racconti » Racconti brevi » Uno speciale incontro
Uno speciale incontro
Salendo sul ponticello che sovrasta il porticciolo, Luca guardava le cime innevate che incoronano sullo sfondo del lago, le sponde oltre il confine.
L'acqua cupa liscia lambiva silenziosa la riva.
Sotto la mite chioma del salice, alcuni cigni con incedere regale scivolavano silenziosi: Con moto improvviso ed ali spiegate, si sollevarono in volo radenti sulle acque, arrivando sotto il castello medievale che campeggia misterioso e solenne sulla riva opposta.
Fu colpito dagli occhi ovali e neri di una giovane fanciulla. Neri erano anche i lunghi e lisci capelli; le sorrise.
La giovane rispose con il suo sorriso radioso che le illuminò il volto.
"Come ti chiami?"
"Isabella! Sono cinese ma il mio papà è italiano!"
"Quanto sei bella, non ho mai visto un sorriso così luminoso!
Ella lo guardò socchiudendo ancor di più gli occhi a mandorla e, piegando leggermente il capo, continuando a sorridere, rispose:
"Anche tu!"
"Dove stai andando?"
"Sto tornando a casa della nonna che abita qui sul Lungo Lago"
"Quando tornerai in Cina?" Le chiese Luca.
"Mi fermerò circa un mese e, tra qualche giorno arriveranno anche i miei genitori col mio fratellino. Siamo qui per le vacanze di Natale."
Luca si sentiva un po' confuso, i pensieri aggrovigliati; mai avrebbe immaginato di provare interesse per una ragazza cinese. Perché Isabella era proprio cinese nonostante il padre italiano: cinesi erano i suoi occhi, obliqui e lucentissimi, i capelli lunghi, lucidi e tanto neri come non ne aveva mai visti. La carnagione leggermente scura e la pelle liscia e vellutata come buccia di pesca. Un piccolissimo naso sulle due file di perle che aveva per denti, la faceva somigliare ad una meravigliosa bambola. Era estasiato.
"Allora sarete qui anche per Capo d'Anno? " Chiese Luca.
"Sì, ci fermeremo circa un mese. Vogliamo conoscere e goderci un po' l'Italia, questo famoso, meraviglioso ed interessante Paese."
Aveva timore che le sfuggisse, come se quell'incontro fosse per lui già importante.
Ad un tempo sentiva tutto l'impaccio della estraneità, della non conoscenza di quella ragazza della quale nulla poteva essere scontato.
Viveva nella Cina lontanissima e diversa, di cui aveva sentito parlare solo da qualche anno in famiglia, e a scuola studiando geografia. Sapeva che era un Paese progredito come e meglio dell'Occidente ma che conservava intatte le proprie tradizioni e la propria cultura.
Però la ragazza parlava perfettamente italiano e ciò lo incuriosiva ulteriormente.
"Come si chiama la tua città? " Le chiese Luca.
Xiamen, nel Fujam, ma tra qualche mese ci trasferiremo ad Hong Kong perché
il mio papà ha parte della sua azienda più vicina a quella città.
"Ti posso invitare ad una festa per il Capo d'Anno?"
Mentre le rivolgeva con grande timidezza la domanda, Luca la guardava senza osare sorridere. Gli usciva la voce con un vago tremolio che lo fece arrossire. Non si era mai sentito tanto a disagio.
"Subito non ti posso rispondere perché ancora non conosco i programmi di famiglia; però se vuoi, mi puoi telefonare dopo Natale e allora ti dirò se potrò accettare. Intanto ti ringrazio. Ora ti saluto perché si è fatto tardi parlando con te su questo ponticello."
Il ragazzo le strinse la mano e questa volta ridendo, le disse:
"Ma se non mi dai il tuo numero di cellulare non potrò certo telefonarti!"
Isabella gli porse un bigliettino illustrato con l'immagine di un mazzo di fiori dipinto dalla sua nonna pittrice e con i numeri telefonici.
"Grazie gli disse!" Gli voltò le spalle e scese frettolosamente la scalinata.
Luca la vide allontanarsi velocemente senza voltarsi, composta nel suo abito attillato a colori, dalle sfumature delicate e bellissime e di foggia inequivocabilmente cinese. in quel piccolo riquadro colorato stava tutta la possibilità che il suo desiderio non finisse nel nulla.
Non le aveva chiesto nemmeno il cognome che, sicuramente, doveva essere italiano e che non era scritto sul biglietto. Oltre ai numeri telefonici ed i fiori, vi era soltanto scritto "Isabella".
Scese dalla parte opposta e, incamminandosi anch'egli verso casa, si sentì leggero; guardò il cielo biancastro nel quale alcuni gabbiani volavano vicini alla riva.
Il volto della ragazza gli rimase impresso negli occhi e camminando, non vedeva la gente che gi camminava accanto, non vedeva la strada. Automaticamente si accorse d'essere arrivato a casa.
"Pronto, sei Isabella?"
"Sì, e tu sei Luca?"
Sì, rispose il ragazzo.
"Perché mi telefoni, non è ancora passato Natale. Ci siamo lasciati da qualche ora soltanto!"
"Così, volevo sentire ancora la tua voce.
Sentì una gaia e leggera risata che gli ricordò alcune cascatelle viste in montagna.
"Isabella, non possiamo vederci ancora, prima di Natale?"
"Perché vorresti incontrarmi ancora?" Gli chiese leziosamente la giovane.
"Solo, ti assicuro, solo perché ho bisogno di conoscerti meglio, di sapere il tuo cognome, di capire chi sei!"
Ci fu una pausa lunga qualche istante di troppo per l'impazienza di Luca, ma la risposta non lo deluse.
"Allora va bene, vieni a prendermi qui a casa mia e facciamo un'altra passeggiata, oppure andiamo a sederci in un bar, ok? "
"Sì, grazie Isabella. Ti va bene domani pomeriggio? Sai, lavoro e sono libero, si fa per dire, soltanto verso il tardo pomeriggio.
"Siamo d'accordo!" Rispose Isabella.
Al crepuscolo uscì dal portone guardando di qua e di là e, quando lo vide, gli andò incontro col volto contento.
Si strinsero le mani e Luca trattenne tra le sue la calda manina di lei.
Affiancati decisero di uscire di città per salire sulle colline circostanti il lago.
Luca aveva avuto in prestito l'autovettura della madre.
A quell'ora il cielo era già livido e l'aria fredda. Giunsero sull'Alto Vergante in una località prospiciente il lago. Entrarono in un locale dove si ascoltava musica in un ambiente semplice e confortevole, rallegrato da un antico camino acceso.
Dalle vetrate, l'incantevole panorama del lago nelle luci ed i colori della sera.
"Tu che cosa studi?" Chiese Luca.
"Frequento una scuola internazionale nella mia città; sono al secondo anno universitario della facoltà di Scienze delle comunicazioni. Io parlo già tre lingue:
Il Cinese ovviamente, L'inglese che è la lingua che parlano tra loro i miei genitori e il papà ha voluto fin dalla nascita che imparassi l'Italiano. Sotto questo profilo sono avvantaggiata perché nella mia facoltà le tre lingue sono indispensabili".
Un sentimento di dolce ammirazione gli accarezzò il cuore e tra i suoi pensieri, s'insinuò all'istante l'idea che Isabella dovesse non uscire più dalla sua vita.
Le prese la mano, la guardò negli occhi e le sorrise in silenzio.
"Io sono ingegnere e mi occupo di macchine industriali per la confezione d'Intimo e Abbigliamento."
Luca si accorse che gli occhi di Isabella erano sfuggenti. Non sosteneva lo sguardo di lui che si era fatto penetrante.
"Mi ascolti Isabella? Io, così come mi vedi, sono di tuo interesse?"
La ragazza abbassò gli occhi con una espressione che a Luca parve meravigliosa:
"Sì, tu mi piaci molto Luca: sei bello, gentile, sicuramente sei una persona che ha valore, ma io sono proprio una ragazza cinese, tanto diversa dalle ragazze italiane.
Perché ti interessi a me? Loro non sono meglio di noi asiatici? Sembrate tutti così belli, così progrediti. La vostra vita è così diversa dalla nostra... Noi abbiamo ormai tutti gli strumenti che voi avete da decenni, ma non abbiamo la vostra mentalità. Sappiamo costruire quasi tutto ciò che voi avete ed anche di più, Ma è diverso il nostro modo di guardare alla vita. Siamo rimasti contadini nell'anima, abbiamo un cuore semplice ma anche rozzo e facilmente anche crudele.
Da piccoli, i nostri genitori ci picchiavano non perché facessimo cose gravi; soltanto perché avevano la convinzione che così si dovesse fare per farci crescere dritti e forti; un po' anche, a volte, per il bisogno di sfogare la loro irritazione.
Erano molto esigenti e già in tenera età, oltre alla scuola, dovevamo fare tutti i lavori di casa."
"Questi aspetti sono un grande ostacolo nel rapporto tra un ragazzo ed una ragazza. Ciò che per voi è ovvio, per noi può essere scandalistico; Ciò che per voi è allarmante o da rifiutare, per noi di tutta tranquillità e normalità.
Io queste cose le ho sempre notate tra mio padre e mia madre. Essendo cresciuta ed avendo vissuto in Cina, sono improntata più alla vita che viviamo là.
Però ti posso dire che, se c'è un amore vero fra i due, una possibilità di felice convivenza è possibile, così come accade in casa mia. Però per saperlo occorre tempo e la possibilità di conoscersi a fondo. C'è un altro particolare che non so se ti farà piacere: Le donne in Cina amano un solo marito."
Luca l'aveva ascoltata in silenzio. Non aveva lasciato trapelare nulla dal suo viso mentre Isabella parlava.
All'istante le prese la mano e con un ampio sorriso esclamò:
"Isabella, io verrò in Cina subito dopo la specialità che sto conseguendo all'Università. Tu mi aiuterai ad inserirmi nei primi tempi e poi avremo tutto il tempo di conoscerci a fondo. Che te ne pare?"
Isabella spalancando un sorriso radioso disse sì, abbassando gli occhi ed il capo!
1234
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
1 recensioni:
- Ringrazio per i commenti davvero gratificanti. Assicuro che l'intento se è educativo non è consapevole. Descrivo soltanto delle realtà che vivo o vedo vivere. Quest'ultimo in particolare è riferito alla famiglia di mio figlio che vive da 15 anni in Cina e la nonna in questione sono io. Isabella è mia nipote. eheheh| Vi manderei delle foto ma qui non sono previste.
- Racconto fin troppo perfetto, ma anche questo sembra richiedere un proseguo, seppur possa vivere di vita propria. Pedagogico pure questo, per l'autrice evidentemente, che scriva saggi o narrativa, i propri brani hanno un intento educativo. Complimenti dunque, e saluti
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0