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L'antro del drago
Il cavaliere risalì con fatica lo scosceso pendio che lo avrebbe condotto fino alla grotta in cui il drago dimorava; egli era stato assoldato per uccidere quella bestia che da troppo tempo terrorizzava gli abitanti di quel piccolo villaggio incastonato tra le montagne. La gente del posto narrava storie di paura e morte legate a quei luoghi; chiunque si avventurava sulla montagna non faceva più ritorno e inoltre la creatura, che si diceva provenisse dagli inferi, si era mostrata varie volte agli abitanti del posto, seminando distruzione e morte e portando con se le poche ricchezze che essi possedevano. Si diceva, infatti, che la tana del drago fosse ricolma dei tesori che questi aveva rubato ai più ricchi reami del luogo. Al cavaliere era stata promessa una parte del tesoro che il drago custodiva e, se le storie su queste enormi ricchezze erano vere, egli avrebbe potuto vivere il resto della propria vita da re, immerso nell'oro e nei gioielli.
La via era impervia e l'audace fantino aveva abbandonato il proprio cavallo a metà del percorso, scegliendo di continuare il cammino da solo. Dopo una lunga e ardua risalita, finalmete egli giunse all'enorme squarcio nella montagna che segnava la fine del suo percorso; la grande spelonca che tagliava il fianco del monte era posta in un luogo isolato che affacciava sulla vallata e permetteva di scorgere tutta la catena montuosa che si estendeva per chilometri e chilometri, con le sue alte vette perennemente circondate dalla nebbia. Non si udiva nessun suono provenire dalla tetra grotta, in essa regnava un irreale silenzio.
Il coraggioso cavaliere si addentrò nell'antro della bestia. Era un posto buio e tenebroso, illuminato tenuemente solo dalla fioca luce che entrava dall'ingresso. Il soldato, anche se con un lieve accenno di timore, continuò ad addentrarsi nella montagna, con la luce alle sue spalle che diventava sempre più flebile. Ad un certo punto però, i suoi occhi intravidero un debole fascio luminoso che proveniva da una delle molte gallerie che si estandevano per tutto il massiccio. La seguì. Essa diventava sempre più intensa man mano che si avvicinava. Arrivato alla fine dell'enorme tunnel rimase esterrefatto nello scoprire che esso sboccava su di ua immensa camera all'interno della montagna, ricolma di ogni tesoro immaginabile; nessun re di nessun regno esistente avrebbe potuto vantarsi di possedere tutte quelle ricchezze. Nella gigantesca stanza naturale scolpita nella pietra c'era un lago d'acqua dolce che risplendeva a causa degli innumerevoli oggetti d'oro e d'argento sommersi nelle sue limpide acque. Un fascio di luce che penetrava da una fenditura nella roccia rendeva ancor più luminoso l'ambiente. Il cavaliere era rapito dalla bellezza del luogo; la sua mente era ottenebrata da quella splendida visione. Cercò di farsi strada tra le montagne di monete, collane, pietre preziose e oggetti di ogni genere. Non riusciva ancora a credere a ciò che stava vedendo.
Un cupo suono riecheggiò nella grotta. Un suono che fece trasalire il prode cavaliere. In quell'idilliaco luogo non c'erano soltanto diamanti e monete; su uno di quei grandi cumuli di oro, disteso sul ventre, vi era il drago. Addormentato. Esso era lungo circa 70 piedi e pesava più di 2000 libbre; le sue scaglie erano color ambra, più scure rispetto ai tesori su cui era steso. Le sue grandi ali erano raccolte quasi a coprirgli il volto. Si riuscivano però ad intravedere le sue fattezze: il muso era allungato e le fauci socchiuse lasciavano scorgere le lunghe zanne; la testa era sormontata da corna intrecciate tra loro che sembravano quasi formare una corona. Tra gli smisurati artigli stringeva un'anfora tempestata di rubini. L'uomo poteva udire il suo lento respiro anche da dove si trovava, nella parte opposta della caverna.
Nonostante avesse varie volte avuto la meglio su draghi e bestie di vario genere, egli non aveva mai visto una creatura così grande e maestosa. Impugnò la spada e si avvicinò, mantenedo sempre saldo lo scudo nell'altra mano. Era difficile camminare sugli ammassi di oggetti che riempivano la sala; ad ogni passo c'era il pericolo di cadere. Il cavaliere mise un piede in fallo. Il frastuono della sua caduta fu amplificato dallo sfregarsi dell'armatura contro quegli innumerevoli metalli preziosi. La bestia si risvegliò. I suoi occhi sembravano infuocati. Si sollevò sulle zampe e spalancò le ali che si estesero per quasi tutta la volta della caverna, in cui risuonò il suo agghiacciante ruggito. L'imponente creatura avanzò quasi strisciando tra i grandi mucchi di tesori, alla ricerca dell'intruso. Il soldato era nascosto alla vista del drago da una grande roccia dalla forma oblunga che scendeva giù dal soffitto ed arrivava a terra. la spada e lo scudo gli erano sfuggiti di mano ed erano caduti poco più in là. La bestia si avvicinava, egli sentiva il tetro rumore degli oggetti spostarsi al suo passaggio ed il suo profondo ringhio. L'unica speranza era quella di raggiungere i suoi armamenti. Ma il mastodontico essere era ormai in prossimità dell'alta colonna che lo separava dall'uomo. Non c'era più il tempo per pensare; l'audace cavaliere si lanciò sullo scudo e la spada nel tentativo di brandirli e di combattere il drago. Un'accecante fiammata fuoriuscì dalle fauci del mostro. L'uomo fu investito in pieno da questa tempesta di fuoco e venne carbonizzato all'istante.
Ancora una volta, uno dei pochi audaci che avevano osato sfidare il custode della montagna era perito sotto le sue fiamme infernali. La sua spada, il suo scudo e la sua lucente armatura arricchirono il già immenso tesoro che il drago custodisce nel suo antro all'interno della montagna.
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