Mi sono domandato spesso scrivendo questo libro, se sia possibile che uno s'innamori del personaggio femminile che descrive, proprio come è accaduto a me. Me lo sono ripetuto più volte: no, è impossibile, è assurdo, lei è solo parto della mia fantasia. Eppure mi sono ritrovato molte volte a pensarla, a vederla raffigurata con gli occhi della mente, parlarle come fosse stata lì accanto a me, reale e non immaginaria. Il piacere di andarla a cercare fra le righe tutte le volte che mi apprestavo a descrivere i nostri incontri. Ogni volta mi sembrava che stesse a interloquire, come fosse reale, viva, presente, e di ragionare con lei nel modo più naturale del mondo, fino al punto di soffrire della sua passata sofferenza, del suo distacco da me. La sua voluta e forzata lontananza ha lasciato dentro di me un vuoto e una malinconia indescrivibile, come se non fossi stato io a concepirlo, perciò a volelo. Molte volte ho pensato che in quei momenti non fossi stato cosciente, oppure tutta questa sentimentalizzazione derivasse da uno sdoppiamenteo di personalità.