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Lucy la strega
Conoscevo Lucy fin da bambina. Suo fratello era mio amico ed un giorno mi portò a casa sua per vedere un quaderno di francobolli.
In quella occasione conobbi Lucy. Era magra e pallida. Aveva un vestito bianco sporco e mi guardava seria senza parlare.
In seguito l'ho rivista altre volte. La madre morì alcolizzata. Suo fratello si sposò e andò via.
Lucy è rimasta a vivere da sola. In paese alcuni dicono che si prostituisce, altri dicono che possiede la seconda vista e fa gli scongiuri.
Mentre mi avvicino alla sua abitazione sento un brivido corrermi per il corpo. La casa di mattoni ha colori rossastri nel sole di ottobre. Un albero di giuggiole quasi spoglio sta alla sinistra. Sull'aia ci sono gatti, botti, foglie secche. Mi avvicino alla porta e chiamo:
"Lucy, sono io..."
"Vieni dentro. Ti aspettavo..."
In cucina mi offre un bicchiere di acqua zuccherata con la barbabietola. Le disgrazie che abbiamo avuto nelle nostre vite ci permettono di comprenderci subito. Le racconto cosa mi è capitato, le avversità di questi ultimi anni, le scelte sfortunate e parlandone mi sembra di cercare una spiegazione del male nella vita.
Lucy mi guarda con i suoi verdi occhi gelidi. Va a prendere uno specchio, lo posa sul tavolo e torna a sedersi accanto a me.
Nella stanza in penombra Lucy incomincia a guardare dentro allo specchio. Il volto è pallido e scavato. I suoi capelli le ricadono intorno come una pioggia viva.
"Vedo un fumo grigio... immagini... Tutta una vita... Una vecchia... Una casa..."
Fa un lungo sospiro e alza gli occhi verso di me:
"Per adesso ho finito. La prossima volta portami qualcosa che appartiene intimamente alla tua casa."
La sera d'autunno è umida e fredda e la luna sembra di cristallo. Nella mia tasca, avvolto in un foglio di carta ho un pezzetto di intonaco che ho staccato dalla parete. Sto tornando da Lucy ma non so cosa pensare dei suoi discorsi. Forse è tutto irrealtà e follia. Un gruppo di ubriachi cantano una canzone senza senso nella nebbiolina.
Arrivo emozionato all'appuntamento e sento il cuore che batte. Spingo la porta aperta. So che lei ha già intuito la mia presenza mentre chiamo piano: " Lucy..."
Lei indossa un vestito nero, attillato che lascia le spalle nude. Il volto è pallido e scavato.
Per disperdere la tensione nell'aria le mostro subito il pezzo di intonaco che ho portato. É grigio e friabile. Lei lo prende, lo tocca, lo posa sul tavolo.
Si siede ancora vicino a me davanti allo specchio. Mi appoggia una mano sulla spalla e socchiude gli occhi. Sento il tocco della sua manina soffice, sento il profumo tenue dei capelli.
I suoi occhi guardano lontano come se volesse perdersi dentro allo specchio. Il suo respiro si fa più lento, più profondo. Ora diventa breve e saltellante. Le sue parole sono un sussurro rauco e un singhiozzo:
"Vedo... una vecchia e una maledizione... Riguarda la casa e colpirà... solamente i maschi... Le femmine sono al sicuro..."
Più tardi quando ritorna in sé appare stanca e affaticata. La tensione nell'aria è calata e ci mettiamo a parlare.
"Da quanto tempo vivi in questa casa?" mi chiede.
"Da circa due anni."
"E da quando sono incominciate le tue disgrazie?"
"Adesso che me lo fai notare, da quando sono andato ad abitare in quella casa."
"Di chi era quella casa?"
"I proprietari erano morti, la casa era in vendita da tanto tempo. Io ho trattato con l'agenzia."
"Come era la casa?"
"Era molto vecchia, per questo costava poco. Ma l'ho fatta rinnovare completamente..."
"Hai abbattuto anche i muri perimetrali?"
"No, quelli li ho lasciati per non perdere i diritti."
Si è fatto tardi. In silenzio mi accompagna fuori ma davanti alla porta si ferma:
"Tu non puoi sapere cosa si svolge dietro i muri delle case... Non puoi capire i drammi segreti... Per questo dovrai tornare ancora da me un'altra volta..."
"Va bene... farò come vuoi."
Le nostre voci, nella notte autunnale, hanno un suono diverso, più stridulo e quasi disperato.
Due sere dopo cammino sull'erba alta bagnata di umidità verso la casa di Lucy. I pensieri girano nella mia mente e mi sembra di vivere in un incubo. Entro nella saletta buia.
"Lucy, ci sei?"
Silenzio di tomba. A passi incerti proseguo e apro la porta della cucina. Lucy sta là seduta e mi volta le spalle. La sua voce bassa mi dà un sussulto:
"Stasera la luna è sorta con un alone rosso sangue. I cani ululano. Stasera la luna mi fa paura..."
Su un tavolino rotondo lì vicino c'è un candela, un lungo spillo, un mucchietto di sale, alcuni nastri neri, perline di vetro e il pezzo di intonaco che ho portato. Lucy sta cantilenando alcune parole in rima con voce bassa, gutturale e con le mani batte la superficie del tavolo come fosse un tamburo. Alza gli occhi verso di me:
"Mi ha insegnato mia mamma che era una medichessa e lei ha imparato da mia nonna."
Poi ritorna nel suo stato di sonnambula.
A un certo punto Lucy prende qualcosa con le lunghe dita! É una bambolina di stoffa con seni e sesso femminile. Si avvicina al focolare e la butta dentro un pentolino di acqua bollente, poi intona la cantilena, ripetitiva, monotona, ossessionante.
Per un attimo la bambolina sembra viva e si contorce dal dolore. Lucy ha smesso di sussurrare e sta tremando. Dalla cappa del camino proviene un lamento acuto che finisce in un ruggito che mi fa rabbrividire. Mi volto impaurito. I piatti della bilancia oscillano da soli sulla vecchia credenza.
Allora afferro Lucy per le spalle e la ritraggo indietro spaventato. Restiamo così abbracciati. Si sente solo il borbottìo dell'acqua che bolle nel silenzio adesso.
Dopo un po' Lucy mi respinge con un sorriso, ed io esco da solo nella notte.
OTTOBRE 1991
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- Non saprei, il finale non mi convince, mi aspettavo di più, ma l'ho letto tutto con piacere. Scritto bene.
- bellissimo!!!!
- Bel racconto. Mi è piaciuta molto l'atmosfera che hai creato: inquitante e misteriosa ma al tempo stesso calda e coinvolgente.
- complimenti.. mi è piaciuta molto la descrizione di Lucy.. solo mi aspettavo un finale diverso;
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