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Il Nord!
Era una fredda notte d'inverno, la luna splendeva alta in cielo illuminando la fitta foresta.
Arther, era un giovane ragazzo, molto povero. Aveva solo 8 anni quando perse la sua famiglia, dopo che alcuni razziatori assalirono la carovana reale diretta alla città di Lohander. Durante il chiasso dei combattimenti, Il padre di Arther, lo portò in salvo in una casetta di legno abbandonata, gli disse di rimanere qui e che sarebbe tornato, ma lui non fece più ritorno. Arther, aspettò suo padre per giorni, finchè un contadino locale Jarek Steve, che era diretto con il suo carico di patate verso il villaggio di Buvah, lo vide per terra e lo portò in salvo.
Arther, fu cresciuto da Jarek e Isavella, una coppia che non poteva avere figli. Isavella aveva pregato giorno e notte gli Dei, chiedendo loro di avere un figlio. Ed essi credono che Arther fosse un dono inviato dagli Dei, dopo tante preghiere.
Arther, imparò come coltivare i campi, da Jarek, e molto spesso si dirigevano al villaggio di Buvah per vendere i prodotti al mercato.
Dopo la morte dei suoi genitori adottivi, Arther, si ritrovò solo, con una fattoria da mandare avanti. Cercò di guadagnare qualcosa commerciando quello che coltivava, ma i commercianti locali avevano formato una coalizione per tagliarlo fuori dagli affari, patendo la fame.
Arther, sapeva che il mercante Julius Fark, era l'artefice della sua rovina, perchè produceva le stesse cose che produceva Arther, e Julius non voleva concorrenza.
Quella notte Arther, si diresse alla fattoria del signor Julius, e sapeva bene che la fattoria era sorvegliata dai suoi scagnozzi. Aspettò pazientemente che le guardie si dessero il cambio ed entrò di soppiatto arrampicandosi sui balconi della casa.
Una volta dentro Arther, si accorse che qualcuno era sveglio, ma non sapeva chi fosse. Così decise di seguirlo. Era molto buio e non riusciva a vedere chi fosse, finchè quella figura non si avvicinò alla finestra. Era una giovane donna, molto bella, che guardava aldilà della finestra, come se stesse aspettando qualcosa. Arther, rimase ammaliato dalla sua bellezza e la scrutò. La donna sorrise a qualcuno fuori dalla finestra, sembrava molto contenta. Arther, non capiva a cosa era dovuto il suo sorriso, finchè la giovane donna non si allontanò dalla finestra e si diresse verso la sua camera. Arther, si era innamorato di lei, ma doveva rimanere concentrato. Si guardò in giro e si diresse verso la camera di Julius, aprì la porta e vide Julius che dormiva nel suo letto da solo. Arther, sapeva bene che Julius era un uomo sposato e quindi si domandò dove fosse finita sua moglie, ma poco gli importava in quel momento. Si avvicinò lentamente vicino al letto di Julius, estrasse il pugnale e gli squarciò la gola. Julius aprì gli occhi terrorizzato e vide Arther che lo guardava sorridendolo mentre moriva affogato con il suo stesso sangue, cercò di alzarsi dal letto ma non ci riuscì, Arther rimase lì finchè Julius non morì. Pulì il pugnale con le lenzuola del letto e tornò indietro verso l'uscita, fuggendo dalla fattoria di Julius.
Il mattino seguente le guardie del principe Gugliels padrone del villaggio di Buvah, arrestarono per omicidio Arther, e lo scortarono nelle prigioni del villaggio.
Arther, sapeva bene che Giuglies voleva vendicare la morte del suo amico Julis, e siccome era un principe non aveva bisogno delle prove e di un processo.
Il suo potere era tale che poteva mettere chiunque alla ghigliottina, senza che nessuno si opponesse.
Quella sera un uomo si avvicinò alla cella di Arther, e gli buttò davanti a sè una chiave, e subito dopo si dileguò. Arther, prese la chiave e fuggi dalla sua cella, ma poco prima di arrivare fuori dalle prigioni, vide una borsa piena di monete su un tavolo, la prese senza pensarci due volte e fuggì via.
Sapeva di non poter tornare più alla fattoria, ma tutto quello che gli serviva era lì. Così si diresse lì per l'ultima volta, entrò dentro casa e vide un uomo seduto con un boccale in mano che beveva. L'uomo appoggiò il boccale sul tavolo, si alzò, e si diresse verso di lui. Arther, rimase immobile e chiese subito chi fosse, ma l'uomo continuò ad avanzare in silenzio, subito dopo porse la mano e disse "Arther, giusto?" Arther, rimase per un momento in silenzio, e poco dopo gli strinse la mano e disse "Sì... Come fa a conoscere il mio nome?" l'uomo si grattò per un momento la barba sotto il mento e disse "Sei sulla bocca di tutti. Hai ucciso Julius, nessuno sano di mentre l'avrebbe fatto." Arther, si guardò intorno con aria confusa e disse "Ma tu chi sei? Cosa vuoi da me?" L'uomo sorrise e disse "Che maleducato, non mi sono presentato. Sono Brewalf, ma tutti mi conosco come, spada d'acciaio." Arther, rimase stupito, aveva sentito parlare molto di lui. Brewalf era un guerriero che aveva combattuto durante l'invasione dei Rodhak. Si dice che abbia ucciso da solo 20 uomini con la sua possente spada d'acciaio. Dopo la vittoria sui Rodhak, l'usurpatore Naghaz Thorn, si auto proclamò imperatore del Nord. Chiese a Brewalf di servirlo, ma lui rifiuto, in quanto non era un vero Nord, ma solo un altro ennesimo usurpatore. Naghaz si sentì ferito nell'orgoglio è ordinò il suo arresto. Brewalf, si trovava nel suo accampamento insieme i suoi uomini, quando l'esercito di Naghaz attaccò. La battaglia fu rapida e sanguinosa, l'esercito di Naghaz fu massacrato, e le teste dei soldati appese su delle lance. Brewalf, sapeva bene che Naghaz avrebbe attaccato nuovamente, e con il doppio degli uomini. Decise di ritirarsi insieme ai suoi uomini nella foresta degli scheletri. Una fitta e oscura foresta piena di ossa, infestata da scheletri guerrieri. Da quel giorno nessuno seppe sue notizie, fin ad ora.
"Cos'è? Non hai più la lingua adesso?" disse Brewalf ridendo, "E'.. che non mi aspettavo d'incontrati." rispose Arther grattandosi la testa, "Dai tuoi occhi sembra che tu hai già sentito parlare di me, non è vero?" disse Brewalf servendosi dell'altro idromele nel suo boccale, "In effetti è vero. Sei una leggenda da queste parti. Pensavo fossi solo un racconto." rispose Arther sorridendo, "Un racconto? Addirittura! Vedo che la mia fama mi precede." Disse ridendo Brewalf, "Ma perchè sei qui?" disse Arther confuso, "Semplice. Tu hai bisogno del mio aiuto" rispose Brewalf pulendosi la bocca dopo un boccata di idromele. "Il tuo aiuto? Non capisco..." disse Arther "Perchè non ti siedi? Così ti spiego." rispose Brewalf invitandolo a sedersi accanto a lui. Arther, prese una sedia e si sedette.
"Come ti ho già accennato prima, so che hai ucciso Julius, e credo che l'intero villaggio ti sia debitore, anche se hanno paura di dirtelo liberamente. Il principe, ha una forte passione nel far volare via le teste, e credo che questo già lo sai." disse Brewalf ridendo "Quindi sei stato tu a liberarmi?" rispose Arther confuso, "No, è stato un mio uomo a darti la chiave" disse Brewalf, "Quindi non sei solo?" rispose Arther, "Non lo sono mai stato. In realtà sono stato sempre qui, tra le gente, ma nessuno si è mai accorto di me" disse Brewalf ridendo, "Ma torniamo a noi. Sono qui perchè insieme possiamo cambiare queste terre, possiamo liberare il Nord dalla tirannia di Neghaz" disse Brewalf con aria decisa "Cosa? Noi due contro l'imperatore Neghaz?!" rispose impaurito Arther, "Ho un esercito di uomini fedeli che mi appoggia, e tu con l'assassinio di Julius sei diventato il nuovo beniamino del Nord. La gente ti seguirà se gli dirai di farlo! Immagina un grande esercito, contro le poche truppe di Neghaz!" disse Brewalf immaginando un grande esercito "È troppo rischioso, non abbiamo nessuna certezza. La gente ha troppo paura dell'imperatore e del principe" rispose Arther, "Per questo sono venuto da te. Se tu deciderai di lottare per il Nord, loro ti seguiranno." disse Brewalf rassicurandolo "Come fai ad essere sicuro di questo." rispose Arther con aria spaesata, "Ho combattuto molte battaglie, per soldi, per onore, e sopratutto per il Nord. È la gente darebbe la vita per la libertà, per un futuro migliore, per un un Nord libero! La gente crede in te, in un vero Nord. Hai dato una speranza al nord uccidendo Julius, uno straniero che approfittava della gente." disse Brewalf cercando di convincerlo, "Forse hai ragione... Ma come facciamo?" rispose Arther toccandosi il mento, "Lasciare fare a me. Tu devi solo stare al mio fianco. Brindiamo per il futuro del Nord" disse Brewalf versando dell'idromele in due boccali. Arther, prese il boccale e bevve un sorso. Mentre Brewalf lo tirò giù come fosse acqua, i due continuarono a parlare finchè Brewalf non si ubriacò e cadde a terra dormendo. Arther, cercò di sollevare Brewalf e metterlo su un letto ma era troppo pesante, così si rassegnò e andò di sopra a dormire.
Al mattino seguente Arther si sveglio con il cinguettio degli uccelli che cantavano sugli alberi fuori dalla casa, si alzò e scese le scale, ma si accorse che Brewalf non c'era "Brewalf? Dove sei?" disse Arther preoccupato. Nessuno rispose, così Arther si mise a cercare Brewalf in ogni stanza, non trovandolo. Uscì fuori di casa e vide Brewalf in ginocchio davanti a un albero che pregava, Arther si avvicinò per non disturbarlo. "Brewalf..." disse Arther, "SSh, fa silenzio sto pregando gli Dei..." rispose Brewalf fissando l'albero. Arther, si allontanò e vide da lontano i soldati del principe e subito urlo "Brewalf! Ci sono dei soldati!" Brewalf si alzò subito, sguainò la spada e corse verso Arther, "Stai dietro di me, mi occupo io di questi pivelli!" disse Brewalf impugnando lo spadone a due mani. I soldati del principe attaccarono Brewalf con un carica, ma Brewalf deviò i loro colpi sferrando dei fendenti colpendo un soldato, staccandogli il braccio.
Brewalf sorrise e si pulì con il braccio il volto sporco di sangue. Erano rimasti 4 soldati, e per Brewalf era una passeggiata farli fuori tutti. Studiò i loro passi e loro movimenti, difendendosi ogni volta che attaccavano, dopo di che con un paio di Sgualembro dritto e roverso uccise i soldati. Arther, si avvicinò a lui accertandosi che i soldati fossero morti "Le storie su di te e sul tuo talento da spadaccino sono vere allora" disse Arther con aria stupefatta. Brewalf, mostrò un accenno di sorriso e pulì la spada con le vesti di un soldato morto, mettendo la spada nel fodero.
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