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Melano (il gatto parlante)
Un giorno Beppe si svegliò, convinto che il proprio gatto sapesse parlare.
Melano stava sonnecchiando nel corridoio, sulla sua coperta preferita, e quando vide passare il suo padrone, che stava canticchiando allegramente dirigendosi verso la sala da bagno, socchiuse appena un occhio, seguendolo con lo sguardo finché la porta del bagno non si chiuse alle sue spalle. Poi si addormentò.
- Melano! - Beppe lo stava chiamando dalla cucina, a voce alta.
Lui si svegliò, si stirò come era sua abitudine: prima le zampe davanti, poi quelle di dietro, puntando le zampe per terra ed inarcandosi bene bene. Fatto questo, si riavvolse a ciambella e si riaddormentò.
- Melanoooo! - lui lo stava chiamando di nuovo, e adesso urlava a squarciagola.
Questa volta si svegliò quasi completamente, e dopo aver ripetuto il sacro rito del gatto che si stira, si avviò con calma verso la cucina, per farlo contento.
- Ti ricordi dove ho messo la scatola dei croccantini?
Melano si guardò attorno, ma nella stanza c' erano solo lui e Beppe. Fece dietro front e si avviò nuovamente verso la sua coperta.
- Allora, non li vuoi i croccantini?
Li aveva trovati! Beppe non aveva ancora finito la frase, che Melano era già lì, strusciandosi ai suoi pantaloni.
- Quali preferisci: quelli al pollo o quelli alla carne?
Melano comprendeva che quella era una domanda retorica, e stava aspettando che Beppe si decidesse, ma l'altro si era fermato a guardarlo, come se si aspettasse davvero una risposta da lui.
- Allora, ti vuoi decidere?
- Ce l'ha con me? - pensò lui - oppure gli è partita qualche rotella.
Comunque, per farlo contento, lo gratificò con un "prrmiau" svogliato.
- Tutto lì, e parla! - Beppe lo stava guardando con un'aria di profonda delusione dipinta sul viso.
Si, decisamente gli era partita più di una rotella.
- Ora lo portano in manicomio, e addio mangiarini prelibati - Melano non voleva darlo a vedere al suo padrone, ma era seriamente preoccupato per sé e per lui.
- Speriamo che gli passi - pensò, e filò via fuori dall'uscio, per togliere entrambi dall'imbarazzo di quella situazione.
Proprio in quei giorni era arrivata nell'appartamento accanto quella biondina, con una gattina bianca che gli aveva subito dato nell'occhio.
Melano si mise a raspare alla sua porta, finché la ragazza non gli aprì.
- Micio! Sei tutto solo, che ci fai quì?
La biondina lo fece entrare e gli voltò le spalle, senza attendere la sua risposta.
- Ah, almeno questa è normale - pensò Melano, e si mise a girare per l'appartamento alla ricerca della sua nuova fiamma.
Quando la trovò, acciambellata nel proprio paniere, lei iniziò a fargli le fusa, e i due fecero presto amicizia.
Era passato il postino, e i loro padroni erano usciti per prendere le lettere che aveva loro lasciato nelle cassette fuori dalla porta, dopo avere suonato per avvertire che c' era posta.
Stavano entrambi lì, sui rispettivi usci, intenti a sfogliare le lettere ricevute senza nemmeno guardarsi.
- Ma tu guarda questi! - Melano li degnò appena di un'occhiata, mentre rientrava quatto quatto nel proprio appartamento, con la gattina al seguito.
Per avere un po' di privacy si erano infilati sotto il divano, e stavano consolidando la loro amicizia, quando qualcuno bussò alla porta.
Era la ragazza dell'appartamento accanto.
- Ha mica visto la mia gattina? Era in casa cinque minuti fa, quando ho aperto al postino, e ora non la trovo più.
Alla fine li scovarono, e vedendoli insieme si misero a ridere, passando a darsi del tu.
- Hai visto, ci voleva proprio il nostro esempio. - Melano proprio non li capiva gli umani, sempre pieni di complessi e di diffidenze.
Quando il mattino successivo lei gli passò nuda davanti, uscendo dalla camera da letto di Beppe per andare verso la sala da bagno, lui distolse lo sguardo per pudore.
- Micio micio, ps ps ps, vieni che c' è il pappo! - Beppe lo stava chiamando dalla cucina.
Stava parlando come un deficiente: era tornato normale. Ma lui non aveva voglia di mangiare: tutta quella faccenda del giorno precedente gli aveva fatto passare l'appetito.
Si arrotolò meglio sulla coperta, con gli occhi che gli si stavano per chiudere.
- Ma guarda cosa mi tocca fare per vivere, pure il ruffiano! - e si addormentò.
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- Simpaticissimo, ben raccontato, dovrebbe piacere di più a coloro cui i gatti piacciono. Complimenti e saluti.
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