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Non è mai troppo tardi

Iniziai a dipingere molti anni fa, durante un lungo periodo di convalescenza, per riempire il tempo e timidamente imparare a scarabocchiare qualcosa nell'ABC di una delle cose che già amavo di più: la pittura.

Ed iniziò così la mia avventura di pittrice, senza aiuti, senza l'apprendimento sistematico e didattico necessario per una qualunque adeguata introduzione al lavoro, di qualsiasi genere si tratti.

Continuai a scarabocchiare a lungo soltanto per il gusto di fare quella cosa che tanto mi affascinava nelle gallerie e dalla qualcosa io mi sentivo lontana anni luce.

Con lunghe pause di anni, durante i quali mi applicai totalmente alla mia attività di madre, non cessai mai di ricorrere ai pennelli, specialmente nelle occasioni in cui avevo bisogno di astrarre dalla realtà che mi gravava sulle spalle, talvolta in modo eccessivo.

Ora dipingo con regolarità e di recente il mio lavoro si è fatto apprezzare da persone che se ne intendono e che mi hanno qualificata "pittrice".

Mi diletto nelle varie forme: dipingo paesaggi, figure umane, animali, frutta, fiori ed oggetti vari.

Ho capito che il dipinto deve essere piacevole, intendo dire che deve essere un gradimento per gli occhi, o per il colore che si è dato o per il significato di ciò che si è voluto esprimere.

In qualunque modo l'artista si esprima, è importante che la sua opera piaccia, anche se non a tutti e nonostante che del proprio lavoro difficilmente il pittore sia soddisfatto.

Una voce antica, che nell'ambiente degli artisti è conosciuta, dice che quando un pittore è appagato da ciò che ha fatto, finisce di progredire.

Io posso soltanto dire che non è mai troppo tardi per incominciare.

Ho conosciuto persone che hanno iniziato a dipingere dopo i quarant'anni, altri dopo i sessanta, usufruendo del tempo libero dopo il pensionamento ed ho potuto constatare di persona che vi sono alcuni che già sono entrati a far parte della categoria dei pittori a pieno titolo.

Dipingere è quanto di più bello si possa fare, significa incamminarsi in una tra le più interessanti ed affascinanti avventure della vita perché, una volta posseduto lo strumento espressivo, si può creare qualunque immagine e fissare in un breve spazio, momenti di grande realtà, di poesia, di individuale esplorazione del tempo e dello spazio.

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2 commenti:

  • Verbena il 08/07/2015 17:38
    Il Signore ti accoglierà nella sua Misericordia e tu godrai della eterna beatitudine. Non si va in Paradiso con la penna, i pennelli o la chitarra. Grazie per il tuo bel commento
  • Fabio Mancini il 08/07/2015 16:43
    Condivido il titolo e il contenuto del tuo racconto-riflessione. L'arte sicuramente ci eleva e ci permette di svelare il mistero (dell'inconscio?) che sta nello strato più profondo della nostra natura. Credo che solamente quando riusciamo a sorprenderci per qualcosa che facciamo, possiamo convincere più facilmente gli altri sulla bontà dei nostri talenti. Ciò che più importa non è essere riconosciuti dai critici come degli "artisti" ma saper comunicare le nostre emozioni, senza assolutizzare i nostri stati d'animo, anche se poi siamo capaci di riprodurli fedelmente nelle nostre opere. L'artista però è un solitario, uno che si raccoglie in sé per dire ciò che quotidianamente la vita non gli permette di dire, o che lui non è stato capace di trovare una forma ottimale o diversa per poterlo dire. Più che questo i miei ultimi anni, mi piacerebbe viverli facendo del bene, magari in un'associazione di volontariato e magari morire con la benedizione del Padre celeste! Che poi Lui pensi che non sono un "artista" chissene importa! Meglio se Lui mi accolga perché sono stato una brava persona! Hai scritto un buon racconto! Ciao, Fabio.

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