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Un abbraccio
I ricordi di quel giorno iniziano che ero a casa di Maci, suo babbo gli aveva messo un canestro attaccato al terrazzo che dava sul cortile... Giocando si vive alla velocità della luce e quando tornai a guardare l'orologio era già tardi, la partita del Bologna stava per iniziare e dovevo fare 4 km a piedi...
Mentre correvo verso casa quel giorno d'inverno mi sembrava primavera, era il periodo della prima guerra del golfo, quella dove i missili si chiamavano Scud e Patriot e i caccia italiani Tornado... Anche se negli adulti si captava una certa inquietudine io sentivo la felicità della giovinezza battere nel petto, l'unica cosa che mi preoccupava era la misteriosa morte di Laura Palmer, (alla tele andava il telefilm dei segreti di Twin Peaks), che assieme alle pubblicità progresso contro l'AIDS, quella dell'alone fuxia e quella delle gocce d'acqua che diventavano sangue, mi turbarono per sempre...
Quando arrivai a casa e accesi la tv la partita era già cominciata, Bologna - Admira Waker, valida per l'accesso ai quarti di finale di coppa UEFA, l'andata era finita 3-0 per gli austriaci, il passaggio del turno era possibile solo nella mente sognante di un tredicenne, e il commento della partita, data già per persa dall'intelligence del calcio, era stato affidato ad un telecronista soporifero sullo scarsamente ricevibile Rai 3.
Buttatomi sul divano a peso morto e tolte le scarpe mi raggiunse presto una puzza di piedi devastante, provai a resistere per non abbandonare la mia squadra, ma l'istinto di sopravvivenza mi disse, anche per non essere ucciso da qualche familiare, che era meglio disinfestare l'ambiente;
alzai il volume e andai a lavarmi in bagno ed è da lì che sentii annunciare il "nostro" gol!
Il tedesco Herbert Waas aveva acceso la miccia, corsi in sala con un piede bagnato e l'altro ancora con il calzetto esultando come un invasato sul tappeto, trattenendo l'urlo che avrebbe svegliato mammà che stava riposando, c'era ancora tutta la partita da giocare e i gol da rimontare ora erano "solo" 2, ma il primo tempo rimase inchiodato sul 1-0.
Nel quarto d'ora fra i due tempi mi iniettai ulteriore adrenalina ascoltando quel gruppo che era venuto alla ribalta nazionale da poco, i Litfiba e il loro dissacrante El Diablo, "cassetta marocchina", ma ero ben lungi dal preoccuparmi della qualità del suono o l'immoralità della pirateria, quando sentivo cantare "si della famiglia io sono il ribelle", "qualcuno c'ha provato gli ho detto vaffanculo" o "spunta il prete col dito in cielo che mi vaneggia della fedeltà" nelle vene mi scorrevano bolle di sangue bollente, quei testi erano oro colato per i miei ormoni che non avevano ancora subito neanche una sconfitta dalla vita.
Nella seconda frazione di gioco le occasioni non mancarono e l'inerzia mentale era chiaramente a favore dei rossoblu, inerzia che si concretizzò con la trasformazione di un calcio di rigore da parte del Bell'Antonio,(che fino a quel gol non era certo fra i miei preferiti visti i suoi noti trascorsi juventini...) Adesso c'era come un alone di magia sulla partita e anche quell'ameba del telecronista sembrava essersi animato, ricordo benissimo che si lasciò sfuggire anche un: "Dai! adesso forza Bologna!" che mi diede un brivido di empatia
Poi arrivò il terzo gol... oh se arrivò! Con un'incursione del difensore Paolo Negro che scagliò un bolide dal limite dell'area piccola e s'infilò a fil di traversa, se il tiro non fosse entrato in porta sarebbe stato un fuori campo tipo baseball... Fu in quel momento che mio babbo rincasò dal lavoro (è stato lui ad ammalare mio fratello e me di bolognesità, lui lo tifava quando era "lo squadrone che tremare il mondo fa")...
Ovviamente non poteva credere ai suoi occhi, ribaltare il 3 a 0 era stata veramente un'impresa, ma non era finita... un loro gol nei tempi supplementari avrebbe vanificato tutto.
I supplementari li guardammo seduti vicini sul divano, ricordo che mi ero già messo il pigiama, ne avevo uno sfigatissimo rosso bordò di lana pizzicante, mi stava anche stretto, tanto stretto al punto che, metteva in mostra due biglie e un'arachide...
Ma sto divagando, tutto quello che ho scritto fin ora ci si mettono 4 secondi a pensarlo, credevo fosse più breve, è che avevo riflettuto sul fatto che gli abbracci fra me e mio babbo si contano sulle dita di una mano, la mano di uno a cui hanno amputato tre dita poi..
L'altro fu quando morì mia nonna, sua mamma, la sera quando uscivamo dalla chiesa dopo il rosario, ma il primo fu quel giorno lì.
La partita andò ai calci di rigore, una serie interminabile, sette per squadra, ma l'ultimo, quello decisivo, lo trasformò il nostro Pino Lorenzo.
Sono pochi due abbracci, e probabilmente indicano uno scarso rapporto, ma li custodisco entrambi gelosamente.
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4 recensioni:
- grazie Stan, apprezzato.
- brivido di empatia colto e ricambiato per l'abbraccio paterno - riguardo allo stile, lo ammetto è un po' trash, ma come dici giustamente è personale e mi ci sono affezionato -
grazie di cuore a tutti per i piacevoli commenti
- Anche per me è ottimo questo brano di vita, normale possiamo dire, di un giovanetto che tifa la squadra del cuore ma sente che la guerra nel Gofo ha qualcosa di speciale, sotto sotto coglie la drammaticità dell'evento, ma la giovinezza ha il sopravvento poi con la partita e la musica. Complimenti e saluti.
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