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Il vecchio bavoso
Nei buchi di paesini alla fine ci si conosce tutti. E la cosa curiosa di essi è che ci trovi i soliti personaggi e le solite maschere. C'è sempre : lo scemo del villaggio, la lavandaia, il maniaco, il dottore, il ragioniere, la puttana, il perdigiorno, e il vecchio bavoso.
Nel mio paesino il vecchio bavoso è sicuramente rappresentato da Modesto.
Modesto me lo ricordo vecchio da sempre. Io l'ho conosciuto che era già così anziano, con la sua pelata coronata da un'aureola di capelli bianchi, e il pancione abbondante. Poi, col tempo, è spuntata fuori anche una stampella. Per cui da vecchio bavoso è diventato, ben presto, e per tutti, il vecchio col bastone.
Io mi chiamo Genesio e in questo sperduto paesello dell'alta Lombardia io sono quello che Pasolini avrebbe definito un "ragazzo di vita".
Avevo quattordici anni quando mi resi conto per la prima volta che Modesto mi puntava. E non oso pensare da quale mia "innocente" età avesse iniziato a farlo.
Ricordo che lo incrociavo spesso, e questi miei ricordi, non so perché, sono associati ai mesi più grigi e gelidi dell'anno. Lo incontravo spesso il mattino durante il tragitto da casa mia a scuola, nei pressi della stazione ferroviaria.
E già allora ogni volta che gli passavo vicino mi diceva, noncurante del fatto che in giro ci fosse o meno altra gente: "Che bello che sei!" con tanto di bacio soffiato nella mia direzione.
Come dicevo avevo solo quattordici anni e poche idee confuse in testa, ma avevo già ben chiaro quello che quell'uomo dall'aspetto così ordinario, da nonno buono qualsiasi, potesse volere da me, e questa consapevolezza mi faceva paura. Perché, ripeto, lui non aveva per niente le sembianze di un orco.
Con i miei genitori non ne parlavo spesso. Perché da loro mi sono sempre sentito trattato, forse sbagliando, come uno strano pacco ingombrante di cui sbarazzarsi il più presto possibile.
Ne parlavo ogni tanto con mia nonna e mia zia, perché di loro mi fidavo. Anzi quest'ultima appena poteva sparlare dei "vecchi bavosi" o "porconi" , come li chiamava lei, categoria che lei odiava alquanto, non si tirava mai indietro. Anzi raccontava spesso aneddoti a riguardo, e molto spesso anche inventati.
Entrambe però avevano già intuito le mie prossime e future tendenze sessuali, e temevano che questa cosa andasse ad incidere ulteriormente ed inevitabilmente.
Crescendo ho sempre più maturato la convinzione che se proprio non fossi riuscito ad evadere dal mio opprimente paesino, mi sarebbe tanto piaciuto ricoprire il ruolo di "genio ribelle". Quello che il volgo molto semplicisticamente chiama" il pazzo". Ma questo non è un ruolo che si può improvvisare. Occorre far gavetta in altri ruoli, che devi assegnarti tu stesso, prima che lo facciano, e sicuramente lo faranno, gli altri, il che è peggio. Per questo motivo mi sono cucito addosso a regola d'arte il ruolo di checca isterica e un po' zoccola di paese.
Così per me attorno ai vent'anni è stato quasi inevitabile andare, un pomeriggio, dal vecchio bavoso, e offrirgli quello che lui chiamava il mio "bel picio".
Modesto non è e non sarà mai un orco. Almeno con me è sempre stato una brava persona. Anzi forse la più onesta e vera che io abbia mai conosciuto, ma questa forse è un'altra storia.
Ricordo ancora la mia prima volta con lui. Avevamo fatto finta di incontrarci per caso nel parchetto vicino a casa mia, quello sotto la stazione. Avevo in testa un cappellino, indossavo una maglietta aderente, dei jeans a vita bassa, e mi ero annegato nella mia fragranza alla vaniglia preferita.
Mi ha fatto sedere su una panchina di fianco a lui. Non era ancora buio. Ma la situazione era abbastanza tranquilla. Mi ha messo una sua grossa, pesante e rugosa mano sul pacco.
Ha cercato di baciarmi, ma non potevo permettergli di farlo. Mi diceva: " Ti amo. Tu mi piaci. Non hai idea di quello che voglia dire per me. Tu sei sempre stato il mio ragazzino preferito di tutti!... e tuo padre come sta? E tuo fratello? Mi ricordo anche di tuo fratello!"
E io non riuscivo ad eccitarmi. Provavo sensazioni estremamente controverse. Da un lato mi facevo davvero schifo. Da un lato non mi sembrava di star facendo qualcosa di male, in fondo stavo facendo felice un "vecchino".
"Me l'aveva detto l'Andrea, il mio vicino, che anche tu eri così!"
Quella "frocia" maledetta! Mi aveva sputtanato col vecchio, ma perché poi??!!
Di punto in bianco mentre io ero preso da questo e altri pensieri, lui emette un rantolio e viene. In tutta onestà non avevo mai visto un'eiaculazione senza erezione.
Quella prima volta mi fece molto schifo e anche molto arrabbiare. Mi aveva promesso venti euro e invece me ne diede solo la metà.
Diciamo che quando ho bisogno di soldi e non trovo di meglio vado sempre da lui. Sempre nel solito parchetto; avvolti nelle tenebre, dove, grazie all'"apprendistato" riesco pure a provare piacere. Venti euro, ora me li dà sempre.
Lui si accorge sempre se mi tingo, ad esempio i capelli, e aveva apprezzato molto quando me li ero fatti rossi. Lui mi fa sentire sempre giovane e bello, quando io non mi ci sono mai sentito, anche quando lo ero.
Certo non dico che gli voglio bene a Modesto. Dico solo che se avessi avuto genitori migliori sarei ora un adulto migliore. Dico solo che ogni volta che esco non posso fare a meno di pensare che il mondo intero sia una chiavica a cielo aperto. Che pure una persona anziana ha il diritto di appagare come, quando e con chi vuole, i suoi istinti sessuali.
Dico solo che la sciocca rappresentazione del tran-tran di un piccolo paesello è un grottesco spettacolo che non avrà mai fine.
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1 recensioni:
- bene, sei tornato a scrivere cose di "umanita'"! bravo!
- Toccante... letto di un fiato...
Sei genuino e molto sincero...
Ben scritto

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