C'era una volta un padre che aveva tanti figli. Erano tutti così belli, che sembravano pittati da Santo Luca. Quelle birbe volevano sempre mangiare e quando il pane scarseggiava, cagnara e piagnistei. I bambini non hanno fermezza e sotto il tavolo volavano calci e pedate contro i fraterni stinchi. Sopra, forchettate e cucchiaiate regolavano i conti rimasti in sospeso. Povero padre e poveri figli. La pazienza era andata a farsi friggere, per cui Santino chiamò tutti all'adunata. " Figli miei vi lascio e vado via, ma ritornerò presto con tante belle cose per tutti." Così parlò il buon padre di famiglia, il quale non sapeva che pesci " A me cipria e rossetto." Disse Carlotta, la primogenita. " A me, patatine e bola-bola." Suggerì Giacomino, il secondogenito. " Io voglio il libro di poesie." Replicò Chiara. " A me, i pastelli verdi." Sussurrò Lella. "Non dimenticare la trombetta." Mormorò Alessia. Qualcuno voleva anche la gassosa con la spuma rosa. Per farle breve e per dirvela tutta, ognuno chiese l'impossibile e anche la moglie pensò che era la volta buona per avere un sacco di farina. Nell'aria, il canto degli uccellini e sentori di primavera. Negli occhi lacrime amare e nel cuore tanta musica triste, ma era l'unica che sapeva suonare. Dopo due giorni di cammino, incontrò il ruscello che mormorava e dopo il sentiero delle profumate violette smarrite, vide un filo di fumo che usciva da un comignolo. Un ultimo sforzo e arrivò vicino alla casa di un uomo grasso, che passeggiava sulla terrazza. "Ehi, sono tre giorni che non mangio, dammi qualcosa che sto crepando di fame!" "Beato te, io sto per scoppiare a causa di tutto quel ben di Dio che ho ingozzato." Comunque, il padrone di casa, che era un vero signore, fece accomodare Santino, lo fece rifocillare dai suoi servi e ascoltò la sua storia. Fece preparare una torta di mele saporite, dove nascose dieci monete d'oro e disse al nuovo amico: " Mi raccomando, porta la torta a casa tua e mangiala con i tuoi famigliari." Mentre tornava a casa, Santino pensò che mai e poi mai avrebbe saziato tutti quei figli con quella piccola torta di mele. Allora, andò a casa del compare Francesco e la barattò in cambio di un sacco di bianca farina. Felice il compare che mangiando il dolce scoprì le monete d'oro e felice Santino che per una settimana, vide moglie e figli impegnati a mangiare pane, pizze e focacce. Dopo sette giorni, tutto come prima e cucchiai e forchette servivano solo come armi improprie. Cosa fare? Santino lasciò i suoi cari e ritornò dal Signore della torta. "Ehi, di nuovo qui? Non ti è piaciuta la torta?" " L'ho data al compare, che mi ha regalato un sacco di farina e abbiamo mangiato per sette giorni" " Povero fesso! Va bene, entra e ascoltami, questa volta." Il Signore fece preparare, dai suoi cuochi, una torta ancora più grande e dentro vi nascose cento monete d'oro. " Mi raccomando, è la tua fortuna. Mangiala coi tuoi figli e non darla a nessuno." Santino tornò a casa, ma prima andò da compare Francesco, al quale regalò la torta in cambio di dieci sacchi di bella farina bianca. Felice Santino che per tre mesi vide il forno di casa sempre in attività. Felice compare Francesco che si costruì la villa, grazie alle monete d'oro del povero fesso. Dopo tre mesi, stessa musica e stessi musicanti. " Ancora tu? Cosa vuoi?" " Ho fame, sono povero e se vuoi, regalami un'altra torta." "No, non ti regalo niente e se sei povero non posso farci granché. Se il Signore del cielo avesse voluto farti ricco, non ti avrebbe fatto nascere povero."