Mia nonna è morta. Ha deciso di non nutrirsi più e a nulla sono serviti il ricovero e le fleboclisi.
Un anno fa, a novantasei anni aveva superato l'intervento per la frattura al femore e aveva affrontato con coraggio il duro periodo di riabilitazione. L'avevano dimessa dopo un mese dalla clinica, nonostante avesse due piaghe ai talloni e non fosse più in grado di camminare autonomamente: queste sono le regole della Regione, trenta giorni, non uno di più, a prescindere dai risultati. Nel frattempo, a causa della protratta cateterizzazione urinaria, era diventata incontinente.
Tornata a casa aveva accettato, non certo con letizia, la necessità di una badante h 24 e la nuova condizione di invalida al 100% e di disabile grave. Le pratiche per il riconoscimento del suo stato avevano comportato spese per le certificazioni, lunghe file e tempi di attesa non indifferenti per la visita della commissione medico-legale ma per fortuna la nonna non era sola e tutti noi nipoti ci eravamo fatti in quattro per darle una mano.
L'evento per cui mia nonna ha deciso di morire può sembrare banale ma per lei non è stato così.
Tra i molti diritti conseguenti al suo stato di invalidità e disabilità (diritti che, tutti, implicano costi non indifferenti alla collettività), c'era quello relativo alla fornitura di pannoloni e traverse usa e getta, che avveniva con cadenza trimestrale. Inizialmente aveva ricevuto 180 pannoloni da giorno, 90 da notte e 90 traverse, per un totale di 360 pezzi che, come ho detto, servivano per tre mesi. Nell'ultima consegna però i pezzi sono stati solo 240: 180 pannoloni e 60 traverse. Non si trattava di un disguido ma di una necessità di risparmio da parte dell'Ente erogatore del servizio.
Sentendo profondamente lesa la sua dignità la nonna ha dichiarato: - Ho novantasette anni: ho il diritto di non volere più vivere in un Paese dove la corruzione dilaga e i privilegi diventano diritti ma si risparmia sull'igiene quotidiana dei vecchi. Io non mangio più, così muoio.
Così ha detto, così ha fatto.
l'autore Stanislao Mounlisky ha riportato queste note sull'opera
Non era questo il seguito del precedente racconto. Nella vana attesa della pubblicazione è successo l'irreparabile, qui raccontato.