Lo spettacolo dei giorni spensierati, sulla riva dell'elemento acquoso che più diverte e rallegra, era appena cominciato. Era la prima domenica di vacanza, le famiglie erano al completo e anche coloro che erano impegnati in campagna si concedevano una mezza giornata di mare. Davanti alla lunga fila di baracche c'era una gioiosa agitazione con scambi di saluti e di cibarie come frutta e verdura, perché chi la possedeva la regalava volentieri ai vicini. I bambini più piccoli non si rendevano conto del tempo, pur avendo appena fatto colazione, piagnucolavano attaccati all'orlo delle vestaglie delle mamme, volevano fare il bagno, "andaus mà a nadai"(andiamo a nuotare) dicevano, "ma è prestu"(è presto) rispondevano le mamme. Allora fuggivano, si facevano rincorrere, si udivano nomi e voci dal timbro ora duro ora dolce, mamme con i piccoli in braccio che ripetevano sempre le stesse parole" manca pagu!"(ci siamo quasi, manca poco)Anch'io ero lì, lasciavo errare i miei occhi nell'immensità di sabbia e mare, immersa in quella semplicità che sa d'eterno, che non lasciava pensare... perché il nulla m'invadeva, libera... di quella libertà che ha le ali e racchiude il cielo dentro il mare. Verso le undici la spiaggia s'animava.. si vedevano nell'azzurra distesa piatta alcuni che nuotavano, altri avvolti da asciugamani multicolori comprati nei negozi " d'orroba americana"(roba usata), coricati sulla sabbia con le mani incrociate sotto il capo.. Sulla riva bambini nudi come Dio li ha fatti ridevano e scherzavano, si rovesciavano acqua salata addosso, pestavano i piedi sulle onde per sentire quel dolce rumore e accumulavano sabbia bagnata per fare i castelli. Alcuni giocavano sulla riva con i cerchietti, altri s'affannavano appresso ad un pallone perché non riuscivano a star fermi. Sapevamo tutti che all'ora del bagno, se la fortuna ci assisteva e passava il benedetto "dottore" con il motoscafo, ci sarebbe stata anche la gita in alto mare... così si diceva. Appena si udiva il rombo del motore, s'alzavano grida di gioia e.". Oggi spetta a me!" e tutti s'accalcavano sulla riva per essere traghettati. Salivano anche i più piccoli sul motoscafo ed il dottore era instancabile con il suo vai e vieni per accontentarci tutti. Intanto, dietro le tende, le donne si affaccendavano per il pranzo. Passando vicino alle cucine delle baracche si sentiva un profumo di sugo e d'arrosto. Infatti nella parte posteriore delle tende, nel punto in cui la sabbia si mischiava col pietrisco e a radi ciuffi d'erba, in molti avevano costruito un'aia recintata con fitta reticella. All'interno razzolavano le galline che non facevano più uova ma erano buone per il brodo.. c'erano poi i giovani polli da spiedo. Non si possedeva il frigorifero, perché mancava l'energia elettrica, per la carne ci si approvvigionava dal pollaio ambulante. Mia madre da presto, le domeniche, allungava il collo ai pennuti e poi li spennava in acqua calda in men che non si dica.. La domenica era sacra, , bisognava festeggiare con un pranzo da re, culurgionis de patata, gallina ripiena e polli allo spiedo.. sembrava tanto ma le bocche erano 12.. pronte e tutte con denti sani e forti... Mio padre dopo aver preparato il fuoco si occupava dell'arrosto, sotto un sole che picchiava tanto da lasciare tramortiti e per proteggersi utilizzava un ombrello da pioggia... la cosa mi ricordo mi faceva ridere.. ricordo anche che quando s'affacciava in cucina, rosso paonazzo dal caldo con in mano il vassoio di sughero contenente l'arrosto, sembrava un'aragosta. A cento metri dalla nostra tenda, quasi vicino al molo, anche i bagadius arrostivano... e mentre noi concludevamo il pasto luculliano loro erano ancora alla ricerca dei loro polli, che non erano scappati dal recinto ma qualcuno, per scherzo, li aveva trafugati mentre, dopo la cottura, li avevano lasciati incustoditi al calduccio. Si seppe poi a sera inoltrata che si trattava d'uno scherzo, fatto da amici che volevano essere invitati a pranzo. Ma dal giorno.". vigilate gente! vigilate!