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Il vecchio salice
Durante quell'anno lavoravo nella fattoria di Caramory. Venendo dalla strada la fattoria appare con il lato nord grigio e pieno di inferriate aldilà di un fossato e un filare di salici.
Un pomeriggio mentre lavoro nei campi vedo che il cielo è diventato rosso dietro alla fattoria. Bagliori rossastri si levano dietro alle stalle là dove sicuramente i pagliai hanno preso fuoco.
Corro gridando assieme agli altri braccianti ma oltrepassata la fattoria ci fermiamo allibiti.
Non c'è nessun incendio. Una aureola rossa color brace sorge a nord, dietro alla fila di salici.
Mentre osserviamo intimoriti lo strano fenomeno vediamo che l'aureola va rapidamente rimpicciolendosi. Il suo colore si va smorzando, diventa sempre più cupo, fino a lasciar intravedere il cielo celeste.
Una mattina all'alba sono svegliato da grida e rumore. Alcuni contadini camminano sbraitando sotto i salici piantati lungo il fossato che divide la strada dai campi. Corro anch'io sul posto per vedere cosa è successo.
Ci sono strani anelli bianchi sull'erba intorno a un salice. Sembra muffa o cotone.
Quando provo a toccarli noto la loro inconsistenza e ritiro le dita bagnate.
La gente intorno commenta e fa domande. Parlano sottovoce chiamandoli <<cerchi delle fate>>.
La stessa sera l'uomo venuto a prendere il latte avverte i contadini che un albero ha preso fuoco.
Ancora una volta percorriamo la riva del fosso. Si intravede un chiarore là in mezzo agli alberi.
Quando sono vicino vedo un albero che irraggia una luce smorta, un chiarore pallido e sfumato. É un salice comune, mezzo secco, con un ciuffo di rami verdi rivolti a nord. Restiamo lì a guardare fino a mezzanotte e siamo affascinati e sbalorditi.
Il pomeriggio seguente al calar del sole arriva gente a piedi, in bicicletta o con il carro, per vedere l'albero luminoso. Oltre ai contadini dei dintorni ci sono persone che non ho mai visto prima. Sono arrivati anche alcuni signori ben vestiti venuti appositamente fin qui dalla città.
La sera scende a poco a poco nella campagna trasformando le cose in ombre scure. Nel cielo turchino appaiono le prime stelle. L'albero emette una luminescenza tenue, un alone di luce che diventa sempre più chiara con l'approssimarsi dell'oscurità.
A mezzanotte il posto è tutto pieno di gente. L'albero è al centro con la sua luce magica e irreale.
Fra il brusìo della folla si odono strani discorsi:
"Sotto c'è una miniera di zolfo."
"Se scaviamo attorno alle radici troveremo l'oro."
"Le sue radici arrivano fino all'inferno!"
Al mattino dopo il mais è abbattuto e calpestato per un largo tratto. Inoltre il terreno è stato smosso attorno all'albero. Qualcuno ha scavato forse credendo di trovare l'oro.
La notte successiva accadono cose ancora più inverosimili. Circa alle due quando quasi tutti sono andati a dormire, arriva un gruppetto di donne che non ho mai visto prima.
Una donna di circa trent'anni bruna e formosa, di colpo si sfila il vestito e rimane completamente nuda. Adesso abbraccia il tronco, vi struscia contro con il corpo, emette sospiri e gemiti.
Le altre donne fanno circolo intorno per proteggerla dagli sguardi. I pochi uomini presenti fischiano, gridano e corrono più vicino.
Una sera di agosto il cielo si è oscurato. Un pastore arriva di corsa come se avesse il diavolo alle spalle e grida spaventato:
"Ci sono gli spiriti, ci sono gli spiriti dentro il salice..."
Insieme ad altri vado a vedere.
Rivedo il salice. Sul tronco sono attaccati nastri rossi annodati e steli di frumento con il nodo, segni di richieste e desideri.
A intervalli le foglie si muovono frusciando, come scosse dal vento. Ma è una sera quieta e non c'è un filo di vento. Guardo gli altri salici che hanno le foglie tutte immobili. Poi torno a guardare questo e sembra scosso dalla furia di una bufera.
Sento le gocce di sudore cadermi dalla fronte. Un brivido freddo mi corre lungo il corpo. Cosa è questo nuovo fenomeno? Che cosa succede in questo posto?
Nei giorni successivi la gente smette di lavorare per andare a vedere l'albero. La macchia di mais calpestato si è notevolmente allargata.
Un mattino il padrone preoccupato per come vanno le cose e per evitare un maggior danno alle colture dà ordine di abbattere l'albero. Nessuno vuole eseguire, ma due operai venuti da fuori accettano l'incarico.
In poco tempo con vanghe e picconi sradicano l'albero. Il tronco viene trasportato sull'aia della fattoria e segato in pezzi per fare legna da ardere.
Le sere successive fino a tutto settembre la gente arriva e ci domanda che fine ha fatto il salice. Alcuni raccolgono pezzi di corteccia fosforescente e li portano con sé come amuleti. Due signore affondano nel fango fino alla caviglia per cercare pezzetti di corteccia, e bisogna aiutarle a tirarle fuori.
Nelle fredde sere di inverno mentre la nebbia sale dai fossi, le vecchie raccontano gli strani prodigi che avvenivano intorno al vecchio salice: una donna sterile era diventata feconda soffregando il proprio corpo contro il tronco e le ragazze che andavano là di notte vedevano il volto del loro futuro sposo.
LUGLIO 1991
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