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Io e mio figlio: due mondi talmente diversi?
(Piccole riflessioni di un padre che vuole condividere la vita del figlio).
Ormai non conto più le volte che inizio a fare un discorso con l'intenzione di mettere in evidenza alcune cose che vorrei che cambiassero e scorgere che nel bel mentre del confronto, le emozioni prendono il sopravvento sulla pacatezza e la chiarezza che avrebbe dovuto mettere luce nella vicenda, si dissolve, vittima della tensione e della rabbia.
Essere un buon comunicatore è difficile, perché la parola è solo una parte della comunicazione, mentre è altrettanto importante non farsi travolgere dal mare delle emozioni, saper cogliere tra le righe il non-detto, parte più preziosa di ciò che autorevolmente si dichiara.
Quando il dialogo coinvolge un padre ed un figlio, alle difficoltà appena accennate, si deve aggiungere l'inquietudine tipica di un adolescente e la rivalità nei riguardi del padre.
Esiste però un'alternativa che aggira tutto questo lavorio interiore che è l'approccio più sbrigativo del "vivi e lascia vivere" principio col quale si abbandona un figlio ad un'educazione improvvisata e senza riferimenti e che al contempo deresponsabilizza il genitore.
Eugenio Montale nella poesia: "Forse un mattino andando in un'aria di vetro" accenna al "terrore di un ubriaco" come l'espressione di uno stato d'animo che nasce dall'assenza di sé e dall'inefficace condizionamento positivo della realtà circostante.
Essere presenti, soffermarsi sulle cose importanti, riconsiderare il passato con un diverso orientamento, cercando di cogliere le sfumature che prima non erano state oggetto della nostra attenzione, ci aiuta ad allontanare la sensazione di respirare un'aria di vetro e conseguentemente vedere come fuori di noi, la proiezione della nostra vita, tanto per riprendere le metafore usate dal famoso poeta.
Tante volte mi sono trovato senza saper cosa fare o cosa dire, soggiogato dalla paura di sbagliare, come un bagnate che in mare aperto e sovrastato dalle onde, non sa decidersi se nuotare o rimanere a galla!
Pescare (come faccio io) nel cilindro della razionalità per trovare una soluzione per ogni problema può essere rassicurante, ma non è sempre efficace. La parola ragionata non dà la morbidezza di una coccola, né la leggerezza di una battuta. Nella comunicazione e in qualsiasi relazione interpersonale sarebbe auspicabile raggiungere l'equilibrio della ragione con l'affetto; della responsabilità con la leggerezza; delle regole con il gioco.
La nostra armonia interiore si riflette sull'equilibrio e sulla qualità delle nostre relazioni. Pertanto non si può essere un buon genitore (o un buon lavoratore e tanto altro) se non si osserva e si mette mano a ciò che accade dentro di noi.
Secondo il mio modesto parere, l'attività di insegnamento è quella che più di altre ha la possibilità ( e anche il dovere istituzionale!) di educare i giovani. Nella realtà però, le cose stanno ben diversamente! Ricordo una insegnante che subito dopo essermi presentato e dato il nome di mio figlio, arrossì e brutalmente mi chiese se mio figlio fosse un ragazzo normale!
Ma a guardarla bene mi sembrava che fosse lei una persona poco normale, nella circostanza stetti zitto e ascoltai cosa mi dicesse di Davide. Ricordo che la mia unica preoccupazione fu quella di constatare se il comportamento scolastico di mio figlio, fosse simile a quello domestico. Che poi quella povera donna fosse una educatrice scadente era più che evidente!
Qualche tempo fa chiesi a mio figlio, quali fossero i professori che godessero della sua stima e quali invece attirassero il suo disprezzo, raccomandandolo di specificare anche le motivazioni di tali distinzioni.
Tra i comportamenti positivi del corpo insegnante, mio figlio mi parlò della disponibilità da parte di alcuni di andare incontro agli studenti che si trovavano in difficoltà durante le interrogazioni, fornendo agli allievi i suggerimenti ai quesiti che i docenti ponevano. Parimenti l'ironia e la leggerezza erano qualità che lui gradiva, passando per il coinvolgimento sull'attualità e le sue implicazioni.
Erano bandite le battute che avessero anche solo il sospetto della presa in giro, l'eccessiva durezza dei modi, le note personali e alla classe che fossero infondate o compiute con superficialità, gli atteggiamenti superiori del corpo docente. In fin dei conti in quell'adolescente non del tutto normale, scorgo solo ora tanta somiglianza con me!
Così, mentre ci apprestiamo a raccogliere il secondo insuccesso scolastico, mi interrogo se tale severo verdetto sia anche una sconfitta della scuola, ormai incapace di educare i giovani e di attrarli allo studio utilizzando la tecnologia presente sul mercato e non più il classico e superato libro di testo. E dopo l'ennesima delusione, resto sempre più convinto delle qualità di mio figlio e sulla sua possibilità di farsi un futuro.
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2 recensioni:
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- Un brano molto bello, permeato da un tocco sublime di sensibilità. Complimenti.
- ogni figlio è un pezzo di cuore... però bel testo!
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