Le luci si accendono su un enorme salone bianco, immacolato, asettico. La ragazza dalla pelle color latte avanza con passo deciso e sguardo da pazza, scalza, con i piedi tagliuzzati.
Ha una scure in mano. Una scure dalla lama nera e scintillante.
Davanti a lei un'enorme palla fatta di roselline di cartapesta messe assieme. La colpisce con la scure: una, due, tre, mille volte... si accanisce contro di essa.
È un attimo e la luce va via di colpo, improvvisamente, così com'era venuta. La ragazza con la pelle color latte rimane sola al buio con i suoi pensieri. Ora è tutto perduto. Ora che finalmente ha preso la consapevolezza in mano che lui non è mai esistito. Che per anni ha solo amato una chimera, che ha inseguito, per niente, lo stupido riverbero di un sogno marcio.
Anche se non la vede, nell'oscurità, sente un qualcosa pulsare. Sente un odore fortissimo, una puzza. Anche se non la vede sa che si tratta di un'enorme pozza di sangue, la sua pozza di sangue. Il cuore gli è imploso dentro. È un'emorragia d'amore, babe!
E in tanta oscurità una luce in fondo al tunnel. In fondo lei lo sa di essere ancora donna, ancora viva! Nella flebile luce, ansimante per lo sforzo appena compiuto, la ragazza dalla pelle color latte, osserva compiaciuta quello che resta della sua palla di cartapesta.
Solo che adesso non sente più il cuore battergli nel petto. Ma nemmeno questo è un problema, del resto lei lo sa che è stata lìlì per morire di noia.
E ora non esiste più niente, solo eco di bugie, promesse mantenute solo a metà o niente affatto. Rimangono solo i brandelli del suo sogno a forma di gigantesca palla e un ghigno sul suo bel volto dai lineamenti delicati...