Scrivere. Leggere. Queste due azioni, questi due momenti nella mia giornata sono i miei preferiti.
I momenti in cui mi stacco dalla realtà, in cui per qualche ora posso diventare ciò che voglio, il mondo, i problemi che mi riguardano, scompaiono, per fare spazio alla mia creatività, alla mia fantasia. Come per un tossico che si fa la sua dose, io leggo, l'effetto è assicurato, un distacco totale da tutto ciò che mi circonda. Ieri ero un avventuriero in un mondo misterioso, oggi sono un fumatore incallito che cerca di fuggire dal suo vizio(la coscienza di Zeno). Leggere è ciò che mi rende libero. Non esiste più nessuno nel momento in cui apro un libro, io stesso non esisto più, ma esiste solo la lettura che mi dà accesso a un altro luogo, un luogo incantato. Non credo che questa attività possa essere uguale per tutti, non voglio essere come quei pallosi insegnanti di lettere che dicono, e se non dicono, costringono, a leggere, che vogliono imporre una cosa per forza, se a qualcuno non interessa leggere che non legga, non è mica una colpa. Ognuno trova il suo modo per fuggire da ciò che lo circonda, chi ha un hobby, chi viaggia, chi si droga, sono tutti modi per andarsene, scappare da tutto, chi più chi meno. La scrittura ha mille forme diverse, i libri hanno mille forme diverse. Il modo di scrivere, la descrizione, i caratteri dei personaggi, quando leggo un libro non mi immedesimo semplicemente nel personaggio ma in modo presuntuoso gli rubo il ruolo, divento lui, mentre nel caso di altri libri che li sento più vicini a me prendo il posto dell'autore ed è come se la parole in quelle pagine fossero state scritte da me. Non esistono libri leggeri o pesanti, esistono libri che più si avvicinano a te nel modo di scrivere, nel significato, e libri che invece li senti lontani, che non ti riguardano che semplicemente non fanno per te.
Non sto parlando solo di libri di narrativa, ma anche di libri di cultura, di quelli di conoscenza.
Amo gli stili diversi di ciascun'autore, l'uno diverso dall'altro. Uno scrittore può in due pagine descrivere una settimana di una storia, un altro invece in cento fa appena a tempo a narrare una giornata. Qualche tempo fa entrai in biblioteca, libri su tutti quegli scaffali, ordinati per autore, categoria, anni, materia e pensavo ingenuamente alla stupidità di quel luogo. Chi mai potrà leggere tutte quelle pagine? Perchè le hanno scritte soprattutto? Non vedono gli autori, che di libri ce ne sono già anche troppi? Solo dopo ho capito, quando ho cominciato a leggere. Leggere come la scrittura ti dà quella cosa, che sinceramente non so descrivere. Sì ti estranea, ti da quelle sensazioni che vanno dalla tristezza alla felicità, ma non riesco a dare parole a questi pensieri, penso che ognuno possa capirlo soltanto facendolo. Come quando fai l'amore la prima volta, puoi dire è stato eccitante, difficile, la cosa più bella del mondo, ma sono talmente tanti fattori, tante sensazioni, tutte raccolte in un momento che non sai spiegare e tutto finisce solitamente con un 'voglio rifarlo'.
I miei pensieri sono confusi vorrei parlare di un milione di cose ma non riesco, non sono in grado, non riesco a concentrarmi su un argomento che subito vorrei passare ad un altro. Che sia per questo che stia scrivendo in questo momento? Che sia per mettere per iscritto miei pensieri per fare in modo che non debba più pensarci quando voglio raccontare dell'altro?
Non posso dare una risposta a nessuna di queste due domande. So solo che sto scrivendo perchè in questo preciso momento sentivo il desiderio di farlo, per svuotarmi, senza aspettarmi niente in cambio.
V. G.