifugio e ad avventurarsi nel gigantesco complesso orbitante alla ricerca di nutrimento ed erano stati infettati dal virus; dapprima furono attaccati e in parte divorati dai contagiati, poi divennero anche loro mostri affamati di carne ed iniziarono a vagare per l'astronave orrendamente mutilati. Lui era riuscito a sopravvivere razionando le poche provviste che possedeva; fatto che gli permise di restare in vita senza uscire dalla propria cabina, la cui porta era l'unica cosa che lo separava dagli infetti. Alla fine, però, anche le sue scorte finirono. A questo punto non gli rimaneva più niente; non c'era altra scelta che tentare di uscire. Fino a quel momento si era tenuto in contatto con gli altri sopravvissuti tramite l'articolato sistema di telecamere che permetteva il dialogo tra tutte le camere della nave. Ma adesso non riceveva più notizie da giorni; sapeva di essere rimasto da solo. Al di là della porta poteva udire i tetri versi degli infetti che si aggiravano per i bui corridoi. Cercavano lui. Oramai non c'era più scampo; presto sarebbe morto per la fame oppure nel disperato tentativo di procurarsi del cibo sarebbe stato divorato da quegli esseri. E l'umanità sarebbe scomparsa con lui.
La porta si aprì. Una volta attraversato l'uscio si ritrovò immerso in un opprimente oscurità. Iniziò a percorrere il lungo corridoio una volta luminoso e affollato e adesso diventato buio e angosciantemente silenzioso; non ricordava nemmeno più dove questo portasse. Sapeva solo che la sua ora era vicina. Presto iniziò a sentire gli inquietanti versi delle creature risuonare nell'oscuro corridoio. Erano proprio davanti a lui, e si avvicinavano velocemente. Non cercò nemmeno di scappare, rimase lì immobile ad aspettare l'inevitabile. In breve gli furono addosso e la torcia illuminò con un sinistro bagliore il volto orribilmente distorto e ricolmo di sangue di quei mostri che una volta erano i suoi simili. Le sue carni furono squarciate e divorate. Infine, dopo essere stato terribilmente mutilato e straziato, divenne uno di loro, perdendo ogni traccia di umanità.
Così scomparve l'ultimo uomo, e con lui l'intero genere umano fu cancellato dall'universo.
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- molto fantasioso, piaciuto
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