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Distretto Di Polizia (Parte 2 - Invenzione)
Era come lanciarsi nel vuoto... si sentiva così Ira, in questo momento. Dopo la giornata di ieri, di quelle due bambine ritrovate uccise, non era riuscito a chiuder occhio. I pensieri lo tartassavano... La testa si riempiva di domande simili a queste: "E se fossi arrivato prima?"... In quei momenti vorresti soltanto sparire dalla terra e non farti vedere più dalla madre di quelle due bambine. Ma le colpe non ricadevano su di loro... ma ricadevano sul mondo, talmente cattivo e pieno di rabbia da stupire gli occhi della gente. Si conoscono le cattiverie, eppure quando accadono, è come se fosse sempre la prima volta. Stesse sensazioni, paure simili. Ma intanto, Ira, ricoperto dalle grandi occhiaie che aveva, si lavò il viso, si vestì e poi andò direttamente al Distretto. Non aveva mangiato... Nel tempo che arrivò lì, in una frazione di secondo, venne Anna per aiutarlo a togliersi di dosso quella tristezza che aveva. "Buongiorno! Se è un buongiorno... Non hai chiuso occhio, vero?" - "si nota così tanto?" - "A dir la verità, sì... abbastanza... Io un po' sono riuscita a dormire ma non ti credere che abbia fatto una nottata leggera... Anch'io ripensavo al caso di ieri e non facevo altro che darmi delle colpe." Disse Anna. "Tu non hai colpe. Nessuno ha colpe, qui. È il mondo in cui viviamo che è sbagliato. Purtroppo non abbiamo l'onore di crearcelo da noi. E dobbiamo accettare questo che abbiamo... con tutti i suoi difetti" Parlò Ira. "E pregi... perchè se esistono ancora persone che la pensano come te, è senz'altro un pregio" Aggiunse Anna... Ira le sorrise: "Vado a prendermi un caffè, forse può risvegliarmi!" ma nel momento in cui si era mosso per raggiungere la macchinetta del caffè, venne vicino a lui una ragazza dai grandi capelli ondulati di color biondo... Era la ragazza che si era fermata a dormire al distretto. "Ciao! Vuoi un caffè?" chiese Ira non sapendo che la ragazza non rivolgesse parola a nessuno e che si era fermata a dormire al Distretto per dei problemi. La ragazza dal volto impaurito, annuì senza dire una parola. Sorrise al ragazzo. Parmesan assistì alla scena: "Con Ira si sta tranquillizzando. Per fortuna... Ieri sera cercavamo di farla sentire a proprio agio, ma niente." Disse ad Anna sottovoce. "Perchè? Chi è quella ragazza?" - "è una ragazza che è stata trovata sul marciapiede, da sola, a tarda notte. Non ha una casa ed è parecchio impaurita... il nome non lo sappiamo, non ha voluto dirci nulla" - "Ah, dopo provo a parlarci io..." - "forse non ce ne sarà bisogno, sembra che è in ottima compagnia con Ira..." - "Non posso dire il contrario.. Ira ha un certo tatto per le cose o per le persone... ha un modo di parlare che sa trascinarti... è molto bravo nel capire ed ascoltare la gente... Non tutti hanno questo dono. L'ho conosciuto solo ieri ma sembra affidabile" - "Meglio così" rispose Parmesan sorridendo, "Vado a lavoro". Ira diede il caffè alla ragazza: "Tieni" - "Grazie" rispose Jasmine con un mezzo sorriso e tremando ancora dalla paura. "Non vorrei dar l'impressione di essere frettoloso.. ma il tuo nome?" - "Jasmine..." Rispose la ragazza... "Io sono Ira. Se ti serve un aiuto, mi trovi in quell'ufficio, Ciao!" Indicò l'ufficio e entrò dentro chiudendo la porta. Anna lo raggiunse... "Sai per caso il nome di quella ragazza con cui hai parlato poco fa?" - "Sì, mi ha detto di chiamarsi Jasmine... perchè me lo chiedi?" - "Perchè Parmesan mi ha detto che ieri è stata trovata fuori, su un marciapiede... a quanto so non ha una casa... E per la paura che ha, non ha neanche detto il suo nome." Disse Anna... Ascoltò la storia. "Capisco... Proviamo a parlarle insieme e cerchiamo di capire che c'è sotto..." Rispose Ira, aprendo la porta e chiamando la ragazza. Jasmine venne dentro il loro ufficio, appena si sedette stritolò il bicchierino di caffè che aveva tra le mani... sembrava come agitata. "Jasmine... senti.. noi sappiamo che ieri tu eri fuori, senza un posto dove andare. Puoi dirci cos'è successo? Il perchè eri fuori? Qualcuno ha cercato di farti del male?" Chiese Anna... ma la ragazza non rispose, anzi, non la guardò neanche in faccia. "Noi vogliamo aiutarti... però anche tu devi fare un passo verso di noi, così troviamo un punto d'incontro, insieme" Parlò Ira, prendendo la ragazza amichevolmente... Ma Jasmine lo guardò solamente, non rispondendo neanche a lui. Anna stupita, prese per il braccio Ira con delicatezza, portandolo fuori da quell'ufficio e tenendosi a distanza da Jasmine per non fargli sentire quello di cui stavano parlando. "Ho un idea... Lei con te prima ha parlato... giusto?" - "Giusto." rispose Ira. "E se provi a prenderla in disparte e ci parli solo tu? Magari con te ha preso più confidenza e ha meno paura... Magari con le altre persone attorno non riesce a parlarti." - "Non lo so, Anna... un tentativo lo posso fare... ma è vero che con gli altri non parla, e con me sì? Se così fosse... come fa a dar fiducia a una persona che ha conosciuto da così poco tempo? Potrei essere uno sbirro o qualsiasi altra persona che si finge un buono..." - "Non lo so perchè, ma credo che si fida... si vede che gli hai ispirato fiducia fin da subito... anche a me è capitato diverse volte di fidarmi di persone conosciute da poco tempo. In alcuni casi è andata bene, e in altri male. Comunque vai a parlarci, poi mi fai sapere." Disse Anna andando da Vittoria e Giuseppe ad aiutarli in dei casi di ''Stalking''. Intanto Ira andò dalla ragazza. "Rieccomi... scusami per averti fatto aspettare, ma stavamo parlando di una cosa che riguarda te. Voglio essere sincero fin dall'inizio... sarebbe inutile dirti che stavamo parlando di altro. Sei adulta e sei in grado di capire... Io penso che la verità deve essere detta, perchè nessun essere umano merita bugie e nessun essere umano merita di essere trattato come uno 'stupido' che non sa arrivarci sulle cose. Comunque... vuoi dirlo a me quello che è successo ieri?" Ma il silenzio aveva fatto visita in quella stanza... Dopo vari tentativi di sapere quello che era successo, Ira si alzò e nel momento in cui stava per alzarsi, Jasmine parlò: "Che lo dico a fare? Nessuno capirebbe..." Disse la ragazza con un velo di tristezza... - "Io posso capire. Ti prego, aiutaci a capire. Noi vogliamo solo tirarti fuori dai guai, se questi guai esistono." - "ma perchè? Chi siete voi per sapere dei miei problemi e per aiutarmi? Odio queste finte galanterie... Voi sapete tutto, voi fate tutto, voi aiutate tutti... E poi quando si tratta di aiutare veramente, non ci siete mai!" - "è il nostro lavoro. Noi lavoriamo per aiutare. Non è mai un peso per noi... A te ti ho capita: tu sei una di quelle persone che pensa che i suoi problemi non sia in grado di capirli nessuno... pensi che nessuno sia all'altezza di niente! Ecco come sei..." Disse Ira con voce alterata. Non poteva sopportare persone che si tenevano all'oscuro di tutto e che non credevano nella 'polizia'. "Ti sbagli... io non sono così." Rispose la ragazza. "Ah no?" - "No!" - "E allora come sei? Spiegamelo!" Urlò Ira. "Sono una di quelle persone che non vuole essere sgridata in faccia da una persona qualunque e che pensa di capire tutto di me, quando invece non sa un bel niente! E ora me ne vado." - "No, tu non vai da nessuna parte se prima non mi dici la verità!" - "Avrò il diritto di andarmene o sono Costretta a rimanere?" dopo la domanda, Jasmine andò a sedersi sulle sedie d'attesa, nel distretto. Ira uscì fuori dall'ufficio non calcolandosi la ragazza che si era seduta. Andò verso l'ufficio di Giuseppe e Vittoria, dove c'era Anna... "Oi, ma cos'è successo? Ho sentito degli strilli provenire dalla stanza..." Disse Anna guardando Ira un po' su tutte le furie. Prima che Ira parlò, arrivò il commissario: "Ira, Anna... hanno rubato a casa di una signora, andate voi?" - "Sì commissario..." - "Ira, tutto bene?" - "Sì, solo una nottataccia brutta commissario..." Rispose Ira sgranandosi gli occhi e andando via dal Distretto con Anna. Anna notò lo sguardo che Jasmine lanciò ad Ira... "Mi vuoi spiegare cos'è successo per favore? Che sono quegli sguardi? O è solo una mia impressione?" domandò, una volta usciti dal distretto. "Niente, niente... è che non ne posso più della gente... comunque: novità su questa signora?" - "Non molte. Era una signora abbastanza sulle sue... Non dava confidenza alle persone..." - "Cosa le hanno rubato?" Chiese Ira. "70 euro e le chiavi di casa... per cui c'è il rischio che potrebbero rientrare da un momento all'altro..." - "Ha idee su chi può essere stato?" - "Il commissario mi ha detto che la signora pensa che è stato il suo vicino... non vanno molto d'accordo, hanno continui litigi..." - "Capito... andiamo dalla signora e vediamo di capirci qualcosa!" - "Sì" rispose Anna freddamente. Le aveva dato un po' fastidio che Ira non gli avesse detto la verità sulla ragazza... ma forse ci voleva solo un po' di tempo prima che si aprisse raccontando i suoi problemi. "Senti, io ti parlo liberamente: Non sono abituata a lavorare con gente che non mi dice cosa è successo in commissariato. Perchè finchè le cose succedono al di fuori, è un conto e non sono affari miei... ma finchè accadono nel distretto, è normale che voglio sapere..." - "Non sono affari che ti riguardano. Io invece non sono abituato a dire come lavoro agli altri! Quindi scusa, ma io ritorno sulla storia della signora, se non ti dispiace." Rispose Ira... Anna lo guardò seria e, togliendosi dai pensieri come gli aveva risposto, andarono entrambi dalla signora, non parlandosi per il resto del viaggio.
Arrivati a casa della signora, fecero vedere il distintivo. "Salve signora... Polizia... abbiamo saputo che qualcuno è entrato a casa vostra e ha rubato delle cose." - "Salve... purtroppo sì, 70 euro e le mie chiavi. Dei soldi non m'importa, a me servono le chiavi... potrebbero entrare un'altra volta" - "Ma lei c'era quando sono entrati in casa?" - "No, ero a portare il cane fuori..." - "Quindi direi che è una persona che sa gli sposamenti della signora... e che sa anche a che ora esce, così entra liberamente." Disse Ira ad Anna, ma Anna lo guardò solo per un momento in faccia, poi si rivolse alla signora: "Lei ha una signora delle pulizie per caso?" - "Sì, ormai è qui da 3 anni... mi fido di lei!" - "Bene, vorremmo sapere nome e cognome... E tutte le informazioni che sa.. Dove possiamo trovarla ora?" - "Ora dovrebbe essere a casa sua, la domenica non lavora. Inizierà a lavorare domani da me. Perchè?" - "Solo un controllo, signora." Risposero i poliziotti... la signora su un biglietto scrisse tutto il necessario per trovare la ragazza. Ira e Anna se ne andarono con in mano il biglietto. "Guida tu, io ti dico la strada" Disse Ira rivolto ad Anna e leggendo il biglietto. "Melissa Iacovoni, 25 anni... Abita a Via Metarzi numero 14" Anna girò l'angolo con la macchina e arrivò a casa della ragazza... Appena bussarono alla porta di casa e urlarono "Polizia", la ragazza tentò di scappare... era in giardino ad annaffiare le piante... Ma Ira, corse più veloce che poteva e la prese in tempo: "Dove credevi di andare? Eh?"..."Vedi se in casa ci sono le chiavi e i soldi" Aggiunse Ira ad Anna. Anna andò a controllare e trovò le chiavi... ma i soldi no. "E i soldi?" - "Li ho spesi tutti..." Rispose la ragazza. Ira la arrestò, prese le chiavi e insieme andarono dalla signora al Distretto, a dar la buona notizia che le chiavi le avevano trovate. Jasmine vide arrivare Ira e si avvicinò: "Ti puoi fermare un momento?" Chiese la ragazza balbettando. "Portala via tu..." Disse ad Anna riferendosi all'altra ragazza arrestata. "Senti, qui non sto per perdere tempo... quindi se devi solo offendermi, allora sei nel posto sbagliato." - "Non ti voglio far perdere tempo... è importante... Si tratta di mio fratello..." Ira la portò nel suo ufficio "Dimmi tutto"... "Non so da dove iniziare... ecco... insomma... io sono stata violentata da mio padre e mio fratello ora è in pericolo... in famiglia abbiamo solo lui... Mio padre picchia mio fratello... Mi dispiace non averlo detto prima, ma mi è arrivato poco fa un messaggio da mio fratello Mattew, con scritto che nostro padre si stava arrabbiando ancora di più perchè io sono scappata di casa... E così ora ce l'ha con lui!" Raccontò agitata cercando di tranquillizzarsi... "Che aspettavi a dirmelo? Se poi arrivo troppo tardi, la colpa sai a chi ricade? Comunque, adesso calmati... dimmi dove abiti così vedo un po' la situazione com'è... devo avvertire il commissario però" - "Già l'ho avvertito io... le ho raccontato tutto e ha detto che puoi intervenire da solo perchè si fida di te... andiamo!" Ad Ira suonò un po' strano ma gli rispose: "No, tu rimani qui! È troppo pericoloso... Intanto io vado... avverti la ragazza che lavora con me che deve raggiungermi!" ma Jasmine non avvertì Anna e non aveva neanche avvertito il commissario che lui sarebbe intervenuto da solo. Ira entrò nella casa del padre che era a pochi chilometri da lì, sfondò la porta e con la pistola in mano si fece avanti... In quel silenzio della casa, non si fece in tempo a girare, che venne colpito alle spalle da una mazza... Era il padre di Jasmine... Prima che Ira venisse, il padre stava picchiando il figlio, ma sentendo il poliziotto entrare... si fermò... E il fratello si nascose quando il padre si girò. Aveva con sè il cellulare, mandò un messaggio alla sorella, Jasmine. Intanto il padre mise Ira sul divano, disteso... Ira perse i sensi e svenì. Appena letto il messaggio, Jasmine si accorse che aver fatto andare Ira da solo in quella casa era stata un assurdità... ma non disse niente al commissario e corse via raggiungendo la casa a piedi. Ugo urlò: "ragazzina! Ma dove vai?" ma lei non si girò... Ugo andò ad avvertire subito il commissario. "Ma te l'ha detto dove andava? Avverti subito Droscorcic e Gori." - "Ira non c'è... l'ho visto scappare di corsa dal Distretto... Anna sta per arrivare"... "Ma dove andava Ira senza dirmi niente? Mi chiami Belli e Ardenzi, per favore!" disse Giulia, frettolosa. Mauro e Roberto arrivarono: "Ci dica dottoressa..." - "Allora ragazzi, è sparita Jasmine, la ragazza che stanotte ha dormito qui... e Ugo ha visto Ira andarsene piuttosto nervoso e di fretta... cerchiamo di capire dove fosse diretto. Forse la ragazza ha detto qualcosa" Concluse Giulia andando con Mauro e Roberto da Anna... Jasmine telefonò al numero del commissario, gli aveva lasciato il numero per qualunque emergenza... Giulia rispose e nonostante il casino, capì dove si trovasse la ragazza e capì che Ira era in pericolo. Roberto avvertì Anna dal telefono. Tutti andarono a casa di Jasmine. Il padre di Jasmine, intanto, stava cercando il figlio che si era nascosto... appena lo trovò, Ira riprese i sensi. Si alzò dal divano e fermò appena in tempo la mano del signore che con un coltello tentò di uccidere il figlio... Nel momento in cui Ira e il padre di Jasmine, cercarono di prendersi a pugni, entrarono Mauro, Giulia, Roberto e Anna... Anna corse per prendere il fratello di Jasmine in braccio... Il padre di Jasmine diede un pugno ad Ira... ma Mauro lo fermò al secondo pugno mostrandogli la pistola. Lo arrestarono e Jasmine corse dal fratello e poi da Ira... "Mi dispiace averti detto una bugia. Non era vero il fatto che io avevo avvertito il commissario che stavi venendo qui... Mi dispiace... ma lo facevo per mio fratello... perchè se avresti aspettato di più, sarebbe successo un disastro... Scusa.." - "Ma ti rendi conto di quello che mi stai dicendo? Tu mi hai mentito... E poi tu mi vieni a parlare di fiducia nelle persone... Ho fatto il mio lavoro, ora ognuno a casa sua. Grazie per avermi messo nei casini!" Gridò andando via da quella casa... Jasmine ci rimase male. "Ti va di raccontarmi quello che è successo con il mio collega, Ira?" Chiese Anna a Jasmine... visto che Ira non gliene parlò, lo chiese a lei sperando raccontasse qualcosa... "Va bene" rispose. Mentre Roberto, Mauro e Giulia ritornarono al distretto dopo aver visto la faccia furiosa di Ira. Dopo un pò, Ira ritornò al Distretto... Sabina, la sorella di Giulia, era lì... Ospite di quello spettacolo. "Ciao... ma è successo qualcosa?" chiese Sabina ad Ira vedendo poi il sangue dalla sua bocca... "Ma che ti sei fatto?" Chiese avvicinando la mano... Ira si allontanò. "Non mi sono fatto niente e scusa ma non ho voglia di parlarne... è stata una giornata stressante..." Disse freddo e con voce debole... "Quanto stressante? Ma vuoi che chiami un medico? O qualcuno che può aiutarti? Guarda come sei messo... non va bene..." - "è tutto ok... Scusa ma non ho bisogno di nessuno... Voglio stare un po' da solo... Grazie lo stesso.." Rispose Ira a Sabina, dando una carezza ai capelli della ragazza. Il commissario arrivò dopo cinque minuti: "Ira..." - "Sì...?" - "Nel mio ufficio.. subito!"... Arrivati nell'ufficio del commissario... "Senta, io non voglio sgridarla. Sa fare il suo lavoro meglio di persone che sono qui da anni... Però l'unico errore che ha fatto in questa giornata è di aver dato retta a una ragazza sconosciuta che aveva mentito sul fatto che mi aveva avvertito che lei si era mosso... Insomma, lo sa quali sono le regole. Sa benissimo che se si muove, deve dirmi subito dove va. Sono il commissario, non una persona qualunque. Sono io che do gli ordini qui, chiaro? E nessun'altro... Non sono arrabbiata, è solo che voglio che la prossima volta presti più attenzione, perchè potrebbero dirmi qualcosa chi lo verrebbe a sapere... per fortuna dell'accaduto lo sappiamo solo io, lei, e gli altri che hanno collaborato con noi... per questa volta ci chiudo un occhio... ma solo perchè è arrivato da poco ed è ancora un po' ingenuo di fronte a certe cose. Dopo tutto, certi errori li ho fatti anche io prima di diventare commissario." Disse il commissario... "Mi dispiace, posso darle la mia parola che non ricapiterà più scena simile... Mi sono fidato di una ragazza sconosciuta... ho fatto male... D'ora in poi seguirò le regole, come giusto che sia! E non ascolterò certe voci... Arrivederci" sorrise Ira, andando a casa... Anna corse nel distretto sperando di trovare Ira, ma non lo trovò. Era già andato a casa. Così andò a casa anche lei, con l'umore a pezzi... Giulia ritornò da Sabina e iniziò a preparare la cena. "Sono stata al Distretto e c'era il ragazzo nuovo... Abbiamo parlato un pò... ma non mi ha spiegato cosa fosse successo. Tu lo sai?" Chiese Sabina avvicinandosi a Giulia. "è normale che non ti abbia detto nulla, hai 18 anni Sabina, ricordatelo. Cosa può spiegarti? E sei la sorella di un commissario, è normale che non ti dia attenzioni. Comunque è stato aggredito da un uomo che ha violentato sua figlia e picchiato il figlio... ed era ancora un po' scosso perchè la figlia di questo padre, aveva mentito e aveva detto che lui poteva entrare in casa loro da solo, perchè io ero già stata avvertita. Cosa non vera..." - "Ma perchè non si può intervenire senza dire nulla a te?" - "No Sabina, no... è pericoloso! E potrebbe succedere come è successo a lui... che si ritrova da solo e non sa come difendersi... Potrebbero essere in cinque o in sei... Non c'è da scherzarci su queste cose" - "In effetti è vero..." Pensò Sabina..."Ma pensi posso interessargli?" chiese. "Senti Sabina, tra dieci anni ne riparleremo... è Grande!" Rispose Giulia. "Grande? Sembra stai parlando di un adulto! Ma non è che sei gelosa che io mi faccia una vita?" Chiese Sabina alla sorella... Giulia gli fece la linguaccia e Sabina iniziò a tirargli i cuscini dal divano. In quelle risate, si nascondeva la verità... Nient'altro che la verità...
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