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Ma.. hai sete?
MA... HAI SETE?
Sam stava preparando la borsa.
Balestra e machete erano immancabili quando andavano nel bosco con i loro bei Berretti Rossi, borraccia e panini, bussola e paletta elettrica per poter fulminare qualsiasi creatura con più di quattro zampe avesse osato avvicinarlo; come suo cugino Tom, provava un terrore incontrollato nei confronti di insetti volanti.
Una bella corda, torcia elettrica, pile, sacco a pelo; era sempre divertente preparare lo zaino per le loro avventure nel bosco.
Ricordò quella volta che erano a depressurizzare la vescica, dopo pranzo, e sentirono un insolito e poco rassicurante odore di bruciato; tornati al campo trovarono Phil alla radio, in contatto col padre di Tom.
?" Ragazzi, venite via! C’è un incendio nelle colline vicine! Venite via!
Era il messaggio che stava ascoltando, era l’odore che stavano sentendo.
Ricordò l’adrenalina scorrere, ricordò quando si arrampicarono al volo sugli alberi della radura.
Da principio non videro nulla ma appena il vento cessò di soffiare un attimo, dalla collina dietro la loro, videro innalzarsi una grande nube nera, poi ancora il vento; soffiava nella loro direzione.
Adrenalina ed una precipitosa fuga verso il paese. D’Estate la vegetazione secca fa presto a bruciare ed il fuoco è lesto corridore. Tutto sommato fu eccitante.
Stavolta il bersaglio era la casa dei Corsi.
La giornata era assolata e calda. In breve si sarebbe incontrato con Phil e Teddy e via, in marcia.
Sperava che Theodore sapesse cosa stesse facendo.
Fantasmi.
Un brivido lo scosse.
Tornò a concentrarsi sullo zaino.
?" Noi andiamo da Francoise, gli disse Tom.
Con la sorella e la cugina lo vide uscire di casa.
“Ormai ci siamo”, pensò, “si parte”.
Oltre a tutto il necessario, Phil stava preparando i suoi raccoglitori di cartoncino ed elastici per foglie e fiori, l’appuntamatite ed il suo taccuino, il retino ed i barattoli per gli insetti. A Sam non piaceva affatto quella sua attività di ricerca ma il ragazzo si era messo in testa di catalogare ogni forma di flora o fauna che Little Oak potesse offrire. Diede alla zia ed al piccolo cugino Nico le ultime raccomandazioni per la tartaruga: se non mangia alla sua ora, Ugo si innervosisce, mi raccomando, e non avvicinatevi troppo alla vasca: è docile ma pur sempre “alligatore”.
Si sistemò sulla testa il berretto rosso, zaino in spalla e si avviò a casa di Teddy.
Theodore, dal canto suo, abitava al limitar del bosco ed era naturale che quello fosse il punto di ritrovo del gruppo. Assorto nei suoi pensieri, fu distratto dal campanello: i ragazzi erano arrivati.
Sempre umido il bosco, aspro a larghi tratti; a tratti impenetrabile, offre rifugio ai possenti cinghiali e via via si dirada lasciando spazio a radure di lecci o laghetti limacciosi, maree di bambù o rocce vertiginose, ma che pace, qual silenzio. Verdi colline, quelle di Little Oak, periodicamente messe a dura prova dal fuoco.
Fu per una fogna che si ruppe, che due anni prima i noti Berretti Rossi costituirono gruppo.
Poiché il mare, invaso da liquami e laidi prodotti chimici, nel mese del Leone, era impraticabile, gli amici diressero le loro attenzioni alle ombre del bosco di Little Oak.
Solo in tre però ne rimasero ammaliati. Nel corso dell’Inverno si procurarono tutto ciò che potesse essergli utile, dalle borracce agli zaini, dalle bussole ai coltelli, dagli anfibi ai loro bellissimi baschi rossi.
La stagione seguente erano nati i Berretti Rossi e mille sarebbero state le loro scorrerie; uno il loro credo: avventura.
Mai però si sarebbero immaginati di dover far fronte al soprannaturale.
- Metafisica, intanto, potrebbe definirsi tutto ciò per cui la nostra mente “limitata” non ha ancora creato strumenti in grado di misurazione, stava dicendo Theodore, cercando di farsi strada tra gli intricati rovi.
- .. ultrasuoni, infrarossi, vibrazioni, elettromagnetismo.. tutta metafisica fino ad un certo punto della storia.. i sottomarini, la televisione, il volo.. la Luna poi, continuò Phil
- Tutto ciò rende chiaro quanto possano esser relativi il concetto di limite e quello di metafisica, mettiamoci poi l’attitudine a scartare a priori ciò che negli attuali parametri non rientra.. le brutte abitudini dell’umanità sono dure a morire, continuò Teddy, aggiungiamo poi i ciarlatani che confondono le idee ed i baroni della scienza che mai lascerebbero una fetta del loro prestigio sociale ed economico a qualcunaltro; ecco che capiamo perchè di certi fenomeni si sappia poco o nulla
- Ahia! Mi si è incicciata una spina nella spalla!
- E noi abbiamo la possibilità di varcare la soglia del noto, concluse Sam, mi occorre una dama.
- Io ne ho vista una, giorni addietro, ai Bagni della Regina, disse Theodore, ed il suo fare sognante fece sorridere gli amici.
- Io invece sto pensando a Nicole, del gruppo della Terrazza, sarebbe un ottima dama per un cercatore del Graal
- Stiamo cercando un Libro, s’intromise Phil, ed al momento di trovare un presunto fantasma e poterlo raccontare.
I tre erano giunti al limitare del bosco; di fronte a loro si apriva la radura che dava sulla vecchia casa dei Corsi. Ampia villa, in parte ancora intonacata di bianco, in parte mantata d’edera. Assi alle finestre, una parte di muro crollata, sotto il peso dell’umidità. Non era cambiato molto dalla loro ultima visita, la stagione precedente: ancora si poteva notare la traccia di sentiero che Sam aveva ricavato tra le erbacce a colpi di machete.
Si fermarono un attimo, ognuno immerso nei propri pensieri, quindi procedettero risoluti verso la meta. L’incognito aveva loro spalancato le porte.
Da quando quel misterioso Libro era entrato nelle loro vite i confini del razionale si erano fatti di giorno in giorno più sfumati, più labili, più incerti.
Il coktail di mistero e pericolo sollecitava a tal punto il gruppo di amici da fargli prender la discutibile decisione di pernottare in quella che poteva essere una casa infestata.
Gli amici avevano posizionato all’interno della lugubre dimora tutto il loro equipaggiamento.
Il salone principale presentava solamente una sinistra sedia a dondolo, affiancata al camino che da decenni non ospitava un caldo fuoco scoppiettante. Il soffitto era sfondato e mucchi di calcinacci a terra erano divenuti ideale dimora per lucertole, ragni e chissà quant’altre forme di vita capaci di far rizzare i capelli all’altrimenti valoroso Sam.
Proprio nella stanza sfondata, sopra il salone, i nostri beniamini avevano posto il loro quartier generale; vi avevano posizionato un generatore portatile di elettricità, uno stereo con tanto di microfono pendente dal buco nel pavimento, tappetini da campeggio come base per i sacchi a pelo e gli zaini con le provviste alimentari, il tutto decorato, come piaceva tanto a Theodore, con candele di ogni forma e dimensione; gli oggetti più utili, naturalmente, ognuno se li portava appresso.
Dal salone principale, poi, si potevano notare differenti porte, alcune chiuse altre a malapena attaccate ai cardini, che davano all’ambiente quel tocco di ignoto che tanto stava loro a cuore; la scalinata in stile coloniale dava alla stanza una solennità tipica delle migliori produzioni hollywodiane. Theodore fotografava ogni cosa.
Al piano di sopra un corridoio disadorno presentava altre porte che davano su altrettante stanze vuote; soltanto una non si apriva e, per timore che tutto potesse crollargli addosso, Sam e Teddy videro bene di sottrarsi dallo sfondarla con brutale prepotenza; era la stanza accanto alla quale si erano sistemati per la notte.
Ormai imbruniva e Phil stava ancora setacciando il retro della fatiscente dimora in cerca di qualche animale. Improvvisamente, alle sue spalle: “Ho sete”
Voltandosi osservò non senza un moto di stupore una ragazzina tutta trine e merletti, poco più giovane di lui, con dei gran bei boccoli biondi, ampia gonna e di bianco vestita. Una bellezza, per il nostro giovane amico.
- Ho sete! insistette l’inaspettata, angelica figura.
Togliendosi impacciato il berretto: “Ho la borraccia dietro casa, acqua.. se mi aspetti un momento..” e si voltò avviandosi, prima di dover palesare il proprio rossore. Giusto in tempo per vedere Sam affacciarsi da un angolo della casa.
- Ehi, Phil! È meglio iniziare ad attrezzarci per la notte, imbrunisce.
- Arrivo subito, lo salutò Phil, prendo solo dell’acqua per questa ragazza, che, voltandosi per indicarla, ovviamente, non si trovava più lì.
- Cos’è, un altro dei tuoi insetti? Dai, sbrigati, disse Sam sparendo dietro l’angolo.
Sparita era pure la ragazzina, lesta come una saetta, pensò Phil un attimo deluso, magari era in ritardo e doveva tornare a casa.
Peccato, era proprio carina con quel suo strano cipiglio severo; magari sarebbe ritornata l’indomani; sperandolo, Phil raggiunse gli altri.
Immersi nei mille rumori del bosco, gli audaci Berretti Rossi stavano consumando i loro panini alla luce di una distesa di candele. A Theodore piaceva molto l’atmosfera delle candele.
- Una bella lampada alogena ci avrebbe fatto comodo, insisteva Sam.
- È già tanto se abbiamo le pile per il registratore, gli rispose Phil, il generatore dobbiamo conservarlo per una qualsiasi emergenza
- E poi abbiamo messo il sale all’ingresso della porta, aggiunse Theodore, d’accordo con te, comunque, che sia un luogo piuttosto inospitale.
- Inquietante direi, sottolineò Sam
- Mi piacerebbe rivedere quella ragazzina di oggi, interruppe Phil, col taccuino in mano ed aria vaga. Sarebbe un toccasana, concluse sospirando.
Sam mimò il cervello a rotoli: lui non aveva visto proprio nessuno.
- Se il fantasma non ci sarà, probabilmente passeremo la notte in compagnia dei topi, disse Theodore indicandone uno sulla finestra.
- L’importante è che non abbiano più di quattro zampe, sentenziò Sam.
Fu senza alcun preavviso che, distintamente, un cigolio catturò l’attenzione degli amici. Si fece insistente. Nessuna porta né asse, come un qualcosa che facesse avanti ed indietro; quasi una sedia a dondolo.
Teddy balzò sul registratore azionandolo e tutti si affacciarono cautamente al foro nel pavimento, torce elettriche alla mano.
- Non credo sia saggio starcene sull’orlo di un pavimento franato, fece notare Sam
- Tanto più che da qui non si può vedere molto della sala, aggiunse Phil
Theodore già si stava dirigendo verso la porta con la sua macchina fotografica, pronto ad immortalare qualsiasi cosa si fosse mossa senza che la logica la rendesse cosa possibile.
Il cigolio della maniglia fece rizzare i capelli a tutti ma quello che videro sulla soglia gli fece provare un nodo allo stomaco: una ragazzina dai biondi boccoli e tutta trine era in piedi di fronte a loro, in una casa infestata, in piena notte.
- Ho sete, disse l’inquietante figura
- Te l’ho detto che avevo visto una ragazza oggi, incalzò Phil l’amico attonito, probabilmente si è perduta, altrimenti non mi spiegherei cosa..
- Ho sete! insistette l’insolita, femminea figura
Theodore trattenne a stento l’impulso di fotografare la ragazzina, complice l’attimo di sbigottimento che l’inaspettata figura aveva in lui provocato.
Sam d’istinto aveva strinto la mano intorno al machete mentre Phil si era chinato a prendere la borraccia, mosso da puro sentimentalismo cavalleresco, nonchè da una buona dose di ormoni maschili; girarsi offrendo la rinfrancante acqua e vedere la sua desiderata trasformarsi all’improvviso fu tutt’uno.
Al possente grido di “HO SETE!!” la testa le si era allargata a dismisura, crepandosi, la bocca spalancata in un nero abisso ed i capelli ingrigiti increspatisi in una furiosa criniera.
Il sorriso nato alla vista della ragazza si pietrificò sul volto di Phil; parecchie volte si sarebbe chiesto che cosa potè impedirgli di svenire di fronte a tale improvvisa mostruosità. Certo cadde seduto ma fu anche lesto ad alzarsi, come lo furono Sam e Teddy, per quanto parecchio storditi, a zompare via. Lei scomparve in un attimo. Loro pure.
Dal trovarsi a sedere tra i calcinacci della sala al correre a perdifiato per il bosco illuminato dalla Luna passò tanto tempo quanto ad un lama raccogliere saliva in bocca e sputare.
L’alba fece capolino che loro erano già a Little Oak, striati dei graffi della sterpaglia, zuppi di sudore e raccoglitori viventi di ogni tipo di foglia avessero incontrato sul loro percorso.
- Scacco matto, stava dicendo Sam, quando si misero a sedere alla gelateria Arcobaleno per rincuorarsi con paste appena sfornate e cappuccino caldo in cui inzupparle
- Paura matta, direi, lo corresse garbatamente Theodore
Phil ancora non aveva aperto bocca, occupato a contare in quanti frammenti si era disintegrata la sua speranza di aver trovato una bella ragazza da corteggiare
- Abbiamo lasciato tutta l’attrezzatura in quella casa, puntualizzò Sam parecchio seccato
- Anche l’orgoglio di Berretti Rossi, rincarò Phil
- Quello possiamo ancora riscattarlo, sottolineò Teddy
- Stai proponendo di tornare in quel posto infestato? fu apostrofato con incredulità
- Bhè, continuò, adesso sappiamo bene cosa ci aspetti, possiamo ritenerci psicologicamente vaccinati
- Il mio apparecchio ad onde è guasto, fece notare Phil, una scorribanda dei miei scoiattoli con quelli indigeni lo ha fatto precipitare dal tavolo; si sono rotti dei componenti che qua non vendono
- Ci sono altri modi per affrontare uno spettro, insistette Theodore, nel medio evo mica avevano apparecchi elettronici
- Avevano spade e croci! aveva iniziato a scaldarsi Sam, coraggio e fede! siamo Berretti Rossi, glielo facciamo vedere noi a quella bisbetica indemoniata! e intanto aveva iniziato a roteare il pugno stringendo un krafen e sparpagliando marmellata sui tavoli vicini
- Allora è deciso, continuò Theodore, ci diamo una ripulita e partiamo nel primo pomeriggio
Come serpente che ipnotizzi un malcapitato futuro pasto così Theodore, incontrato Jerry, era riuscito a convincerlo ad accompagnarli nell’azione di rivalsa che avrebbero intrapreso lo stesso pomeriggio; non era stato facile: gloria a coloro che avrebbero esorcizzato uno spettro, sfida con l’ignoto ed avventure impareggiabili da poter raccontare a qualsiasi donzella degna di corteggiamento, queste le sue argomentazioni; ascoltandolo poco convinto, Jerry si sistemava gli occhiali ogni qual volta provava a ribattere le proposte di Theodore, la follia della situazione, l’incertezza del risultato ma alla fine, come goccia d’acqua che, colpo dopo colpo sfonda la testa del condannato, così, più che le argomentazioni, fu l’entusiasmo di Teddy che sfondò le pur lecite resistenze dell’amico; a sua madre dissero che avrebbero passato la notte tutti assieme da Sam, per poi andare a fare un bagno all’alba; se questo parve un’assurdità tipicamente adolescenziale alla madre di Jerry, figuriamoci cosa avrebbe pensato se avesse saputo tutta la verità; ma tanto fu che diede il permesso ed i quattro amici si apprestarono a ritornare nella dimora della demoniaca bambina.
Stavolta si erano armati di una pompa per l’acqua ed una tanica cadauno: se sete aveva dissetata sarebbe stata; il generatore avrebbe dato alla pompa una pressione tale da far volar via un ombrellone.
Teddy si era anche munito di acqua santa in uno spruzzino da giardinaggio, sottratta alla chiesa di paese
con un’azione tanto audace quanto potenzialmente eretica.
Al limitar del bosco, prima di intraprendere il cammino che li divideva dal loro destino:
- Berretti Rossi due, gridò Sam, machete alla mano, la vendetta!
- i quattro caballeros, , bofonchiò Jerry in fondo alla fila, la catastrofe
Il pomeriggio era piuttosto afoso, come un pomeriggio assolato nel mese del Granchio era giusto che fosse; gli amici, sudati, assetati e pruriginosi, vittime di arbusti ed insetti.
Sul limitare della radura si fermarono ad osservare la sinistra dimora, la casa dei Corsi
- Con ‘sto caldo ci credo che quella ragazzetta abbia tanta sete, disse Theodore per spezzare l’atmosfera tesa che era calata sul gruppo
- Davvero non sapevate che la leggenda parlava di una bambina sparita nel bosco? li canzonò cordialmente Jerry, pare fosse la figlia del proprietario; alla sua morte lasciarono la casa che da allora è rimasta abbandonata, troppo dolore tra quelle mura
- Con un’inquilina come quella sfiderei qualunque agente immobiliare a trovare un acquirente, rispose il biondo Sam
- Bando agli indugi, li incalzò Teddy, per parafrasare i duri del cinema: abbiamo un lavoro da fare
- Ci vedo più come duri di menta, lo corresse Jerry, e quella là probabilmente è pronta a masticarci
Gli amici presero solerti posizione nella casa, raccolsero tutti gli oggetti superflui negli zaini, posti in un angolo della stanza; mantennero il loro precedente quartier generale e su consiglio di Theodore cosparsero la soglia della porta con del sale grosso: “tradizione vuole che i fantasmi non lo possano oltrepassare” aveva detto, senza peraltro poter rassicurare compagni di ventura.
Spostarono la sedia a dondolo proprio sotto il foro del pavimento, sui calcinacci, il microfono pendente vicino; collegarono pompa, taniche e trasformatore in direzione della porta e si acquattarono in fondo alla stanza, in attesa dell’imbrunire.
I grilli avevano iniziato a far loro compagnia, con i loro cri cri dal prato antistante la casa, musica interrotta via via da qualche zap della racchetta elettrica che Sam usava per falciare le insolenti zanzare che abbondavano nell’edificio.
I minuti passavano, la tensione saliva, i grilli interruppero il loro canto ma i ragazzi erano troppo concentrati ad udire il cigolio precursore dell’apparizione per farci caso.
Una leggera brezza si sollevò dal bosco e, attraverso le persiane sbarrate, spense le candele posizionate sul davanzale interno della finestra.
- Qualcuno potrebbe riaccenderle? lamentò Jerry, oramai esausto della tensione che si era impadronita del manipolo di audaci ragazzi
- Vado io, rispose Sam, ed un sinistro cigolio fece sgranare gli occhi a tutti quanti
- Momento più opportuno non poteva sceglierlo, notò Jerry, nella penombra della stanza
- La sedia si muove? chiese Theodore a Phil che, essendo il più magro, si era affacciato sul foro
Un fascio di luce aveva evidenziato il rudere di legno, immobile; un altro cigolio; qualcosa dondolava, ma non era la sedia, fece notare il ragazzo con una flessione d’urgenza nel suo bisbiglio.
- Viene dalla stanza accanto, disse allarmato Sam, ancora con la scatola di fiammiferi in mano
- Cosa c’è nell’altra stanza, chiese Jerry leggermente allarmato
Di tutta risposta il poco intonaco sulla parete iniziò a sgallare ed una sagoma sinistra a prendere forma.
- Il fantasma! urlò Phil, accendete il trasformatore!
Detto fatto, Theodore lo indirizzò verso il muro
- Fuoco! gridò Sam
- Acqua vorrai dire, puntualizzò Jerry, forse con dell’ironia fuori luogo
Il getto colpì forte la figura appena abbozzata, e la parete; intonaco, polvere sabbia e schizzi si diffusero nella stanza; le poche candele accese si spensero, con sgomento dei presenti; Phil, rapido puntò il fascio di luce in direzione di un’ordinaria parete scalcinata
- Fregata! esultò Sam, fregata!
Il silenzio era tornato padrone, sporcato giusto dal respiro ansimante degli amici. i minuti parvero interminabili; una capocchia sulfurea sfregò producendo fiamma, due candele erano nuovamente accese; nessun rumore sospetto.
- Non ho fatto la foto, disse Theodore un po’ rammaricato
- Puoi farla a quel che c’è nell’altra stanza, disse Sam oramai spavaldo
Uscì dalla stanza ed andò alla porta accanto, quella chiusa, con il suo machete stretto in pugno ed iniziando a batterlo sul legno marcescente: “non hai più sete?” prese a dire, “ti è passata?” insisteva sfasciando la porta poco a poco. Theodore, armato di macchina fotografica, era al suo fianco, pronto a scattare.
Tale era il rumore provocato dall’euforico Sam che nessuno dei due sentì il debole “Ho sete” dietro di loro.
“Ho sete!” e Jerry, ridendo per la furia dell’amico e per lo scampato pericolo era uscito parimenti da quello che era il loro quartier generale.
“HO SETE!!” tuonò la misteriosa figura alle spalle dei due confusionari ragazzi, tanto forte da sbalzare il cappello a Sam e sbatacchiare entrambi contro quel che rimaneva della porta, sfondandola; Jerry rimase impassibile a tanto smodata visione, quasi la sua mente si rifiutasse di riconoscere l’orrore che gli si era manifestato di fronte, Phil, al suo fianco, sentì nuovamente il bisogno di svenire; lo spettro aveva iniziato a dimenarsi furioso ed urlante. Jerry iniziò ad urlare pure lui, Phil lanciò alla creatura la sua borraccia, chiusa.
- Bella mossa, disse Jerry, che almeno era stato scosso dal panico che, prepotente, si era impossessato di lui.
- Fuga!! sentirono dire a Sam che guizzò fuori dalla camera misteriosa
- Fuga!! gli fecero coro gli amici e via, tutti per le scale
La Luna, pallida, alta nel cielo, sembrava ridere sotto i baffi di quei giovani sprovveduti che avevan osato misurarsi con l’ignoto mondo che regna oltre ciò che è visibile.
I nostri beniamini avevano nuovamente raggiunto il limitare del bosco; al riparo di robusti tronchi non riuscivano a distogliere lo sguardo dalla dimora maledetta.
- Non un’altra volta, stava bofonchiando affannosamente Sam, non può cacciarci un’altra volta
- Abbiamo usato l’acqua troppo presto, diceva affannosamente Jerry
- Se riuscissimo a raccogliere dati sufficienti potrei perfezionare il mio apparecchio ad onde, aggiunse affannosamente Phil, asciugandosi il sudore sulla fronte spaziosa
- E ne abbiamo avuti a bizzeffe di dati.. a proposito, carina la ragazzina, garbata, continuò Sam
- Sfottimi pure… Ha avuto un bel sussulto il mio povero cuore spezzato, agghiacciante, tu non l’hai vista trasformarsi un’altra volta.
- A me ha fatto volare il basco in terra assordandomi, mi fanno ancora male le orecchie. Il tuo sale invece?
Theodore non rispose.
- Il sale serve a non farli entrare, siamo noi ad essere usciti, rispose, Phil
- Ehi Phil, Teddy non c’è!
- Come sarebbe a dire!?
- Forse è rimasto su.
Non era una bella cosa cui pensare, isolati dal mondo, presso una fatiscente casa nel bosco, con in giro una ragazzina mostro fantasma. Si guardarono intorno, si voltarono. Toccava tornare dentro.
- E poi non potevamo mica lasciare tutta la roba laggiù, continuava a bisbigliare Sam.
Borraccia alla mano i tre amici entrarono nell’androne silente. Grilli dal prato dietro di loro, freddo silenzio dalle buie stanze che li attendevano.
Sentirono tuonare “HO SETE!!” Si affrettarono verso la stanza che ospitava il loro bivacco.
Le candele erano tutte spente. Affacciandosi timidamente nella stanza, distinsero la sagoma di Theodore, ritto come un palo. Attimi di incertezza.
- È andata via, disse Teddy
- Abbiamo sentito.. non ti ha fatto nulla, era qui? chiese Sam e lo illuminò con una torcia: registratore in mano, in piedi dentro un cerchio di sale.
- Sì, orribile a vedersi. Ma nel cerchio non è potuta entrare.
- Nel cerchio di sale? E come è entrata nella stanza allora, insistette Sam
- Dal muro… rispose
- Da dove veniva il cigolio, notò Phil
Si affacciarono nella camera dei misteri.
Le torce illuminarono una tipica cameretta di ragazzina del secolo scorso, logorata dal tempo e dall’umidità ma fondamentalmente intatta; in un angolo, un cavallo a dondolo.
Di comune accordo decisero di fare fagotto, ma mentre stavano preparando gli zaini, un cigolio li fissò come un’istantanea. La galoppata più sinistra che avessero mai udito.
Theodore, macchina fotografica alla mano, già si dirigeva verso l’altra stanza.
?" Io lo zaino non te lo porto! ci provò Sam ma, Teddy, era già in corridoio.
Era evidente che il cavallo si muovesse; non si vedeva nient’altro ma quel cavallo si stava muovendo ed il cigolio era indiscutibile. Scattò una foto, gli altri tre intanto si erano avvicinati.
Videro allora una figura prender forma sul giocattolo di legno.
Una ragazzina ottocentesca, un piede scalzo, un’evidente ferita alla caviglia.
- Ho sete, disse
La temperatura si era drasticamente abbassata ed una leggera brezza si diffuse per la stanza.
Corsero via, verso la pompa che ancora non avevano usato adeguatamente.
- Ho sete!
Se la trovarono davanti appena girato l’angolo. Tremando Phil le offerse rapido la borraccia, dubbioso del suo gesto disperato.
“HO SETE!!” Lo afferrò per il polso e lo scaraventò, gridante, contro un Jerry paralizzato dalla paura. Con le fauci spalancate si lanciò su Theodore che la investì con una manciata di sale; l’apparizione sfrigolò con un lamento assordante, lasciando un alone bagnaticcio sul pavimento.
- Se aveva sete prima, figuriamoci adesso, disse Jerry che si stava rialzando da terra
Da quella macchia sul pavimento la ragazzina riprese ad acquistar forma, rapidamente; il suo cipiglio severo si era tramutato in una furibonda espressione d’odio: “appunto”, precisò il ragazzo affranto.
Sam provò a lanciarsi in una delle sue proverbiali pose plastiche alla volta della pompa ma venne travolto da un poderoso “HO SETE!!” che gli fece mancare il bersaglio e rotolare in un altro angolo della stanza.
Il mostro si lanciò nuovamente su Theodore che tentò un altro lancio di sale, giusto per guadagnare tempo.
Con diabolica destrezza lo spettro scomparve nel pavimento per riapparire di fronte ai due amici che si erano appena riavuti dal loro scontro; Phil si voltò di scatto per fuggire ma sbatacchiò violentemente contro la parete della stanza, Jerry dietro di lui, a ruota; troppa foga la gioventù, avrebbe commentato un vecchio saggio.
Theodore ebbe modo di guadagnare la pompa e direzionarla sulla mostruosità nel momento in cui giunse addosso ai due ragazzi; sprigionando un potente flusso alla loro volta sottolineò: “hai sete? bevi!”
Il getto travolse tutti quanti; la creatura, tornata ad esser ragazzetta, provò ad opporvisi, perdendo pian piano consistenza, passo dopo passo; le taniche si svuotarono rapidamente ma del fantasma non rimase traccia; in quella stanza sembrava avessero fatto una battaglia di gavettoni.
I quattro amici si accasciarono tutti a terra, esausti.
In silenzio osservarono le taniche vuote, lo sfacelo compiuto dal getto possente. In silenzio si alzarono ed iniziarono a raccogliere le loro cose.
Sam stava portando giù gli zaini insieme a Jerry, mentre Phil e Theodore stavano smontando il provvidenziale apparecchio idrico.
- Avremmo dovuto portarci dietro dei gavettoni di acqua benedetta, stava bisbigliando Phil. Anche se non credo che il prete ci avrebbe dato mai tutta l’acqua di cui avremmo avuto bisogno.
- Io avevo lo spruzzino, gli fece notare Teddy con una punta d’orgoglio nella voce
- Ho sete, udirono alle loro spalle ed ai due amici venne voglia di piangere.
- Ho finito il sale! sentirono gridare da Theodore, Sam e Jerry che erano già tornati al piano di sopra, Via!
Si sparpagliarono per la casa.
Fuori una civetta aveva iniziato ad intonare la sua serenata alla Luna.
- Alcune antiche culture associavano al canto della civetta un presagio di morte, bisbigliò Theodore, con un sorrisetto sulle labbra
- Parecchio confortante, rispose Jerry, specialmente in una casa infestata
Erano sotto il letto della bambina in quella che un tempo era stata la sua stanzetta.
- Comunque, continuò Jerry, tra tutti i posti questo mi sembra il meno adeguato per nasconderci
- Così verificheremo se il detto: un ladro non ruba a casa sua, può valere anche per un fantasma
- Non vorrei fartelo notare, Teddy, ma è tutta la sera che ci sta dando la caccia in casa sua
- Meglio non sprecar fiato, concluse Theodore arresosi all’evidenza, potrebbe servirci per correre
D’abbasso, intanto, Phil si era precipitato dietro una di quelle porte mezzo divelte mentre Sam si stava aggirando guardingo in quella che un tempo doveva essere la cucina. Sudori freddi gli colavano lungo la maglietta mimetica. Quella casa era maledettamente grande.
Alle sue spalle, d’un tratto un ennesimo “Ho sete” lo fece tendere come una corda e schizzare come una molla: colpì il fantasma con la sua fida paletta elettrica. Non era proprio una zanzara ma, come un’interferenza alla televisione, lo vide perdere forma. Giusto il tempo del contatto, sufficiente comunque perché potesse nuovamente prenderne le distanze.
Nello stesso momento Phil, una volta riconquistata la lucidità, stava scendendo furtivo lungo una scala che aveva scoperto dietro di sè; avanzando raggiunse quella che probabilmente era la cantina del vecchio padrone e quel che vide lo convinse a renderne partecipi pure gli altri.
Di sopra, nella camera della bambina, il cavallo aveva ripreso a dondolare.
- Chi crede di essere quella lì, Tex Willer? provò a sdrammatizzare Jerry
- Tanto per cambiare credo sia meglio iniziare a correre, disse Theodore
I due amici uscirono lesti di sotto al letto giusto per vedere il piede scalzo e ferito della bambina seduta sul suo dondolo.
Theodore fece in tempo a lasciare la stanza ma la porta si ricompose in faccia a Jerry, chiudendosi.
Il ragazzo prontamente, con l’angoscia impressa negli occhi, si voltò facendo un grosso respiro; faccia a faccia con la ragazzetta ne vide le labbra mimare la sua monotona frase mentre con un rutto degno del lupo dei tre porcellini le dissolse la testa in un nugolo di boccoli scomposti.
Volando d’abbasso per guadagnare l’uscita incontrò Sam che si stava aggirando paletta alla mano.
Un secco PSST li fece voltare verso una porta sbilenca da dove Phil faceva loro gesto di raggiungerlo.
- Topi in trappola, stava bisbigliando agitato Jerry mentre scendevano gli scalcinati gradini
- No, c’è un’altra uscita, una botola che da sul giardino, se dovesse mettersi male, provò a rincuorarli Phil
- Già, perchè fino ad ora gliele abbiamo suonate, vero? rispose Sam vicino anche lui allo sconforto
- Penso dobbiate vedere cosa c’è quaggiù, insisteva Phil
Scesero in una cantina dove vecchie, gigantesche botti stavano riposando da chissà quanto.
- Forse ha sete di questo, le indicò Phil.
- Una ragazzina ubriacona? Jerry pareva perplesso
- Io già all’asilo bevevo del vino, annacquato, naturalmente, disse Theodore sbucando da dietro una botte, forse anche lei
- Ho sete; Sam d’istinto si mosse alla volta delle parole infilando al volo la sua paletta dentro la ragazzina, era alla sua terza richiesta che la gracile apparizione si mostrava in tutto il suo orrore; non stavolta: l’ammazzainsetti tecnologico stava funzionando!
- è paralizzata!
- Ottimo! Continua!
Gli altri tre si misero a battere con i machete contro quelle immense marce cisterne di vino.
Il fantasma sembrava fuori sintonia, non riusciva proprio a focalizzarsi, neanche a sparire.
- Pronti all’inondazione! urlò Teddy
Lo schianto fu possente, ettolitri di vino si riversarono nello scantinato travolgendo tutto e tutti con enorme fragore e onnipresente schiuma rosata.
Sembrava la fiumana di sangue che esce dagli ascensori dell’albergo di Shining, solo più profumata.
La racchettina di Sam si fulminò all’istante, il vestito della ragazzina si macchiò di scuro prima che finisse ingoiata dall’ondata purpurea; i capelli boccolosi furono l’ultima cosa che se ne vide.
Sputacchiando qua e là, Theodore stava riempiendo la borraccia del rosso nettare, Phil, con il ciuffo spalmato sulla fronte, si guardava attorno, Jerry, astemio, che cercava riparo nello schiumante nettare porpora e Sam che cercava il basco.
La scena aveva un chè di comico.
Del fantasma nessuna traccia.
?" Vuoi vedere che era veramente un’alcolizzata minorenne..
Topi ormai sbronzi tentavano di mettersi in salvo.
- Probabilmente sì, disse Sam soddisfatto, col suo basco in mano
Con i piedi a mollo nel succo d’uva i quattro avevano i sensi all’erta pronti ad affrontare l’ennesima apparizione nefasta. L’odore pungente iniziò a farsi nauseabondo, gli amici cominciavano a sentire l’effetto dei vapori alcolici.
Sommessamente, uno dopo l’altro iniziarono a ridacchiare, nervosamente prima, allegramente poi, mano a mano che il tempo passava e che niente accadeva.
- Se moriremo qua, moriremo ridendo, disse Phil ormai su di giri come tutti gli altri
- La sua prossima apparizione la farà in un circolo di alcolisti anonimi, se ne uscì Jerry, per metà nauseato e per metà ebbro
- Altro che elefanti rosa, rincarò Sam
Tutti ridevano,
Dopo una mezz’ora ritti nella cantina niente più era accaduto e le loro risate erano l’unico suono udibile nella fatiscente dimora. I Berretti Rossi avevano avuto la loro avventura, uno spettro esorcizzato ed i vestiti zuppi di vino, quale miglior battesimo.
- Meglio dell’acqua santa, disse Sam
- Vino! rincarò Theodore solenne, il sangue del Cristo
- Amen
Recuperarono gli zaini senza altre sorprese, decisi che una notte lì, ormai, non sarebbe servita a molto.
Così conciati i quattro giunsero nei pressi di Little Oak che stava albeggiando e solo allora fecero caso a tutti i graffi che le schegge della botte avevano lasciato loro come ricordo di quella forsennata avventura. Theodore propose un brindisi al fantasma con quanto aveva raccolto nella borraccia ed anche questo concluso, si ritirarono, finalmente, per un meritato riposo.
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0 recensioni:
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- bravo, un buon racconto da leggere al buio in unaa stanza fredda e da soli.
- Bravissimo, davvero un bel racconto
anche io ho scritto una storia Nascosto nel buio
prego venite a leggere e commentare
Anonimo il 22/07/2009 10:36
Davvero ben scritto e descritto... ti fa immaginare di essere lì!!!
Anonimo il 06/07/2009 10:42
bel racconto, complimenti. però non ho capito una cosa come mai dici che il fantasma colpito dalla paletta elettrica non riesce più a materializzarsi? se i ragazzi la vedono non è già materializzata?
- Avresti potuto ambientarlo a, che ne so, Quercianera, e avrebbe funzionato ugualmente. Questo per dire che l'Italia (e l'italiano) presentano tutta una serie di luoghi (e di parole) inquietantemente stupendi per ambientare storie horror.
Ma è solo un'opinione basata sul gusto e sul suono.
Per il resto mi è piaciuto molto. Bravo
Anonimo il 30/07/2008 15:58
bello lunghino... ma il titolo nn è molto invitante!!!
- GRANDIOSO!!! soprattutto l'ultima parte...
Uno spettro alcolizzato... Grande davvero!!!
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