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Il profumo dell'arcobaleno
"Non sapevo che tu fumassi il sigaro!"
"Ed io non sapevo che tu suonassi il violoncello"
"Ma io non lo suono affatto!"
"E allora chi è che suonava l'altra sera? Ero sicuro che quella musica provenisse da casa tua"
"No... ti assicuro. Io non lo suono. Che giorno era scusa?"
"Era martedì scorso"
"Io non ero a casa martedì scorso"
"Strano. Chi c'era?"
"Nessuno"
"Sarà stato un altro vicino di casa allora"
"Mmm... forse si. Però mi pare strano. Io li conosco un po' tutti. Non mi pare ci sia nessun musicista. E poi di sera? Verso che ora? I nostri vicini sono tutti un po' anziani, mi pare strano. Poi il suono di un contrabasso dal vivo si riconosce! Mi pare strano"
"Era un violoncello"
"Si? È uguale"
"No"
"Ok"
"Va bene. Allora buona giornata Gabriele"
"Buona giornata a te Simon"
Prese la via per il lavoro. Sulla grigia strada della sua bagnata citta.
In lontananza il profumo dell'arcobaleno suonava le sue odi di amore, di morte, di poesia e di malinconia. La pioggia cadeva sul grano e sugli alberi e tutto si profumava di terra bagnata. La vita scorreva sincera. Lontano dagli uomini il suono dell'universo si sincerava di non essere percepito e si diffondeva solo tra il vuoto reale. Nella notte si respirava di tanto un certo odore di alambicco provenire dal lontano e vecchio monastero. Forse abbandonato.
* * *
Si... stava morendo. La signora Cortese era ormai quasi morta. Suonavano per lei le campane ed i violini. Ella respirava la propria morte ad ogni ora di vita. Gabriele andava a trovarla quasi ogni giorno. Aspettava con lei che arrivasse l'arcobaleno. La signora Cortese da giovane era stata una musicista. Suonava il violoncello, ed era incantevole. Gabriele le voleva bene perché era sua zia. Una zia meravigliosa.
Gabriele Cortese non era andato a trovarla solo quel martedì, quel giorno, dopo lavoro, era stato a casa della sua amica Amanda, con la quale si abbandonava ultimamente a giochi profumati, nonostante il suo cuore fosse ormai languido.
Simon, il suo vicino di casa, viveva con la propria compagna Ilaria. Non avevano cani. Simon faceva il giornalista ed amava la musica classica. Quando sentì nuovamente il suono provenire dal pianerottolo, il sabato successivo, andò a bussare alla porta del suo vicino Gabriele. Era sicuro stavolta. Il suono proveniva da lì. Appena suono il campanello, la musica cessò.
Gabriele fu informato nuovamente dal suo vicino su quella strana circostanza. Egli confessò a sé stesso che in casa sua non poteva esserci alcun violoncello. Il solo violoncello che ricordava era a casa di sua zia, che stava morendo. Allora ne parlò ad Amanda, che prese a ridere.
"Tua zia non è ancora morta. Quindi non potrebbe essere nemmeno il suo fantasma che suona per te!"
"Si infatti. Poi queste cose non si dicono"
Rideva Amanda e diceva giocando: "Verrà a suonare anche da me prima o poi, se continui a trascurarla per venire qui".
Quella notte Amanda, che non dormiva ancora con Gabriele, sentì le campane suonare a morte. Si precipitò alla finestra, l'aprì e respirò profondamente.
* * *
Amanda e Gabriele si abbandonarono presto alla loro passione e lui si scordò di tutto il resto. La loro storia andava avanti e aumentava di intensità. Così non andò quasi più a trovare la sua zia, che stava in lenta e atroce agonia. Gabriele iniziò a dormire a casa di Amanda. Ogni notte Simon sentiva suonare il violoncello. Ormai l'angoscia aveva preso il suo cuore. Un giorno incontrò sul pianerottolo il suo vicino Gabriele che rincasava totalmente inzuppato di pioggia.
"Finalmente. Che fine avevi fatto?"
"Mi sto trasferendo da Amanda. Penso che affitterò il mio appartamento"
"Sai che ogni notte si sente sempre quel suono"
"Ah... Impossibile che provenga dal mio appartamento"
"Ti assicuro che è così. Io ho scritto all'amministratore del nostro condominio. Non riesco più a dormire. Lo sento in continuazione"
"Simon, ti assicuro che in casa mia non c'è nessun violoncello. Entra se vuoi ti faccio vedere"
"Andiamo"
Fuori la pioggia cadeva incessante da tempo. Il freddo fuori annunciava solamente una tristezza senza requie. Gli ombrelli erano quasi inutili.
Gabriele aprì la porta di casa. Fece cenno a Simon di entrare per primo. Simon entrò e rimase pietrificato.
Gabriele lo seguì ed urlò forte un grido.
La finestra era aperta.
Vide il violoncello di sua zia, la signora Cortese, solenne e maestoso, al centro del salotto, con l'archetto poggiato sul divano.
Fuori ormai aveva smesso di piovere.
Non si sentiva altro che il profumo dell'arcobaleno.
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1 recensioni:
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- Stesura dei dialoghi perfetta. Sapiente distribuzione della punteggiatura e un niente di poesia d'altri tempi.
Opera che non può e non deve passare inosservata.
I miei complimenti.
Oissela
- veramente bello, ben scritto.. e se fosse vero? antonina
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