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Uno strano viaggio nel passato
Ero in viaggio da molte ore quando il treno sul quale viaggiavo improvvisamente si fermò ad una stazione di un piccolo paese che non avevo mai letto sulle carte. E dire le conoscevo tutte, facevo quella linea ogni tre giorni. Ad un certo punto vidi tra la nebbia che offuscava il paesaggio una donna che cercava di farsi notare saltando su e giù davanti al finestrino. Quando finalmente riuscii ad aprirlo mi disse: "Ho perso il mio bambino! Mi aiuti a trovarlo per favore." Le risposi che non potevo scendere dal treno, perché se fosse partito da lì a poco lo avrei perso. Lei mi assicurò che se avessi perso il treno ne avrei potuto prendere un altro l'ora dopo. Quando riuscii a convincermi a scendere mi assicurò che in quella stazione i treni passavano ogni ora. Mi stupii, poiché ricordavo che, secondo i miei calcoli, se avessi perduto quello non avrei potuto prenderne un altro fino all'indomani mattina.
La nebbia era fittissima e insieme a quella donna che mi disse di chiamarsi Elena Govi mi misi a cercare il bambino chiamandolo per nome (il nome era Tiziano) proprio come mi chiamavo io, solo che il mio era al femminile. Strana coincidenza. Elena mi raccontò che stavano scappando dai soldati tedeschi. Erano ebrei e se li avessero trovati lei e il piccolo sarebbero finiti nei campi di concentramento in Germania. Stupita da quel che diceva, mi fermai e prendendola per un braccio le chiesi se fosse impazzita: "La guerra era finita da sessant'anni." Lei scosse la testa guardando me come se fossi pazza, poi disse: "Oggi è il 28 novembre 1943 e domani è il compleanno di mio figlio. Non voglio che lo festeggi su un treno diretto in Germania, dobbiamo trovarlo."Di nuovo sorpresa da un'altra coincidenza dissi: "Domani è anche il mio compleanno e vorrei festeggiarlo a casa con i miei amici." "Bene!" disse Elena "Quando avremo trovato Tiziano potrai fare ciò che vuoi Eravamo ormai molto lontani dalla stazione quando sentii il fischio del treno che ripartiva. Feci per correre a prenderlo, ma Elena mi fermò dicendo: "Ormai è andato prederai il prossimo." Ci inoltrammo nel fitto del bosco la nebbia sempre più fitta non lasciava intravedere nulla. All'improvviso Elena mi tirò a terra dietro a dei cespugli e in quel medesimo istante vidi passare un gruppo di soldati tedeschi. Elena mi scosse e disse: "Vedi siamo in piena guerra e quelli stanno cercando noi. Poco dopo passò un altro gruppo di soldati assieme a dei civili. Elena disse: "Dio mio hanno preso i nostri vicini, la prossima volta tocca a noi." Poi improvvisamente si portò una mano alla bocca, vedendo suo figlio assieme a quella gente. Guardandomi disse: "Salvalo, sei l'unica che può farlo se mi vedono prendono anche me." Sorpresa da quello che mi stava succedendo uscii dai cespugli e non so come trovai il coraggio di avvicinarmi ad un ufficiale e dire che mio figlio era stato preso per sbaglio dai suoi uomini e che si trovava in mezzo a quella gente. L'ufficiale mi guardò poi senza farmi domande mi chiese in un italiano stentato quale era mio figlio, io glielo indicai e lui avvicinandosi a Tiziano lo portò da me. "Per fortuna ti ho trovato" dissi "Ora torniamo a casa." Elena che aveva assistito alla scena quando i soldati se ne furono andati uscii dai cespugli e Tiziano corse tra le sue braccia singhiozzando. Elena a quel punto si rivolse verso di me e disse: "Grazie di avermi aiutata.
Vieni a casa con noi a scaldarti un po', poi quando sarà ora che passi il tuo treno ti accompagnerò io alla stazione. Io esitai e lei disse "Questa volta non lo perderai te lo assicuro. Quando arrivammo a casa Elena mi presentò suo marito e sua madre e raccontò a loro come avevo salvato Tiziano. Quando venne l'ora di accompagnarmi alla stazione, Elena si vestì e salutò i suoi familiari come se fosse stata l'ultima volta che li vedeva. Questo mi stupii enormemente, poi quando fummo fuori mi disse: "Faccio sempre così perché non so mai cosa può capitare se non li dovessi più vedere li ho saluti per sempre." Arrivate in stazione il treno era fermo Elena mi salutò e mi ringraziò ancora per ciò che avevo fatto. Io salii e la salutai con una mano mentre il treno partiva. Durante il viaggio vidi che il treno non faceva lo stesso tratto di sempre allora chiesi ad un vecchietto se sapeva dirmi il motivo e lui mi disse che il treno che sarebbe dovuto arrivare a Torino la sera prima aveva deragliato ed erano morti tutti i passeggeri. Poi si mise a raccontarmi la sua storia. Sapete come sono gli anziani, se trovano qualcuno che li ascolta vanno a ruota libera. Sulle prime non ci feci molto caso al suo racconto poi un particolare cioè il nome di sua madre mi fece venire alla mente l'avventura della sera prima. Allora gli chiesi se si chiamasse Tiziano Govi. Lui assenti sorridendo. Nel suo racconto disse che sua madre il giorno del suo settimo compleanno era morta per aver aiutato a tornare a casa un amica che lo aveva salvato dai soldati tedeschi. In quel momento capii che Elena non lasciandomi prendere il treno mi aveva salvato la vita, ma aveva perso la sua uscendo di casa.
TIZIANA FRANDINO
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