Era immensa la distesa di ghiaccio, porse il suo sguardo tutt' intorno, nulla. L'enorme superficie dipinta di bianco sembrava non avesse fine. Da diverse ore il piccolo Jack camminava alla ricerca di un rifugio, faceva molto freddo e molto presto sarebbe arrivata la notte. Il suo equipaggiamento sembrava resistere alla bassissima temperatura ma avrebbe avuto bisogno sicuramente di accendere un fuoco. Non ne era certo ma pensò che in qualche modo sarebbe riuscito a distanziare gli inseguitori. Fece ancora un po' di strada e finalmente la vide, aveva trovato il posto per la notte, una caverna scavata dentro una piccola montagnola di ghiaccio. Cercò tutt' intorno qualche pezzo di legna da ardere ma non trovò nulla, sfinito entrò in quella specie di grotta e sedutosi tolse dallo zaino il piccolo sacco a pelo ed alcune coperte. Nella gavetta le strisce di carne secca erano congelate, ne prese un po' e incominciò a scaldarle sfregandole dentro le mani e tra le coperte.
Si strinse dentro i plaid e si infilò nel sacco a pelo, il cibo era ancora freddo e lentamente lo mise in bocca cercando di masticarlo. Mentre mangiava la sua mente cercava di capire il perché, cosa avesse fatto di male, quale peccato, per quale ragione lo inseguivano, forse volevano ucciderlo. Diede un'occhiata fuori e non vide nulla, il buio si spandeva come olio ed il cielo era orfano della luna. Provò a cercare di dormire ma aveva tanto paura, era quasi paralizzato dal terrore, non dormi. Una lama di luce lo avvisò dell'arrivo dell'alba.
Posò le coperte, raccolse il sacco a pelo e con tanta cautela uscì all'aperto. Il sole incominciava a sorgere e il calore dei suoi raggi aveva infuso un po' d'ottimismo nel ragazzo. Riprese il cammino cercando di capire quale fosse la giusta direzione. Era sua la colpa, soltanto sua. Suo padre gli aveva raccomandato di non allontanarsi e lui come al solito aveva disubbidito. Lo aveva convinto a portarlo con se promettendo che gli sarebbe stato vicino. Ormai era fatta e doveva cercare di uscirne fuori. Sapeva di essere piccolo, aveva da poco compiuto otto anni, ma aveva tanta fiducia in se stesso. Continuò per alcune miglia ed all'improvviso udì come delle urla, schiamazzi concitati e vide comparire delle sagome indefinite all'orizzonte. Strizzò gli occhi per vedere meglio e si senti gelare il sangue. Erano loro, lo avevano raggiunto. Incominciò a correre, buttò lo zaino per alleggerirsi, le racchette erano un impedimento ma non poteva toglierle. Riuscì a fare qualche centinaio di metri, ora sudava e ansimava, non riuscì più a voltarsi, il primo colpo di mazza chiodata lo raggiunse alle spalle, squarciò il giubbotto che si impregnò ben presto di sangue, cadde disteso ed il secondo colpo lo raggiunse al capo, il liquido rosso sgorgava copioso macchiando la neve, con un ultimo fremito si girò come per guardare l'aggressore come per chiedergli una spiegazione, rimase con gli occhi sbarrati e privo di vita. La grossa FOCA raccolse l'arma, volse uno sguardo alle compagne poi guardò la preda felice, si, era davvero contenta, avevano fatto veramente un'ottima caccia.