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La medicina della politica (1a parte)

Che la politica presieda all'occupazione è fuor di dubbio, ma ritrovarsi a fare anticamera addirittura ad un galoppino di un politico importante con un'attesa di due ore fu per me un evento allucinante.
Mi ero da poco laureato e, concluso il tirocinio all'Ascalesi, nell'ottica dell'impiego in questo ospedale a pochi passi da piazza Nicola Amore dove facevo anche il commerciante (dirigevo il negozio di maglieria di mio padre), mio suocero mi aveva portato da questo fantomatico personaggio, ben ammanigliato con un politico che presiedeva e presidiava questa antica struttura ospedaliera (anche l'umile portantino era di sua nomina) trasformandola in un suo feudo.
In quella sala d'attesa, così affollata, mi stavo sentendo davvero male per cui, nonostante le insistenze di mio suocero, preferii tentare altre vie, di certo, più decorose.
La politica l'ho sempre avversata per il clientelismo e il favoritismo (sue salde radici), eppure ci cascai in giovane età, entrando così in competizione elettorale (in ben 2 elezioni presi molti voti senza per niente pubblicizzarmi) nell'ottica di un campo di pallone!
Mi feci coinvolgere astutamente da un cugino di mia madre (anche mio compare di battesimo), penalista di grido, politico di fama (gran parte dei politici sono da fame!) e attore consumato per i suoi comizi strappalacrime, che regnò come sindaco a Sant'Anastasia (mio paese di nascita dove risiedo) per lungo tempo.
Tornando al posto di lavoro avrei potuto sistemarmi presso l'Ospedale Apicella, feudo vesuviano dei politici locali, ma poi, non volendo sottomettermi a nessuno, me ne andai a fare il medico della mutua a Gragnano (a 40 km da Sant'Anastasia), dove nessuno mi conosceva, scartando soprattutto il mio paese dove mio suocero (stimato imprenditore caseario del gran marchio orchidea) già tanto si stava dando da fare.
Mia moglie (in verità anche mia suocera) che aveva investito il suo avvenire su un medico ambizioso (almeno dalle mie premesse scolastiche!), ritrovandosi, invece, al fianco una larva di medico senza specialità (i miei suoceri mi volevano mandare in America sognando Barnard!) e addirittura della mutua in un paese lontano, incominciò ad abusare di me (trattandomi male) specie quando si accorse che, nottetempo, studiavo... le schedine!
D'altro canto quando vidi che al gioco qualcosa non andava (perdevo sempre per clamorosi eventi) ricorsi anche alle forze occulte (prova dell'olio bollente in una pentola!) per verificare se avevo occhi avversi addosso, ma così non era perché l'avversità veniva dall'alto, dove mio padre, buon'anima (era un angelo), aveva allertato il paradiso intero (nonché moglie e suocera!) per farmi cambiare strada.
Io, per tutta risposta, in una crisi di follia, abbandonai moglie e figli andandomene a vivere da solo, concretizzando così quel "bene vixit qui bene latuit", frase di Ovidio dal làthe biosas epicureo (vivi nascostamente) e motto cartesiano, per la doppia insopportabilità di moglie e suocera!
Solo e pensoso mi sovvenne Petrarca al punto che feci miei i suoi versi o forse son proprio miei se, dopo la reincarnazione di Platone e l'emulazione di Dante, ancor non so chi veramente io sia...

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2 recensioni:

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  • Vincenzo Capitanucci il 20/11/2014 22:28
    e in questo fuoco interiore... amo e sempre sarò
  • Rocco Michele LETTINI il 20/11/2014 07:29
    Racconto introspettivo non mancante di indicazioni sempre attuali o meglio... di pillole prese per elevarsi, per sentirsi, per credersi poi... Non è stato il tuo caso... ma per tanti purtroppo è un farmaco da prendere senza onta alcuna. L'ho scorsa con interesse questa Tua sequela... SERENA GIORNATA FRANCESCO.

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