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La ragazza dalla pelle color latte

Le luci si accendono su un enorme salone bianco, immacolato, asettico. La ragazza dalla pelle color latte avanza con passo deciso e sguardo da pazza, scalza, con i piedi tagliuzzati.


Ha una scure in mano. Una scure dalla lama nera e scintillante.
Davanti a lei un'enorme palla fatta di roselline di cartapesta messe assieme. La colpisce con la scure: una, due, tre, mille volte... si accanisce contro di essa.

È un attimo e la luce va via di colpo, improvvisamente, così com'era venuta. La ragazza con la pelle color latte rimane sola al buio con i suoi pensieri. Ora è tutto perduto. Ora che finalmente ha preso la consapevolezza in mano che lui non è mai esistito. Che per anni ha solo amato una chimera, che ha inseguito, per niente, lo stupido riverbero di un sogno marcio.

Anche se non la vede, nell'oscurità, sente un qualcosa pulsare. Sente un odore fortissimo, una puzza. Anche se non la vede sa che si tratta di un'enorme pozza di sangue, la sua pozza di sangue. Il cuore gli è imploso dentro. È un'emorragia d'amore, babe!

E in tanta oscurità una luce in fondo al tunnel. In fondo lei lo sa di essere ancora donna, ancora viva! Nella flebile luce, ansimante per lo sforzo appena compiuto, la ragazza dalla pelle color latte, osserva compiaciuta quello che resta della sua palla di cartapesta.

Solo che adesso non sente più il cuore battergli nel petto. Ma nemmeno questo è un problema, del resto lei lo sa che è stata lìlì per morire di noia.

E ora non esiste più niente, solo eco di bugie, promesse mantenute solo a metà o niente affatto. Rimangono solo i brandelli del suo sogno a forma di gigantesca palla e un ghigno sul suo bel volto dai lineamenti delicati...

 

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5 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Anonimo il 27/09/2014 22:22
    Hai perfezionato un discorso iniziato in poesia, come mi dicevi, e lo hai fatto mettendo in tante poche righe, tutto il tormento e l'estasi della femminilità. Bravo, ricordi Dino Campana o il buon Arthur in quelle prose poesie, intrighi di parole o meglio labirinti in cui alla fine ci si ritrova davanti allo specchio del proprio Io e l'amore e l'orrore della propria essenza. Bravo nipotino mio

5 commenti:

  • silvia leuzzi il 04/10/2014 12:07
    Appositamente scritto male in italiano perché esula da commmenti di tipo letterario
  • silvia leuzzi il 04/10/2014 12:06
    Scusame un attimo Giacomo ma te chi ti da tutta sta confidenza da attribuire i miei commenti ad un becero scambio? Grazie ciao
  • Anonimo il 02/10/2014 19:35
    Beh, io non sono minimamente d'0accordo con Silvia... il racconto è scarso e mal scritto. Non m'è piaciuto per niente... bisogna pedalare assai per vedere qualcosa di buono... ma per pedalare ci vuole forza e costanza e non frivolezza... così è se vi pare, altrimenti vi dimostro che è così ugualmente... e basta con sto commentini di scambio, no?
  • Anonimo il 27/09/2014 22:22
    Sapevo che veniva anonimo bleahhhh sono Silvia
  • Anonimo il 27/09/2014 22:22
    Sapevo che veniva anonimo bleahhhh sono Silvia

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