racconti » Racconti su avvenimenti e festività » Per non dimenticare-2-
Per non dimenticare-2-
Testimonianza di Mario Spizzichino
Superstite di Auschwitz, Sosnowitz e Mauthausen. Testimonianza reperita all'interno del sito web della Unione delle comunità ebraiche italiane.
Le selezioni, la fame, le marce e poi l'arrivo degli americani
Il 16 ottobre, in via Baccina il padrone del bar mi avvertì che un gruppo di tedeschi andava in cerca in tutte le case del quartiere degli ebrei. Tornai a casa e dissi a mia madre e a mio fratello di non uscire perché era molto pericoloso e allora presi il tram scendendo a Ponte Garibaldi mi tenni lontano dal ghetto e ai giardinetti di San Carlo al corso in via Arenula mi fermai nel centro di un gruppo di persone che stavano guardando da lontano lungo via di Santa Maria del Pianto. Fu una cosa terrificante: i tedeschi, in assetto di guerra, spingevano coi calci dei loro mitra della povera gente inerme per Teatro Marcello. Potei vedere uomini, donne, vecchi, paralitici, bambini, ammalati, e alcuni con le loro valigie che erano ad aspettare i cani delle SS.
Ebbi paura che nel gruppo qualcuno mi riconoscesse e tagliai la corda e ritornai a casa portando via mia madre e mio fratello.
Decisi di andare verso il quartiere San Paolo dove vi era un mio amico caro, Giuseppe Sala. Questo mio amico aveva un negozio, un magazzino più che altro, di carta da macero. Mi accolse e mi dette subito ospitalità nel suo magazzino dove mi tenne nascosto per qualche giorno a dormire sulle balle di carta.
Non durò a lungo questo nascondiglio, perché una donna urlò che dovevamo andar via perché se no avrebbe chiamato i tedeschi. Per la strada nel quartiere vidi una famiglia disperata che cercava un rifugio per nascondersi. Era la famiglia Di Veroli: marito e moglie con due figli. Li chiamai anche loro, per portarli nel mio nascondiglio. Così anche loro per qualche giorno si nascosero nel magazzino di carta, dormendo sopra le balle di carta. Dopo qualche giorno a causa di quella donna che insisteva dovemmo lasciare questo nascondiglio e andare ognuno per i fatti suoi. Non ci vedemmo più.
Non era rimasto altro che tornare a casa. Qui la signora Assunta ci rassicurò, dicendo di stare tranquilli perché tutti gli inquilini erano bravi e che non avrebbero mai tradito. Quando fui certo che mia madre e mio fratello potevano stare al sicuro mi andai via perché volevo andarmene da Roma. In via Arenula mi incontrai con un mio amico.
Decidemmo di partire verso le montagne in Abruzzo perchè ci informarono che vi erano dei soldati italiani che aspettavano di raggiungere gli alleati. Abbiamo preso un treno e siamo andati ad Avezzano. Ad Avezzano, di notte, un po' smarriti, abbiamo visto una signora in una casetta e abbiamo chiesto se poteva ospitarci per il fatto che c'era il coprifuoco. Questa donna ci dette ospitalità nelle sue stalle, ci dette anche un bicchiere di latte, poi ci disse che il giorno appresso avremmo dovuto andarcene, perché anche lei aveva paura.
Così la mattina seguente ci indicò dove dovevamo andare per stare tranquilli. Ci indicò di passare verso la montagna e arrivare a un paese, Sant'Aglione, un paesetto piccolo nel quale rimanemmo sbalorditi di vedere i soldati alleati che stavano giocando col pallone in piazza. Erano dei soldati che erano scappati dopo l'8 settembre dai campi di concentramento. Qui, in questa casa dove c'era scritto "Spaccio", vi era una brava signora con due figlie e il signor Antonio, che era una guardia campestre. Lì ci ospitò, ci dette anche da mangiare e noi ci confidammo che volevamo trovare il modo di incontrarci con le truppe alleate. Lui ci assicurò che il giorno seguente saremmo andati su per le montagne, dove vi era un accampamento di questi soldati. Così il giorno seguente ci siamo messi in marcia; dopo tante ore sulle montagne siamo arrivati nel campeggio, ma non c'era nessuno. La nostra vita continuò per qualche giorno così in questo paesetto di Sant'Aglione: gente buona, che quando passavamo ci offriva da mangiare quello che aveva. Poco tempo dopo Giovanni, il calzolaio di via della Reginella, ci dice che doveva ritornare a Roma.
Ritornando a Roma avevo bisogno di trovare qualche cosa da portare a casa da mia madre. Allora cercai un carrettino in affitto a via dei Vascellari e mi recai presso piazza Istria, da quelle parti, e trovai da compare delle bottiglie usate. Era l'unico modo che potevo trovare per sbarcare il lunario e rivenderle. Una fruttivendola mi disse che aveva molte bottiglie e io le dissi che volevo comprarle, però non avevo tanti soldi. Contrattati insomma un prezzo ma i soldi non mi arrivavano tanto per quanto era la sua richiesta. Allora le lasciai un po' di soldi, insieme alla mia carta d'identità, che il giorno seguente gliela avrei ripresa. Così fu che il giorno seguente io per andare a prendere queste bottiglie cercai il mio socio, Di Castro. Tante volte abbiamo fatto degli affari insieme; lo cercai all'isola Tiberina e lo chiamai di venire con me. Ho anche rimorso perché lo pregai tanto di venire a fare questo affare insieme. Così prendemmo un carrettino e andammo su. Però passando per via Goito, fui fermato da un agente di pubblica sicurezza, proprio davanti alla Questura e vi era uno della Vai, la polizia che aveva aderito alla Repubblica sociale. E mi disse: un momento, datemi i documenti. Io col mio compagno dissi: dagli te i documenti, ma anche lui non li aveva. Ma poi pensai: può darsi che sia un po' umano e comprensivo, insomma, di quello sta succedendo. Gli dissi che noi eravamo ebrei. E lui disse: soltanto un momento per identificarvi. In quel momento, quando entrò dentro il portone, ci prese a schiaffi e ci disse: sporchi giudii, e da lì cominciò il mio calvario.
Dentro il carcere trovai altri due miei amici, Angelo Vivanti e Raffaele Terracina, così lì dopo alcuni giorni fummo portati a Regina Coeli, al sesto braccio, dove si sentivano lamentele, spari, eccetera. Altri compagni miei trovai dentro al carcere, compagni di scuola, Davide Moresco, Anselmo Calò e altre persone.
Dopo poco tempo, alcuni giorni, ci chiamarono all'appello fuori dalle celle, tutti inquadrati, ammanettati. Fecero l'appello e uscimmo dal carcere. C'erano dei pullman ad aspettarci. In quel momento un altro pullman dietro noi arrivò: erano donne e bambini che erano stati catturati e portati al carcere minorile di Porta Portese. Queste famiglie ci raggiunsero coi loro mariti, i figli, eccetera e lì cominciò il nostro calvario. Da lì ci hanno messo in cammino per giorni e giorni su questi pullman con una guardia di sicurezza e i fascisti che ci facevano da scorta. Arrivammo al carcere di Castelfranco Bolognese. Qui passammo qualche nottata e poi riprendemmo il cammino, verso il campo di concentramento Fossoli di Carpi. Vi erano già tante persone là, che erano già state prese prima di noi, come le sorelle Di Veroli, Silvia e Giuditta Di Veroli e altre persone. Qui incontrai un zio mio, Alberto Spizzichino, fratello di mio padre, il quale mi raccontò di essere stato preso dalla banda Pollastrini, bastonato a Palazzo Braschi e poi dato in mano ai tedeschi. E qui mio zio un po' mi abbracciò e mi disse: figlio caro, se ti riesce di scappare, scappa via perché non sappiamo più che fine facciamo.
In questo campo c'erano anche dei carabinieri di servizio ma qualcheduno aveva pure il coraggio di scappare perché non ce la faceva a fare la sorveglianza e della povera gente, delle povere creature, dei poveri ragazzi che stavano in questo campo.
Io lavoravo con una ditta di Carpi a fare il muratore, aiutavo come apprendista, e mi dissero che se uno di noi tentava di fuggire avrebbero ucciso dieci persone. Avevo molte possibilità di scappare ma non avevo il coraggio se poi avrebbero ammazzato dieci persone per colpa mia. Così seguii la corrente.
Un giorno poi vennero dei camion, ci hanno portato a Modena nei vagoni, rinchiusi con donne, bambini, vecchi, dottori, avvocati, di alto e basso ceto, tutti insieme. Ogni vagone c'era un fascista di dietro e le SS davanti ai vagoni che davano ordini. Quando si arrivava nelle pianure aprivano gli sportelli e dovevamo fare i nostri bisogni sotto i binari dei vagoni, sotto il sorriso e le angherie dei fascisti e qualcuno che diceva: "Se volevate scappare scappate, così facciamo il tirassegno". Una cosa vergognosa per noi fare i nostri bisogni vicino a donne, uomini, alla meglio, come potevamo. Non c'era altra soluzione. E si riprende il cammino per giorni, quattro, cinque, sei giorni.
Entrati in Austria ci hanno fermato, ci dettero un latte, delle crocerossine, con del semolino caldo. Quello fu un ristoro che insomma, si poteva accettare, dopo tanti giorni dentro ai vagoni chiusi.
Arrivammo ad Auschwitz di notte, si sentivano le urla dei cani, delle lunghe file che cantavano una canzone che non si capiva. Alcuni portavano delle strisce rosse altri vestiti bianchi e azzurri, zebrati, come una zebra. La mattina ci aprirono i vagoni con delle urla "Schnell, alle heraus", fuori tutti. Là vi erano dei dottori, degli ufficiali vestiti con dei camici bianchi come se fossimo gente da macello e facevano le spartizioni di donne e bambini da una parte e dall'altra, le altre volevano il marito, una cosa straziante. Dovevamo seguire e stare zitti e venivamo bastonati. La nostra sosta a Birkenau fu di pochi minuti e poi ci misero in cammino verso il campo di Auschwitz. Non so se erano due o tre chilometri, dove c'era un cancello dove c'era scritto" Arbeit macht frei", il lavoro rende liberi. Ci spogliarono tutti nel centro di un Block, tutti nudi e ci dissero di non tenere nulla di nostro che se avessero trovato una fotografia o qualsiasi oggetto ci avrebbero punito severamente.
Ci dissero di entrare dentro ad un posto dove c'era scritto Waschraum, bagno, ma non sapevamo che quel bagno era a doppio uso. Lì cominciarono prima a rasarci da tutte le parti del corpo, dopo fare il bagno con acqua bollente e acqua gelata. Appena fuori ci fecero il numero sul braccio a ciascuno di noi. Io divenni il numero 180098. Da lì avevamo un numero e un'etichetta sopra ogni vestito con la stella di Davide. Sulla stella, vicino, vi era il numero che noi portavamo sopra il braccio. Dopo aver fatto la quarantena fui messo al servizio interno del campo, portando contenitori, da mangiare.
Al campo le prime botte con malvagità le ebbi da un kapò perché scendendo dalle scale voleva che andavo più svelto. Così dopo alcuni giorni, qualche mese, ci trasferirono. Mi separai da mio zio ad Auschwitz, non lo rividi più. Con i camion ci portarono a una certa distanza da Auschwitz, a Sosnowitz. Qui a Sosnowitz abbiamo passato le più brutte giornate. Ci facevano lavorare notte e giorno in una fabbrica bellica dove si costruivano delle granate per bombe. La mattina quando si usciva dal campo dovevamo cantare gli inni nazisti, se qualcuno non cantava veniva tempestato di percosse. Così all'entrata e così all'uscita.
Un giorno, si avvicina Natale del '44, si sentono già le cannonate dei russi e allora aspettavamo la liberazione. Ma non fu così. Un giorno un gruppi di russi tentarono la fuga, e due di loro furono presi. In quel momento in mezzo al campo vi erano degli alberi per festeggiare il Natale. Questi due russi li hanno messi su un tavolone, dove hanno piazzato la forca e noi dovevamo assistere a questa impiccagione di questi due sventurati perché avevano tentato la fuga. Il capoblocco, che era un criminale tedesco internato, mentre gli mette la corda al collo li prese a schiaffi, che anche l'ufficiale deplorò questo fatto. Ecco un giorno, una mattina, una campanella suona: tutti fuori, prepararsi quello che avevamo e prendere la marcia, una marcia forzata. In diversi villaggi e in qualche città, quando passavamo, alcuni giovani ci gettavano addosso dei sassi, strillando "Maledetti ebrei". Queste sono parole sentite molte volte, qualche volta abbiamo incontrato anche qualche gruppo di soldati italiani che rimanevano impressionati dal fatto che camminavamo: eravamo degli scheletri umani che camminavano. Nelle città ci facevano andare piano ma quando si arrivava nei boschi chi non ce la faceva gli sparavano un colpo. Anch'io stavo per fare la stessa fine. Molte volte pensavo di camminare su uno straccio o qualche cosa sotto i piedi invece era un nostro compagno di sventura che cadeva in terra, non aveva più forza di camminare e veniva spacciato.
Diverse soste abbiamo fatto: una volta mi ricordo a una scuola, dei banchetti, di notte, come scolari. Sempre guardati. Un'altra volta un teatro, un'altra volta in una fattoria, un'altra volta in un mattatoio. Arrivammo in una città. Qui siamo ancora rimontati sopra dei vagoni bestiame e rinchiusi dentro, 40, 50 persone che ci battevamo uno con l'altro per stare più larghi.
Un giorno un grande bombardamento ci prese in pieno sulle rotaie dei nostri vagoni, balzavamo da una parte all'altra e pregavamo Dio che qualche bomba cadesse sopra di noi per farla finita con questa vita. Arrivammo a Mauthausen. Aperti i vagoni molti compagni nostri erano rimasti lì morti in quella stazione. Così vidi anche il mio compagno di scuola Davide Moscati, che non ebbe più la forza di rialzarsi.
Prendemmo a camminare su per la collina per arrivare su a Mauthausen. Mentre stavo per cadere Lungarino detto Vittorio Piazza mi alzò in tempo per non farmi sparare dalle SS. Arrivammo alla fortezza di Mauthausen. Lì ci spogliarono, ci dettero un nuovo numero, ci rimandarono al bagno, ci fecero dei segni, che non sapevamo dove dovevamo andare, e ci portarono alla baracca della quarantena. Lì dentro tutti sul pavimento messi testa e piedi e straziati dai dolori che avevamo: un kapò con una cinta e con bastoni ci tempestò di botte camminando sopra di qualsiasi persona che strillava, che si lamentava, dicendo: Ruhe! Silenzio! Ecco un'altra nuova selezione nella quale anch'io fui selezionato. Ero ridotto così malamente che fui portato nel Revier, il campo di sotto, vicino alla scala della morte. Lì vi si entrava vivi e si usciva morti. Ebbi modo di vedere tanti poveri detenuti deportati che portavano su le pietre in questa scala della morte di 186 scalini. Quando uno portava una pietra più piccola gli davano un calcio, e lo buttavano giù e sotto era un macello di ossa rotte e di sangue. Cercammo molte volte di uscire da questa baracca perché vedevo che quella era la mia fine. Mi incontrai con una persona, mi guardava, mi si abbraccicava ma non sapevo chi era. Era il mio excognato. Settimio Di Veroli, detto il Milanese perché era nato a Milano. Stentai molto a riconoscerlo perché eravamo irriconoscibili uno con l'altro. Talmente scheletriti eppure camminavamo, non so come avevamo questa forza di camminare.
Un giorno potei anche rivedere il mio amico, Teo Ducci, di Firenze, che serviva al meglio chiunque poteva avere bisogno delle sue cure come infermiere. Poi un altro giorno ebbi una grande bastonata sulla gamba sinistra e mi venne una grande suppurazione sulla gamba. Lì c'era il dottor Calore di Milano. Il dottor Calore era un grande chirurgo che era stato deportato per politica e mi disse che se volevo salvare la gamba bisognava fare un intervento. Mi tagliò alla meglio come poteva, e mi levò tutto quel pus che era nella gamba, che mi si era talmente gonfiata che non ce la facevo a tenerla. Poi incontrai un altro amico, Angelo Salmoni. Mi abbracciò e diceva che ormai gli americani stavano vicini. Un giorno -rammento la dissenteria- trovai un pezzo di carbone per potermi mangiare questo carbone da stufa per stringermi la dissenteria. Ma un kapò mi ha visto, mi ha dato tante di quelle bastonate e mi ha portato fuori dicendomi "Morgen Krematorium"; domani mattina al crematorio. Invece non so come è stato che il sabato, lo ricordo proprio come un sogno, sentii degli strilli, dei canti: "Americani, americani!".
Il giorno appresso mi son trovato in un altro ospedale, a Gusen. I letti, che erano a castello, erano stati tagliati e separati uno dall'altro con delle lenzuola candide, bianche, e avevano i cuscini: lì vidi qualche compagno mio di Rodi che era vicino a me e cercava di darmi la forza di resistere.
Gli americani subito ci dettero medicinali, viveri, amore e senso di solidarietà. Eravamo ridotti in pochi; tanti dei nostri erano morti in quella sorte maledetta e i vivi assomigliano a morti. Così dopo poco tempo a Gusen ci trasferimmo un'altra volta a Mauthausen. Qui incontrai un mio amico, Vito, che aveva paura di abbracciarmi. Mi portò dentro una baracca e mi rividi con i miei compagni: Alberto Mieli, Giacomo Moscati e Raimondo.
Il mio cervello era ridotto come quello di un bambino, raccoglievo delle cose inutili per terra, con una sacchetta. Anzi, a Raimondo gli detti un vasetto e gli disse che era bello e lo doveva regalare alla sua fidanzata quando ritornava.
Io ero molto appassionato di musica, "Speranze perdute", e avevo molte sigarette che avevo chiesto agli americani ma io non fumavo mai, non ho mai fumato. Andai da Chicco Calò, Raimondo che avevano trovato dentro la baracca una chitarra e dissi loro: suonatemi "Speranze perdute" e vi regalo tutte queste sigarette. Loro accordarono e mi suonarono "Speranze perdute" e i piangendo sentivo questa musica che stava nel mio cuore.
12345
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
4 recensioni:
- Bello, bello, bello!
Complimenti, tutti meritati!
- Una testimonianza tanto agghiacciante e tanto importante che solo un cuore nobile come quello della Citarei poteva riproporre.
Anonimo il 06/03/2015 22:20
Ah bella il tuo cocco non te vole bene ti ha condannata tanto sei una soldatina condannata al rogo..
Alberico Oldofredi il 22/02/2015 10:23
•
Alberico Oldofredi il 22/02/2015 10:19
Zoccola Nannarella alias tore m... a, puzza lontano un miglio la tua schifosa e volgare presenza. Tutti sanno chi sei in realtà...
Requiescat all'Inferno melankoli, se pace avrai!
Non hai gustato l'aforisma? E dire che si adatta a te!!!
•
Tore Martino il 21/02/2015 20:04 [segnala un abuso]
Tore Martino il 03/01/2015 13:06
li/co... la coppia del secolo
Tore Martino il 03/01/2015 12:14
scassagatti e guanti con la lingua, visto che ci tieni tanto adesso faccio un piccolo repilogo di scassamenti - tutto iniziò da commenti negativi che ti strozzarono fino er buco der culo ma tu cesso orgoglioso stringevi le chiappe e rigettavi la merda inguantando testi per te difficili da scrivere, in fondo tu scrivi nella carta igieica, prima pensavo che tu stronzone eri un altro coglione ma in questi giorni hai firmato la tua identità, con i guanti e con la colla hai tolto i vostri testi per paura che il resto del sito che ancora non conosce quanto siete stronzi tu e convivente, hai cercato di nascondere la faccia di cazzo che avete, così i gatti con i gatti e la colla adesso non on sono più presenti così a facia è lavata e salvata per questo adesso ti assillerò in tutti i modi possibili e per te inimmaginabili sarò la tua peggiore nemica figlio di puttana!
Adalgisa Scanagatti il 03/01/2015 10:05
Annus horribilis!
Il vuoto intorno! Non posso crederci! Mentre tutti festeggiano, io scrivo nefandezze per farmi risucchiare dall'anno vecchio. Magari m'avesse portato via per farmi centrifugare in un buco nero! Ma a me resta solo il buco che conosco. Nessuno che mi abbia fatto gli auguri! Ed io sola con la scopa in mano a immedesimarmi nella befana. Sola come è il mio destino a consolarmi vestendo i panni di Tore che vole fare l'omo e fa la voce grossa, ma ogni tanto stecca con la voce in falsetto e ricorda I cugini di campagna. Ma non lo sapete ancora? Sono io Tore e quando non ne posso più mi stravolgo tutta e bestemmio nella lingua mia e in quella del mio clone. Anch'io me so regalata un clone, ce l'hanno tutti! Certo non è un eteronimo, ma chissenefrega! Tanto tutti lo sanno e mi evitano non perchè fingono di non sapere, ma perchè me vorrebbero dare una fraccata di legnate da farmi andare veramente al Pronto Soccorso. Ma io ho famiglia, ho la mia dignità, sono una signora! Diffidate dalle imitazioni, io sono la sola Melankoli, quella col nick in telugo, che sponsorizza se stessa con la sua lingua puntuta.
Nessuno mi ha cercato... i miei parenti sono serpenti, i figli se vergognano, non ho un omo perchè m'accontento di Toremoscio. Che triste inizio d'anno! Chissà se ce la farò ad accumulare fiele e veleno per tutto il 2015, ma ancora me n'è rimasto un pochetto e non lo voglio sprecare.
Non ho voglia di farmi gli auguri, me vergogno troppo! Nannarellaaaaaa, aiutame! Ma quella è morta!
Curatola Nino il 03/12/2014 10:00
Spaccato tipicamente romanesco, questo tuo racconto che sembra affondare le radici nella vecchia letteratura d'altri tempi di quei luoghi. Brava, non dev'essere stato semplice scrivere questo breve testo.
6 commenti:
Tore Martino il 19/02/2015 22:35
Adalgisa Scanagatti
leggi un suo altro testo
poesie " Poesia sulla felicità " Alla ricerca dell'inferno perduto
Alla ricerca dell'inferno perduto
Il vuoto intorno
sa di aura celeste
chè la pelle sfatta
di cotal inutile corpo
è rimasta sulla soglia
dove tutti ammirati
deridono ella sollazzàti
schifando col piede ritto
i resti di quel fritto misto
di oscene brutali volgarità.
Dove pastura ora la miserella?
A infangare con la sua presenza
è ita a mostrare l'acuta penna
avida di spargere la sua semenza,
chè s'è involata triste e solitaria
a cancellare di gennaio l'ultima corsa.
0
20 commenti 1 recensioni
un altro testo di questo autore un altro testo casuale
1 recensioni:
Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Alberico Oldofredi il 09/02/2015 11:12
Quanto vigore e quale capacità poetica in questi versi sublimi!
Li leggo e li rileggo per pascermi della tua sana invettiva.
20 commenti:
Tore Martino il 18/02/2015 20:32
allora per te il mio namstè è il dito medio all'insù - Namastè -
Tore Martino il 18/02/2015 20:25
oh oh "linguanti" oh oh - ho letto bene "linguanti" ma io non ho mai fatto questo nome oh ho -come mai dfendi costui? oh oh - "linguanti" oh oh come mai ti sovviene lui oh oh sarai tu oh oh se uno più uno fa due oh oh mi sebra di capire che oh oh - oh oh. "scanagatti difende linguanti coe linguanti difende scanagatti" ossi acambando i fattori il prdotto non cambia... oh oh sei tu chie è il più bello del reame si chiama adalgisa o salvatore il clone reale? oh oh sito pr che sei al di sopra delle partis io leggo qui un reo confesso oh oh STRONZO BASTARDO -
Adalgisa Scanagatti il 18/02/2015 16:29
Namastè, namastè c'è chi lo ficcherebbe in culo a te?.
La tua lezioncina mi importa poco, ma sarebbe meglio se te ne andassi nel Nepal o nel Buthan a fare yoga seduto sul c... o di uno yeti.
Scassatore scrive "hai", ma vallo a dare a bere agli altri tanto asino o mulo resti. Comunque sappi che io sono Adalgisa Scanagatti, BESTIA che non sei altro! E se hai da dire qualcosa a Linguanti, vai su quel sito, ma ti caccerebbero come hanno fatto con l'uomo-che-ha- paura- delle orche...
Namastè, namastè... che me ne frega a me!
A. S.
Tore Martino il 18/02/2015 13:27
Per la cronac ignorantone che non sei altro ti do una lezioncina a gratis:
Namasté, è un saluto originario della zona di India e Nepal e viene usato comunemente in molte regioni dell'Asia.
Può essere utilizzato sia quando ci si incontra che quando ci si lascia. Viene di solito accompagnato dal gesto di congiungere le mani, unendo i palmi con le dita rivolte verso l'alto, e tenendole all'altezza del petto, del mento o della fronte, facendo al contempo un leggero inchino col capo. Nella cultura indiana, questo gesto è un mudra, un gesto simbolico utilizzato anche nello yoga e in particolare nella asana Pranamasana anche detta posizione della preghiera o posizione del saluto.
Tore Martino il 18/02/2015 12:55
P. S. hai non è un errore ma hai come possesso perchè i vetri sono quelli che hai negli occhi spessi due centimetri ah ah mente-gatto bello questo errore mi piace.
Tore Martino il 18/02/2015 12:53
salavatore oh salvatore t'aggrappi hai vetri come i gatti della tua foto, ma la tua vera faccia è di merda chiamami come vuoi tanto fra me e te c'è l'immenso devi solo crepare di rabbia te vedo giallo canarino con il culo a mandolino, una foglia davanti come a eva e nel culo una petroliera vai su oggiscrivo a prender l'aperitivo e lo sperma come digestivo coglione - Namastè -
Adalgisa Scanagatti il 18/02/2015 12:34
melankoli, la zoccola de borgata, tace( è andata in ritiro spirituale presso le oblate in cammin pel cielo), ma parla a nome del suo nick tore.
La puzza si sente da lontano perchè lei e lui nuotano nella merda, il loro pane quotidiano. Ora se fa chiamare Namastè, fissata con gli eteronimi, la baldracca esule ma non troppo...
A tore, hai smesso di sfregarte il culo col fanfarone e con peppino?
Te piace troppo anche se l'hai in fiamme... Quanto sei infame! Debosciato!
Tore Martino il 18/02/2015 11:13
Ah ecco se non sei la persona che credo perchè difendi quella immagine e non svii le tracce sarebbe più logico cretino, quanto sei scemo ma ti rendi ridicolo in ogni tua mossa non sai, giocare sei un perdente nato e i perdenti hanno l'alito cattivo - Namastè -
Tore Martino il 18/02/2015 11:04
come ti brucia er culo salvatore/alberico/adalgisa /domi/etc. ma non ti vergogni alla tua età e coinvolgi sor poletta che di suor non ha nemmeno l'etichetta, tu di stofe o poesie non sei bono sei accecato inutile che ti butti a faccia in sù fai solo schifo un verme in confronto a te è un cavalluccio marino, salutami tarzan e la sua scimmietta - cita - amichetta tua - raccogliete le banane e poi addrizzatele a due alla volta finto siculo-romano gemello del cazzo di alberico sigfrido -
Adalgisa Scanagatti il 18/02/2015 08:50
@ Scassa-tore & cloni.
Ti piase sta poesia?
Tra rivoli di grasso
c'è un nick che cola,
maschio d'un tratto
con un gonfiore
tra le gambe,
transessuale finto
con scarne mammelle.
Tra rivoli di grasso
c'è un nick che cola.
Fategli spazio, amici,
ch'è folle esacerbato
lungo disteso sul bagnato.
È un ospite improvviso
con nuova maschera sul viso,
noto per mover tutti al riso.
0
Adalgisa Scanagatti il 18/02/2015 08:33
At-tore volgare,
credo che tu faccia confusione perchè non sono la persona che credi e continui ad insultare. Tu sei l'Anima Nera di quella donnaccia che tu conosci bene e che è assente da un po'. Spero che le sia preso un coccolone e che sia impossibilitata ad agire mentalmente e fisicamente... La mano di Dio l'ha toccata finalmente e la chiamerà a sè per espiare le sue colpe. Tu fai il forbito col fanfarone figliol prodigo che s'è fatto conoscere dove tu sai e che è tornato col ramoscello d'ulivo piantato nel suo c..., ops... dna.
Vai a strusciarti, cane leccone, come tutte quelle pecore belanti che aspettavano il suo farneticante rientro...! E piantala di dare fastidio, perchè non mi conosci bene.
I miei auguri per la tua dipartita Scassatore-melankoli-al nair-melina...
Tore Martino il 17/02/2015 18:14
alberico sigfrido guanti gemello dello scassacazzi hai tolto le tue cagate perchè il tuo disonore venga nascosto di commenti verità che contenevano ma ormai c'è terra bruciata per te è la tua troia non conti un cazzo ne come uomo tanto meno come imbrattaacarte, lo sanno tutti chi siete e lo schifo che fate tu e uella troia che ti vive accanto piena di acidume! Alberico/Adalgisa gemelli del cazzo -
Tore Martino il 10/02/2015 10:20
inutile che cerchi di forbiare le cose quel salvo che tu dici altro che cavaliere è proprio un porco schifoso che ormai fa il galletto in oggiscrivo gonfiandosi il petto per i commenti favorevoli, pensa al "Torrentello furioso che hai scritto con riferimenti chiari" con le comari che ti applaudono e ragliano insieme a te.
Cavaliere senza cavallo ma dire asinello con gli occhiali con la lingua e non usa i guanti zozzone, vergognati hai distrutto questo sito che non ti è mai appartenuto per la tua insufficienza.
Adalgisa Scanagatti il 10/02/2015 09:44
SPAZZA-TURA,
il Salvo a cui ti riferisci è un cavaliere, mentre tu sei quello che raccoglie la cacchina del suo cavallo. Perchè poi fai una cura per il viso, vero Nannarella, esule senza ritorno?
Adalgisa Scanagatti il 10/02/2015 09:38
Una disciplinata creatività... Sì, Sabrina, sono una stratega disciplinata quando manovro le mie truppe all'assalto del nemico, ma ti ricordo che la mia poesia Panzer è rivolta a chi fa parte di PR che legge e trae le sue conclusioni... in silenzio. Fuori del sito a chi potrebbe interessare? È cosa nostra...
Ciao, cara.
Tore Martino il 09/02/2015 18:29
un rebus per sabrina, in questi commenti ci sono due salvo uno è il primo commento ed è originale, l'altro salvo ( e non è riferito al primo commentatore) ha due account e scrive in oggiscrivo e in questa paginetta di cacchina tocca a te fare l'indovina?
lui è colui che ha affondato pr dando la colpa ad altri -
Sabrina C. P. il 09/02/2015 17:05
Sì. È una storia allegorica che fuori dal Sito non ha molto senso, anche se è scritta con disciplinata creatività
Adalgisa Scanagatti il 09/02/2015 16:46
Alberico sei cattivello, ma so che tu hai qualche conto in sospeso...
Apprezzo i tuoi complimenti.
Adalgisa Scanagatti il 09/02/2015 16:44
Chiamala invettiva o sollievo, Salvo, ma è pur vero che si trova sempre il bene in chi fa del male, perchè si è succubi e si tace sempre.
Dovresti gioire che l'aria ha da cagnà...
Ma grazie lo stesso. Ciao.
salvo ragonesi il 09/02/2015 14:57
La poesia in se è scritta bene se non fosse però indirizzata come invettiva. ciao. salvo.--
Tore Martino il 30/12/2014 23:29
Anonimo il 19/12/2014 20:06
Non puoi più attendere. Preparati perchè ti verrà un coccolone( si dice così nella zona dove vive la tua schifosissima animaccia burina) sotto casa, ignorata dai passanti che si schifano di te. Minchiazzo merdazzo. GO TO DEVIL! Mi sa tanto che farai la fine di quella vecchiazza di Nannarella... anzi sei tu la Nannarella del racconto della Scanagatti... Non è vero? Sei sulla bocca di tutti
అర్ధరాత్రి నీలం il 18/12/2014 20:00
అర్ధరాత్రి నీలం il 18/12/2014 19:58
E VOI COJONI CHE VI FATE PRENDERE PER IL CULO DA QUESTO ESSERE SPREGEVOLE
5 commenti:
అర్ధరాత్రి నీలం il 18/12/2014 19:58
E ORA VENIAMO DA QUEST'ALTRA STRONZA BOTTANA...
TE LO RICORDI? l'hai scritto tu! TROIONE... QUANDO ERI (?) DI SESSO M ED F... Ma che schifoooooooooooooo... pensa te, ti fotti da solo!!!
ROMOLETTO
di Grazia Genovese
pubblicato il 18/01/2014
La strada è male illuminata da un alto lampione. Il marciapiedi è sconnesso e avvolto nel buio. Avanza traballante una vecchietta che tiene stretta al petto la logora borzetta. S'è comprata un panino e mezzo litro di latte dal Sor Amilcare Marcacci. S'è fatto tardi, ma lei è sola, poverella.
- Dai, vecchia lercia, molla la borza! Mi bastano quei quattro soldi della tua schifosa pensione. Dai molla o ti spezzo 'sto braccio rinsecchito!
- Aiutooo, aiutooo, al ladro, al ladro!
- Non c'è nessuno, an vedi questa quanto è tosta! Te strozzo, se non molli li quattrini!
- Aaaiutooo, aaaiutatemi!
- E pigliate 'sti due ceffoni, così ti svergolo la mascella, a stronza, vuoi mollare?
- Lassame stare, disgraziato, non ho che quei sordi per campare...
- Me servonooo! Lo vuoi capire, a rinsecchita?
I fari di una automobile illuminano per alcuni istanti la zuffa tra i due.
- Romoletto, disgraziato, ora te metti a derubare nonna tua? Te possino cecare!
(Scritta a quattro mani con Angelo Cosentino)
PS
PER CHI LO VOLESSE HO IL DOCUMENTO, TANTO PER DIMOSTRARE LA VERITà.
16 commenti:
Tore Martino il 30/12/2014 19:27
scassacazzi attento che un ratto è pronto a insozzare te e consorte della merda che stai lasciando con questo clone ma io so chi sei e ti sporco tutto coglione.
Adalgisa Scanagatti il 30/12/2014 17:56
EDIZIONE STRAORDINARIA!!!
IL RATTO DELLE MIGNOTTE
A Sora Nannarella fu accolta dal comitato Donne Pie che riservò a lei e alla nipote una esemplare accoglienza. La notizia era circolata in fretta e l'opinione della gente del posto fu quella di attenderle nella piazzetta per dar loro il benservito.
-A scostumate, fije di na mignotta, mignotte debosciate, ora vi damo l'accoglienza che meritate! Qui le mignotte come a voi nun ce le volemo!
La prima ad essere malmenata fu la cara meretrice Nannarella che perse i denti finti per il selciato. La trascinarono per la strada dove poggiavano ancora fumanti delle grosse merde di vacca che la insozzarono per bene, mentre una porzione gliela strofinarono sul viso e sugli occhiali da cecarella. La nipote fu privilegiata perchè era giovane e sapeva d'aver sbagliato, così la fecero camminare mezza nuda inseguita da li ragazzini che la palpavano oscenamente. Povere creature innocenti!
Le Donne Pie le condussero poi davanti al parroco, Don Aristide Realacci, perchè fossero esorcizzate. Na frotta di demòni uscì da tutti li loro pertugi e Nannarella gridava che la stavano violentando... Vomitarono veleno e fiele e poi si accasciarono per terra a cosce aperte come avevano sempre fatto nella loro schifosa vita.
అర్ధరాత్రి నీలం il 20/12/2014 18:54
tieni porco,
festeggia il funerale della tua amica! E scrivi queste parole sulla lapide:
MANIACA DEPRAVATA NINFOMANE! A NOME DI TUTTI( E CONDIVIDONO...) CHIEDO CHE TU SCHIATTI IL GIORNO DI NATALE!
అర్ధరాత్రి నీలం il 20/12/2014 11:25
FINUCCIA TRICARICO S'è UCCISA DISPERATA
...
@ PER IL CLONE
MA BRAVA LA ZOCCOLA DE TU MADRE... ANGELO COSENTINO
Ed ecco a voi due testi a confronto - NOTATE GENTE, NOTATE...
UNICO ANGELO COSENTINO, NELLA VOLGARITà!!!
STESSO VOCABOLARIO DI ALBERICO OLDOFREDI
CHE ORA ULULA E SI UCCIDE PERCHé non ha più la CITA che la commenta
Anonimo il 20/12/2014 07:34... DI FINUCCIA TRICARICO
Tutti sanno quanto è larga e profonda la tua fessarotta e i clienti si perdevano nell'antro che ha accolto amici, famigliari, figli, cognati, zii, camionisti, scaricatori di porto, il portiere di casa, i politici corrotti, le guardie del papa, i monsignori... Tuo marito s'è dato all'altra sponda, stanco di perdersi in quel Foro, e lavora meglio su fori piccoli e stretti... I tuoi figli pompano a Trastevere... lo so bene, sono informata dal tuo alter ego...
Scoppia vescica perchè sei troppo incontinente per uscire anche di casa. E ti pisci addosso controvento...
... ringrazio gli autori di ROMOLETTO. Va meglio ora?
Prego per la tua anima... perchè bruci all'inferno!
Non uscire di casa perchè ti additano...-An vedi chi c'è... la sora ZOCCOLA!
Cave canem DI ALBERICO OLDOFREDI
"Stolta la fessa che sempre fame ha, non rifiuta il boccone, lo gusta da accattone e ingorda si soffoca dopo l'ultimo leccone. Rimpiange in punto di morte d'essersi scordata... il coglione". Così recitavano a teatro gli antichi che elogiavano l'atto mai sazio, quando i golosi perdevano la ratio.
...
Finuccia tricazzi
Adalgisa scassaminchia
Cosentino ce l'ha piccino
Eufemia zecchin che fa i pompin
Soldani arturo non ce l'ho più duro
Alberico oldofredi la brutta imitazione del porco siffredi
Visconti rafaela la mignotea
Annetta la pompetta
Casasopra che opra in palafitta
Domiziana gigliotti e i suoi figli di mignotta
Gemma donati vannetti specializzata in... naaaaaaaaaaaaa...
Tutti bravi figli d'androcchia, laureati alla bocchini!!!
అర్ధరాత్రి నీలం il 19/12/2014 20:30
STAI CONFERMANDO CHE QUANTO HO INSERITO è VERO, PERCHé solo tu che ne sei l'autore può saperlo!!! AUTOGRAFANDO IL TESTO. E QUESTO, è TUTTA COLPA DELLA TUA VOGLIA DI PARLARE, PARLARE... PURCHé si parli...
INOLTRE... CONTINUI A FARE QUEGLI ERRORI CHE danno modo di RISALIRE AL VERO AUTORE DI TUTTA QUESTA FARSA DISGUSTOSA!
bla bla bla bla... e ti tradisci.
bravooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
అర్ధరాత్రి నీలం il 19/12/2014 20:18
VEDI COME TI TRADISCI? ahahahahhaha
Finuccia Tricarico il 19/12/2014 20:10
Quanto ho riso col racconto della nonnetta di Romoletto! Ma sei tu la vegliarda? Te possino cecare!!! Un grazie sincero all'autore... ehhhehhh che ridere!
DICI... UN GRAZIE SINCERO ALL'AUTORE!
ahahahahahha
ma come, c'è pure scritto che l'autrice è grazia genovese e angelo cosentino... chissà che particina avrà messo!
MA DATO CHE SAI BENE DI AVERLO SCRITTO TU... ANGELO COSENTINO...
AHAHAHAHHAH... CHE COJONE RINCOGLIONITO
అర్ధరాత్రి నీలం il 19/12/2014 20:11
TI SEGUO A RUOTA... COS'è... SEI VENUTA A FARE LE PARTI DELLA SCASSAGATTI??? poverina... che gli manca la loretta!!!
DIMENTICAVO...
COSENTINO... CE L'HA PICCINO!!!
quindi l'elenco dei cloni che lavorano da te cambia così:
Finuccia tricazzi
Adalgisa scassaminchia
Cosentino ce l'ha piccino
Eufemia zecchin che fa i pompin
Soldani arturo non ce l'ho più duro
Alberico oldofredi la brutta imitazione del porco siffredi
Visconti rafaela la mignotea
Annetta la pompetta
Casasopra che opra in palafitta
Domiziana gigliotti e i suoi figli di mignotta
Gemma donati vannetti specializzata in... naaaaaaaaaaaaa...
Tutti bravi figli d'androcchia, laureati alla bocchini!!!
Anonimo il 19/12/2014 20:10
Quanto ho riso col racconto della nonnetta di Romoletto! Ma sei tu la vegliarda? Te possino cecare!!! Un grazie sincero all'autore... ehhhehhh che ridere!
అర్ధరాత్రి నీలం il 19/12/2014 18:52
అర్ధరాత్రి నీలం il 19/12/2014 18:45
CIAO LORETTA, MI DISPIACE CHE STAI DA SOLA E QUINDI TI LASCIO L'ELENCO DEI NUOVI CLONI DA COMMENTARE... credimi, sono tutti laureati e lavorano sodo...
Ed ecco qualche nome dei tuoi cloni che lavorano nel tuo casino
...
Finuccia tricazzi
Adalgisa scassaminchia
Eufemia zecchin che fa i pompin
Soldani arturo non ce l'ho più duro
Alberico oldofredi la brutta imitazione del porco siffredi
Visconti rafaela la mignotea
Annetta la pompetta
Casasopra che opra in palafitta
Domiziana gigliotti e i suoi figli di mignotta
Gemma donati vannetti specializzata in... naaaaaaaaaaaaa...
Tutti bravi figli d'androcchia, laureati alla bocchini!!!
... ciaociao e buonefeste!
అర్ధరాత్రి నీలం il 19/12/2014 09:28
Un assaggio della mia disponibilità.
-Avanti notte era già all'opera ovvero si dava da fare a strusciarsi all'angolo della viuzza con i masculi che non provavano timore di sbatterla ben bene. Erano in fila impazienti di palparla, di strattonare le sue minne, di arrossarle le cosce sfregandosi contro col ruvido panno dei calzoni. Lei non soffriva, ma si lamentava che fosse poco quello che riceveva, voleva amore senza che fosse amore, stringeva la schiena di chi la soffocava di baci e di colpi frequenti, violenti, quasi a toglierle il respiro. Quando tutto fu finito e la luce pallida della luna rischiarava il suo corpo scomposto di bambola oltraggiata, lei si leccava ancora le belle labbra gonfie e tumefatte, mai sazia della ricchezza seminale dei suoi amanti. Si mise a ridere sguaiata e non si copriva, anzi invitava l'ultimo passante a possederla chè era un'occasione da non perdere... E l'affanno riprese a percuotere i sassi della viuzza che le ferivano le belle carni, mai stanca di godere e di mordere la mano per non gridare come una lupa che si accoppia e ulula. La gente sapeva chi era e non osava pronunciare il nome suo perchè era di buona famiglia.
Addolorata non smise di chiamarsi Addolorata, ma mai ci fu donna così scostumata come a idda che pazza d'amore era e vogliosa d'essere venditrice di sesso. Nulla in cambio chiedeva, solo di essere femmina del peccato per espiare la colpa di avere ucciso l'uomo che amava e l'aveva rifiutata. Le donne dicevano che era buttana a fin di bene e lasciavano che i mariti e i figli si sfogassero con idda, Addolorata di nome ma non di fatto...
Si cuntava sta storia nelle notti d'estate quannu l'aria era frisca e non si aveva voglia di andare a dormire. Ognuna delle comari ne parlava come di una buttana persa e la paragonava ad una acerrima nemica. Così all'insaputa di tutte ognuna credeva di non essere buttana come la vicina. Le figlie non si chiamavano Addolorata perchè le madri credevano che sarebbero potute diventare buttane. Poi arrivò in paisi na fimmina bella e giovane ca si chiamava Addolorata Cammarata, na copia di quella Addolorata che era morta di sesso. Dicevano che era tali e quali a sua madre, una buttana a fin di bene.
Finuccia Tricarico il 19/12/2014 07:22
Ora sono io che mi divertirò a sporcare i tuoi insulsi testi.
Angelo cosentino ( lo so chi sei...)sei una piccolissima creatura (?) di merda, che si vanta inutilmente, scrive inezie, critica e si arroga il diritto di correggere gli altri, non ha ispirazione se non quella di copiare i testi altrui o di chi ti è pari. Su PR ti conoscono bene, ti evitano per la tua spocchiosa cattiveria, per la tua incommensurabile volgarità, per la tua incapacità a relazionarti con le persone se non per circuirle ed usarle. I tuoi familiari, se ne hai..., e i tuoi vicini ti conoscono bene... SEI SOLo, SOLo, SOLo, SOLo!!!
SEI UNA DONNETTA/OMUNCOLO PICCINA/o DI CUORE E DI MENTE, INSIGNIFICANTE, CAPACE DI DISTINGUERTI SOLO PER LE PAROLACCE E GLI INSULTI. CHISSA' IN QUALE AMBIENTE TI HANNO VOLGARMENTE EDUCATA... TALE MADRE, TALE PADRE, TALE FIGLIA...
Se hai intenzione di continuare, sappi che sarò pronta a risponderti e sai anche quale
FINUCCIA, ADALGISA... ECC ECC
... TI SEI FATTO UN AUTORITRATTO PERFETTO.
Adalgisa Scanagatti il 17/12/2014 12:25
Nannarella, Nannarella,
mignotta come la figlia
la vacca di sua sorella,
sei morta puzzolente
di merda fresca canina
all'animaccia tua meschina.
అర్ధరాత్రి నీలం il 17/12/2014 10:11
ora sarai più satura e soddisfatta di merda...
adalgisotta la mignottascassagatti
...
Occhi bassi FETENTI
di kalman kose (ANGELO COSENTINO)
alias tutti i suoi cloni di merda
È giorno sulla discesa del monte a sorvolare LENTICCHIE,
lievi nuvole di polvere a distinguere MERDICCHIE.
Smuovono LE CHIAPPE del tempo mani rozze di pietra,
costringono a scavare le FOSSE IN avidi METRI,
parole MIGNOTTE che insegnano canti a memoria.
Quadri di SALE abbozzano rami ottusi a sferzare,
distaccano da zolle gibbose nascoste EMORROIDI,
la curva dei CULI è schiena lucida di corpi PUZZOLENTI.
Muri a squarci aperti sono COMICITà di visi REPELLENTI
dure asperità a SCOPRIRE confini di CACCA.
Occhi bassi FETENTI sconfinano ODORI,
fanno ombra lunghe ciglia DI ZOCCOLA a scrutare PORCI lontani.
Amori s'incontrano furtivi e scagliano AR DITO PROMESSO.
Sono di terre isolate i caldi richiami, SCOTTANO
le perfide angosce, i violenti PISTACCHI,
di CULI PUZZOLENTI.
Scopre poi l'ARIA ribelle della sera
i GOLOSI trastulli delle PALLE.
...
Commento del clone Francesco e Barbara
Splendido lessico e tanta armonia culifera. La costruzione petica esalta le immagini, le "colora" attraverso il naturale percorso della terra che fu. Un inchino con borbottio di culo.
Adalgisa Scanagatti il 16/12/2014 14:25
Loretta,
sono felice che tu abbia letto il mio breve racconto. Sì, proprio una vicenda di triste degrado sociale... ma intingere la penna nell'inchiostro del tormento mi soddisfa.
Auguri, di cuore.
Adalgisa Scanagatti il 16/12/2014 14:22
Fabrizio,
non ha alcun legame con la ricorrenza del Natale, ma è uno spaccato della realtà quotidiana. Forse, gradiresti leggere le vicende precedenti per capire chi era Nannarella.
Grazie e auguri.
fabrizio costa il 16/12/2014 13:08
beh magari non è una trama particolarmente adatta a santificare la ricorrenza del Natale però è realista
loretta margherita citarei il 16/12/2014 12:04
triste, storie di ordinaria follia extraurbana, piaciuto,,,,,,,,,,,,,,...
- Un bravo che si applaude da solo.
- Oggi più che mai è importante ricordare, capire, operare perchè simili barbarie non ritorno più.
- Grazie Loretta per questa testimonianza!
Anonimo il 25/01/2015 15:43
bellissima... testimonianze dovute sempre grande...
Anonimo il 25/01/2015 11:31
Il brano si commenta da solo. Grazie, Loretta.. Per averci donato questo racconto. Un bacio
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0