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Movimenti ameboidi ( Critica alla volontà di potenza nell'era della globalizzazione)
"Ora noi siamo un impero, e quando agiamo, noi creiamo la nostra realtà. E mentre voi state studiando questa realtà, giudiziosamente, noi agiremo ancora, creando altre nuove realtà, che voi potrete soltanto studiare, e nient'altro".
Queste parole non sono state dette da John Wayne in qualche suo tipico western o da qualche cattivone dotato di superpoteri in un film della Marvel ma da tale Karl Rove, uno stretto collaboratore di George W. Bush, che così rispondeva nell'ottobre del 2004 a una domanda del giornalista Ron Suskind, a proposito dei limiti e delle possibilità dell'attività politica e militare degli Stati Uniti.
Appartengo ad una generazione post-ideologica, come si suol dire, e anni fa, a cavallo tra gli '80 e i '90 sentivo dire le stesse frasi dai miei amici più grandi, che erano stati presi, un decennio prima, dall'ideologia "fascista" o "comunista". Questi ex-militanti della rivoluzione proletaria o della seconda marcia su Roma si erano trasformati ora in cinici uomini d'affari e portavano tutti avanti la loro bella attività (spesso in nero), disincantati e privi di ideali e trascendenze e aspirazioni.
E dopo aver levato al cielo per un decennio il pugno o il braccio teso venivano a farmi la predica: dovevo imparare a sfruttare il mondo reale, perché non c'erano più utopie ma solo soldi da fare. Dovevo in fretta diventare più realista del Re, secondo le loro intuizioni geniali.
Questo era essenzialmente il loro insegnamento: la volontà di potenza di Nietzsche applicata all'economia della globalizzazione moderna.
In sintesi - spiegavano gli ex-fondamentalisti dottrinali - l'economia attuale funziona come la selezione naturale di Darwin: nella logica della competizione globalizzata, un'azienda che non evolve ogni giorno è semplicemente un'azienda votata alla morte. Ma questo progresso non ha altro fine che sé stesso, non aspira ad altro se non a rimanere nella guerra di tutti contro tutti gli altri concorrenti. Nessun ideale, solo vincitori o vinti.
Le democrazie liberali nate con l'illuminismo ci avevano promesso la possibilità di seguire la libertà e la felicità, usando la capacità di fare noi la nostra storia, o almeno di parteciparvi col voto e la libera elezione dei nostri rappresentanti.
Il culto della realtà manipolata dalla volontà di potenza del capitalista e dalla tecnica ha creato il mondo in cui viviamo oggi, un mondo dove imponenti flussi di pubblicità vogliono farci credere che saremo più liberi e felici perché l'anno prossimo il peso dei nostri Tablet sarà dimezzato e la loro memoria raddoppiata.
Come auspicavano Nietzsche e quegli ex-fanatici, gli idoli sono morti e le trascendenze seppellite. Nessun valore anima più il corso del mondo, ma soltanto la necessità assoluta del movimento competitivo fine a sé stesso. La democrazia ci permetteva di partecipare alla costruzione collettiva di un mondo sociale più giusto e libero e invece con la globalizzazione perdiamo ogni controllo sul mondo, siamo privati di qualsiasi presa sulla storia e la stessa Storia, maestra di vita, è priva di qualsiasi finalità visibile.
Nell'era della tecnica globale non si tratta più di dominare la natura o la società per essere più liberi e felici, ma di controllare per controllare, di dominare per dominare. Perché? Perché è impossibile fare diversamente, (ci dicono gli uomini che stanno al potere), data la natura di società come le nostre ormai spinte solo dalla competizione, dall'obbligo assoluto di "progredire o morire".
Risultato finale: l'uomo non è più un fine, ma diventa soltanto un mezzo, un utensile.
La scomparsa dei fini e degli ideali a profitto della sola logica dei mezzi priva l'essere umano della capacità di controllo sulla sua storia.
Si realizza così la famosa sentenza di Nietzsche: "non esistono più fatti ma solo interpretazioni (che posso imporre con la forza data dalla volontà di potenza - aggiunta mia -)".
Come Nietzsche, i tecnocrati globali hanno spazzato via tutte le verità, i fatti e gli ideali per far fiorire rigogliosamente la volontà di potenza, vale a dire al capacità di imporre agli altri, con la violenza, la "propria" interpretazione, in regime di totale concorrenza, senza regole e senza freni.
Era pronto a piombare sull'umanità il darwinesco e clownesco mondo di Internet.
Ognuno di noi sarebbe diventato un tecnocrate globale in piccola e misera scala, foraggiato dal suo bel mito narcisistico autopotenziato dalla tastiera e dal video e incapace di fare storia (per non disturbare i fatturati delle multinazionali, ovviamente) e spinto a razzo dalla sua volontà di potenza, pronta a prevaricare qualsiasi concorrente.
E questo fatto è oggi storia.
E questa sbornia di mito narcisistico informatico è la paradossale cronaca quotidiana dei social forum e dei blogs globali, che tutti ben conosciamo e pratichiamo.
Tanto, tantissimo mito personalistico, nichilistico, sterile e virtuale: zero storia.
Così come allora, mi ribello a questa idolatria della realtà e a questa prassi della volontà di potenza narcisistica.
E come fecero allora quegli ex-militanti del fascio e della falce e martello, so che molti rideranno di me per quanto vado a dire.
La vostra "realtà", la vostra darwiniana volontà di potenza non sono altro che rappresentazioni teatrali, non sono altro che illusione e apparenza.
La stessa credenza nel vostro ridicolo "Ego" potente e reale è solo commedia e vanità.
In verità non c'è volontà di potenza senza un soggetto permanente che la sostenga, e io vi dico che il vostro Ego è solo polvere e cenere!
Pura apparenza, cangiante allucinazione. "Maya", così chiamano la vostra follia i grandi filosofi indiani non dualisti del Vedanta, siano lodati.
Vi credete Dio o la Natura o lo Spirito ma siete solo scimmie vuote.
Per voi la complessità e la bellezza della biodiversità umana e naturale si riducono solo a una guerra tra amebe, che vogliono fagocitarsi con movimenti ameboidi.
Noi da soli non siamo niente.
Se il Divino non esiste, tutto è permesso e minacciato di distruzione.
Ve lo dico in nome del mio Dostoevskij: i vostri Nietzsche, Stalin e Hitler non mi convinceranno mai.
La vostra reale e potente globalizzazione è solo un brutto nulla, un incubo dal quale spero di risvegliarmi presto.
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