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Centottantasecondi
Sì, ormai il ferro è caldo.
Provò a schiacciare il pulsante arancione e una nuvola bollente appannò gli occhiali.
Non ebbe più la scusa per rimandare.
Anche l'ultima sigaretta era stata fumata e il pacchetto vuoto non gli lasciava alternative.
Certo, avrebbe potuto prendere un caffè, ma cazzo, pensò, ne ho già presi due, e poi vogliamo levarci dalle palle 'sta montagna di panni da stirare?
Si era alzato col chiodo fisso.
Avrebbe stirato fino a sfinirsi.
Bel sabato mattina! Ma ti sei visto? La barba di due giorni, pantaloni del pigiama e quella maglietta stinta che ti stava larga e che ora ti va quasi stretta.
La situazione gli stava sfuggendo di mano.
Quel sole splendido e l'aria fresca di un ottobre scintillante gli metteva malumore.
Vuoi mettere restare a casa in un giorno grigio, bagnato, col traffico impazzito?
Sarebbe stato facile rispondere al telefono e rifiutare i mille inviti per il week end. Grazie, ci penso su, ti faccio sapere. Per poi guardare, disteso sul divano, l'anticipo di serie A senza dirlo a nessuno che tanto quei rompipalle radical-chic non avrebbero capito. E sentire la pioggia che scende e poi il diluvio e incazzarti che il satellite non riceve e addio primo tempo e speriamo che smetta.
Certo, sarebbe stato facile!
Ma quando il sole brilla, l'aria è fresca e nessuno ti chiama non resta altro che stirare. Avresti detto sì all'uscita in bicicletta, sì andiamo in centro, ok va bene il cinema a che ora? Mangiamo qualcosa? L'aperitivo alle sette? Prendiamo una pizza che tanto al cinema non c'è niente? A casa di Luca? Ok, porto il vino. No Francesca non viene. Non l'hai saputo? Ti dispiace? Figurati, era nell'aria, ok a dopo.
Figurati un cazzo!
L'aveva lasciato con un SMS, anzi con Whatsapp che i messaggini non li manda più nessuno. Peggio della volta prima che almeno gli aveva telefonato. Non l'hai saputo? Ti dispiace? Figurati, era nell'aria.
Figurati.
No, era un po' che non riceveva telefonate ne' il sabato, ne' la domenica.
Vincenzo prese comunque il caffè. Vabbè, era già il terzo, e avevamo detto che non lo avrebbe preso, ma non cominciate a rompere pure voi!
Tirò fuori dalla cesta la prima camicia. Quella grigia che gli piace tanto. Si proprio quella con la punta del colletto un po' consumato. Proprio quella. Che quando erano seduti di fronte lei ti guardava e tu che c'hai da fissarmi e Francesca, mentre soffiava sulla pizza che era sempre troppo calda non lo vedi che ha il colletto rovinato e tu non lo sai che si portano un po' rovinate? e t'incazzavi e non lo facevi capire.
Adesso che Francesca non gli diceva più nulla metteva sempre quella.
Fece sbuffare il vapore dal ferro e cominciò a stirare il colletto. Poi le maniche e i polsini. Poi il resto. Stava diventando bravo.
Ancora due magliette e le federe, poi i pantaloni. Ma gli asciugamani che li stiro a fare, e poi le lenzuola con gli elastici e le altre camice. Questa la odio, sembra da vecchio.
Vincenzo ormai non era più un ragazzo e certamente era più vecchio di quanto si sentisse. Ma questo era un segreto tra lui e lo specchio. L'importante era sentirsi meno vecchio e saperci ridere su.
Perché Vincenzo faceva ridere. Soprattutto le donne.
Una donna deve ridere, prima di piangere. E lui le sapeva far ridere.
Francesca non la sentiva da due mesi e l'ultimo messaggio era di tre settimane fa. Anzi neanche un messaggio ma una di quelle cazzo di faccine che tirano i baci.
Poi gli abbracci con quella tipa del viaggio.
Che carina!
Era stato fortunato. Un gruppo fantastico. Aveva fatto un sacco di amicizie. Anche con quello di Rimini che sparava cazzate peggio di lui.
Aveva sempre evitato di partire con Avventure senza Frontiere.
Chissà con chi capiti, pieno di fissati che se la tirano che ho fatto l'India, ho fatto il Vietnam, due anni fa in Namibia, che bella la Nuova Zelanda e gli aeroporti e il timbro sul passaporto, e la sacca con le rotelle e i pantaloni etnici e i braccialetti colorati.
Aveva trattenuto il fiato e s'era prenotato lo stesso, sicuro che avrebbe pure sopportato.
Tanto ormai Francesca era da sola in qualche villaggio al mare.
Ora un'altra camicia. Giuro che è l'ultima.
Non ne poteva più. Erano quasi due ore che stirava e la cesta sembrava ancora piena.
Quel trillo non ci voleva.
Di solito non rispondeva. Tanto era qualcuno dei telefoni o dell'energia o dei ricambi dell'aspirapolvere. Ma decise di andare a rispondere. Se solo trovassi il cellulare! Era tra i cuscini del divano.
Ma che sorpresa e dove sei e perché non mi hai avvisato, ma certo ti vengo a prendere alla stazione ma quando arrivi certo puoi fermarti da me ma figurati anzi se non ti fermi m'incazzo a morte.
Vincenzo restò seduto sul divano incredulo.
Era proprio Mila. Era lei, la ragazza carina del viaggio.
E stava venendo da lui!
Di solito queste cose succedono solo nei racconti, ma stavolta stava succedendo proprio a Vincenzo. Anzi si chiese se Vincenzo fosse proprio lui e non un personaggio del racconto.
Si fiondò nella doccia. Si fece la barba, canticchiando un motivetto che gli era rimasto in testa dal mattino. Diede una pulita al bagno.
Via questo cazzo di pigiama!
Lo frullò nell'armadio, mise in ordine di corsa i vestiti stratificati sulla sedia, aprì le finestre, spazzò il giardino.
Certo lo sciacquone perdeva ancora e l'acqua calda ci metteva un'ora ad arrivare, ma non poteva aggiustare tutto in due ore!
Dopo fu inghiottito dal traffico, guidò verso la stazione, arrivò mezz'ora prima, lasciò la macchina nel posto libero dell'ambasciata che tanto è sempre vuoto e poi chi cavolo lavora all'ambasciata del Gabon di sabato mattina, cercò il binario del treno 9547 delle 12, 56 con 17 minuti di ritardo ci scusiamo per il disagio, e abbracciò Mila appena scesa dal Freccia Rossa.
Era lo stesso lungo, intenso, caldo abbraccio che aveva ricevuto sul vulcano e poi la sera dopo il temporale, zuppi d'acqua coi capelli appiccicati e i respiri vicini vicini. E poi altre volte e l'ultima all'aeroporto.
Era proprio lei, la biondina carina di Avventure senza Frontiere.
Francesca era lontana anni luce. Lui era fiero della sua camicia grigia appena stirata dal colletto consumato e finalmente in pace con se stesso.
" Ma potevi dirmelo prima? E se ti avessi detto di no?"
" Non l'avresti fatto."
" Ma mettiamo che non mi avessi trovato."
" Sarei andata da Nadia. Lei mi aspetta ma le ho detto che vado lunedì perché mi è venuta voglia di vederti e perché volevo parlarti."
" Di cosa devi parlarmi?"
" Dopo, dai."
Lei prese la multa sotto il tergicristallo. "Settantotto euro!"
" Sciocchezze ". Finse indifferenza mentre era leggermente incazzato a morte.
Arrivarono presto. Il traffico era evaporato.
Le mostrò la casa, misero le lenzuola nel divano letto, spero che ti piaccia va benissimo veramente vuoi dormire tu nel mio letto mi ci metto io ma figurati dai solo una notte e poi sembra comodo mangiamo qualcosa. Occhei.
Preparò un bel piatto di spaghetti aglio, olio e peperoncino e un bel po' di prezzemolo e aprì il Rosso di Montefalco che aveva preso in Umbria.
Risero ovviamente.
Vincenzo sembrava in forma e sparava cazzate più del solito. Forse sarà stato il vino. Mila apprezzò il Rosso di Montefalco. Non lo conosceva. Sai odio le donne astemie a sì e perché le vuoi fare ubriacare ma dai odio le persone astemie in generale no no sei solo un porco anzi un vecchio porco e rideva e i suoi sorrisi si specchiavano nella bocca di lui che la guardava.
Gli piaceva osservarla ridere. Gli occhi si chiudevano e si formavano mille rughe agli angoli e piegava il capo e il collo si offriva allo sguardo con la sua pelle chiara e profumata.
Avrebbe voluto baciarla.
Invece le sfilò i piatti sporchi e sparecchiò la tavola come fanno le vecchie coppie annoiate dalla consuetudine.
"Stavi stirando?"
Cazzo, aveva lasciato l'asse da stiro in vista e la cesta dei panni e neanche se n'era accorto!
Mila rimase in tavola mentre lui lavava i piatti e gli parlava e ricordavano insieme il viaggio quando erano rimasti impantanati in mezzo al guado e quando lui era caduto nell'acqua e lei aveva cominciato a ridere e poi tutti ridevano e Vincenzo s'era incazzato. E poi aveva riso anche lui.
" Fammi vedere come stiri, dai! "
" Ma sei scema? Ho stirato tutta la mattina! "
" Capirai! Io stiravo per ore. Stiravo per la padrona di casa per pagarmi l'affitto. Dai fammi vedere come stiri le camice!"
Vincenzo attaccò il ferro, attese lo sbuffo di vapore e prese una camicia dal cesto.
Mila era lì che lo guardava.
Lo lasciò fare, mentre controllava il tempo con il contasecondi del cellulare.
" Allora? Che te ne pare?"
Vincenzo non sapeva perché si era prestato a quell'esame, ma restò ancora allegro per effetto del Rosso di Montefalco.
" Sei un disastro! Sei minuti e quarantasette secondi."
" È tanto?"
" Un'eternità.! Dai qua." Mila prese un'altra camicia dalla cesta. Avviò il contasecondi, spruzzò una nuvoletta dal ferro a vapore e cominciò.
Il ferro scivolava dolcemente sul tessuto. Sentiva il sibilo del vapore e quasi il verso di piacere della camicia accarezzata con destrezza.
La piegò e aggiustò il colletto e spense il contasecondi.
" Centottanta secondi. Questo è il tempo giusto per stirare una camicia!"
Non avrebbe mai immaginato che una creatura come Mila potesse essere così abile a stirare. Se l'avesse stupito cantando o recitando una poesia o danzando davanti a lui o facendogli un ritratto avrebbe potuto pure avere un senso. Ma ci sono donne che non vedi alle prese coi fornelli o intente a cucire un orlo o tantomeno a stirare.
Eppure Mila col ferro da stiro in mano lo incantava.
Si riprese dallo shock, assunse il suo ruolo di uomo di mondo e le propose un giro della città in autobus!
"Andiamo in centro " le disse.
Camminarono per le stradine strette e i vicoli pieni di botteghe e la gente del sabato pomeriggio e i turisti mordi e fuggi.
Le comprò un cappello che Mila non metterà mai, andarono al cinema e uscirono dopo mezz'ora ridendo per non piangere, mangiarono una pizza sottile alle sette e mezza per non fare la fila in quella pizzeria con le tovaglie di carta. Poi aspettarono l'autobus per più di un'ora e a casa fumarono due sigarette e presero la grappa alla pera.
Avrebbe voluto abbracciarla ancora e attese che lo facesse lei.
Si guardarono fissi e i loro sorrisi entrarono l'uno nello sguardo dell'altra.
" Sei carina quando ridi."
" Tu rimani brutto uguale."
Sbadigliò. " Ti dispiace se andiamo a dormire?"
" Certo che mi dispiace." Le diede un bacio sulla guancia.
Buonanotte buonanotte è stata una bella giornata anche per me no per me di più no di più per me dormi bene ce l'hai l'acqua di notte non bevo neanche io.
Risero ancora e spensero le rispettive luci.
Vincenzo non dormiva molto. Alle sei e trenta era sveglio come un grillo.
La porta della camera di Mila era socchiusa. La osservò nella penombra della luce che filtrava dalla finestra, rimase un po' ad ascoltare il suo respiro e uscì.
Continuò a stirare senza far rumore, si annoiò a morte e preparò la colazione.
Quando decise di non poterne più entrò nella sua stanza con un vassoio e un fiore del suo giardino.
Mila era carina anche struccata. Forse di più della sera prima. La sua faccia era rilassata e capelli corti di un biondo esagerato erano piegati e spettinati.
Le sorrise, lei si stropicciò gli occhi e si stupì.
Fece colazione in silenzio mentre Vincenzo faceva finta di non guardarla.
Poi gli disse: " Siediti qui"
Vincenzo si appoggiò sul letto.
" Ti devo dire una cosa ma ho paura che mi giudichi."
" Figurati " disse Vincenzo.
Sei sicuro ma dai ti dico di si non so se me la sento ma te lo volevo dire da un sacco di tempo e dai allora smettila che non ti giudico me lo prometti te lo prometto promessa da lupetto promessa da lupetto avanti non mi stressare che mi vuoi dire.
" Ecco vedi - continuò Mila - a te piacciono le donne?"
" Certo che mi piacciono!"
" Anche a me..."
Vincenzo deglutì. Fece la faccia di finta indifferenza, sorrise un attimo e poi divenne serio e poi sorrise ancora.
" Che spreco!" commentò ridendo.
Poi uscì dalla stanza, si accese una sigaretta e riprese a stirare.
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1 recensioni:
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- Mila sapeva stirare le camicie e se ho ben capito anche le donne. Vincenzo impiegava troppo tempo nello stirare, ma sicuramente pur non arrivando ai 180 secondi migliorerà le proprie
performances. Scritto bene e buona anche la tensione narrativa registrata. Un saluto. Oissela
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