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Incontri notturni
Arrivo a casa tardi, di notte. Appoggio la bicicletta sotto alla tettoia e cammino verso la fattoria.
É un'umida notte di agosto. La luna alta nel cielo illumina il cortile vuoto, disegna ombre storte e dentate sul terreno. Alla mia destra oltre il pollaio e i cespugli di serenelle, si stende il vigneto, ondulato sotto alla luna. Tutto è immobile e silenzioso.
Ma là in fondo qualcosa si muove di sfuggita. Mi fermo e ritorno indietro.
Vedo una forma vaga, biancastra, in lontananza. Che cosa può essere? Un riflesso delle foglie? Un ramo nudo?...
Sono stanco e devo andare a dormire. Apro la stretta porta di ferro ed entro nella saletta. Senza fare rumore salgo di sopra, mi spoglio e mi sistemo a letto.
I ricordi della sera passano nella mia mente. La musica delle chitarre, il ballo con la ragazza, i lunghi baci... E la macchia bianca nel vigneto, che cosa sarà stata?
Mi sento agitato. Mi giro nel letto senza riuscire a prendere sonno. Ho fatto male a non andare a controllare. Dopo un po' mi alzo, mi rivesto e scendo giù.
Rivedo il cortile deserto, allagato di luna. La notte d'estate sembra diventata più fredda.
Come arrivo all'inizio del vigneto vedo che è ancora là. É una forma bianca e nera proprio all'incrocio di due filari di viti. Sembra un uomo con un mantello.
Innervosito mi incammino di buon passo. Il terreno è ondulato fatto di discese e salite. L'erba alta bagnata di rugiada mi rallenta l'andatura. Ho fatto male a non portare i cani con me. Dove saranno i due cani adesso? Perché questa notte non mi sono venuti incontro come le altre volte? Forse staranno dando la caccia a una talpa nei campi.
Quando arrivo a metà sento un suono strano provenire dal fondo del vigneto. Sembra un lamento, debole, intermittente.
Mi fermo per tentare di capire di cosa si tratta. Appoggiato al casotto dell'irrigazione c'è il manico di una vecchia zappa. Lo impugno forte e riprendo ad avanzare. Almeno adesso ho qualcosa per difendermi.
C'è una strana tensione intorno. La vita sembra sospesa. Tutto è statico, immobile. Nel silenzio assoluto sento solo i tonfi del cuore e un fastidioso fischio alle orecchie.
La forma bianca sembra un lenzuolo che galleggia nell'aria. Adesso è troppo tardi per tornare indietro. Devo sapere di cosa si tratta!
Man mano che mi avvicino la vedo sempre meglio e più grande. Una forma bianca, mobilissima, percorsa da ombre nere.
Il mio stupore aumenta e incomincio ad avere paura. Ogni passo che avanzo mi costa sempre maggior fatica. Finalmente mi fermo, come davanti a un abisso.
Non è una cosa di questo mondo. E adesso ne sono sicuro.
La cosa si sposta verso sinistra, ondeggia un poco verso di me, attraversa i fusti contorti delle viti... Resto a guardare con gli occhi spalancati. Percorre alcuni metri e all'improvviso... scompare.
Ho i nervi tesi, lo sguardo fisso verso il punto dove si trovava. Sto tremando e il sudore mi scorre giù lungo il corpo. Respiro come se mi mancasse l'aria.
Piano piano la natura torna ad animarsi. I grilli riprendono a cantare. Un uccello notturno stride. Poi sento i cani che abbaiano e arrivano di corsa.
Con uno sforzo riesco a muovere le gambe. Lascio cadere la zappa e scappo via correndo sempre più forte, accompagnato dai cani, finché con il respiro ansante rientro in casa.
Solamente molto tardi, stremato dalla stanchezza, riesco a prendere sonno.
Il mattino seguente ancora con la testa confusa scendo giù e incontro Gaspar che sta scopando il cortile.
"Ehi Gaspar, che tipo di letame hai sotterrato nel campo in fondo al vigneto?"
"Mah... Il solito preso dalla stalla, prima della semina."
"Ho avuto una specie di allucinazione stanotte... Ho visto una forma bianca e quando mi sono avvicinato è scomparsa... Saranno i gas del letame, i fuochi fatui..."
L'uomo si ferma di colpo guardandomi con una faccia seria e rugosa:
"Lei ha visto lo spettro di famiglia. Quello che annuncia una disgrazia. Ecco cosa ha visto."
"Ma cosa dici?"
"L'ultima volta che è apparso è morto il vecchio padrone. Forse adesso toccherà a questo."
Due mesi dopo il padrone della fattoria morì di infarto, nel suo letto, all'età di 79 anni. Al suo posto adesso c'è il figlio non ancora quarantenne.
Per rivedere il fantasma di famiglia bisognerà aspettare presumibilmente altri quaranta anni. Chissà se a quel tempo io sarò ancora tra i vivi.
MAGGIO 1992
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1 recensioni:
- io ci vede poco di horror. ok suscite una puntina di timore, ma mi sa più di occulto che di terrore
- wow! un racconto fuori dalle righe. sono contento di averlo letto!
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