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Una sera di marzo
Alla fine, una sera di marzo, con una primavera ancora mezza addormentata e ancora mezza sveglia, ho oltrepassato il giardino pieno di narcisi fioriti, crochi ormai chiusi per il buio, giacinti coloratissimi, tulipani, e piante molto più grandi, dalla foggia esotica, della grande villa e mi sono presentata alla festa.
Non mi aspettavano, del resto io manco ci volevo venire. Non ho più bisogno di farmi vedere io, perché non ho più nulla da dimostrare. Appena ho messo piede nel salone le sciacquette da quattro soldi, lì presenti, hanno iniziato a spettegolare tra loro al mio indirizzo, e i distinti signori a rizzarsi in tutti i sensi.
Quando ero più giovane ho partecipato a tante feste; quasi una per ogni sera della settimana, ma mi sono stancata subito di quella "bella vita"; mi è venuta subito a noia. Però di tanto in tanto mi piace "ricapitare" ai grandi ricevimenti, perché mi rassicura l'"immobilità" degli altri, e per un altro motivo, più intimo, segreto, una speranza segreta, ovvero quella di essere in qualche modo sorpresa da qualcuno di vagamente sorprendente.
Quella sera di marzo il tedio mi stava letteralmente uccidendo, in una maniera indicibile. Certo ho avuto anche io le mie belle distrazioni. Soprattutto con il giovane figlio dell'ambasciatore brasiliano; un giovane torello dalla pelle magnificamente marroncina, così caldo passionale, in quelle fredde stanze aristocratiche, che mi ha risvegliato una passione selvaggia e femminile che davvero pensavo del tutto estinta in me. Invece il capo procuratore catanese, capo procuratore di non so che, con la sua parlantina esagerata non faceva altro che stordirmi! Avevo bisogno di prendere una sana boccata d'aria fresca, così ad un certo punto, ho deciso di uscire su uno dei balconi. E mentre ero di fuori e da sola che mi sventagliavo con il mio inseparabile ventaglio spagnolo, nel momento centrale della festa, infrangendo ogni etichetta, come mio solito, sono stata avvicinata da un uomo che non avevo mai visto prima. Costui non si poteva di certo definire un giovane di primo pelo, visto che il suo pelo era già grigio, ma così , a occhio, poteva avere dai trenta ai quaranta, l'età che preferisco in un uomo. Lui mi si è fatto subito addosso, mi ha messo una mano proprio lì, sul mio sederino, io invece che sconvolgermi mi sono sciolta in un brivido. Eppure l'essere posseduta su un balcone, dove tutti potevano vederci, poteva essere una cosa sconveniente persino per una come me.
Così mi sono allontanata altera. Ma mi giravo di tanto in tanto per assicurarmi di essere seguita. Del resto l'inseguimento non durò molto. Ci siamo appartati nella prima stanza libera, tanto la villa ne ha così tante a disposizione. Ho sentito subito che in lui c'era qualcosa di diverso, di... di sorprendente! E così nel momento massimo del raggiungimento del suo piacere lui mi ha citato un passaggio tratto da una delle mie letture preferite. E lì io ho sentito che qualcosa ci stava legando l'uno all'altra irreversibilmente.
Per tutto quel mese di marzo io e l'uomo misterioso, un ricco ingegnere del milanese, ci siamo sentiti spesso. Una fitta corrispondenza in cui io e lui abbiamo capito di avere molto in comune.
L'occasione di rivederci però non è giunta tanto presto. Però, ciò è accaduto, sempre durante una sera di marzo. Lui mi ha invitato fuori a cena. Io ho sempre destato uscire fuori a cena, questo perché a differenza di quello che si pensa di me, io non sono poi così mondana, o meglio in questi casi prevale sull'animo da cortigiana quello da casalinga, entrambi animi che albergano nel mio grande cuore. Tra l'altro lui mi ha portato a mangiare in un posticino in cui non fanno cucina italiana, ma etnica, e io non sono una grande appassionata di tale cucina, infatti ho mangiato proprio poco. Lui magari si è offeso per questo, ma non l'ha dato a vedere, ha saldato il conto come un vero gentilman senza dire una parola.
Quando siamo usciti dal ristorantino sulla grigia Milano nevischiava. La cosa mi pesava, perché fin da quando sono piccola che odio la neve. E allora lui e stato molto carino perché ha fatto di tutto, durante il breve tragitto, per non farmici pensare.
La zona in cui lui abitava era più che buona. Il palazzo un bel palazzone storico e austero. Abitava all'ultimo piano, con una vista stupenda sulla città.
La cosa sorprendente di quell'uomo non era tanto che era un maestro nelle arti amatorie, perché lo era, ma il fatto che era un uomo interessante, con tante cose da dire, tante esperienze entusiasmanti fatte in giro per il globo. E soprattutto aveva un velo di tristezza negli occhi, uno di malinconia nella voce, che lo rendevano così simile a me.
"Che ci facevi là fuori tutta da sola, sul balcone? Le brave bambine non fanno di queste cose?" Mi ha detto lui con il suo corpo tutto schiacciato contro il mio, la voce sexy, e lo sguardo curioso.
"Già le brave bambine non danno di che sparlare... ma, a te chi te lo ha detto che io sono una brava bambina?"
"Perché sembri una santa!" E dopo aver detto ciò mi ha baciato una mano.
"Il mio problema infatti è sempre stato questo... il sembrare una santa. E per cercare di non sembrarlo più, ho cercato di darmi un'immagine da puttana!"
"Ma perché ti dà così fastidio sembrare una santa?"
"Perché non lo sono, perché del resto non sono neanche una puttana..."
E stringendomi più forte a sé , allora lui mi ha chiesto: "E allora cosa sei?"
"Di tutto un po'!" Ho risposto io, sbarazzina.
E lui ha detto: "È vero, è vero, tu sei: la santa e la meretrice, l'angelo e il diavolo... è il fatto che tu sei tutto e il contrario di tutto che ti rende così erotica; che mi fa impazzire!"
Poi un bacio, un altro bacio, e io sono morta per un bacio.
Un'altra sera di marzo ci siamo rivisti. Ci siamo amati alla follia. Ci siamo fatti male, miseramente. Poi marzo è finito. Lui è sparito. Io mi ero già annoiata. Un bacio mi ha uccisa, ma da lì in poi, sono rinata e ancora son pronta a rinascere.
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1 recensioni:
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- bravissimo.. sono sempre incantata nel leggerti.. ho scritto al femminile perché è la parte più sensibile della mia anima che parla..
- quante adulazioni! Sono quasi imbarazzata (Vincy non preoccuparti pure a me "scappa" spesso il femminile!), mi viene quasi da chiedermi: ma me le merito?... non posso far altro che ringraziare e portare a casa. Ps: Mary terry ne ho già 28, dici che so "troppo" vecchi pè continuà a scrivè ste puttanate? Kmq, scherzi a parte, ancora grazie di cuore
- Rieccoti, pensavo proprio a quando mai ti avrei riletto. Tu che hai scritto davvero di tutto e che a seguirti nel tuo complesso scrivere si poteva solo imparare. Tu che ci hai offerto in tante occasioni un mondo brutale e anche dolce, fatto di gente sola ma anche a modo suo felice. Mi piace anche questo raccontino, perchè ci metti a volte, e forse non lo sai, un bellissimo italiano che va a braccio con il tuo sentire, che svolazza con il tuo immaginario. Sei grande e sei bravo Friv! (Ma adesso quanti anni hai?)
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