Come un pittore intento ad intingere il proprio pennello nell'ambiente che lo circonda, per poi restituirne una propria variante agli osservatori, pensavo che questo irripetibile genio-attore volesse a turno dare microfono ad ogni personaggio che trovava dapprima nel nostro mondo per poi riconoscerlo dentro il proprio mondo interiore.
Invece con mia grande affranta meraviglia ho capito che tutte le voci che sgorgava ed esibiva incessantemente con tanta efficacia da dentro la propria persona erano in verità splendidi alter ego, persone che lasciava andare avanti al suo posto mentre lui, il vero volto di questa fantastica star se ne stava nascosto tremante nella penombra del proprio terrore a veder dipanarsi innanzi a lui insieme a tutti i suoi fans, il detonante spettacolo del suo talento.
Certo non l'ho mai conosciuto, e come avrei potuto, Robin è presente tra le pagine della mia adolescenza, fino ad un certo punto falsato dal doppiaggio sì, ma ultimamente la tecnologia mi ha permesso di apprezzarlo nella sua genuina interezza.
Un animo travagliato il suo uscito non indenne come spesso accade da un'infanzia in parte emarginata che ha trovato salvezza nella spinta propulsiva di questa dionisiaca creatività.
Perché scrivo queste righe vi direte, e soprattutto in questo modo. Sicuramente per drenare, diluire un po' all'esterno l'amarezza, il tradimento se vogliamo che sento di aver subito da un artista che aveva da offrire ancora miniere di tesori inestimabili.
Certo non ho la presunzione né la villaneria di giudicare il baratro in cui era indubbiamente venuto a trovarsi, perché le prigioni dorate di celebrità di questo calibro penso sappiano stringere più dell'abominevole cappio che gli ha dato la fine.
Tutte quelle aspettative proprie e degli altri, la reputazione, i soldi, il dover sostenere i ritmi di un personaggio pubblico che in alcuni frangenti forse sarà giunto ad odiare, e ultima ma non ultima a mio parere, la libertà: una libertà che a quei livelli porta a veder dissolversi i margini del lecito, margini per cui il raggiungimento dell'impossibile comporta solamente lo sborsare più soldi.
Mi fa rabbia perché sembrava ghermire coscientemente la fortuna che la vita gli aveva concesso, davvero uno smaccato riscatto dal suo passato, il tutto sottolineato pesantemente da una miriade di ruoli a sfondo sociale, morali che miscelavano mirabilmente irresistibile comicità a toccante rispetto per la vita, ribadendo quanto sia essenziale afferrarne le sfuggenti fortune "Carpe diem", perché lei, la vita sa frustare duro, derubando come nessun altro.
Un saluto a te caro amico per quello che sei riuscito a donarmi, e che la mia lacrima di stima possa aiutarti a smacchiare le fortune che hai sporcato col tuo addio.