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Il prigioniero del solstizio
Il prigioniero del solstizio
La mattina del 22 giugno 2016, avvertito dalla sua domestica, cui non aveva aperto la porta, mi recai a casa del mio eccellente amico, l'Ing. Vincenzo Trapax. Io possedevo da lungo tempo una copia della chiave dell'appartamento, perché durante le sue periodiche assenze andavo a innaffiare i gerani e dar da mangiare ai canarini, insieme a mie collaboratrici a ore.
Entrammo dunque nell'appartamento, che non presentava segni di particolare disordine o altro che potesse far pensare a qualcosa di preoccupante, come una colluttazione, un furto o cose del genere. Notai soltanto che aveva lasciato sulla scrivania il cellulare e il portafogli, fatto insolito per le sue abitudini, come per quelle di chiunque, forse una partenza frettolosa, chissà.
Stavo per uscire dallo studio, quando qualcosa attirò la mia attenzione: alla lavagna di lavoro era attaccato un post-it su cui, vergate con la sua caratteristica, fitta grafia, c'erano queste singolari parole:
Lascio questo breve resoconto della mia folle scoperta a chi avrà la ventura di capitare per primo nel luogo dove ho vissuto e lavorato per lunghi anni, in vista di questo obiettivo che è ora, per mia sfortuna, a portata di mano. Questa è la storia della più terribile delle invenzioni: io, signori, ne sono l'artefice, lo sperimentatore, la quasi certa vittima. Sto per partire verso il più strano ignoto, in qualcosa che tutti crediamo di conoscere, ma che in realtà ci sfugge nella sua vera natura, nella sua infinità vastità e complessità. È in questo ingannevole, rassicurante infinito che io sto per immergermi, per perdermi nei suoi labirinti, da cui non so se potrò mai tornare. Ma mi rendo conto che ormai rinunciare significherebbe svuotare di senso la mia esistenza, devo affrontare il mio destino, è bene però che prima di andare lasci il mio monito a chi resta. Il sogno...
Il biglietto si interrompeva bruscamente qui, non gli detti naturalmente il minimo peso, considerandolo una spiritosaggine di Trapax, grande amante di scherzi e paradossi, che era certamente partito per uno dei suoi periodici viaggi per conferenze, simposi o sciocchezze del genere.
Passarono i giorni, le settimane, poi un mese, di Trapax nessuna notizia. Tentato invano di contattarlo mediante i nostri comuni amici e conoscenti, mi rivolsi infine alla polizia, che estese le sue indagini a tutte le possibili località in cui poteva ragionevolmente essersi recato, sia in Italia che all'estero, ma senza alcun risultato, sembrava svanito nel nulla.
La sua scomparsa mi turbò non poco, tanto più che dovetti restituire la chiave a lontani parenti e cercare un altro luogo per le mie... ma questo esula dalla storia, finché un giorno, riordinando riviste e giornali dell'ultimo trimestre, lessi una notizia sbalorditiva: "Un cittadino italiano, il prof. Vincenzo Trapax, ha tentato di suicidarsi a Calcutta, gettandosi sotto un elefante, salvato per un soffio da un eroico bramino di passaggio".
Dunque Trapax era vivo, sebbene in uno stato mentale gravemente alterato, a quanto pareva. Chiamai immediatamente il celeberrimo commissario Policoro, mio fraterno amico e segugio di fama mondiale, che m'invitò subito a cena a casa sua per discutere della misteriosa vicenda.
Qui, pasteggiando a riso in bianco e acqua non gassata, unici alimenti di cui si nutre, poiché molto cagionevole di stomaco, oltre che sprezzante per principio della buona tavola, rileggemmo parola per parola la scarna notizia.
La mente affilata come un bilama di Policoro, una volta caricata con riso bollito e acqua povera di gas disciolti, travolge senza misericordia gli enigmi più complessi; ancora una volta non mi deluse:
- Trapax dev'essere a Calcutta, lo sento - disse, centellinando corrucciato il quinto bicchiere d'acqua della serata.
Quella straordinaria intuizione mi sbalordì: - Tu credi davvero, Policoro?
- Mah, come tutti, spero ci sia qualcosa dopo la morte.
- No, intendevo, sei convinto sul serio di Trapax?
- Ne sono certo, parto subito.
Policoro setacciò il subcontinente indiano per due mesi, torchiò thugs e tigri del Bengala, rajah di millenaria stirpe e mafiosi di recente importazione, di Trapax nessuna traccia, finché proprio quando tutto sembrava perso, un camionista sikh riferì di avergli dato un passaggio oltre confine fino alla stazione ferroviaria di Kuala Lumpur. Da lì, di nuovo buio totale.
Rientrato in Italia con la morte nel cuore, Policoro mi invitò a passare un week end in una baita d'alta quota, lui è grande amante della montagna, e mi confessò che era sua convinzione che lo sventurato Trapax avesse portato a termine l'insano gesto con un secondo tentativo di cui non si era avuta notizia.
Anch'io mi rassegnai gradatamente alla perdita del mio sfortunato amico e ripresi la solita vita, con le consuete frequentazioni della più scelta elite della nostra città, di cui mi onoro di far parte.
- Ma no, calma, le dico che una volta mio cugino inghiottì una chiave e ce l'ha ancora da qualche parte tra il colon e il crasso.
- E allora mio nonno? Si mangiò un euro per protesta contro l'abolizione della lira, gli andò di storto e finì in un polmone e sta ancora alla grande.
- Tutto qui? L'altro giorno mio cognato ha ingoiato un assegno a vuoto non trasferibile da tremila euro, ora gli riveste l'imbocco dell'esofago come una carta da parati e ha pure evitato la galera.
Sul far della sera, al Circolo dei Frenetici Lavoratori è raro che non si tenga qualche accesa discussione su argomenti un po' spiazzanti per i frequentatori non assidui.
- Salve, ragazzi, che succede?
- Niente di grave, il Grand'Elettrauto Squillace ha scambiato un tappo di gazzosa al caffè per la pillola della pressione, ma non c'è da preoccuparsi.
- Eh, il corpo umano è proprio una spugna, assimila tutto.
- Che macchina fantastica!
- Straordinaria!
- A proposito, è morto il ragionier Mancuso.
- Morto di che?
- Mah, stava così bene, un colpo improvviso.
- Eh, be', siamo niente.
- Appesi a un filo.
- La vita è fragilissima.
- Basta un attimo.
- Avete visto, hanno di nuovo chiuso il corso al traffico.
- Buffoni!
- A quanto è oggi lo spread?
- Domani forse nevica.
Me ne uscii un paio d'ore dopo con un leggero capogiro, idee incerte sul pianeta in generale e un quotidiano sottobraccio che mi ero portato per leggere un po' a letto.
Scorsi le pagine svogliatamente, il sonno stava per sopraffarmi, quando qualcosa partì da un riquadro in alto a destra e mi trafisse l'intero sistema nervoso:
"Estremo Oriente: nostro connazionale tenta di rapire l'Imperatore del Giappone. L'uomo, di cui non si conoscono le generalità, è stato però filmato dalle telecamere di sorveglianza della reggia, la polizia lo bracca in tutte le prefetture dell'Impero".
Ciò che mi aveva folgorato non era tanto il testo, ma il fotogramma che lo corredava: non c'era possibilità di dubbio, era lui, Trapax!
Chiamai subito Policoro: - Vieni subito, il nostro uomo ha colpito.
Egli attraversò la notte volando a bordo della sua fuoriserie, è infatti un pilota provetto, afferrò il giornale che gli porsi e si grattò pensoso il crapone quasi calvo, sebbene il suo biografo dica di esserselo immaginato con folti capelli e baffi, ma tant'è.
- La condotta di Trapax è davvero scorretta! - esclamò, guardandomi in tralice tra il fumo dell'insalatiera di riso che mi ero premurato di preparagli.
- Credi davv... voglio dire, ne sei convinto?
- Manca di qualsiasi logica! Perché uno dovrebbe prima tentare di suicidarsi e poi di rapire un imperatore? - disse, palpandosi con una smorfia il duodeno.
- Potrebbe non esserci logica, forse è impazzito.
- No, non mi convince, ha un piano, qui c'è sotto qualcosa, qualcosa di grosso, non mi resta che andare in Giappone.
Mi ricordai in quel momento che non avevo pensato di mostrargli lo strano biglietto trovato nello studio di Trapax:
- Ah, senti, Policoro, volevo... - troppo tardi, era già sparito, avventandosi contro le prime luci dell'aurora.
Egli sfuriò sull'arcipelago come un tifone, ma nessuno aveva più saputo niente di quel bizzarro italiano che aveva osato tanto, e del resto i turisti italiani passano del tutto inosservati in Giappone, tutt'al più oggetto di scontate battute sulla loro somiglianza e sulla fotomania che li contraddistingue.
La polizia nipponica aveva perso le tracce del fuggiasco subito dopo l'attentato per non ritrovarne neanche l'ombra, ma Policoro non molla mai la sua preda e in una fumosa sala giochi di Kyoto un dodicenne in crisi d'astinenza da videopoker gli confidò per pochi yen che uno straniero somigliante al pazzo del giornale lo aveva rapinato di una vincita, dicendo che aveva estremo bisogno di contante per pagarsi un volo clandestino per la California.
Saltato il Pacifico, Policoro perse la pista, la ritrovò nella Valle della Morte, la riperse nella Foresta Pietrificata, la riacciuffò nelle riserve Hopi, con un nuovo colpo di scena: Trapax aveva assaltato un treno, rubando un carico di lingotti d'oro e sparendo nei canyon dei Four Corners, dove non c'era più stato verso di avvistarlo.
Tornato in Italia, Policoro mi ragguagliò sugli incredibili fatti, mentre scalavamo in cordata una parete di sesto grado, unico esercizio che riesce a ridargli un po' di serenità quando è giù di morale.
- Converrai, Policoro - gli feci mentre una piccola slavina di ghiaccio e sassi ci sorvolava a pochi centimetri dalla testa - che il curriculum di Trapax si va facendo interessante, nella sua eterogeneità: tentato suicidio, tentato rapimento di un imperatore, riuscito assalto a un treno con rapina, il tutto in rapida successione.
- Cosa hai detto? - mi fece con quella luce negli occhi che ben gli conoscevo, quel lampo mentale che lo illumina all'improvviso, generalmente mentre sta per addormentarsi, qui forse capitò nella veglia perché eravamo allo stremo per mancanza di ossigeno.
- Dicevo che il curriculum...
- No, dopo.
- Tentato suicidio, tentato...
- Dopo, dopo.
- In rapida successione?
- In rapida successione! In rapida successione! - lo shock cerebrale era stato eccessivo, perse i sensi e dovetti calarlo in fondo al precipizio, legandolo alle zampe di due condor che ci portiamo sempre dietro per queste evenienze.
Al suo risveglio aveva dimenticato tutto, ma bastò che ripetessi quelle tre parole e la sua stretta d'acciaio mi stritolò il polso: - Presto, prendi i due giornali su cui leggemmo le prime notizie.
Un altro lo avrebbe creduto in delirio, ma non io, corsi a prendere i giornali; li studiò con sguardo febbrile, li confrontò incredulo, poi proruppe in un altissimo grido di stupore e svenne nuovamente.
Lo risvegliai facendogli fiutare una frittura mista di calamari e triglie, cibo di cui ha assoluta repulsione, mi fissò attonito e disse: - Guarda le date dei giornali.
Lessi la prima: 21 giugno 2016; andai alla seconda: 21 giugno 2016!
Policoro bisbigliò con voce gelida: - Sai quando è avvenuta la rapina al treno americano?
Un orribile presentimento mi assalì: - Forse... forse il 21...
- Sì, sì, sì, maledizione! Il 21 giugno 2016!
- Ma com'è possibile? Com'è possibile tutto questo?
Egli guardò nel vuoto e proferì una frase che mai avevo udito uscire dalle sue labbra:
- Non lo so.
La cosa si presentava in effetti abbastanza inedita: tentare il suicidio, poi il rapimento di un imperatore e alla fine rapinare un carico d'oro da un treno in corsa è già di per sé una linea di condotta sconveniente, farlo in un solo giorno in tre nazioni diverse genera un certo sconcerto nei vostri interlocutori.
Ma qui per fortuna mi ricordai del messaggio, per una volta ero io che forse avrei stupito Policoro:
- C'è una cosa che avevo dimenticato di dirti. La mattina che andai ad aprire la porta del suo studio, trovai un biglietto. Avevo pensato che fosse una cosa da nulla, ma forse... - il suo sguardo mi incenerì, gli porsi il biglietto, lo lesse a occhi sbarrati, con le solite conseguenze, del resto tutti i temperamenti geniali hanno sempre un'estrema sensibilità.
Una doppia porzione di linguine al nero di seppia, specialità che lo orripila, ed egli era di nuovo un pugno di neuroni pronto a colpire.
- Qui sta la chiave di tutto, Trapax ha inventato o scoperto qualcosa di spaventoso, qualcosa che sembra porlo al di fuori di ogni legge, al riparo di qualsiasi conseguenza delle sue azioni, forse addirittura...
- Addirittura...? - gli feci, presago di nuovi orrori.
- Addirittura al riparo dalla morte.
- No! - il colpo era stato troppo forte, stavolta perdemmo i sensi entrambi.
Quantunque un po' frammentaria per via dei mancamenti, la nostra conversazione aveva finalmente gettato uno spiraglio di luce sulla sfrenata attività di Trapax: la soluzione di tutto stava dunque nella misteriosa invenzione di cui si parlava nel messaggio?
Policoro si mise subito in azione, si procurò un mandato, forzammo la porta e perquisimmo a tappeto lo studio di Trapax. Non sapevamo in realtà cosa cercare con esattezza, Trapax si era riferito genericamente a un'invenzione, poteva trattarsi di qualche sostanza chimica sconosciuta, ma anche di un macchinario o di qualcos'altro; inoltre poteva averla portata con sé, se era qualcosa di non particolarmente ingombrante.
Sulla scrivania c'erano ancora portafoglio e cellulare, così come li avevo trovati il primo giorno.
- È strano che li abbia lasciati, dovunque avesse intenzione di andare - mi fece.
- È vero, tanto più che Trapax è... era, be', non importa.
- Che vuoi dire? Trapax nascondeva qualcosa? Qualche lato oscuro? Sesso, droga, bricolage?
- No, no, è solo che... tu sai che io non sparlo mai di un amico, ma insomma, era un po' tirato.
- Non spendeva volentieri?
- Un po' venale.
- Attaccato al soldo?
- Insomma, un pidocchio, a dirla tutta.
Setacciato l'appartamento, non riuscimmo a trovare niente che ci fosse d'aiuto, Policoro lasciò un agente imboscato a sorvegliare il palazzo, nel caso improbabile di un ritorno improvviso del mio sventurato amico o di altri eventuali visitatori imprevisti, e lasciammo il posto.
- Vediamo di ricapitolare gli eventi - mi disse, tornati in commissariato - ordinandoli cronologicamente per punti, un metodo assolutamente innovativo, che ho escogitato in lunghi anni di studi e ricerche e che porta quasi sempre a grandi risultati: 1) Trapax inventa qualcosa di straordinario e nel contempo spaventoso; 2) poco dopo scompare, lasciando solo un frettoloso messaggio, senza spiegare in dettaglio l'oggetto della sua scoperta e le ragioni e modalità della sua sparizione; 3) nello stesso giorno, il 21 giugno u. s. tenta il suicidio in India, un rapimento in Giappone e assalta un treno negli Stati Uniti.
- Un momento, siamo proprio sicuri di quest'ordine cronologico? - gli feci - Voglio dire, siamo certi che la sequenza sia India, Giappone, Stati Uniti? Non abbiamo confrontato gli orari, forse dovremmo farlo, se non altro forse riusciremmo a capire come ha potuto spostarsi e agire così rapidamente.
- Vedi? - rispose con affettuosa condiscendenza, da maestro a discepolo - Che ti dicevo? Il mio rivoluzionario metodo funziona sempre, abbiamo una nuova pista, contatto subito le polizie dei tre paesi per farmi mandare le informazioni sugli orari.
- Sei un asso, Policoro, non mi stancherò mai di ripeterlo, un vero asso! - esclamai, al colmo dell'ammirazione.
Si schermì con modesto cenno della mano e alzò la cornetta: - Centralino, commissariato di Calcutta!
Tra linee telefoniche intasate e traduttori ingolfati, le cose andavano per le lunghe, mi assentai dunque per un'oretta per onorare un impegno inderogabile, si festeggiava infatti al Circolo uno dei padri fondatori, il nostro caro socio Nisticò, baby pensionato delle poste dal 1974, appena nominato da Time uomo meno influente del mondo per il 2016.
Conclusa la baldoria, tornai alla centrale, bussai alla porta di Policoro, nessuna risposta, chiesi permesso e mi affacciai: giaceva riverso sulla scrivania con un foglietto in mano, il cuore batteva con pulsazioni minime, afferrai subito il telefono:
- Centralino, presto, una teglia di parmigiana bollente! - il centralino non fece una piega, deve avere un'attività stimolante rispetto alla media dei colleghi:
- Melanzane o zucchine?
- Melanzane, molto peperoncino, di volata!
Qualche secondo del penetrante aroma di quella mistura e Policoro rinvenne con una smorfia di disgusto, certo per essere uno che mangia solo riso in bianco, richiede una cucina piuttosto elaborata.
- Cos'è successo? Gli orari sono arrivati? - gli chiesi ansioso.
- Già, sono arrivati, li ho fatti controllare una decina di volte, con doppie e triple traduzioni, per essere sicuro che non ci fossero sbagli, e questo è il risultato finale: tentato suicidio, ore 20, 42; tentato rapimento, ore 23, 56; assalto al treno, ore 23, 28; gli orari sono al netto del fuso orario, sono orari italiani.
- Cosa? Ma dev'esserci per forza un errore, sappiamo con certezza che Trapax è stato prima in Giappone e poi in America, rapinò i soldi per il viaggio a quel ragazzino.
- Nessun errore, i dati della polizia americana collimano con quelli rintracciabili su giornali e televisioni di tutto il paese. In rete c'è perfino un filmato amatoriale: il treno è stato assaltato senza il minimo dubbio alle 23, 28 italiane del 21 giugno. In sostanza, alle 20, 42 Trapax tenta di suicidarsi in India, due ore e quarantasei minuti dopo assalta il treno nel sud-ovest degli Stati Uniti e dopo altri ventotto minuti cerca di portarsi via l'Imperatore del Giappone, giornatina piena, non c'è che dire.
- Ma tutto questo è assolutamente impossibile! Non ha il minimo senso, la minima spiegazione!
- No, no, no! Allora tutti i miei insegnamenti non sono serviti a niente? Non ti ho sempre detto che se una cosa succede ha per forza una spiegazione? - urlò, scaraventando la parmigiana dalla finestra.
- Scusami, Policoro, un attimo di debolezza. Ma il fatto è che tutto è così inspiegabile.
- Non perdiamo la calma, dobbiamo ragionare: Trapax è un biologo, giusto?
- Sì, cioè, per essere esatti, è laureato in ingegneria, di mestiere fa il bidello, ma la sua grande passione è la biologia, credo che si occupi molto di biochimica, genetica, cose del genere, avrai notato che nello studio ha anche un piccolo laboratorio e nella biblioteca c'erano parecchie annate di riviste scientifiche.
- Benissimo, allora è in quel campo che dobbiamo addentrarci.
- Ma non abbiamo nessuna competenza specifica.
- Meglio, un gran vantaggio, non saremo offuscati da pregiudizi, l'occhio del profano è limpido come quello del neonato. Dunque, questi dannati genetisti del cazzo di cosa si occupano?
- Mah, la genetica studia l'ereditarietà, il DNA, quelle cose lì.
- Il DNA, eh? Il DNA, questo mi ricorda qualcosa, una cosa di cui si parlò a lungo sui giornali qualche anno fa, mi pare c'entrasse un armadillo o uno stambecco, no, aspetta forse era un caprone, insomma una bestia del genere.
- Caprone? Mah, non mi sembra.
- Ma sì, aspetta, vediamo un attimo. Centralino!
- Sì, commissario?
- Senti un po', ti ricordi di quel maledetto caprone di cui si parlò tanto sui giornali un po' di anni fa?
- Caprone? Ne devo ordinare una porzione, capo?
- No, no, sto bene, ascoltami, si parlava di questo cazzo di caprone, perché era diverso da quelli soliti, l'avevano fabbricato a mano, o qualcosa del genere.
- Ah, sì, la pecora Dolly, commissario, l'avevano clonata.
- E che significa?
- L'avevano riprodotta artificialmente dalle cellule di un'altra pecora.
- Cioè non era nata da sua madre?
- Non secondo le modalità tradizionali.
- E questa cosa ebbe seguito? Se ne fecero altre?
- Mi pare di sì, ma poi non se ne parlò più molto, non era più una novità, sa com'è, la gente si stufa presto di pecore.
- Be', è vero, la pecora non avvince granché, e quindi teoricamente se ne potrebbe produrre più d'una a partire da un singolo esemplare?
- Si può dire infinite.
- Infinite, eh? Grazie, centralino.
- Le pare, capo.
Policoro fissava il soffitto, terreo in volto, sapevo che era in arrivo qualcosa di incredibile.
- Infinite, capisci, infinite! Se quello che penso è vero, siamo in presenza di un fatto sconvolgente, senza precedenti!
- Tu mi sgomenti, Policoro, non tenermi in ansia, parla!
- Io credo che Trapax abbia scoperto il modo di clonare gli esseri umani!
- Non è possibile!
- E lo abbia sperimentato su di sé con successo, producendo un certo numero di sue copie che ora si aggirano per il mondo.
- Non è possibile!
- Facendo le cose più pazzesche, perché probabilmente queste fottute copie non riescono perfettamente, con ogni probabilità il metodo non era ancora perfezionato, ma quello stronzo di Trapax ha voluto rischiare lo stesso.
- Non è possib...
- Vuoi piantarla? Ti dico che è così, e l'unica nostra speranza è di rintracciarlo al più presto, l'originale, intendo, prima che inondi il pianeta di un esercito di Trapax ancora più stronzi di lui! Ma dove trovarlo? Dove può essere il Trapax n. 1?
- E chi può saperlo? Se la tua ipotesi è giusta dovrebbe essere pressoché indistinguibile dagli altri, potrebbe essere dovunque.
- Bisogna organizzare una caccia mai vista prima, diramare foto segnaletiche ai quattro angoli del mondo, dobbiamo prenderli tutti, uno per uno, ripulire la Terra da questa feccia, da questi velenosi parassiti, da questa ammorbante orda di Trapax!
- Policoro, solo tu puoi farlo, siamo nelle tue mani!
Egli si scatenò, tessendo le fila di una colossale ragnatela planetaria, che doveva individuare e catturare, se possibile, altrimenti eliminare, tutti i Trapax in circolazione, di ogni ordine e grado.
Ma le settimane passavano e il risultato complessivo era di zero Trapax, né originali, né copie, e a peggiorare la situazione si erano scoperti su giornali a noi poco accessibili del 22 e 23 giugno che il 21 giugno alle 23, 33 Trapax aveva dirottato un traghetto al largo delle Galapagos, alle 23, 37 aveva tentato di sabotare una centrale nucleare in Siberia, alle 23, 51 di incendiare la savana in Kenya e alle 23, 57 di prosciugare una risaia in Manciuria. Inutile dire che quest'ultima notizia fu un'autentica beffa per il già provato Policoro.
L'ombra che mi apparve sulla soglia una sera di un mese dopo l'ultimo nostro colloquio era il fantasma dell'indomabile mastino che conoscevo. Si trascinò livido di rabbia e sconforto fino al divano, buttandocisi sopra e confidandomi tutta la sua amarezza; in un accesso di frustrazione era giunto a ingerire un micidiale cocktail di carbonara e puttanesca, ma la nausea lo aveva fatto vomitare in tempo per salvarsi.
Proprio quella sera era tra l'altro entrato in possesso di un nuova incredibile notizia: alle 9, 39 del 21 giugno era pervenuto un pacco sospetto alla Bank of New Mexico; gli artificieri che lo avevano aperto erano rimasti senza parole: i lingotti! Trapax aveva restituito i lingotti d'oro per posta!
- È pazzo! Completamente pazzo! - rantolò Policoro - O meglio sono pazzi, tutti questi dannati cloni sono pazzi! Ma dove, dove sono? Come fanno a sparire così? Dove si nascondono?
Non volevo peggiorare il suo stato, ma c'era qualcosa che gli era sfuggito: - Ecco, non so se l'hai notato, ma come diavolo può aver restituito la mattina quello che avrebbe rubato solo a tarda sera dello stesso giorno?
- E credi che non ci abbia pensato? Posso solo sperare che la data di restituzione fosse sbagliata, forse era la mattina del 22, non ho verificato apposta, per non uscire di senno del tutto.
- Certo che perfino la restituzione... è davvero paradossale per uno spilorc... voglio dire, è contrario alla sua indole, non trovi? D'altronde, è proprio vero, ogni medaglia ha il suo rovescio, almeno qui ha compiuto un'azione onesta, non trovi, Polic... - mi interruppi smarrito, mi stava fissando con occhi di fuoco, ed estraeva la pistola d'ordinanza.
- Ripeti subito quello che hai detto!
- Ma..., ma che ti succede? Io pensavo così, ad alta voce...
- Ripetilo o sparo!
- No, no, aspetta! Fammi pensare, dicevo che è strano che Trapax abbia restituito quei lingotti, tra l'altro prima di averli rubati, è molto generoso per uno che...
- Va bene, e poi?
- E poi, che ne so, che comunque ha fatto una buona azione e...
- No, hai usato un'altra espressione, come un proverbio, una frase fatta.
- Mah, non so, morto un papa se ne fa...
- Non era questo!
- Forse da cosa nasce...
- No, no! Non dire stronzate! Pensaci bene!
- Ma non riesco a... forse che ogni medaglia ha...
- Sì, sì, finalmente! Finalmente! - Policoro esplose di gioia e inavvertitamente esplose anche tre o quattro colpi dal caricatore, che rimbombarono nell'appartamento come cannonate, mancandoci miracolosamente di rimbalzo.
- Ecco la soluzione! Il rovescio, non capisci? Che idioti! Che idioti siamo stati! Il rovescio, è lì la soluzione di tutto!
- Ma il rovescio di cosa? Che stai dicendo?
Corse via come un ossesso senza ascoltarmi, lanciandosi verso la sua auto, e partì via a sirene spiegate.
Mezz'ora dopo era di ritorno, calmo e rilassato come se niente fosse successo, come se non mi avesse minacciato di morte poco prima, io, il suo migliore, più fedele amico!
Gli aprii la porta diffidente, mi guardò sornione qualche istante e poi fece fuoco:
- Ho scoperto tutto!
- Cosa? Vorresti dire che sai dov'è Trapax?
- Lo so, almeno approssimativamente. E so anche come e perché ha fatto tutto questo.
- E anche i suoi cloni...
- Lascia stare i cloni, ascolta: quando trovasti il biglietto era attaccato alla lavagna, giusto?
- Sì, era un post-it.
- Un post-it, che notoriamente è adesivo sul retro, no?
- Be', certo, e allora?
- Ma non su tutta la superficie del retro, soltanto su una striscia, quindi...
- Quindi?
- Non capisci? Quindi, anche se in genere quasi tutti sono soliti scrivere solo sul lato dritto, si può scrivere anche su quasi tutto il rovescio della medaglia e visto che si può, un tirchio patologico cosa credi che...
- No! Vuoi dire...
- Voglio dire questo! - tirò fuori il micidiale biglietto e me lo consegnò; sul retro, compresse nel minor spazio possibile si stipavano queste parole:
... di viaggiare nel tempo è forse antico quanto l'uomo, sebbene un approccio scientifico serio alla materia sia piuttosto recente e per lungo tempo esso sia stato pascolo di banale letteratura o, peggio ancora, di cinema e fumetti. Ma io ho passato l'intera vita a studiare questa fondamentale questione, la più cruciale delle ossessioni umane, la questione del Tempo, fino a scoprirne alcuni aspetti assolutamente sconosciuti, che mi hanno consentito di mettere a punto la più sbalorditiva delle invenzioni: io, Vincenzo Trapax, oscuro ingegnere elettronico, bidello, biologo dilettante, ho scoperto il modo che consente di dilatare il tempo, teoricamente all'infinito, e dunque di poter viaggiare in un eterno presente, fermando il corso dell'invisibile corrente che ci trascina con sé incessantemente, o meglio, rimanendone intrappolati in una sua bolla, la cui durata può essere variabile, io ho scelto la più ovvia. Parto dunque oggi, alle ore 8, 13 del ventuno giugno 2016, per un viaggio mai tentato, il viaggio sull'invisibile linea che separa il passato dal futuro, mi muoverò lungo di essa, non so con quali esiti, forse per sempre, senza la certezza di poter rientrare nella corrente dell'eternità. Nel dubbio, addio.
- Capisci, dunque? Non esiste nessun clone, nessun duplicato, niente di niente, ha fatto tutto da solo! Si è autoimprigionato nel ventuno giugno 2016, la scelta più ovvia, le ventiquattro ore del giorno, da cui evidentemente non riesce più a uscire.
- Ma perché ha fatto tutti quei gesti sconsiderati, l'impossibilità di liberarsi lo avrà fatto impazzire?
- No, non è così; a parte forse il suicidio, che probabilmente è stato un momento di sconforto, per il resto io credo che abbia fatto in realtà l'unica cosa che poteva fare, ha lanciato dei messaggi.
- Messaggi, che messaggi?
- Messaggi verso il futuro. Facendo dei gesti eclatanti, in realtà se ci fai caso non ha mai fatto del male a nessuno, ha sperato che qualcuno del futuro, quando forse la sua scoperta sarà stata fatta da qualcun altro, capisse di cosa si trattava e potesse farlo rientrare nel flusso del tempo.
- Ma come avrà fatto a salvarsi sempre? Perché nessuno è mai riuscito a catturarlo?
- Me l'ero chiesto anch'io, ma la risposta è semplice: ricordati gli orari delle sue incursioni: siamo sempre a tarda sera, molto vicini alla mezzanotte, basta che riesca a sfuggire per pochi minuti e diventa introvabile per sempre, perché tutti gli altri si sono spostati nel giorno successivo e lui è rimasto lì.
- E quindi tu pensi che continuerà a fare gesti sempre più estremi, perché il suo ricordo non si perda nella posterità e qualcuno possa riuscire a salvarlo anche nel futuro più remoto?
- È una possibilità, oppure potrebbe rassegnarsi al suo destino, o forse potrebbe anche decidere di farla finita, stavolta con un vero suicidio.
- Povero, povero Trapax! Egli è dunque condannato dalla sua folle temerarietà a vagare per sempre nei labirinti di quel giorno nefasto, misera zanzara in un bicchiere capovolto, lanciando continuamente verso il futuro chissà quali altre pazzesche notizie di sue imprese, ma chissà, forse con il tempo potrebbe invece decidere di fare del bene, con il suo genio potrebbe fare scoperte straordinarie che giungerebbero fino a noi e forse...
- Ti saluto, ho tre furti con scasso e una rapina a mano armata.
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Sono passati tanti anni, in tutto questo tempo ho talvolta ripensato all'incredibile vicenda di Trapax, ma è ormai un lontano ricordo, nell'immediato si ebbe qualche ulteriore notizia delle sue imprevedibili azioni, ma presto ogni sua eco sparì, inghiottita dalle mura imperforabili di quel remoto solstizio d'estate del 2016, affondato nel tempo insieme al mio povero amico.
La mia vita è da allora scorsa sugli usuali binari della mia professione, degli amici del Circolo, soprattutto della frequentazione dell'inestimabile Policoro, con cui ho condiviso tante altre straordinarie avventure, che sto riordinando per un in folio, che al ritmo serrato a cui vi sto lavorando uscirà postumo e incompleto.
Ritornavo dunque poche sere fa a casa dopo una giornata di routine, ma sulla porta dello studio, che occupa l'altra metà del piano, una voce mi redarguì:
- Era ora che rientrassi, vecchio rimbambito! Sempre a spettegolare a quel ritrovo di alcolizzati, ti stanno aspettando, muoviti, ci sono visite per te - il tono della mia segretaria, cuoca, governante, e che altro, ah, sì, mia moglie, mi parve avere una sfumatura di disapprovazione.
- A quest'ora? Più di una persona?
- Tre - mi lanciò una strana occhiata, avrei detto beffarda, quasi che quel numero la divertisse.
- Bene, per favore falle entrare una per volta, ho mal di testa, non ho bisogno di altra confusione.
- Uno per volta, ah, ah! Certo, certo, signorino, meglio uno per volta! - mormorò ridacchiando, che la vecchia stesse uscendo un po' di testa? Mah.
Mi accomodai sulla poltrona, con alle spalle la rassicurante parete di codici che noi avvocati usiamo come sfondo naturale, la maestosa, intricata, secolare selva delle leggi d'Italia, che instilla il timore dell'ignoto anche nel più coriaceo dei clienti.
Bussarono alla porta, quasi timidamente, la maniglia si abbassò ed entrò...
- No! Trapax! Non è possibile! Tu, amico mio, sei proprio tu! Come hai fatto? Come sei riuscito a fuggire da quella terribile prigione, come hai fatto a lasciare la tua invisibile tomba sepolta nel tempo? Ma, ma... è incredibile, tu sembri lo stesso di allora, in più di trent'anni non sei invecchiato affatto, com'è possibile? Sì, forse, chissà, il fatto di non aver attraversato il tempo, potrebbe essere che...
Lui mi guardava esterrefatto, cercando di interrompere il torrente delle mie parole, quando infine ce la fece, disse: - Caro signore, si sta sbagliando, noi non ci siamo mai visti prima d'ora.
Queste parole mi raggelarono, tra l'altro erano state pronunciate con uno strano accento, qualcosa a metà tra l'inglese e l'orientale. Dunque il mio amico era sì tornato, inspiegabilmente non invecchiato, ma la sua mente aveva subito durissimi colpi, si trattava di capire se in modo permanente o transitorio. Inoltre, guardandolo meglio, mi sembrava non esattamente uguale a come lo ricordavo: un po' più basso, forse, di colorito più scuro, ma questo poteva spiegarsi con la lunga esposizione al sole di qualche paese tropicale, ma la cosa che più mi inquietava erano i lineamenti, come deformati rispetto a prima, il naso un po' più piccolo, il taglio degli occhi più stretto, altre piccole variazioni nei rapporti tra le parti del viso. Era possibile che fosse la mia immagine mentale di lui a essere deformata, lo ricordavo diverso da com'era in realtà? Questo comunque era un dubbio che si sarebbe potuto sciogliere confrontando il suo aspetto attuale con qualche vecchia fotografia. Poteva darsi dunque che l'attraversamento ripetuto di uno stesso arco di tempo anziché invecchiare un corpo, lo deformasse? E ne deformasse anche la mente? Ma in che maniera? Cancellava forse i ricordi, visto che aveva asserito di non avermi mai visto prima? Mentre questi interrogativi mi mulinavano in testa, il giovane tentava di dire qualcosa:
- Ecco, avvocato, il motivo della nostra visita è dovuto a una curiosa coincidenza. Noi ci siamo incontrati a un...
- La vostra visita? Voi? Vorresti dire che sei venuto insieme alle altre due persone che stanno attendendo... - in quel momento si affacciò sulla porta un secondo uomo sui trent'anni e... ed era un altro Trapax, solo venti centimetri più alto rispetto a quello che avevo davanti, e con una criniera bionda a coprirgli il cranio. La mia mente vacillava, cosa mai, cosa poteva significare... il terzo! - Scostai bruscamente i due Trapax che avevo davanti e mi lanciai verso la saletta, scontrandomi con... con Trapax, come oramai temevo, questo era con baffi e capelli neri, magro e con una giacca messicana.
Fu il colpo di grazia, era più di quanto potessi sopportare, la vista mi si annebbiò e buonanotte.
Dopo incubi da far impallidire un doposbornia, riemersi alla superficie, al mio capezzale c'era il buon Policoro, che mi guardava con un sorriso indulgente.
- Policoro! Amico mio! Dunque è stato solo un incubo, un tremendo incubo! Pensa che... - qualcosa nel suo modo di sorridere mi fece insospettire, girai lo sguardo verso il fondo della stanza e... i tre spettri erano lì, accanto alla finestra, erano lì a fissarmi sorridendo!
- Policoro! Policoro! Aiutami, ti prego, la mia mente è sconvolta, il ricordo della tragedia di Trapax, che credevo sopito per sempre, mi si è insediato nel cervello e mi procura terribili visioni.
- Calmati, calmati, non c'è nessuna visione, nessuna allucinazione, sono veri, reali, li vedo anch'io, ecco, guarda, li posso anche toccare, esistono, tranquillizzati.
- Ma... ma... che significa? Cosa è mai questo spaventoso, interminabile mistero che ci perseguita? Dunque la nostra prima ipotesi della clonazione era quella giusta? Trapax era davvero riuscito a...
- No, no, niente di tutto questo, rassicurati, ascoltami e vedrai che non c'è niente da temere. Questi giovani sono biologi molecolari e genetisti, tra i migliori dei loro rispettivi paesi. Si sono conosciuti per caso alcuni mesi fa a un congresso internazionale e ovviamente hanno notato la loro somiglianza. La cosa li ha incuriositi e hanno confrontato i loro profili genetici, con risultati sorprendenti, visto che abitano in tre posti del mondo lontanissimi tra loro. Hanno infine fatto qualche riscontro e le loro madri, messe alle strette... ma forse, senza tante parole, capirai tutto immediatamente con queste.
Tirò fuori tre tesserine, sembravano tre documenti d'identità.
Mi porse il primo: Vinnie Raman, nato a Calcutta il 22 marzo 2017, il secondo: Vince Anderson, nato a Sidney il 14 marzo 2017, il terzo: Vicente Ramirez, nato a Laredo il 18 marzo 2017.
- Ma... io continuo a non capire, sono frastornato, cosa c'entra tutto questo con...
- Rifletti un attimo, tra il 21 giugno 2016 e queste date quanto tempo intercorre?
- Be', dunque, tra giugno 2016 e marzo 2017, sono circa...
- Già, circa. L'avevamo fatta troppo tragica, ecco tutto, il vecchio Trapax alla fine si è ambientato e se la passa discretamente, lanciando nel futuro sempre nuovi messaggeri.
Nota
Policoro, cittadina della Basilicata situata a circa 15 km da Montalbano Jonico (va be', d'accordo...)
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