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Così maschio
E chi l'avrebbe mai detto famiglia, neh?! Che anch'io così tanto timido e disadattato, sarei riuscito a trovare la mia indipendenza, e, devo dire, che non è neanche poi così male. Ho un tetto sulla mia testa. Un buco tutto mio, per il quale pago anche l'affitto. Pago anche le bollette se per questo! E tutto quello che indosso, compro, faccio, me lo speso da me. Come una qualsiasi ragazza normale.
Ma io non sono una ragazza qualsiasi, normale. Perché io intanto per cominciare non lo sono nemmeno una ragazza. E per il resto l'avrete già capito, anche se lo fossi, non sarei di certo né normale né tanto meno una qualsiasi.
E nemmeno il lavoro che faccio è un lavoro qualsiasi. Ad esempio purtroppo o per fortuna io le tasse non le pago.
Io sono questo, nient'altro che questo, ovvero: esattamente quello che vedi e come lo vedi.
Gli do un'occhiata sommaria a questo qua. Non può avere più di venticinque anni. Non che mi importi qualcosa. Mi sta bene qualsiasi età arrivata a questo punto. Anzi i vecchi mi piacciono di più per queste cose. Basta poco o niente per accontentarli. E se sei in grado di ascoltarli come si deve, e far sentir loro a proprio agio, sanno essere molto generosi.
È strano! Sembra un torello, ma nello stesso tempo anche uno piuttosto timido, uno di quelli che sembrano troppo compressi per farceli stare dentro tutti.
Ha la testa rasata di fresco, come piace a me, e due occhi da pazzo sul verde. Sento che questo qua anche se gioca a fare l'imbranato, potrebbe uccidermi, sessualmente intendo.
Finisco con l'armeggiare con i fornelli, perché questo genere di cose mi fanno venire fame. Un piatto di pasta e via! Certo avrei più voglia di lasagne, ma quelle sono impegnative da fare, e beh ora non mi sembra il caso.
Ora lui fissa sfacciatamente il mio corpo fasciato in un abito rosso molto corto e aderente. Dicono che ho un fisico molto femminile, vitino da vespa, fianchi larghi, e gambe ben tornite. Decisamente sono meglio che da maschio.
Si avvicina a me come esitante. Ma l'esitazione dura solo pochi attimi. Mi si getta addosso baciandomi il collo avidamente, baci di desiderio.
Succede che, come da tempo non mi accadeva più, mi eccita, e ho una tremenda paura che le mie speciali mutandine vadano rotte.
La mia grande paura è che la mia erezione, come nelle peggiore "commediacce comiche", vada a sbattere violentemente e in modo imbarazzante contro il mio strettissimo vestitino.
Sento che mi sto lasciando andare, che mi sto emozionando. E ciò non solo è davvero poco professionale, ma è per me ingestibile.
"Non voglio!" Farfuglio scostandolo da me.
" Tanto non ti avrei neanche pagato!". Mi dice 'sto bello stronzo con aria di sfida.
"Oh bella!". Esclamo io mettendomi le mani sui fianchi. "e cosa vuoi da me allora?"
Il villano si siede giù, senza chiedere il permesso né niente, ridacchia, e mi dice:
"Sono uno studente universitario, studio psicologia."
Non capisco. Ho paura che sia un violento. Oppure da buona masochista che non sono altro, sono attratta da lui, anche se ora vorrei solo buttarlo fuori da qui a calci in culo.
Ma invece gli chiedo:
"Ah! Così non mi volevi pagare neh?!"
Ma lui non fa in tempo a rispondermi, perché l'acqua della pasta sta uscendo. Che disastro! Lui mi viene addosso, troppo addosso...
Giorni dopo sono a Milano. Non ci vengo troppo spesso, non per lavoro perlomeno. Per quello faccio tutto su internet. Entro in una chat, scelgo i clienti, e organizzo comodi appuntamenti nel mio appartamentino a Desio. No! A Milano ci tengo perché mi piace perdermici. Milano è una capitale nordica dove è bello perdersi.
Oggi mi sono trascinato, in questi panni da ragazzo, nei quali mi sono sempre sentito a disagio, al "Mondadori Center" in piazza Duomo.
Mi compro un vecchio libro di Busi, già letto tempo fa, ma poi me lo dimentico lì da qualche parte nel megastore, ovviamente dopo averlo pagato!
E mentre sono sulla metro, come nelle più "brillanti commedie americane", mi vedo penzolare un sacchetto con dentro il "mio" libro davanti al "muso", e non faccio in tempo ad esclamare : " Oddio che sbadato! Grazieeee!", quando do un'occhiata a colui che regge il sacchetto. E mi si smorza il sorriso in volto. È lui.
Gli strappo via di mano il libro, e mi indispettisco quando lui mi chiede: " Ma allora non vai sempre in giro in trucco-tacco-parrucco?!". E non so come mi ritrovo "invitata" ad una festa, però pagata, di suoi amici universitari.
Mi presento da loro, in questo villino superbo della brianza, noiosamente qualsiasi, vestita da studentessa. Parrucca bionda con codini, minigonna a pieghette, top procace, e stivaletti.
Questo genere di cose, in realtà, mi annoiano. E non sono così sicura di ricavarcene qualcosa. Poi i "ragazzini" onestamente li "odio".
Alla fine se sono qui è solo per il torello dagli occhi verdi che l'altra volta, a letto, mi ha dato molto, dopo che io gli ho dato molto.
Vedo un paio di questi stronzetti che mi trotterellano attorno, anche un po' sfrontati.
Un ragazzo, il classico "accademico":capelli neri riccioluti, occhiali, pulloverino, mi si avvicina.
E alla fine si finisce per fare un'orgiona con finale ad effetto nella piscina di questo, tra i tanti, figlio di papà.
Ormai sono anni che faccio sesso meccanico, anche prima di farmi pagare. Trasformarlo in una professione è stata una scelta quasi obbligata.
Non ho portato con me il ricambio, così sistematomi alla meno peggio, tanto non è la prima volta, me ne vado.
Il torello rasato con gli occhi verdi mi strilla mentre me ne sto andando:
"Ma dove vai? Conciato così , poi? Ma che cazzo combini?"
Sento di odiarlo. Per questo in tono asettico senza nemmeno voltarmi, gli sibilo dietro:
" Piccolo Freud, smettila di psicanalizzarmi!"
Lui mi si avvicina e tenta di mettermi le mani sulle spalle. Ma io mi scosto seccato. Mi giro verso di lui fuori di me, e lo fisso per pochi secondi che mi sembrano secoli. E in questo duello di sguardi, lui tradito solo della sua voce tremolante mi dice:
"E se ti dicessi che ti amo?"
...
"Tu non mi ami sciocco! Tu vuoi solo giocare con me, e a me non va, anzi credo che a te non convenga. Perché se io decido di giocare, lo faccio sul serio. Mi ci metto di impegno. Odio perdere, potresti farti male." riesco a dire con un tono piuttosto pacato.
" Ma tu l'altra volta mi hai detto, quando tu eri te stesso, così maschio. Mi hai detto che la vita è un gioco!"
"Ma sentiti?! Ma chi sei? Tu vuoi liberarmi! Quando io sono già libera. Io ho scelto questa vita. Io l'ho scelta! Perché come dicevano certi grandi poeti: "Travestirsi è un modo per essere davvero sé stessi! E io ho finalmente, credimi, trovato il mio posto nel mondo."
Ma mi pento. Chi voglio convincere? Lui? Tanto non ce la farò mai. Me stessa? Ma io ne sono già convinta. Per cui levo i tacchi. Me ne vado, e non mi volto più.
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