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Distretto Di Polizia (Invenzione) Parte 3
Mauro spalancò le finestre e spostò le grandi tende, facendo intravedere il sole: "Forza, è ora di alzarsi!" Ripetè a Roberto che ancora dormiva sotto le lenzuola. Ma Roberto alzò la testa e appena capì che era la voce del suo amico Mauro, rimise la testa giù e ritornò al suo adorato cuscino. "Altri dieci minuti... dai..." - "Robè è tardi! Prima che ti frego il bagno, ti conviene andare, di corsa. Sennò mi sa che non lo rivedi più" Mauro sorrise e iniziò a preparasi. Roberto si alzò dal letto, ma sembrava come se dormisse ancora in piedi. Fece fatica a camminare. Erano le 8. 30, dovevano essere al distretto già dalle 8. 10... Roberto indossò una camicia e, svelto come un orologio, infilò i pantaloni. "Pronto!" urlò a Mauro con un velo di allegria. "Sì... e la colazione?" Chiese Mauro aspettandolo. "Non la faccio... è troppo tardi, il commissario ci aspetta. La colazione se la mangierà qualcun'altro." - "Ma come qualcun'altro? Ci ho messo tanto amore nel farla!" - "Sarà per un'altra volta Maurè, andiamo!"... Finì la frase chiudendo la porta e andando al Distretto. Ira era già lì, appena vide arrivare in un mostruoso ritardo Mauro e Roberto, disse in tono curioso: "Ben alzati!" - "Non ci far caso... è lui che è lento! Toh... guarda: ancora sbadiglia" Rispose Mauro facendo osservare il comportamento di Roberto. "Si può comprendere... poi io non sto messo meglio di Roberto: Stanotte si sentivano le urla dei miei vicini, quindi figuratevi come posso sentirmi io in questo momento!" Raccontò Ira...''Siamo sullo stesso piano allora'' rispose Roberto ascoltando la storia dei vicini. "I vicini sono come le suocere: Devono sempre rompere le..." Mauro arrivò a metà frase e si fermò appena in tempo quando vide arrivare il Commissario. "Buongiorno!" Ripeterono in coro Ira, Mauro e Roberto, ridendo per la quasi-figura che stava per fare. "Buongiorno a tutti! Ira, con me." - "Va bene Commissario" rispose con un sorriso. Mauro e Roberto invece andarono nel loro ufficio per firmare dei moduli da compilare... Nel frattempo, Giulia, parlò con Ira: "Allora Ira, oggi andremo insieme a risolvere un caso..." - "Di che caso si tratta?" - "Di una scuola media... Mi è arrivata una chiamata di una signora dove diceva che forse suo figlio è in pericolo... è vittima di bullismo. Non sappiamo chi sono nè se sono in classe con questo bambino... per il momento lui non vuole essere aiutato. Ma ogni volta, dopo scuola, rientra sempre con qualche livido sul braccio e sulla parte vicino agli occhi. Ma a quanto pare con la madre non vuole parlare, per la troppa paura si tira indietro. Perciò, non c'è un solo minuto da perdere. Gori lavorerà con Belli e Ardenzi. Noi proseguiamo..." Disse Giulia andando alla scuola con Ira. Anna arrivò al Distretto, stavolta anche lei in un forte ritardo. "Dovrebbero chiamarla la giornata dei ritardi!" Esclamò Mauro guardando Anna. "Ma perchè ho fatto tanto ritardo? Ma Ira? Dov'è?" - "Giusto un pò... Ira è andato con la Corsi... sono andati insieme ad una Scuola Media... altro non so dirti. Stavano andando molto di fretta, e quindi non mi hanno spiegato qual'era la situazione... il commissario mi ha solo detto che per oggi lavorerai con me e Roberto." - "Ah... d'accordo. Senti Mauro, ce l'hai cinque minuti? Dovrei parlarti in privato" Chiese Anna, allontanandolo da Roberto. "Certo, dimmi tutto" - "Non saprei da dove iniziare..." - "Ira?" Chiese Mauro. "Già... insomma, tu ti troveresti bene a lavorare con una persona che non ti racconta dei casini che crea al distretto o che la sua vita privata è un totale mistero?" - "Fondamentalmente sì, lo sai che tipo sono... no? Io spero sempre che gli altri se la sbrighino da soli e preferisco che i loro problemi non entrino troppo in confidenza con la mia vita... Però è anche vero che se succede qualcosa nel distretto, dovrebbe essere il primo a parlatene... sopratutto se è una persona che lavora insieme a te. Così sarà più semplice uscirne fuori. Se non c'è fiducia da entrambe le parti, è tosta collaborare insieme... è come nell'amore: Devi aver il coraggio di affidarti all'altro. E se non ci riesci, è meglio finire." - "Quindi tu cosa mi consigli di fare adesso?" - "Ti consiglio di parlargli apertamente, proprio come due amici che si conoscono da anni e che non si tengono nessuna paura nascosta. Senti come la pensa... D'altronde è da poco che è qui, quindi deve ancora conoscerci. Non tutti gli esseri umani si somigliano, perciò se lui ha il vizio di sbagliare in qualcosa, faglielo notare... Se ti ha offesa, faglielo capire. Sono sicuro che capirà. Non c'è nessun essere umano che non è in grado di capire." Concluse Mauro abbracciando Anna. "Grazie, grazie davvero. Vedrò di parlargli... e..." - "E se non ci riuscirai, entrerò io in scena! E gli ricorderò che le persone da trattar male, sono altre..." Sorrise, mentre entrambi, ritornarono nell'ufficio.
Ira e Giulia arrivarono alla scuola. "Il bambino si chiama Pietro De Santis, ha quindici anni. È questo bimbo nella foto" indicò Giulia a Ira. "Perfetto, aspettiamo che inizi la ricrezione e vediamo quello che succede. Meglio non intervenire subito... tanto manca un ora al suono della campanella." - "Va bene, Droscorcic... Dato che siamo qui ad aspettare, mi racconti... come si trova con i miei uomini?" - "Bene, molto bene." - "Perdonami... mi dimentico sempre che ti sto dando del lei. Ma è un vizio ormai." - "Non si preoccupi, preferisco più che quando siamo a lavoro, mi dia del lei, se è d'accordo. D'altronde è il mio commissario e non mi verrebbe spontaneo neanche a me darle del tu. Comunque, all'inizio ero spaventato... quando mi trovo in un posto nuovo, ho paura di quello che possa pensare la gente. Ma poi c'è anche la paura di entrare in un gruppo già formato e vedere che tu sei l'unico nuovo. Perciò la cosa mi 'elettrizzava' e al tempo stesso mi faceva nascere un ansia tutta mia... ma poi, conoscendoli, l'ansia sparì. Con i loro occhi simpatici che mi guardavano, mi sentivo come a casa. Era una strana sensazione. Sopratutto con Anna Gori." - "Sì, ho visto che il primo giorno eravate molto affiatati..." Disse il Commissario. "Beh, sì... poi le cose si sono distrutte con poco." - "Le cose si distruggono quando uno le lascia distruggere e non prova a far dei tentativi per salvarle. Ci pensi, Droscorcic." Concluse Giulia, al suono della campanella. "è il nostro momento, muoviamoci" Aggiunse avanzando con i piedi in avanti. Giulia rimase al piano di sopra controllando se ci fosse qualche movimento strano, mentre Ira passò al piano di sotto, dove c'era il cortile. "Sembra tutto normale" avvertì il commissario al piccolo microfono. Ira si girò attorno e in quel gruppi che vedeva nel cortile, Pietro non c'era. "Ma che fine avrà fatto?" domandò Giulia cercando altrove. Al momento, Ira si spostò, girando per la scuola. Andò a controllare nei bagni ma non c'era... Neanche nella palestra e negli spogliatoi. L'unica stanza che gli rimase era quella in fondo alla scuola, dove di solito si fermavano i ragazzi per fumare. Appena arrivò lì, alla finestra vide Pietro che stava per buttarsi. "Pietro, aspetta! Non lo fare! Sono un poliziotto..." - "Ma che vuoi tu?!" urlò il bambino. "Io lo so che sono stati loro... quei bambini... a dirti di farlo.. Perchè devi dargli la soddisfazione di vederli ridere? Perchè devi far diventare la tua vita un incubo per loro? Se tu ti butterai da quella finestra, perderai solo contro di loro... Pensi che ti daranno del 'coraggioso' la gente, se lo farai?" - "Non mi interessa di essere coraggioso. Non mi merito di stare bene..." - "Ti sbagli... tu ti meriti la felicità come ogni bambino che vive su questo pianeta. E se farai il passo falso di andare giù da quella finestra, farai del male a te stesso e a chi ti vuole bene. Pensa a tua mamma... che non potrai più stringerla a te, nel freddo d'inverno... non ci pensi a questo? Dimmi solo quei nomi e ti prometto che questo incubo finirà... te l'avranno promesso in tanti, ma io so mantenere." Disse con sicurezza, Ira... avvicinando la mano alla mano del ragazzo. Pietro prese la mano di Ira e lo abbracciò. Giulia vide la scena dalla porta che era mezza socchiusa. "Un bel pianto liberatorio mi avete fatto fare! E tu, piccolo, stai bene?" Chiese Giulia a Pietro, dandogli un bacio sulla guancia. Il bambino annuì e Ira lo prese in braccio, rivolgendosi al Commissario: "Mi ha dato i nomi di quei tre mascalzoni che gli danno fastidio. Li contattiamo al Distretto?" - "Va bene Ira, ottimo lavoro. Ci sa fare con i bambini, sa?" - "Grazie commissario!" I due andarono al Distretto, lasciando Pietro al sicuro, a casa con la madre. Si chiamavano Dario, Yuri e Vincenzo, i tre che tormentavano il piccolo Pietro. Appena entrati, uno di loro, Yuri, mise i piedi sulla scrivania dove Giulia e Ira li stavano interrogando. "L'educazione dove ce l'hai?" Chiese Ira guardando il ragazzo che tolse i piedi in un micro secondo.
"Quelli come voi non li capisco proprio... il vostro scopo sarebbe quello di rendere la vita di un altro bambino un inferno? È come voi... è un bambino... anzi, forse lui è più grande rispetto a voi: perchè non ha bisogno di picchiare per essere una grande persona! Voi sapete solo vantarvi di aver vinto contro uno della vostra stessa età e per giunta indifeso... provo soltanto pena e orrore per delle persone così." Concluse Ira, andandosene e sbattendo la porta. Giulia raggiunse Ira lasciando i tre ragazzi nelle mani di altri poliziotti. "Che succede?" - "Niente commissario, niente... succede che io sono stato solo una delle tante vittime di bullismo... perciò posso percepire la paura che sente Pietro. È sottile, evidente... Tolgono via ogni speranza che creavi sulla gente e ti ignorano quando cerchi di farti accettare, quando cerchi di farti ascoltare. Ho passato quattro anni alla ricerca di qualcuno che potesse volermi bene sul serio... e non l'ho mai trovato. Rivedere il piccolo Pietro, mi ha fatto andare indietro con gli anni... in quel maledetto giorno in cui speravo, con tutte le mie forze, che tutto finisse. Ma passavano i giorni, i miei non c'erano mai... ed io ritornavo a casa ricoperto di grandi macchie di sangue, e mi pulivo con la speranza che il giorno dopo, quelle macchie, scomparivano. Ma anche se strofinavo e le macchie non si vedevano più, il dolore dentro di me ancora non cessava di esistere. Per questo faccio fatica anche a stare più di cinque minuti a guardare una persona negli occhi... Non riesco più a trattenere lo sguardo, perchè ripenso che delle mani di una qualunque persona, mi possano ferire un'altra volta... Adesso capisce il motivo?" Anna sentì il discorso di Ira. "Perchè non me l'hai detto prima?" Chiese Anna vedendo il volto di Ira, distrutto. "Sei contenta ora che sai del mio passato? Pensi di risolvere i miei problemi? Scusa ma ora devo andare, sono sopravvissuto già abbastanza guardando quelle facce." Non dandogli tempo di rispondere, Ira se ne andò. I tre ragazzi non risposero a nessuna delle domande, ma c'erano le prove delle impronte sul corpo di Pietro. "Comunque, sul cellulare di Pietro, mi è stato appena detto che sono stati ritrovati dei messaggi con alcune minacce... Ci basta anche questo per incastrarli. Lei comunque vada a casa, continuo io con loro" Disse Giulia ad Anna. Anna andò a casa: "Mantieni la calma... Mantieni la calma" Ripetè, ma buttò le chiavi per terra per quanta rabbia avesse. In quel silenzio, qualcuno suonò alla porta... guardò all'occhiello e aprì la porta poco dopo:
''Ira?...''
(Fine... Personaggi-> Ira Droscorcic: Pierluigi Coppola; Anna Gori: Giulia Bevilacqua; Giulia Corsi: Claudia Pandolfi; Sabina Corsi: Giulia Michelin; Mauro Belli: Ricky Memphis; Roberto Ardenzi: Giorgio Tirabassi)
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- Purtroppo difficilmente riesco a fermarmi e a scrivere meno, ma al prossimo racconto che verrà pubblicato, se vedi, sarà un po' più corto... perchè stranamente sono riuscita a fermarmi! ahaha!
Comunque grazie mille dei consigli e mi fa piacere che hai la pazienza di leggere, significa che trovi interessante la lettura^^ un bacione!
- A me piace come intingi la penna nel calamaio dell'entusiasmo, solamente, che a costo di essere antipatico voglio ripetermi.
Non ho titolo per pontificare, ma l'esperienza suggerisce, diversamente dal cartaceo, di postare su web racconti brevi o frazioni di un racconto lungo. Io sto ancora alla seconda pagina della seconda parte di questo lavoro.
Fra qualche giorno penso di commentarlo con convinzione.
Ciao.
Oissela
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