racconti » Lettere e racconti epistolari » Lettera a mio figlio
Lettera a mio figlio
Ciao Tato.
Oggi hai compiuto 18 anni e, anche se credo tu non sia ancora un uomo, penso sia giunto il momento di sapere un po' di più di tuo padre... di me.
Non tanto perché sia così importante, per te, conoscere di me, ma piuttosto per quanto sia essenziale conoscere un po' di più di te stesso.
Prima però tengo a dirti, tra le tante cose che dovrei, quale sia una cosa speciale che, a tutti i costi, devi sforzarti di fare tua, in modo che la tua vita vada nel migliore dei modi.
Questa cosa che devi fare tua... sono i ricordi.
Ma non i ricordi di cose lontane nel tempo... quelle ti rimarranno comunque, almeno quelle importanti... io parlo dei ricordi del giorno prima.
Parlo del riuscire a trattenere nel cuore e nella mente tutte le cose vissute nel giorno appena finito, in modo che ti si archivino nel cuore, in modo che quel giorno... ma proprio quel giorno... non vada perduto.
La vita senza ricordi è, se ci pensi bene, come se non fosse mai stata vissuta... se non te ne rammenti... il giorno appena passato è come se non fosse mai esistito, ed andrà perso.
Invece, se riuscirai a ricordare, terrai sempre con te tutte le piccole grandi cose che accadono tutti i giorni e che, spesso. non riusciamo a comprendere e ad apprezzare e, se sarai capace di fare questo, diverrai un uomo sicuramente migliore di quello che sono stato io.
Ogni giorno della vita ti porta un po' di bene, un poco di dolore... un briciolo di gioia, una scheggia di rabbia e un pizzico di tenerezza... la somma di questi minuscoli frammenti farà di te l'uomo che diventerai... non perderne neppure un pezzettino, e amali tutti allo stesso modo.
Ti dico questo perché, per qualche mistero che in fondo mistero non è, quando ti guardo vedo un bel po' di cose in cui mi rassomigli, e questo, se da una parte mi inorgoglisce, da un'altra un po' mi preoccupa, e mi spinge a provare a non farti cadere nel mio stesso errore.
Vedi Andrea... tuo padre non ha memoria.
L'ha persa tanti anni fa, quando era appena un po' più giovane di te, quando, proprio perché soffriva troppo nel sapere che le cose e le persone passavano nella sua vita e poi, in qualche modo, sempre se ne andavano, ha imparato a spingerne il ricordo infondo infondo al cuore, e a rinchiuderli, uno ad uno, dentro dei cassetti chiusi a chiave, in modo che non potessero tornare a fargli ancora male.
Solo che ho imparto a farlo troppo bene, e ora quei cassetti non si aprono più da soli e, ogni volta, quando me ne accorgo, spesso troppo tardi, mi tocca impormi mentalmente di aprirli... ma, se non mi sforzo, è un po' come se quei ricordi non facessero parte di me.
Sapere questo...
Sapere di essere così non mi piace affatto, e mi fa soffrire e, purtroppo, fa soffrire le persone che mi stanno intorno, perché mi sentono lontano, e percepiscono che, per qualche motivo che non riescono a comprendere, io non sono mai completamente immerso nella mia vita, non avendo quei ricordi che mi terrebbero incollato ad essa.
Sentiero di vetro
Un altro giorno da fantasma è passato.
Vago, levitando tra le cose del mondo,
senza dare segnali di me.
Passo tra la gente,
che mi saluta senza sapere nulla di ciò che sono.
Eccomi piccola notte dai pensieri pesanti;
vengo a trovarti.
Mostri la strada futura,
lungo la quale erigo mura di vetro.
Oltre di loro stanno i miei sogni di bimbo.
Oltre di loro vaghe figure che cercan d'entrare.
Sporcano i vetri di lacrime amare, di sputi,
di impronte, di labbra bagnate.
Va via povera gente,
in questo sentiero non c'è dentro niente.
Soltanto fantasmi dai pensieri intricati
e piccoli sogni già abbandonati.
Di questo mio modo d'essere s'era accorta mia madre... se ne accorse poi tua madre... un po' prima me ne accorsi io.
Bada bene, però... non è che io non sappia amare... amo le persone anche più di quello che fanno gli altri... è solo che, l'amore del giorno prima, finisce in un cassetto in fondo al cuore.
Ora sto cercando di guarire ma... ti giuro... mi costa in dolore e in tanta fatica.
Sto col cervello acceso ventiquattro ore su ventiquattro e, ogni giorno, mi sforzo di aprire più cassetti che posso, anche se mi portano dolore e rimorso... insieme alla mia solita malinconia.
Per questo, e per altre cose di cui ti parlerò, la mia vita è andata come andata... per questo, ad esempio, sembro indifferente a mio padre e ai miei parenti... Invece è... semplicemente... perché non mi ricordo di loro... o meglio... non ho in archivio quelle loro piccole cose che hanno vissuto insieme a me, e che mi ci avrebbero tenuto legato, nonostante i loro limiti e le loro miserie.
Non ti preoccupare però, il tuo cassetto lo tengo aperto a forza, e si chiuderà solo quando smetterò di respirare.
Ci sarò sempre quando avrai bisogno e... anche quando non ne avrai, perché... abbi pazienza... sono io che ho bisogno di almeno un ricordo che non se ne vada mai via.
Diamanti
Come splendidi piccoli diamanti,
tra le mani impigliati restano.
Puri di luce fredda e sterile,
giacciono... inutili, eppur bellissimi...
... i ricordi.
Con amore... tuo Padre per sempre
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0