Non l'avrei veramente mai lasciata, sapevo che non avrei mai incontrato un'altra come o simile a lei; era veramente tutto, non solo amore ma anche odio, non solo il bello ma anche il brutto dei momenti, non solo fare l'amore ma anche litigare tutti i giorni; in lei c'era tutto ciò che desideravo e tutto ciò che non desideravo. Anche solo non darle il buongiorno mi faceva male; per me era come se le trasmettessi che io esistevo veramente, io c'ero, solo per lei, ogni giorno. Avrei tanto voluto ma non potevo, dovevo andare avanti, senza di lei, ormai avevo chiuso la nostra storia e non ci volevo a che fare.
In cuor mio però, mi mancava tremendamente, ma nella mia mente avevo fissato l'obiettivo di andare avanti con la mia vita, perché anche lei l'avrebbe fatto; era ancora giovane e bella, aveva molti anni davanti per farsi la famiglia che aveva sempre voluto, e ci sarebbe riuscita, anche senza di me. Certo, pensando che un altro uomo avrebbe avuto l'onore di sposarla e fare dei figli con lei mi faceva ingelosire, e non poco; cercavo di accettare questa realtà, e di pensare ad altro, ma mi veniva difficile.
Quante volte avevamo parlato di fare un bimbo o bimba insieme... La voglia era forte da entrambi le parti, ed eravamo andati vicini più di una volta, ma sapevamo che non era il momento. Eravamo ancora giovani, io 20 lei 21, e nessuno dei due aveva ancora un lavoro fisso e stabile che poteva assicurare il mantenimento di un'altra vita, quello del nostro figlio. Ad ostacolare ancora di più questo nostro sogno era la distanza; essendo nato in un paese del sud-est asiatico nella quale il servizio militare era obbligatorio, compiuti i 18 anni ed entro i 21 anni sarei dovuto tornare in quel paese a servire i due anni richiesti.
Finito il liceo a 19 anni, avevo deciso, prima di servire la leva, di intraprendere la laurea triennale in italia; ancora oggi mi chiedo se fosse stata la scelta più giusta, ma sicuramente se non l'avessi fatto, non avrei mai incontrato lei. A quel tempo io ero la nuova matricola, lei frequentava il secondo anno, e c'eravamo conosciuti attraverso la conoscenza di alcune ragazze. Se c'era una cosa che non dimenticherò mai di quel primo incontro non era il suo aspetto o cosa indossava, bensì una domanda che il modo in cui me l'aveva chiesto pareva volesse insinuare qualcosa: "ma... di dove sei?". Non mi so ancora spiegare bene il perché, ma la ignorai, continuando a camminare come se non l'avessi sentita; alla fine le rispose una delle altre ragazze che l'aveva sentita ripetere la sua domanda, ma non soddisfatta della risposta continuò dicendo: "ma mi pare che sia dell'Oriente". Effettivamente, ero del sud-est asiatico nonostante avessi tratti più da caucasico che asiatico, ma lei era la prima e l'unica persona che era riuscita a prima vista ad accorgersene dei miei tratti meno visibili; neanche se dicessi alla gente del mio paese che ero del posto ci crederebbero per quanto sono più caucasico.
Ero abbastanza stupito che riuscì ad accorgersi di questo in me, una cosa che nessun altro prima d'ora era riuscita a cogliere, ed anche se a quel punto, agli inizi, non era ancora amore, c'era da entrambe le parti una forte attrazione.