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Federico II me
Federico va in vacanza
A settembre Federico lasciò l'università. Certo non era stata affrettata quella decisione; a lungo aveva riflettuto su quel sistema che per un po' di tempo lo aveva ospitato. Voleva andare in vacanza. Voleva andare via. Queste erano le conclusioni di Federico. Ricordava il suo primo giorno di università.
Uni
S. che non è S. ma M. la incontrai forse per caso forse per destino...
non è detto però che l'amai!
S. 2 fu un'amica di S. che non è S. ma M. e nulla più che una mia conoscente!
M. 2 fu una nostra comune conoscenza... spero stia bene, ma non esigo la sua presenza!
R. fu una ragazza...
F. fu un'altra ragazza!
Federico II Hohenstaufen, o Federico II di Sicilia o di Svevia (Jesi, 26 dicembre 1194 - Fiorentino di Puglia, 13 dicembre 1250): re di Sicilia, re di Gerusalemme, imperatore dei Romani, re d'Italia e re di Germania; popolarmente conosciuto con gli appellativi stupor mundi ("meraviglia del mondo") o puer Apuliae ("fanciullo di Puglia"), fu Sacro Romano Imperatore dal 1220 al 1250; appartenente alla nobile famiglia sveva degli Hohenstaufen, fu inoltre re di Germania, re d'Italia, re di Borgogna, re di Gerusalemme e, col nome di Federico I, Re di Sicilia dal 1198 al 1250. Federico II era dotato di una personalità poliedrica e affascinante che, fin dalla sua epoca, ha polarizzato l'attenzione degli storici e del popolo, producendo anche una lunga serie di miti e leggende popolari, nel bene e nel male. Il suo regno fu principalmente caratterizzato da una forte attività legislativa e di innovazione tecnologica e culturale, volte ad unificare le terre ed i popoli, fortemente contrastata dalla Chiesa. Egli stesso apprezzabile letterato, fu convinto protettore di artisti e studiosi. La sua corte fu luogo di incontro fra le culture greca, latina, araba ed ebraica. Federico era affascinato da quel grande che aveva fondato l'università che lui frequentava; era impressionato da quella grandezza e ragionava sempre di quello stupor mundi, di quel puer Apuliae senza posa, con interesse eccessivo, quasi come fosse un ossessione. Quella università era anche la sua università. Federico II era un imperatore favoloso e ancora riusciva a colpire la fantasia dei giovani; come ad esempio quella del nostro Federico. Federico II e Federico. Federico e Federico II. Dove nacque e da chi, quindi? Federico nacque nel 1194 da Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa, e da Costanza d'Altavilla, figlia di Ruggero II il Normanno, a Jesi, nella Marca anconitana mentre l'imperatrice stava raggiungendo il marito a Palermo, incoronato appena il giorno prima, il giorno di Natale, re di Sicilia. Data l'età avanzata, nella popolazione vi era un diffuso scetticismo circa la gravidanza di Costanza e per questo motivo, fu allestito un baldacchino al centro della piazza di Jesi, dove l'imperatrice partorì pubblicamente, al fine di fugare ogni dubbio sulla nascita dell'erede al trono. Costanza fece battezzare il figlio nella Cattedrale di Assisi imponendogli il nome di Costantino. Probabilmente, quale discendente dell'imperatore romano Costantino, ella ritenne di esercitare il diritto agalmonico imperiale estendendo il proprio titolo dinastico al figlio e facendolo prevalere su quello del padre. Com'era nato, quindi, Federico II?
Lo Stupor Mundi
Non appena rimessasi dal parto, Costanza portò il neonato a Foligno (città dove Federico visse i suoi primi anni), affidandolo alla Duchessa di Urslingen, moglie di Corrado, uomo di fiducia dell'imperatore, per partire immediatamente alla volta della Sicilia e riprendere possesso del "regno di famiglia", poc'anzi riconquistato dal marito. Enrico VI, in un primo tempo, parve accettare la scelta della moglie e con il nome di Costantino, nell'estate del 1196, il piccolo venne eletto Rex Romanorum dai principi tedeschi, durante la Dieta Imperiale di Francoforte. Qualche mese più tardi, venuto il tempo della cerimonia battesimale, svoltasi ad Assisi, il nome del futuro sovrano venne mutato dal padre che, ripristinando la priorità della casata paterna in applicazione della legge salica, decise l'assegnazione del nome "in auspicium cumulande probitatis", di Federico Ruggero Costantino; "Federico" per indicarlo a futura guida dei principi germanici quale nipote di Federico Barbarossa, "Ruggero" per sottolineare la legittima pretesa alla corona del Regno di Sicilia quale discendente di Ruggero I e "Costantino" per accomunarsi alla Chiesa di Roma che nell'avo meso indicava la fonte della propria autorità terrena. Quella fu la seconda ed ultima occasione in cui Enrico VI vide il figlio. Federico nasceva già pretendente di molte corone. Quella imperiale non era ereditaria, ma Federico era un valido candidato a re di Germania che comprendeva anche le corone d'Italia e di Borgogna. Questi titoli assicuravano diritti e prestigio, ma non davano un potere effettivo, mancando in quegli stati una solida compagine istituzionale controllata dal sovrano. Tali corone davano potere solo se si era forti, altrimenti sarebbe stato impossibile far valere i diritti regi sui feudatari e sui Comuni italiani. Inoltre per via materna aveva ereditato la corona di Sicilia, dove invece esisteva un apparato amministrativo ben strutturato a garantire che la volontà del sovrano venisse applicata, secondo la tradizione di governo centralistico. L'unione del regno di Germania e di Sicilia non veniva vista di buon occhio né dai normanni, né dal papa, che con i territori che a vario titolo componevano lo Stato della Chiesa possedeva una striscia che avrebbe interrotto l'unità territoriale del grande regno, facendolo sentire di conseguenza accerchiato. Ecco il principio. Tre nomi: Federico, Ruggero e Costantino. Un triplice significato; anche Federico avrebbe voluto realizzare qualcosa di grande nella sua università che poi era quella fondata da Federico II. Cosa fece di Federico II l'imperatore straordinario che tutti conosciamo? Federico si domandava questo tra i banchi dell'università; tra un corso di Filologia dantesca e un break, tra un libro di linguistica italiana e una chiacchierata con qualche studente come lui. Chi era questo imperatore?
Federico II
Il 28 settembre 1197 Enrico VI morì e Costanza affidò il figlio a Pietro di Celano conte della Marsica, fratello di Silvestro della Marsica che era stato Grande Ammiraglio di Guglielmo I il Malo re di Sicilia, e Berardo di Laureto appartenente alla famiglia degli Altavilla conti di Conversano. Il 17 maggio del 1198 Costanza fece incoronare il figlio re di Sicilia a soli quattro anni. Costanza morì il 28 settembre dello stesso anno, dopo averlo posto sotto la tutela del nuovo papa Innocenzo III, ed aver costituito a suo favore un appannaggio di 30. 000 talenti d'oro per l'educazione di Federico. Gualtieri di Pagliara, vescovo di Troia, è a Palermo il vero tutore di Federico. Federico risiedeva nella reggia di Palermo, nel Castello della Favara, nel Castello a Mare, seguendo Gentile di Manopello fratello di Gualtieri di Pagliara. Federico per la prima volta in vita sua viene sottoposto ad una vera educazione, suo primo maestro è Frate Guglielmo Francesco, ne risponde al Vescovo Rinaldo di Capua che informava costantemente il papa dei progressi scolastici, crescita e salute di Federico.- Guglielmo Francesco, Gentile di Manopello ed un Imam musulmano, rimasto sconosciuto alla storia, furono istruttori di Federico sino al 1201. Guglielmo fu costretto ad abbandonare la Sicilia e tornò ad essere il maestro di Federico dal 1206 al 1209, anno dell'emancipazione di Federico. Dal 1201 al 1206 Federico venne cresciuto dal popolo palermitano più povero, autodidatta per ogni forma di cultura. Il giorno 26 dicembre 1208 Federico diventò maggiorenne assumendo il potere nelle sue mani. Nel 1209 Ottone IV di Germania fu eletto imperatore del Sacro Romano Impero ma nel 1212 una fazione ribelle sostenuta da Innocenzo III, che aveva nel frattempo scomunicato Ottone, elesse Federico "re dei Romani" (il che equivaleva alla pre-nomina ad imperatore): Sigfrido III di Eppstein incoronò Federico nel duomo di Magonza, ma la sua effettiva sovranità poté essere tale solo dal 27 luglio 1214 quando, nella battaglia di Bouvines, Filippo Augusto re di Francia, alleato di Federico, sbaragliò Ottone IV alleato degli inglesi. Il 12 luglio 1213 con la cosiddetta "Bolla d'Oro", (o "promessa di Eger"), Federico promise di mantenere la separazione fra Impero e Regno di Sicilia (vassallo del Pontefice) e di rinunciare ai diritti germanici in Italia (promessa già di Ottone IV, mai mantenuta). Promise inoltre di intraprendere presto una crociata in Terra santa. L'11 novembre 1215 venne aperto da Innocenzo III il IV Concilio Lateranense (XII universale) cui anche Federico partecipò. Finché fu in vita il suo protettore Innocenzo III, Federico evitò di condurre una politica personale troppo pronunziata. Morto Innocenzo III e salito al soglio Onorio III (18 luglio 1216), papa di carattere meno deciso del predecessore, Federico fu incalzato dal nuovo papa a dare corso alla promessa di indire la crociata. Federico tergiversò a lungo e nel 1220 fece nominare dalla Dieta di Francoforte il figlio Enrico "re di Germania". Il Pontefice ritenne che l'unico modo di impegnare Federico era quello di nominarlo imperatore ed il 22 novembre 1220 Federico fu incoronato imperatore in San Pietro a Roma da Papa Onorio III. Federico non diede segno di voler abdicare dal Regno di Sicilia, ma mantenne la ferma intenzione di tenere separate le due corone. La Germania la lasciava al figlio, ma, in quanto imperatore, ne manteneva la suprema autorità. Essendo stato allevato in Sicilia è probabile che si sentisse più italo-normanno che tedesco, ma soprattutto conosceva bene il potenziale del regno siciliano, con una fiorente agricoltura, città grandi e buoni porti, oltre alla straordinaria posizione strategica al centro del MediterraConfoederatio cum principibus ecclesiasticis Il testo della Confoederatio cum principibus ecclesiasticis Il Trattato con i principi della chiesa, o Confoederatio cum principibus ecclesiasticis, del 26 aprile 1220 fu emanato da Federico II come concessione ad alcuni vescovi tedeschi per avere la loro collaborazione all'elezione del figlio Enrico come Re di Germania. La Carta rappresenta una delle più importanti fonti legislative del Sacro Romano Impero nel territorio tedescoCon questo atto Federico II rinuncia ad un certo numero di privilegi reali in favore dei principi-vescovi. Fu un vero stravolgimento nell'equilibrio del potere, un nuovo disegno che doveva portare a maggiori vantaggi nel controllo di un territorio vasto e lontano. Fra i tanti diritti acquisiti, i vescovi assunsero quello di battere moneta, decretare tasse e costruire fortificazioni. Inoltre questi ottennero anche la possibilità di istituire tribunali nelle loro signorie e di ricevere l'assistenza del re o dell'imperatore per far rispettare i giudizi emanati nei territori in questione. La condanna da una corte ecclesiale significava automaticamente una condanna e una punizione da parte del Tribunale Reale o Imperiale. In più, l'emanazione di una scomunica si traduceva automaticamente in una sentenza come fuorilegge da parte del tribunale del Re o dell'Imperatore. Il legame, quindi, fra il tribunale di Stato e quello locale del PrincipeVescovo si saldò indissolubilmenteL'emanazione di questa legge si ricollegava direttamente alla più tarda Statutum in favorem principum che sanciva simili diritti per i principi laiciIl potere dei signori si innalzava, ma cresceva anche la capacità di controllo sul territorio dell'impero e sulle città. In questo modo, Federico II sacrificò la centralità del potere per assicurarsi una maggiore tranquillità nella parte continentale dell'Impero stesso, in modo da poter rivolgere la sua attenzione sul fronte meridionale e mediterraneo.
Il nostro Federico era ormai estasiato. La vita universitaria del primo anno continuava. C'erano molte bellissime ragazze lì a Napoli e Federico se n'era subito accorto. Aveva in pochissimo tempo conosciuto Mariagrazia, Marianna e Marilisa e altri studenti; la cosa che lo colpì subito era la presenza preponderante di ragazze. In poco tempo si ambientò, ma le sue riflessioni lo portavano molto più lontano e in luoghi troppo onirici perché gli esami sostenuti potessero essere molti. Verso la fine del secondo anno Federico conobbe Sara o meglio S. che non è S. ma M. incontrata forse per caso forse per destino; con lei passò alcuni mesi felici. S. 2 fu un'amica di S. che non è S. ma M. e nulla più che una conoscente per Federico! R. fu una ragazza... conosciuta tramite Sara cioè S. che non è S. ma M. F. fu un'altra ragazza! Tra studio e cazzeggio la vita universitaria di Federico a livello sociale andava bene e a livello di rendimento piuttosto male. Era troppo preso dai suoi pernsieri, dalle sue riflessioni o troppo preso da un'amica con cui poteva riflettere liberamente, ma che forse, sicuramente, non lo capiva nemmeno e voleva piuttosto amoreggiare e nulla più. Federico riteneva quel sistema corrotto e anche lui era corrotto o lo sarebbe comunque diventato; in più lui voleva essere un letterato, voleva comunicare l'interiorità e molto altro e l'arte. Ma come poteva un letterato vivere in un sistema a fortuna, tra raccomandazioni e imperfezioni di ogni sorta? Come poteva conciliare la voglia di fare poesia e letteratura con un sistema fatto di regole e di sole regole fallaci? Sognava un'università diversa; avrebbe voluto un insieme di studenti in divisa, stipendiati; avrebbe voluto un'università dove si comunicasse davvero e ci si relazionasse in modo completo, ma Federico iniziava a realizzare che c'era un'altra società, molto più pratica che assicurava la cultura e la preparazione del guadagno e forse si apprestava a volgersi in quella direzione e a mettersi in cammino. Con Sara cioè con S. che non è S. ma M. i rapporti si affievolirono ma Federico continuava a perdersi nelle sue congetture e si avvicinava sempre più a quel modello sociale più materiale non perché più materiale ma perché più coerente al concetto capitalistico corrente.
L'università
Il 5 giugno 1224, all'età di trent'anni, Federico istituì con editto formale, a Napoli, la prima universitas studiorum statale e laica della storia d'Occidente, in contrapposizione all'ateneo di Bologna, nato come aggregazione privata di studenti e docenti e poi finito sotto il controllo papale. L'università, polarizzata intorno allo studium di diritto e retorica, contribuì all'affermazione di Napoli quale capitale della scienza giuridica. Napoli non era la capitale del Regno, ma Federico la scelse per la sua posizione strategica ed il suo già forte ruolo di polo culturale ed intellettuale di quei tempi. Particolare del folio 16 recto del trattato De arte venandi cum avibus Federico fu chiamato ai suoi tempi Stupor Mundi (Meraviglia del Mondo) e Puer Apuliae (Fanciullo della Puglia). Il secondo appellativo deriva dal fatto che egli amava molto la Puglia, ed in particolar modo il Tavoliere, Foggia e la sua provincia. A Foggia ad esempio, aveva fatto costruire un magnifico Palatium, edificato da Bartolomeo da Foggia, su cui vi era un'iscrizione (oggi conservata nel Portale di Federico) che recitava: Hoc fieri iussit Federicus Cesar ut urbs sit Fogia regalis sede inclita imp(er)ialis (Ciò comandò Federico Cesare che fosse fatto affinché la città di Foggia divenisse reale e inclita sede imperiale). Federico aveva però sparso castelli e palazzi imperiali in tutta la regione, amata anche per le possibilità di esercitarvi l'arte venatoria, alla quale era appassionato: tra questi, il Castello di Lucera, che affidò agli alleati Saraceni,[14] e Castel del Monte nei pressi di Andria. L'appellativo di Stupor Mundi, invece, deriva dalla sua inestinguibile curiosità intellettuale, un eclettismo che lo portò ad approfondire la filosofia, l'astrologia (consigliere molto ascoltato fu l'astrologo Guido Bonatti), la matematica (ebbe corrispondenza e fu in amicizia con il matematico pisano Leonardo Fibonacci, scopritore della famosa successione numerica che porta il suo nome che gli dedicò il suo Liber quadratorum), l'algebra, la medicina e le scienze naturali (impiantò a Palermo persino uno zoo, famoso ai suoi tempi, per il numero di animali esotici che conteneva); scrisse anche un libro, un manuale sull'arte della falconeria, il De arte venandi cum avibus ("L'arte della caccia con gli uccelli"), di cui molte copie illustrate nel XIII e XIV secolo ancora sopravvivono. Il De arte venandi è un trattato nato innanzitutto dall'osservazione, che non ha nulla delle enciclopedie zoologiche fino ad allora redatte (i bestiari intrisi di mitologia, teologia e superstizione). In esso i problemi di ornitologia, di allevamento, di addestramento e di caccia sono trattati con attenzione al principio dell'osservazione diretta e dell'esperienza, con assoluto spirito di indipendenza rispetto alla trattatistica precedente, per questo rappresenta un fondamentale passo verso la scienza "moderna". Gli appellativi con i quali viene ricordato Federico II sono spesso interpretati erroneamente. Ad esempio, Puer Apuliae fu un titolo mai accettato dallo Svevo, esso non indicava un amore per la Puglia come regione (Apulia deve intendersi Italia Meridionale), ma aveva un intento spregiativo. Gli fu attribuito dagli intellettuali tedeschi durante la lotta per il titolo imperiale con Ottone di Brunswick per potrebbe essere tradotto come ragazzino dell'Italia meridionale. Quando a Stupor Mundi è un titolo che non c'entra niente con le opere di Federico II, in quanto appellativo attribuitogli appena nato. Alla sua corte soggiornarono uomini di gran cultura di quei tempi quali Michele Scoto, che tradusse alcune opere di Aristotele, Maestro Teodoro, un arabo cristiano, e Juda ben Salomon Cohen, grande enciclopedista ebreo. Contribuì ad innovare la letteratura italiana ed in questo senso ebbe importanza fondamentale la Scuola siciliana che ingentilì il volgare siculo-pugliese con il provenzale, dando vita alla prima lingua nazionale, che, per quanto limitata all'ambito letterario, influenzò profondamente il fiorentino letterario, base della Divina Commedia; gli sono attribuite inoltre 4 canzoni. Appassionato della cultura araba, fece tradurre molte opere da quella lingua e fu quasi sempre in ottimi rapporti con gli esponenti di quella cultura al punto da guadagnarsi il soprannome (fra i tanti) di "sultano battezzato". Oltre alla ricezione delle novità gotiche Federico promosse anche attivamente il recupero di modelli classici, sia riusando opere antiche, sia facendone fare di nuove secondo i canoni romani: per esempio le monete auree da lui fatte coniare (gli augustali) presentano il suo ritratto idealizzato di profilo, e numerosi sono i rilievi che ricordano la ritrattistica imperiale romana (al già citato Duomo di Bamberga, alla distrutta Porta di Capua, eccetera). In queste opere si nota una robustezza che ricorda l'arte romana provinciale, una fluente plasticità, come nei realistici panneggi, e gli intenti ritrattistici. Tra i rilievi superstiti della Porta di Capua esiste anche un Busto di imperatore: se si trattasse delle vere fattezze del sovrano saremmo di fronte al primo ritratto pervenutoci dell'arte post-classica, un primato altrimenti stabilito dal Ritratto di Carlo d'Angiò di Arnolfo di Cambio. La seconda corrente predominante all'epoca di Federico, dopo quella classicista, fu quella naturalistica. Lo stesso Federico II nel De arte venandi cum avibus scriveva come si dovesse rappresentare le cose che esistono così come sono (ea quae sunt sicut sunt), un suggerimento che si può per esempio riscontrare nell'originalissimo capitello attribuito a Bartolomeo da Foggia e conservato al Metropolitan Museum di New York (1229 circa). In questa opera quattro testine spuntano dagli angoli, ma la loro raffigurazione è così realistica (nelle scavature degli zigomi, nelle rughe, nelle imperfezioni fisiche) da sembrare un calco da maschera mortuaria. I frequenti movimenti di Federico, seguito dalla corte e dagli artisti, permisero la diffusione di uno stile sovraregionale, con opere di sorprendente similarità stilistica anche in aree molto distanti, come testimoniano, per esempio, gli ingressi di alcuni castelli fredericiani: i leoni scolpiti nel settentrionale castello dell'Imperatore di Prato sono identici a quelli di Castel del Monte in Puglia. Fu probabilmente con Federico II che arrivò in Toscana Nicola Pisano, citato nei documenti più antichi come Nicola de Apulia, alla cui corte avrebbe potuto trovare la sintesi tra gli stimoli classici e transalpini che caratterizzarono la sua rivoluzione figurativa. Interessi scientifici Federico II ebbe una illimitata sete di conoscenza. Con orrore dei suoi contemporanei, non credeva a tutto ciò che non poteva essere spiegato con la ragione. Proibì l'ordalia, nella convinzione che in un duello il più forte avrebbe sempre vinto, che fosse colpevole o innocente. Molte sue leggi continuano ad avere influenza anche oggi, come la proibizione di essere contemporaneamente medici e farmacisti. In questo modo si sconfissero i ciarlatani che diagnosticavano finte malattie per vendere costose "medicine". Secondo il monaco Salimbene de Adam Federico II condusse diversi crudeli esperimenti sulle persone, tra i quali l'esperimento di privazione del linguaggio. Un gruppo di bambini orfani venne affidato alla cure di balie a cui era proibito nel modo più assoluto rivolgerli la parola, nell'intento di scoprire quale fosse il linguaggio naturale che avrebbero parlato. Gli sperimentatori si aspettavano che i bambini avrebbero parlato il Latino o il Greco o l'Arabo. I bambini, però, morirono tutti molto presto
Le mogli di Federico
Federico ebbe diverse mogli e molteplici relazioni. La prima moglie fu Costanza d'Aragona e come ogni grande regnante l'unione fu frutto di un preciso progetto diplomatico del tutore imperiale papa Innocenzo III. Costanza, infatti, era già alle seconde nozze ed era di circa dieci anni più anziana. Spentasi Costanza, Federico, probabilmente adottando la medesima politica e mantenendo l'avallo papale, si unì in matrimonio prima con Jolanda (o Isabella) di Brienne e poi, morta questa, con Isabella d'Inghilterra. Ma fu Bianca Lancia probabilmente il vero amore dell'imperatore. Di Bianca, appartenente alla famiglia dei Lancia (o Lanza), molto in vista nella corte di Federico, non sono rimaste notizie storiche e la stessa sincerità del sentimento dell'imperatore fu messa spesse volte in discussione da alcuni critici. Comunque è certo che da questa unione, forse tramutata in matrimonio negli ultimi anni di vita, nacque a Venosa Manfredi di Sicilia, il figlio prediletto di Federico.
Sentiva parlare ogni tanto di Sara; lei non frequentò per un periodo l'università proprio per la presenza di Federico. Era sconvolta in quel periodo; erano usciti insieme, ma non era mai successo niente... decise lei di troncare, ma forse sperava che lui le facesse ancora la corte. Federico invece si apprestava a una vita molto più pratica e economica. Anche Sara era fuori, ma dopo un po' almeno tornò all'università! Federico continuava i suoi ragionamenti.
La crociata e la scomunica da parte di Gregorio IX Disegno di Federico II, dalla Torre di Capua (tratto da Paul Knötel, Bildatlas der Deutschen Geschichte, Bielefeld und Leipzig, 1895)Negli anni seguenti Federico si dedicò a riordinare il regno di Sicilia, eludendo le continue richieste del papa Onorio III di intraprendere la crociata. Per dilazionare ulteriormente il suo impegno, Federico stipulò con Onorio III il trattato di San Germano (luglio 1225), con il quale si impegnava ad organizzare la crociata entro l'estate del 1227, pena la scomunica. In realtà il vero obiettivo di Federico era l'unione fra regno di Sicilia ed Impero nonché l'estensione del potere imperiale all'Italia. In questo disegno rientrò il suo tentativo di recuperare all'impero la marca di Ancona ed il ducato di Spoleto, rientranti nella sovranità papale. Inoltre in Sicilia procedette all'occupazione di cinque vescovadi con sede vacante, alla confisca dei beni ecclesiali e alla cacciata dei legati pontifici che si erano colà recati per la nomina dei vescovi, pretendendo di provvedere direttamente alle nomine. Il papa era molto adirato con Federico sia perché non aveva adempito ai patti di tenere separati impero e regno di Sicilia, perché non rispettava la libertà del clero nei suoi territori intromettendosi sistematicamente nell'elezione dei vescovi e perché non partiva per la crociata: durante la fallimentare crociata del 1217-1221 (la quinta) Federico si era ben guardato da aiutare i crociati, avendo più a cuore la pace con il sultano d'Egitto i cui territori erano così vicini alla Sicilia e con il quale era in rapporti di amicizia diplomatica. Nel frattempo, per le mire di controllo sull'Italia di Federico, era risorta nel nord Italia la Lega Lombarda: nell'aprile 1226 Federico convocò la Dieta di Cremona con il pretesto di preparare la crociata ed estirpare le dilaganti eresie ma questa non poté avere luogo per l'opposizione Lega Lombarda, che impedì l'acceso ai delegati mentre Federico non aveva al nord forze sufficienti per contrastare la Lega
Il declino e la fine
Papa Innocenzo IV decise che l'assoggettamento della Lombardia all'impero non poteva essere accettato: avrebbe significato l'accerchiamento dei domini pontifici da parte dell'imperatore. Perciò decise di indire un Concilio per confermare la scomunica a Federico e far nominare un altro imperatore, rivolgendosi ai suoi nemici che in Germania erano numerosi. Giunto a Lione svolse un'intensa attività diplomatica presso i nobili tedeschi ed indisse un Concilio che si aprì il 28 giugno 1245. Lione, sebbene formalmente in Borgogna, quindi di proprietà dell'imperatore, era fuori dal tiro di Federico ed era sotto protezione del re di Francia. Il concilio confermò la scomunica a Federico, lo depose, sciogliendo sudditi e vassalli dall'obbligo di fedeltà, ed invitò i nobili elettori tedeschi a proclamare un altro imperatore, bandendo contro Federico una nuova crociata. Non tutta la Cristianità però accettò quanto deliberato nel concilio, che si era tenuto in condizioni non troppo chiare. Il papa aveva finto fino all'ultimo di voler patteggiare con Federico e molti si domandarono se fosse giusto un provvedimento così grave contro l'imperatore in un momento in cui nuove minacce si affacciavano all'orizzonte (l'offensiva mongola). L'imperatore subì il gravissimo colpo che ne appannò il prestigio e dal 1245 gli eventi iniziarono a precipitare. Gli Elettori tedeschi trovarono il nuovo imperatore (in realtà "re di Roma", titolo che preludeva alla nomina di imperatore) in Enrico Raspe, margravio di Turingia, che il 5 agosto 1246 sconfisse nella battaglia di Nidda il figlio di Federico Corrado (tuttavia, l'anno successivo, il Raspe morì). Nel 1248 Federico subì una grave sconfitta nei pressi di Parma e l'anno seguente il figlio Enzo, battuto a Fossalta fu preso prigioniero dai bolognesi che lo tennero tale fino alla sua morte (1272). Poco dopo Federico subì il tradimento (o credette di subirlo) di uno dei suoi più fidati consiglieri, Pier delle Vigne (celebre in un passo dell'Inferno di Dante). Gli ultimi anni di Federico furono tristi: ammalato, ossessionato dal tradimento, in preda a ombre di rovesci politici e militari, visse lontano da quella figura di signore sereno e magnanimo che aveva tenuto. La vittoria militare del figlio Corrado sul successore di Raspe, Guglielmo d'Olanda avvenuta nel 1250, non portò ad alcunché per Federico il quale nello stesso anno morì a causa di un attacco di dissenteria. Nel suo testamento nominava suo successore il figlio Corrado, ma il papa non solo non riconobbe il testamento ma scomunicò pure Corrado (che morì quattro anni dopo di malaria, nel vano tentativo di ricuperare a sé il regno di Sicilia). Federico cadde probabilmente vittima di un'infezione intestinale dovuta a malattie trascurate, durante un soggiorno in Puglia; secondo Guido Bonatti, invece, fu avvelenato. Le sue condizioni apparvero immediatamente gravi, tanto che si rinunciò a portarlo nel più fornito Palatium di Foggia, e la corte dovette riparare appunto a Castel Fiorentino, residenza distaccata del Palatium di Lucera (Fiorentino di Puglia), un borgo fortificato nell'agro dell'odierna Torremaggiore, presso San Severo. Leggenda vuole che a Federico fosse stata predetta la morte "sub flora", ragione per la quale pare egli abbia sempre evitato di recarsi a Firenze. Allorché l'imperatore fu informato del nome del borgo in cui, infermo, è condotto per concedergli conforto e riposo, Castel Fiorentino per l'appunto, Federico, sempre secondo la leggenda, comprese ed accettò la prossimità della fine.
Seppe anche che Sara lo cercava, ma era chiaro ormai che erano lontani e forse troppo innamorati per stare insieme tutta la vita.
Sara lasciò anche una scritta su uno dei tanti muri dell'università.
× Federico
Ti lascio scrivendo a tu × tu
noi siamo + o - come 3
: riflessi e nulla più
6 Federico II me !
Federico va in vacanza. Non tituba ormai più.
La scelta di Sara
Una nuova insegnate entra in aula senza però stupire nessuno se non per una bellezza molto particolare; è proprio l'aula dove si conobbero anni prima Sara e Federico. Federico è andato in vacanza; di lui non ci sono più tracce. L'università non lo ricorda neppure né lui forse ricorda l'università. La nuova insegnante si accomoda e sta per iniziare la sua prima lezione; adesso ha la cattedra, può cominciare, ma la lezione è su Federico II e qualcosa la folgora all'improvviso; lì, davanti a tutti quei ragazzi! Anche lei una volta era lì tra quei ragazzi e non può dimenticare che cosa ha imparato tra quei banchi, non può dimenticare ciò che è stato perché la storia è non dimenticare come è vero che conoscere è ricordare e la storia è anche e soprattutto conoscenza. Così, colta a un tratto da un ricordo vago e indistinto di quel ragazzo conosciuto qualche anno prima folgora la massa degli astanti esordendo con un sottile sorriso: "Oggi spieghiamo Federico II me!"
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