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Il tunnel

Quando scelsi di studiare psichiatria avevo un'idea di me del tutto diversa: pensavo di essere normale, anzi, di possedere delle qualità al di sopra della norma e di essere in grado di entrare nella mente degli altri conoscendo le sinapsi nervose ma non le loro implicazioni. Ero sicura di me, e con razionalità mi innamorai di un avvenente avvocato trentenne, meticoloso, abitudinario e possessivo. Risultato del menage: noia mortale, apparente incontro di solitudini parallele, fine e tombe dell'amore.
A quarant'anni mi ritrovo a ripartire alla ricerca dell'amore vero che significa complicità, feeling e voglia di vivere. Il tempo mi scivola addosso e non riesco più a trovare qualcosa che dia senso alla mia vita. Ma un giorno il destino...
Un urlo disumano, un tremito visibile di lunghe dita strette in un pugno di dolore di una giovane donna fanno battere il mio cuore, i nostri occhi si incontrano ed è un amore struggente che dura un battito di ciglia; qualcosa di immediato e sensazionale: l'irrazionale. Emozioni contrastanti, voglia di vivere e di morire per quello che si prova, di fuggire e di rimanere inchiodati ad un letto, per un attimo, per sempre...
La paziente è nella mie mani ed il mio ruolo mi impone di pensare a risanare il suo dolore senza badare al mio. Le parole sembrano non articolarsi e la soluzione è lontana. La giovane donna apre il suo cuore ed è come guardarsi in uno specchio: due storie parallele, diverse ma al tempo stesso identiche si incontrano e l'attimo annulla il dolore. Eufrasia è impazzita per un amore tradito che riteneva grande ed avvolgente come la toga del suo magistrato; io invece delusa da me stessa e dalle mie scelte mi rifugio nei ricordi ma non c'è nulla che valga la pena di essere ricordato. Mi guardo intorno ma non vedo...
Solo il ticchettio dell'orologio da tavolo mi porta alla mente il quadrante piatto di fondo scuro che aveva scandito il mio tempo, regalatomi il primo anniversario. Il vuoto...
Un pensiero: "Come può il tempo volare via, allontanarsi o addirittura annullarsi?" Un desiderio: vivere, e non sopravvivere, un equilibrio instabile che forse può preludere alla felicità! Guardo negli occhi la donna e scatta nella mia mente un solo pensiero: vivrò e varrà la pena vivere per strappare dalle maglie della follia l'unico essere che è riuscito a farmi provare emozioni vere. Stancamente riesco a donare un sorriso ad Eufrasia, fragile, privata delle sue certezze, della sua dignità. Stranamente non riesco a sincronizzare le sinapsi del cuore con quelle del cervello ed improvvisamente invecchio di vent'anni. Non vedo altra soluzione per me che rituffarmi nel mio passato e sopportare il presente, perché conosco la paura, il vortice della mente, e sono sola, come in un tunnel... È una sconfitta bruciante ma bisogna sopravvivere anche se mettere fine alla parola vivere equivale a morire...

 

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3 commenti     2 recensioni    

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2 recensioni:

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  • oissela il 28/08/2014 19:37
    Dunque, dunque, dunque, ero convinto di essere uno dei tre che sapevano scrivere. Gli altri due erano Céline e il buon Dio.
    Poi, incontrai un certo Ermanno e diventammo in quattro.
    Cosa stavo dicendo? Ah che dopo aver letto questo brano siamo in cinque. Frase breve, quasi oisseliana, chiusa in sé stessa e priva di sbavature. Punteggiatura ben distribuita, accorta tensione narrativa e complimenti di cuore per il tuo modo di riferire. Benvenuta. Oissela
  • Anonimo il 28/08/2014 15:48
    mi ha spiazzato questa frase: "conoscendo le sinapsi nervose ma non le loro implicazioni."... ed ho pensato: è come se uno conoscesse la legge della gravitazione terrestre ma non le sue implicazioni tipo che se ti lanci da una finestra cadi... ma non sarà certamente così... mi piacerebbe quindi capire prima di fare una recensione completa...
    ma poi ritorna: sincronizzare le sinapsi del cuore con quelle del cervello... dio buono, c'ho perso mezz'ora su google( wikipedia ed altro) ma non ho cavato un ragno dal buco. Sì, le sinapsi so cosa sono...(connessioni?)... ma qui sono ustae come sinonimi di qualcosa o che?... vabbè, se trova il tempo di rispondere altrimenti me ne farò una ragiona... holahola.

3 commenti:

  • Anto_Nia il 28/08/2014 21:16
    Sono tanto egoista ma timidissima e con un ego seppellito. Per me la sinapsi è qualcosa che non può esser descritto concretamente. Lavoro isolato e fine a se stesso, composto in un momento di riflessione. Ringrazio voi tutti per i giudizi positivi. Hola hola
  • Anonimo il 28/08/2014 19:43
    Vero, sono d'accordo con Alessio... la differenza c'è però rispetto ai tuoi "brevi"... ed è che le tue storie iniziano continuano e finiscono con il classico incipit, la narrazione e la chiusa, sempre molto pertinente. In questo caso ho come l'impressione che questa sia una parte di un lavoro più ampio... autonomo sì, in apparenza, ma c'è altro sotto... ne sono convinto... ci scommeterei... holahola.
  • Anonimo il 28/08/2014 16:14
    Un bello scrivere. Mi piaci molto. Forse tra le migliori che ho letto. Complimenti. Scritto scarno, essenziale, con un filo conduttore ben perseguito. Se posso entrare nel merito... un po' egocentrica ed egoista potresti esserlo. L'amore non viene per grazia ricevuta ma, se perseguito, viene per caso, quando meno te lo aspetti. Non per meriti personali solo... per amore.

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